sabato 30 novembre 2019

Una lezione di giornalismo. Grazie Marino



In un tempo in cui il giornalismo anche quello televisivo è percorso da fremiti e da urla mi è sempre piaciuto chi invece con la sola forza delle parole e dell’ironia a volte pungente a volte sottile ha saputo e sa dare in modo diretto una lezione di giornalismo alle giovani generazioni. Ieri incontrando Marino Bartoletti, l’epigono di un Beppe Viola moderno ho potuto realizzare un’intervista quanto mai efficace e utile: mi è piaciuta in particolar modo la parte in cui sollecitato sulle motivazioni per cui ha abbandonato il calcio parlato ha detto testualmente: oggi tutti sono opinionisti e lascio volentieri a loro l’abilità di parlarne”. Ecco l’essenza è il succo di un abile osservatore in grado di percepire l’evolversi dei tempi e, dopo aver reso una disciplina alla portata di tutti, averla abbandonata per dedicarsi al racconto di altri sport e altre storie. La tavola rotonda condotta tra un esuberante Ghedina, una timida Belmondo e un emozionante e ieratico Bendotti è stata la summa di una serata di abilità giornalistica. La conduzione di un talk di questo genere vale più di mille corsi di formazione, è un vero e proprio pilastro di come uno dei mestieri più belli al mondo dovrebbe essere. Grazie Marino

lunedì 25 novembre 2019

gli accordi politici di novembre e il taglio dei parlamentari (ops)

 

Gli accordi governo non sono una novità dell’ultima ora nè una prerogativa della repubblica italica ma avevano valenza politica anche duemila anni or sono, proprio a novembre del 43 a.c. dopo l’uccisione di Cesare, si strinse un accordo che durò per dieci anni, due legislature se usiamo il metro attuale. L’accordo fu siglato a Bologna (un tempo Bononia). Il patto aveva durata quinquennale ma fu prorogato ed ebbe avvallo legislativo (la lex Titia) tra Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Lepido.  Ottaviano all’epoca era il più debole dei tre, ma con le legioni che obbedivano a Marco Antonio si fece fronte comune contro l’esercito dei ribelli che si stava aggregando in Oriente e contro la flotta di Sesto Pompeo figlio dell’avversario di Cesare che invece imperversava nel Mediterraneo: Ad Antonio toccò il governo della Gallia Cisalpina a Lepido la Gallia Narbonense e la Spagna mentre ad Ottaviano le isole e l’Africa. Per trovare i fondi necessari all’arruolamento di truppe necessarie per vincere furono redatte le liste di proscrizione, in cui avversari politici e nemici tra senatori e cavalieri furono iscritti per procacciarsi i loro beni. Praticamente caddero sotto i colpi dei sicari oltre 300 senatori (non vi preoccupate non era il previsto taglio dei parlamentari) e oltre 2000 cavalieri. Non potendo armare sicari fu data una ricompensa a chi, diciamo svolgeva il lavoro sporco. 25.000 denari agli uomini liberi, 10.000 agli schiavi con l’aggiunta della cittadinanza. Insomma un bel repulisti da cui non si salvò neppure Cicerone, che aveva sbeffeggiato Marco Antonio e il triumviro non aveva certo dimenticato l’offesa. Quo usque tandem …. (no questa è un'altra storia chi di invettiva ferisce, di invettiva perisce)

la Gaffe



 
Prima l’ha fatto Van Basten, rispondendo sig heil a un cronista che aveva fatto un intervista approssimativa in tedesco, poi è stato il turno di Cellino che parlando di Balotelli ha usato l’infelice espressione schiarirsi. Due uscite a vuoto se fossero stati dei portieri, due gaffe sesquipedali in un mondo dove il politically correct non esiste da sempre, ma etichettiamole come tali cioè due gaffe e finisce li. In un mondo dove sentiamo ben di peggio usiamo i mezzi di comunicazione di massa per educare al meglio e smarcare gli stereotipi tipici di una società che fa fatica a crescere e si perde dietro luoghi comuni. Ma soprattutto e questo sarebbe bello per chi lavora nel settore enfatizziamo gli episodi positivi. Uno su tutti il bel rapporto ieri tra tifosi del Lecce e del Cagliari con i primi pronti a ospitare i secondi causa partita rinviata, oppure proposta perché non premiare le società in cui le tifoserie invece di sbeffeggiare gli avversari inneggiano solo ed esclusivamente ai propri colori con un tifo pulito assordante e positivo. Cosi enfatizzando un premio invece che una punizione magari creeremmo una buona cultura. Federazione pensaci

