giovedì 9 maggio 2013

l'Amarcord di Marta


Pubblico volentieri questo pezzo sul mio blog della collega relativo all'amore per la Palla a spicchi biellese, per chi c'era, per chi non potuto partecipare, e per chi vuole lasciarsi cullare dai ricordi




Non è come in “Cocoon”, dove un gruppo di anziani di una casa di riposo, dopo avere scoperto una acqua che ringiovanisce decide di seguire gli alieni proprietari di quella fonte, nel loro viaggio di ritorno nelle galassie, dove è garantita l’eternità. E nemmeno come l’ultima scena della trilogia del “Signore degli anelli”dove Frodo Baggins parte per terre inesplorate. Perché domenica scorsa a Cremona c’è stato l’ultimo viaggio in serie A degli eroi rossoblu, salutati da un buon numero di tifosi “anema e core”. Un viaggio senza ritorno per ora nella massima serie, ma anche un arrivederci molto presto, che non deve essere velato troppo di mestizia. Le lacrime sono già scorse abbondanti la domenica precedente tra tifosi, giocatori ed anche giornalisti. In un clima surreale e di tristezza. Ma ora è tempo di riportare la mente ai ricordi gloriosi di questa lunga cavalcata, per nutrirsi di quei meravigliosi pezzi di storia che saranno custoditi in modo indelebile in ogni tifoso di basket. E da li’ ripartire per costruire un nuovo ciclo con quelle immagini sempre impresse nel cuore.

Il pala scatolone. Quante discussioni sono scaturite per stabilire quale nome assegnare a quello strano palazzetto abbracciato dai palazzi e con una strana rientranza. Per poi decidere per un insignificante nome della via che lo percorre. Ma è da lì che la curva è diventata grande, bella, valorosa, si è distinta e continuerà a farlo in tutta Italia. E proprio utilizzando quello spazio anomalo ed incomprensibile a tutti.

Le rivalità. Chi c’era non puoi dimenticarsi le accese schermaglie con Roseto degli Abruzzi, oppure quelle con i Canturini che avevano gettato in campo rotoli di carta igienica. Gli stessi anni addietro già nel Lauretana Forum avrebbero esposto uno striscione“Vi odio, ma non so perché”. Ma qualche motivazione a tanto agonismo c’era… Mentre i tifosi di Avellino, che erano arrivati nel profondo nord in autobus, peccavano in geografia, descrivendo Biella nella zona di Como. Tanti piccoli ricordi di un tempo che fu.

La scaramanzia e i gesti. C’era un certo Baiesi detto “Baio”, uomo di grande professionalità, ma non sempre “amabile”, che si arrabbiava se qualcuno si vestiva di viola (la sottoscritta, che aveva ed ha tuttora i capelli colorati allo stesso modo). Mentre Atripaldi ringraziava la buona sorte continuando ad indossare una sciarpa che gli aveva portato fortuna in alcune partite. E poi c’era il vulcanico, e questo aggettivo gli si addice tuttora, presidente del tempo, Savio, che protestava in modo vibrante contro gli arbitri e fischiava al loro indirizzo. E come dimenticare la casettina fredda utilizzata per le conferenze stampe dopo partita? Che tra l’altro sembra a quella che viene piazzata in via Italia a Natale in occasione della distribuzione del vin Brulè.

Gli atleti rossoblu. Non si poteva non essere attratti dalla creatività di Cookie “biscottino” Belcher, genio e sregolatezza! Biella è stata anche per lui territorio di “lunghe scorribande”, come i conquistadores spagnoli a Cuba. Primato da dividere con Granger e Smith. Oppure non restare affascinati da Sefolosha, giunto a Biella un mese dopo l’inizio del campionato, che molto tranquillamente prima di dare il suo contributo alla squadra voleva capire in che modo giocassero i suoi nuovi compagni di gioco. E quel rispetto e quella intelligenza degli anni passati lo hanno portato molto lontano. Tra l’olimpo dell’Nba dove tuttora risiede. Non si potrebbe parlare del passato senza ricordare Blair, l’idolo dei tifosi e non solo… Uno di quei pochi giocatori che chiedeva di parlare in italiano nelle interviste per fare più in fretta…
Dal cilindro magico della società sono anche usciti Black e Roller, che nella seconda parte di campionato hanno fatto sognare tutto il pubblico. E moltissimi altri ancora.

L’amore non muore. E come nelle più belle storie a lieto fine, e quindi non “love story”, ora è tempo di ricostruire un nuovo sogno da dove si è spezzato. La guarigione del “malato” avverrà in modo graduale e l’affetto dei sostenitori nei suoi confronti non cesserà mai. Resterà per sempre una sola fede: quella rossoblu. E come avrebbe detto “Pink panther” Kevinn, “never give up”.
Perché la rinascita è vicina, come pare essere stato dimostrato dal Cda di lunedì scorso, dove una buona parte del budget è stata coperta per il prossimo campionato di Lega gold.

E lo “Zeitgeist” è rimasto immutato!

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