domenica 28 ottobre 2018

Il 28 ottobre a Ponte Milvio ci fu un'impresa, ma il Duce non c'entra



Il 28 ottobre richiama infaustamente la marcia su Roma quando in tono più folcloristico che militare il duce prese possesso con la connivenza della Corona l’Italia costringendola a un ventennio di stupidità  poi sfociate nella tragedia della seconda guerra mondiale e di tutto quello che ne consegue, leggi razziali comprese. Però a ben guardare la storia ci pone nella stessa data altre consapevoli ricorrenze che è bene sottolineare. Il 28 ottobre di 22 anni dopo la marcia su Roma Predappio fu liberata dagli alleati, quando si dice la ricorrenza, ma il 28 ottobre è anche la giornata, ribatezzata la giornata dei no da parte della grecia che respinse al mittente l’ultimatum del Duce e così lo spezzeremo le reni alla greca divenne solo metaforico. Nel 1918 poi di fatto vedeva la conclusione della guerra sul fronte italiano con la vittoria a Vittorio Veneto e se vogliamo andare ancora più in la battaglia di Ponte Milvio quella in cui Costantino batte il suo rivale Massenzio con la famosa visione della luce in cielo “in hoc signo vinces” ecco possiamo ricordare che quei segni non erano fasci littori  

giovedì 25 ottobre 2018

Domani Vittorio Veneto. Il futuro dell'Italia non è mai stato così radioso


Il 23 è arrivato l’ordine di attacco alla sera, alla mattina alle sei abbiamo attraversato d’impeto il fiume sul ponte di barche messo dai genieri, il fiume spaventava un po’, ma abbiamo fatto una corsa d’impeto e così siamo arrivati dalla parte opposta. Le scharwlose erano schierate contro il ponte ma non c’era nessuno dietro di loro, eppure erano cariche con migliaia di colpi nei caricatori, ne ho contate otto schierate contro il ponte di barche, non abbiamo avuto nemmeno un ferito. Il grosso della compagnia è passato, c’è una strana euforia eppure più avanti due cecchini hanno ammazzato cinque dei nostri, ci sono volute due ore per stanarli a forza di bombe a mano. Stiamo veramente galoppando in pianura verso le montagne, la sensazione è che ci stiamo avvicinando alla fine di questa follia chiamata guerra. Morire adesso sarebbe autolesionista oltre che stupido. In tre anni è cambiato tutto, ci sono grandi aspettative, siamo maturati, ho solo 21 anni e anche se il mio futuro è la terra, la lavorerò con passione, voglio una stalla tutta mia, mi impegnerò per il mio paese e voglio costruirmi una famiglia che mi segua. Porterò con me lo sguardo e la morte di tanti miei amici caduti sotto la pioggia, sotto il sole, nelle guardie, negli assalti per delle stupidaggini, non voglio più parlare di guerra, non dirò tutto ai miei, delle sofferenze e della morte vista in queste trincee. Se Dio esiste spero che prove di questo genere non capitino più. C’è aria nuova, se penso che mio bisnonno Massimiliano serviva nell’esercito austriaco e mio nonno Natale trattava con lo Stato pontificio per la gestione della terra è passata un’era. Ora tutto è nuovo, tutto è diverso il futuro è nelle nostri mani: mai più divise: mai più guerre