sabato 23 novembre 2019

j'accuse molto più di una storia



Ci sono storie che meritano di essere raccontate e che non hanno tempo perché nei temi e nella cronologia degli eventi sono di grande attualità. Non sfugge allo spettatore che un evento del 1894 è stato raccontato in modo perfetto, con grande sensibilità sia nella sceneggiatura che nella fotografia che nell’allocare nel giusto contesto storico quell’evento che segnò in maniera indelebile la Francia di fine secolo. Era una repubblica che aveva patito oltre misura la disfatta contro la Prussia del 1871. Al di là dell’Alsazia e La Lorena persa era in gioco la grandeur dei pantaloni rossi e la classe militare francese era decisamente invecchiata male. Trovare un capro espiatorio una scusa era quasi una necessità per coprire l’incapacità che sarebbe risultata in tutta la sua evidenza anche durante il primo conflitto mondiale. Se poi il capro espiatorio era ebreo ancora meglio, l’antisemitismo latente in quasi tutti gli stati era una ghiotta opportunità. In una società così ingessata la buona prova di un militare tutto d’un pezzo come Picquart e di uno scrittore come Zola fecero il resto, scalfirono quella patina e decretarono, pur con una tempistica lenta ed eterna, la giusta verità. Fu un caso, fu la storia, Polanski l’ha raccontata nella sua interezza e nella sua semplicità ed ha realizzato un piccolo capolavoro che dovrebbe essere proiettato a scuola su come raccontare la storia. Varrebbe più di mille lezioni

giovedì 21 novembre 2019

La quarta sponda- la guerra italo turca


Se all’inizio del 1800 la nostra bestia nera erano gli austriaci, Custoza è il monumento nazionale alla sfortuna sul campo di battaglia, qualche volta ricercata a dire il vero dall’incapacità del comando, l’africa di fine 800 e inizio secolo è sempre stata foriera di sconfitte, patite anche dai nativi, e se Dogali, Amba Alagi Maccallè e Adua sono solo alcune delle pietre miliari della cronica incapacità degli eserciti nazionali di vincere, quella di Tobruch è un pagina poco conosciuta nella guerra italo turca. E se per le altre battaglie saltarono persino governi, quella del 22 novembre 1911 fu una pagina secondaria e poco gloriosa ma in linea con il solito refrein che ci impediva di trarre profitto dalle colonie. La guerra è quella per il possesso della Libia, protettorato turco e sono proprio i turchi con alcune tribù libiche, quelle che imperversano tutt’ora a dare del filo da torcere. Tobruch è un avamposto vitale, chi la possiede detta la linea in quasi tutto lo stato, sarà così anche nella seconda guerra mondiale. Il 22 novembre basta un commando di dieci uomini turchi per avere ragione di una guarnigione di 200 uomini, gli italiani la perdono ma la riconquistano l’anno dopo. La guerra libica durerà solo un anno fino alla fine del 1912 con la perdita di 3500 soldati italiani contro i 15.000 turchi  e sarà una sorta di preview per la prima guerra mondiale anche se i ribelli libici battaglieranno per oltre cinque lunghi anni

La storia va insegnata bene


Torna la Storia, la grande storia, alla maturità si cambia ancora una volta e torna il tema di storia, come se bastasse questo per rivitalizzare la conoscenza e la passione di una materia sempre insegnata troppo male. Se il tema era un simbolo credo sia opportuno che cambi il sistema con cui viene tramandata alle giovani generazioni. Spesso e volentieri relegata a puro momento di svago. E invece la storia contiene in se i germi per sviluppare la mente, per conoscere il passato, attualizzarlo, perché l’uomo è sempre lo stesso con le sue passioni le sue esigenze e le sue nefandezze. La storia non è una sequenza di battaglie date come ricorda il ministro in un’intervista ma anche le battaglie e le date servono per tracciare il nostro percorso futuro, per comprendere perché determinate popolazioni mal si sopportino, perché la natura geopolitica di uno stato si è formata in quel modo, quali e quante contaminazioni abbiano subito la cultura di un luogo. Insomma tanti e tali sono le occasioni di comprendere e amare la storia che questa ha bisogno solo di essere valorizzata ma per farlo gli insegnanti si devono preparare e far capire ai loro allievi che questa materia rappresenta la più alta forma di conoscenza, in lei c’è veramente tutto. Se questo viene capito dai docenti e sapranno trasmetterlo ai loro allievi allora la storia potrà essere una valida chiave formativa culturale ed emozionale

mercoledì 20 novembre 2019

Bogia nen IL giovane Cavour e il Risorgimento








Era giovane, appena 37 enne, ma aveva già una vasta esperienza pubblica, era il 17 dicembre 1947 e da buon collega di stampa dà alla luce il nuovo giornale che si intitola: Risorgimento. Di chi stiamo parlando ? Ma del futuro primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour, nato nel 1810, che proprio in quell’anno che sta per finire e che di fatto apre al luminoso 1848, quello che di fatto spalanca alla prima presa di posizione per creare il futuro stato italiano, Cavour diventa direttore, redattore e gestore del foglio distribuito a Torino. Si tratta di una testata di ispirazione moderata e propugnatrice di nuove idee di rinnovamento politico e moderato. Cavour è nel pieno della sua vita personaggio serio e concreto che in quegli anni supera il neoguelfismo di Gioberti e va oltre anche allo stesso programma di unità nazionale di Cesare Balbo. Cavour non desidera solo l’unità nazionale ma vuole evidenziandolo nel suo programma anche una libertà di pensiero e di culto. Il 23 marzo spinto anche da appelli di altri uomini di cultura esorta Carlo Alberto a correre in soccorso della popolazione di Milano che si era affrancata con le cinque giornate e segui in modo patriottico anche la successiva e ahimè sfortunata guerra di indipendenza. Da buon collega Cavour era a favore di una libertà di stampa quanto mai unica e la difese fieramente con un articolo di fondo sullo stesso giornale datato 19 dicembre 1849 quando sembrava che tra le clausole della pace firmata con l’Austria fosse previsto un restringimento delle libertà della stessa richieste dall’occupante austriaco. Il periodo compreso tra il 1847 e il 1850 fu quello in cui Cavour fondò il suo consenso e la sua fortuna politica. Fu uno degli artefici delle fusione tra la Banca di Genova e quella di Torino che diede vita alla Banca Nazionale degli Stati Sardi. Inoltre le elezioni che si erano tenute nel dicembre del 1849 lo avevano fatto assurgere quale capo movimento della maggioranza moderata che si era costituita in Parlamento. Il passo successivo fu la promulgazione delle leggi Siccardi che ovviamente gli costò l’ostilità del Clero, ma le sue indubbie capacità lo portarono prima al dicastero dell’Agricoltura e poi a quello delle Finanze. Inviso a D’Azeglio, capo del governo fu messo ai margini e il Cavour sfruttò questo periodo per intrecciare con il Rattazzi una nuova alleanza e infine a girare per l’Europa, soprattutto in Inghilterra, dove prese molti contatti che sarebbero stati utili di li a poco con uomini d’affari agricoltori e industriali. L’unità d’Italia si stava costruendo così tra le relazioni personali e d’intenti del 1851/1852. E proprio alla fine del 1852 tornò a Torino dove di fatto si prese il Governo per un decennio riuscendo là dove avevano fallito in molti