lunedì 22 ottobre 2018

Report ? Nulla di nuovo sotto il sole





Presentato come un servizio stratosferico contro la madre di tutti i complotti, il servizio di Report di questa sera ha messo in luce solo un aspetto, è cioè, che il nostro calcio, è un calcio malato fatto di protagonismi e in cui personaggi di indubbia moralità fanno il bello e il cattivo tempo per pavoneggiarsi e perché no trarne profitto con l’eventuale connivenza del potente di turno. Uno spettacolo sicuramente riprovevole ma è che figlio e specchio dei nostri tempi. La gestione dei biglietti costi sempre più elevati e gran quantità di denaro nelle mani di persone che usano lo sport come vero e proprio lavoro in grado di fornire loro sussistenza di tutti i generi. Quello che fa specie, ma si presume sia una prassi di parecchie società, è il filo diretto tra società e gruppi di ultras, con Dirigenti che in barba alle più elementari leggi portano ad esempio striscioni offensivi e passibili di multa dentro lo Stadio, sbeffeggiando gli avversari!! Ma è questo quello che vogliamo e insegniamo ?? una tristezza infinita, mi viene in mente quando oltre dieci anni volli portare a San Siro uno striscione con la scritta in piemontese Gila fai il bravo e non potei srotolarlo perché non avevo presentato la domanda in tempo (bastava leggere il senso dello striscione), eh già non avevo la connivenza di un alto dirigente, sarebbe bastato quello. Insomma dopo aver visto il servizio vedi proprio il vuoto pneumatico che alberga in questi rapporti e ti chiedi se alla fine vale la pena andare a vedere la partita. Nel dubbio io mi guardo il futsal

Il Portiere di Notte



Era dai tempi del derby perso per colpa di Minaudo che non vedevo una partita così brutta, due squadre votate all’anticalcio come si vedono nei campi di periferia, palla alta e pedalare, contrasti duri e tackle a livello di cronaca nera, conclusioni poche e votate più alla fortuna del rimpallo che non alla ricerca del gesto atletico. E poi lui il principe delle vaccate, perché non puoi considerarla tale, aveva già cercato la stupidata epica con il retropassaggio salvato sulla linea e poi probabilmente appagato di trovarsi a San Siro senza pagare il biglietto a guardare il nulla e a farsi uccellare così. Prendi sei milioni all’anno e un po’ più di umiltà non guasterebbe reattivo e sul pezzo, invece così sei distratto da morire e perdiamo un derby da 0 a 0. Chi vince ha sempre ragione ma su un tiro a campanile sparato a caso non può esserci un atteggiamento così. Te ne vai in panca e cerchi di riconquistare la fiducia del gruppo e ti dai da fare. Gli unici ad aver vinto il derby la curva, ma loro non perdono mai

Non bevetevi il cervello



Uliveto si o no. Sinceramente non è un dibattito che mi appassiona. Tutto in Italia si sta trasferendo su un campo quello della tifoseria da stadio a favore e contro una tesi che non va a favore di nessuno. Ogni singolo problema è trattato come se fosse la discussione su un rigore o presunto tale che può decidere un campionato. Insomma diceva bene il buon Winston Churchill, l’italiano affronta la guerra come se fosse un partita di pallone e una partita di pallone come fosse una guerra. La perfida Albione aveva già capito quello che è il nostro status, dei fantastici e brillanti improvvisatori su tutto e soprattutto gente che non prende impegni. La sfida della pallavolo è diventata così la sfida tra razzisti e non solo per il fatto che ci sono giocatrici che hanno una provenienza e un’origine diversa ma che in realtà sono italianissime. 

Per il sottoscritto non esiste nessuna distinzione cromatica sono giocatrici italiane e punto e alcune le ho anche viste giocare nei campionati minori, atlete di rara potenza e di bellezza da vedere sul campo. Trascinarle in una disputa è di quanto più stucchevole. Detto questo non si può non sottolineare che l’italiano sia anche campione di uno sport in cui non è secondo a nessuno: leccare il fondoschiena al potente di turno. Lo facciamo da secoli, per ingraziarci il potente del momento cerchiamo la sua approvazione. Che il Ministro dell’interno sia r…… lo sanno anche le pietre, ha puntato la sua campagna e la comunicazione sulla paura del diverso e così continua, anche se il problema non sussiste e così, chi ha ideato una campagna pubblicitaria in modo sommesso ha cercato di ingraziarsi il potente di turno. Come? ma cancellando l’atleta scomoda per la propria pigmentazione ??? si è scatenata la solita rissa, magari cercata anche come momento di pubblicità indotta (preferivo il buondì motta con la bambina e l’asteroide – che ci meritiamo). Chi pianifica una campagna lo fa curando anche i minimi dettagli - suvvia i grafici erano soprappensiero ???? ma chi vogliono prendere in giro. Anche Leni Riefensthal quando doveva riprendere zio Adolf alle Olimpiadi tagliò scene con Jesse Owens chissà come mai. Bevete quel che volete ma per favore non il cervello.