lunedì 18 novembre 2019

Hailè Salassie (potenza della Trinità) a Biella ma è un giocatore svizzero



Ammetto di essere trasalito quando ho visto il marcatore svizzero della nazionale under 20 presente a Biella nel pomeriggio di oggi. Haile Salassie svizzero ma con evidenti origini etiopi e che deve essere stato battezzato così in memoria di Tafari Maconen ribattezzato Haile Salassie (che significa potenza della Trinità) e soprattutto imperatore etiope ai tempi di Benito Mussolini, celebre la sua arringa alla società delle Nazioni per denunciare l’uso dei gas contro il suo popolo usati dagli italiani nel 1935/1936. Insomma era un po’ come tornare indietro nel tempo, lo stadio Pozzo, l’architettura Littoria, e lo scontro contro i nemici dell’impero (vabbè qui si esagera) mancava solo che il terreno di gioco invece di essere dedicato a Lamarmora fosse identificato come l’Amba Aradam ed eravamo a posto. Però questa sarebbe anche l’occasione di mettere in evidenza storia e sport e devo dire che grazie all’Istituto Storico di Varallo il progetto lo abbiamo realizzato

103 anni fa terminavano le Somme


140 giorni tanto durò la battaglia delle Somme 103 anni fa, la migliore gioventù inglese lasciata sui campi di battaglia con attacchi sconsiderati frontali che venivano abbattuti dalle numerose mitragliatrici 95.000 i tommies che caddero nella terra di nessuno insieme a 50.000 francesi e a 164.000 tedeschi. Una carneficina che avveniva in contemporanea con l’altro grande scontro di Verdun anche lì i morti si contarono a decine di migliaia. Un guadagno di terreno di poche decine di metri qualche chilometro al massimo e poi tutto ricominciava da capo compresi gli assalti e i contro assalti. Il 1916 fu l’anno delle grandi delusioni, le speranze per una fine della guerra vanificata da un carnaio senza pari. Gli annunci delle forze dell’intesa a fine campagna parlavano di 70.000 soldato tedeschi catturati 303 pezzi d’artiglieria e 215 mortai ma bastava camminare sui camminamenti delle trincee per percepire la grande delusione dei reparti, spesso decimati, in cui tutti avevano perso un amico, un commilitone quando non gruppi interi. Alla fine del 1916 erano ancora schierate sul fronte 127 divisioni tedesche, 106 francesi 56 britanniche 6 belghe. I britannici entrati in guerra con poco più di 100 mila uomini a fine di quell’anno avevano raggiunto la ragguardevole cifra di 1 milioni e 600 mila uomini di cui centomila canadesi e altrettanti australiani e neozelandesi. E il 1917 sarebbe stato ancora peggio l’anno più brutto per tutti gli eserciti

giovedì 14 novembre 2019

150 anni fa inizia l'Italia Coloniale ad Assab


1869 la compagnia genovese Rubattino compra la base di Assab in Eritrea è il 15 novembre 1869 e di fatto iniziano le colonie anche per l’Italia, da buon ultimo stato, appena affacciato sul panorama internazionale l’Italia attraverso una compagnia commerciale comincia a mettere i piedi nel corno d’Africa, in teoria una posizione abbastanza utile perché si situa in una zona che diventerà strategica. Ma il Governo non segue subito la compagnia Rubattino ci vogliono ancora anni affinché venga del tutto ufficializzata. Dieci anni dopo nel dicembre del 1879 dal piroscafo Messina della Compagnia scendono operai scortati da un drappello di 17 armati sotto il comando del capitano da vascello Martini, sono i primi soldati che servono per proteggere gli operai che costruiscono una serie di infrastrutture portuali, ma soltanto il 10 marzo 1882 diventa suolo italico. L’appartenenza all’Italia dura fino al 1941 per 59 anni, quella baia vedrà arrivare le truppe poi sconfitte ad Adua nel 1896, quelle vittoriose 40 anni più tardi sull’Amba Aradam. Troppo lontano dall’Italia capitola sotto i colpi degli inglesi e così finirà il sogno al sole dell’impero

mercoledì 13 novembre 2019

Caralho o .......


Lo giuro mi mancava l’esegesi del portoghese slang ma in questo calcio che deve trovare sempre nuove frontiere e praterie di comunicazione, il divo cristiano illumina in modo perentorio il post partita con i suoi comportamenti. I giocatori non vogliono mai uscire dal campo e quando lo fanno eh beh sono fragorosi e anche irrispettosi. Allenatori meno intransigenti dopo la sceneggiata lo avrebbero messo in panca per due settimane oltre a una multa milionaria, ma qui siamo in presenza di un fenomeno mediatico abbastanza stra-pompato per cui sarà la società a chiedere scusa. Insomma continuano i modelli di eduzione e buon comportamento, siamo curiosi di venire a conoscenza del prossimo

Come si aggiustano i bilanci nella storia. Ma col tabacco - Bogia nen


Un vizio può diventare anche una fonte di entrata per le magre casse di uno Stato e se oggi i tabacchi rappresentano una cospicua fonte di reddito per gli enti pubblici in passato non si era da meno. Guardiamo ad esempio il tabacco importato dall’America da Cristoforo Colombo che a mano a mano cominciò a interessare un numero sempre crescente di persone e prese piede in Piemonte alla metà del XVII secolo. La sua diffusione crebbe così in fretta che Carlo Emanuele di Savoia concedeva il 2 dicembre 1653 al commerciante Jacob Moreno la patente regia per la coltivazione della pianta. Ma in realtà la pianta nella nostra regione non attecchì nella coltivazione e fu così necessario importarla. Il costo di vendita all’inizio del 1700 era fissato da un’ordinanza per il tabacco puro di mezza grana a 45 soldi alla libra, per il tabacco muschiato 4 lire e 16 soldi la libra. Tuttavia coloro che erano appaltatori del servizio potevano vendere il tabacco a prezzi inferiori per contrastare un fenomeno che era molto in voga nel periodo, il contrabbando, fiorente nel Monferrato e in virtù anche di gabelle diverse e più basse soprattutto nelle provincie lombarde. Ma quanto rendeva al governo sabaudo il commercio del tabacco? Considerato che venivano smerciate 281.683 libre verso la metà del 1700 rimanevano nelle casse del governo circa 280.000 lire dell’epoca, con cifre del genere potevi permetterti un esercito e anche qualche sfizio. Ma il consumo contagiò un gran numero di persone e aumentò in misura esponenziale tanto che alla vigilia dell’Unità d’Italia le entrate del Regno di Sardegna per la privativa dei tabacchi furono al lordo delle spese pari a 18.981.000 lire, una cifra spropositata. Subito dopo venne il Monopolio di Stato, le iniziative di Quintino Sella (altro che la tassa sul Macinato) e quindi proventi sempre maggiori per lo Stato. Nel 1878 un sigaro avana costava 1,50 lire un avana di quarta qualità, un fake avana verrebbe da dire, la somma di 0,25 lire, insomma anche la qualità aveva un prezzo alto. Come ebbe a dire più avanti  Luigi Einaudi con riferimento ai rendiconti del 1903 ed in raffronto con la privativa del sale scriveva che, se il monopolio vuole approfittare maggiormente del tabacco gli conveniva quadruplicare i prezzi, un consiglio quello dello statista piemontese che probabilmente i suoi successori hanno preso alla lettura anche troppo direi, ma questo non vale più soltanto per i tabacchi ma anche per tutto il resto.