giovedì 18 ottobre 2018

Il festival giovanile di Musica Classica si sposta a Cossato


Dopo i due concerti tenutisi presso il Cantinone di Biella il Festival Giovanile di Musica classica si sposta a Cossato a Villa Ranzoni nella sala Giuliana Pizzaguerra dove si terrà la performance del pianista Matteo Buonanoce un giovanissimo talento piemontese

Buonanoce Matteo nato a Torino il 16/02/2005. Da ottobre 2017 frequenta i corsi Pre-Accademici del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino nella classe della professoressa Marina Scalafiotti. Ha partecipato a numerosi concorsi pianistici nazionali ed internazionali ottenendo il primo premio. Tra i principali : Concorso Regionale di esecuzione musicale “Giovani Interpreti” di Torino, Concorso Riviera della Versilia “Daniele Ridolfi”, Concorso Pianistico Internazionale Città di Caraglio, Concorso Internazionale di Musica per i giovani “Città di Stresa”, Concorso Pianistico Internazionale “Musica Insieme”  Musile di Piave, Concorso Pianistico Internazionale “Talenti in Canavese”  Agliè (To),  Concorso Pianistico Nazionale “Matilde Signa e Angelo Tavella”  a Terzo, Concorso Pianistico Nazionale “Giulio Rospigliosi” – Lamporecchio. Ha inoltre ottenuto il premio speciale Miglior Talento, il premio speciale Giuria e il premio speciale Massimo Scaglione - al XVI Concorso Regionale di esecuzione musicale “Giovani Interpreti” di Torino. E’ in possesso della Certificazione A e B di Teoria e Solfeggio conseguiti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino negli anni 2015/2016. Nel corso del 2017 ha partecipato al Festival dei Giovani Musicisti Europei in una delle cinque matineè di Mondovì, ha accompagnato la Corale Polifonica “Il Castello” nel concerto di Natale nella Cappella dei Mercanti di Torino e ha superato brillantemente gli esami ABRSM (Associated Board of the Royal Schools of Music) grado 4 – 5 e 5 Theory. Dal 2016 è pianista accompagnatore presso il “coro di voci bianche” della città di Grugliasco.

Insomma un curriculum di tutto rispetto e che non mancherà di affascinare il pubblico che arriverà alle ore 17 di domenica 21 ottobre a Cossato. Penultimo evento di un ottobre musicale consacrato ai giovani artisti

domenica 14 ottobre 2018

Storia - storie - critiche e passione


Ho letto la critica di Della Loggia al libro di Scurati su Mussolini, lo storico opinionista del Corriere della Sera stronca in modo didascalico il libro di Scurati mettendo in evidenza errori grossolani e macroscopici di natura storica. Dalla data sbagliata di Caporetto agli elettricisti del teatro alla Scala collocati nel 1846. Non c’è dubbio che si tratta di manchevolezze e di imprecisioni che possono mettere in sordina magari altri aspetti di un libro (che a questo punto dovrò comprare e leggere) che ha sicuramente avuto il merito di presentare in modo differente il fascismo e il suo duce. Quello che però mi fan sperare è questa rinnovata passione per il nostro passato, libri come Scurati, l’attenzione di Della Loggia, le trasmissioni di Angela colgono nel segno, in una stagione, quella attuale, in cui l’ignoranza (e l’abbondanza di fake news) la fa da padrone dell’attenzione che merita il nostro passato. Il passato, che è anche quotidiano, ricorda che poi alla fine i problemi, le aspettative e le soluzioni sono sempre le stesse dieci secoli fa, oppure l’altro ieri. Compito di uno storico o di chi analizza il passato è quello di rimanere esterno alle sensazioni e di riscostruire con certosina pazienza i fatti attraverso fonti d’archivio, laddove possibile. Se poi uno sbaglia la data di Caporetto lo si può perdonare purché non si svilisca il senso dell’evento (sconfitta annunciata e disastro per le nostre truppe)