L'inizio della fine Rethondes 11 novembre 1918


    
      Alle ore 11 del 11 novembre del 1918 cioè poco più di 101 anni fa chissà cosa pensavano i ragazzi che avevano combattuto la prima guerra ed erano scampati a quella follia, quali le loro speranze, quali i loro sogni e desideri, dopo i milioni di morti e i crepitare dei fucili e delle mitragliatrici 50 mesi avevano veramente decretato il passaggio da un epoca all’altra. Dal risorgimento all’età moderna. Mio nonno all’epoca  21 enne restò in servizio a Trieste per qualche mese e poi torno a casa a piedi e con mezzi di fortuna. Mi ricordo che mi raccontava che la prima cosa che fece fu quella di lavarsi i piedi un privilegio che la vita in trincea non aveva lasciato. Ma un senso di vuoto lo pervadeva, i tanti e troppi commilitoni lasciati li sull’altipiano, sulle doline, che solo la fortuna o sfortuna aveva fermato per sempre non gli fecero chiudere gli occhi per diverso tempo. I racconti attorno al fuoco o nelle serate nella stalla, le vecchie agorà di un tempo erano un modo per raccontare dettagli di vita quotidiana e la morte non faceva mai capolino in quei brevi tratti. L’uomo avrebbe imparato dai propri errori, la risposta non tardò certo a venire, il biennio 1919 / 21 portò in se i germi di nuove rivoluzioni e di vecchi retaggi di sopraffazione. L’Europa non aveva imparato, l’italia non aveva imparato altri lutti altre campagne e forse in quei mesi di fine 1918 chi ha vinto avrebbe dovuto comportarsi in modo più magnanimo, forse si sarebbe evitato il disastro successivo

gli atti della resa 11 novembre 1918 

·         Cessazione delle ostilità quello stesso giorno sei ore dopo la firma del testo (quindi alle 11:00 ora di Parigi)
·         Ritiro entro 15 giorni delle truppe tedesche da tutti i territori occupati
·         Entro i successivi 17 giorni abbandono di tutti i territori sulla riva sinistra del Reno, e consegna delle guarnigioni di Magonza Coblenza e Colonia alle truppe d'occupazione francesi
·         Consegna alle forze alleate di 5.000 cannoni, 25.000 mitragliatrici, 3.000 mortai e 1.400 aeroplani
·         Consegna di tutte le navi da guerra moderne
·         Consegna a titolo di riparazione di 5.000 locomotive e 150.000 vagoni ferroviari
·         Annullamento del trattato di brest litosk
Il ritiro delle circa 190 divisioni tedesche terminò il 17 gennaio 1919.

lunedì 11 novembre 2019

Uscita a gamba tesa



Da piccolo tifavo Milan e poi sono diventato intelligente, questa la frase diventata cult in poche ore del difensore della nazionale di calcio italiana. Nel calcio lo sfottò è il sale della vita e ci mancherebbe, ma lo sfottò è di esclusivo predominio del mondo dei tifosi, quando viene usato da giocatori che dovrebbero dare l’esempio stona alquanto. Si parla di educazione rispetto e poi gli alfieri di questo sport, che dovrebbero in teoria, molto in teoria, esulare da queste uscite svaccano in malo modo, scatenando come è possibile immaginare, pletore di leoni di tastiera da una parte e dall’altra. Sinceramente io ho sempre preferito le argute prese per i fondelli fatte da chi aveva stile e classe come l’avvocato Peppino Prisco, ma quella era un'altra era pedatoria e un altro stile. In un mondo che dissemina odio e rancore ci mancava anche l’esempio negativo educativo. Questa è proprio un uscita a gamba tesa, ma questa volta la Figc emetterà il cartellino giallo o come al solito …….