mercoledì 10 ottobre 2018

Il primo reparto militare che usò il Tricolore. La legione Lombarda


11 ottobre 1796 siamo in piena epoca napoleonica e viene costituito il primo reparto militare della legione lombarda, il primo reparto che si dota di una bandiera tricolore. E’ incredibile pensare come la regione che ha dato i natali alla Lega abbia visto proprio oltre due secoli orsono il battesimo i prodromi della Nazione Italiana. All’epoca difendeva i confini della repubblica Transapadana che si sarebbe fusa con la Cisalpina e dopo il trattato di Campoformio avrebbe invece decretato la fine della repubblica Veneziana, quella si che avrebbe potuto essere la culla del sistema Italia. Insomma un epoca di stravolgimenti

lunedì 8 ottobre 2018

Pillone di storia vera - intelligence mantovana



Era all’incirca il 25 di marzo del 1945 la guerra ormai era destinata alla fine, le notizie che circolavano erano pessime per la guarnigione, la 66, di stanza nel cortile della cascina Gregnane di mio nonno Beppe, la truppa tedesca contava forse i giorni che mancavano alla fine, con notizie sempre peggiori che provenivano dal fronte orientale. Ogni giorno un aereo americano (nome in codice Pippo per la popolazione mantovana) sorvolava il fiume Po, forse per valutare la forza militare nemica. La linea Gotica a qualche decina di chilometri a sud al momento reggeva per le linee tedesche, mentre i partigiani nell’appenino poco distante tenevano impegnate le milizie della RSI. Il nonno aveva visto gli orrori della prima guerra mondiale 3 anni di trincea con decine di commilitoni uccisi a pochi centimetri di distanza. Non amava la guerra il nonno, anche in vecchiaia tendeva a dimenticare gli episodi, nauseato da quell’odore acre di morte che aveva dovuto inalare per così tanto tempo. E quel giorno era andato nei campi per sistemare e tagliare un po’ d’erba per le mucche. Aveva visto quei tre vestiti con divise tedesche che non aveva riconosciuto e che sostavano in un fosso, forse un po’incuriosito aveva indugiato tanto da attirare la loro attenzione, Richiamato sentì distintamente un come on, erano tre militari inglesi in perlustrazione, per nulla intimorito svelò, su loro richiesta, l’entità della forza della 66 di stanza in cortile, il comando di una delle divisioni tra le più attive sul fronte italiano e che aveva combattuto a Cassino. Date le informazioni il nonno tornò al suo lavoro, per nulla intimorito da quello che aveva realizzato, la vita da trincea lo aveva portato a dissimulare le emozioni di quell’incontro. Aveva rischiato tantissimo in quei frangenti eppure non si tradì e poco più di mese dopo, il 25 aprile vide le truppe tedesche fuggire a gambe levate dal cortile di Carbonara pronte a gettarsi nel fiume Po per guadagnare la riva opposta, Quel giorno per gli uomini della 66 fu un massacro, a decine perirono tra i flutti del grande fiume. Mentre gli aerei che sorvolano la zona bombardarono la fattoria distruggendo la stalla e una trentina di mucche, il tesoro del contadino Beppe. Durante il bombardamento fu anche ucciso un vecchio zio di famiglia Claudio Negrelli. Nessuno ha passato indenne le forche caudine della storia, soprattutto della seconda guerra mondiale, ecco perché è utile ricordare.

Un ultima partita perfetta, l'Orange si congeda tra gli applausi convinti del pubblico

  La partita perfetta non esiste di solito, ma quella disputata al Palabrumar, oggi, per l’Orange Futsal ha tutti i crismi per diventarla. U...