mercoledì 6 novembre 2019

La scommessa sulla Torino Bologna chi la vinse ? - Bogia nen

Oggigiorno le corse automobilistiche nei gran premi parlano di una lotta tra Mercedes e Ferrari, un florilegio di tecnica, di passione, di regolarità e di velocità, ma prima di loro della tecnologia a tutto spiano come si svolgevano le corse ? La macchina era importante, ma ancora di più doveva esserlo l’uomo alla guida, all’inizio del secolo scorso le gare non erano ancora regolamentate da un codice sportivo ed erano frutto magari di scommesse a volte esagerate, altre volte alla guisa di una vera singolar tenzone. Ne sa qualcosa il fondatore della Fiat Giovanni Agnelli che, solo due anni dopo l’apertura della casa automobilistica, scommette sulle qualità del suo autoveicolo contro il cavalier Coltelletti rappresentante di una compagnia assicurativa italiana e convinto assertore della superiorità dei mezzi francesi. La scommessa sulla superiorità dei mezzi Fiat italiana da una parte e Panhard francese nasce in un ristorante di Montecarlo, magari possiamo ipotizzare al culmine di una discussione tra i fumi dell’alcool, tra il Duca degli Abruzzi che difende i colori patrii e il Cavalier Coltelletti, amante del gusto francese. Il valore dell’importo scommesso è di 5.000 lire, una bella cifra per quei tempi. Da una parte l’orgoglio italico e dall’altra lo sciovinismo francese, insomma sembrerebbe proprio il canovaccio di una storia melodrammatica. Agnelli e il suo ingegnere temono il confronto, il rischio di una sconfitta potrebbe compromettere il prestigio della nascente industria, ma dall’altra parte una vittoria garantirebbe fama e pubblicità e alla fine accettano.
 
La data prescelta è il 24 novembre, il percorso indicato è la Torino – Bologna, si parte da Villanova d’Asti per evitare i terreni fangosi fuori Torino. Il Duca degli Abruzzi si fa accompagnare da Giovanni Agnelli e da Vincenzo Lancia, mentre Coltelletti ha come equipaggio la moglie e un amico. A sorpresa chiede di essere cronometrato un terzo concorrente si tratta del ventenne Felice Nazzaro a bordo di una Fiat 12 CV. La gara per il Duca Degli Abruzzi e Agnelli non dura tantissimo, appena fuori Alessandria un cordolo mette fuori gioco la vettura Fiat del patron e dopo 70 chilometri il Duca è costretto al ritiro, mentre la macchina francese sfreccia fino a Bologna intascandosi così il premio pattuito di cinquemila lire. Ma c’è una sorpresa il giovane Nazzaro, Felice di nome e di fatto, ha compiuto lo stesso tragitto impiegando quattro minuti in meno del rivale alla media oraria, fantasmagorica per l’epoca, di 56 kmh. L’onta della sconfitta è così lavata con una prestazione superba del mezzo che di fatto invoglia, vista anche la pubblicità indotta a investire sul comparto sportivo e di fatto aprendo scenari inconsueti per la casa automobilistica. Chissà chi guidava, osiamo presumere il Duca degli Abruzzi al quale sicuramente non difettava la lingua per le scommesse, mentre per la guida beh lasciamo perdere

domenica 3 novembre 2019

la tassa de ligt



non me ne vogliano gli amici juventini questo non vuol essere un pezzo antibianconero o legato alla solita dicotomia tra bianconeri e resto d’italia sulle legalità nel calcio, ormai credo tutti che abbiamo perso le speranze, ma sull’interpretazione che abbiamo in italia di norme e leggi. Se nel calcio gli arbitri interpretano una settimana si e l’altra dopo anche come incomprensibile l’attuazione di una norma figuriamoci per il resto. Nel paradiso fiscale che risulta essere l’Italia la confusione regna sovrana. Le partite iva passano in continuazione da flat tax a no flat tax, a fly zone probabilmente e chi più ne ha chi ne metta. Insomma i commercialisti non se la passano tanto bene costretti a reinterpretare norme e leggi in continuazione e non siamo nemmeno nell’inferno dantesco. Anche sulla legge di bilancio in corso di discussione la tassa sulla plastica c’è si o no ? quella sulle auto a noleggio si oppure no ? la tassa sulla coca cola si oppure no. In attesa di sapere come funzionano le cose in Italia godiamoci questa indeterminatezza sapendo che le cose possono essere interpretate in un modo o nell’altro

sabato 2 novembre 2019

Una Vittoria di grande spessore



Le partite contro Pagnano non sono mai banali e non deludono mai e così è stato anche oggi, una partita giocata a viso aperto da entrambe le squadre con continui capovolgimenti di fronte. Mejuto è stato il primo ad aprire le danze e poi a cavallo del quinto minuto un uno due pilotato da Fazio e Corsini ha indirizzato la gara per i padroni di casa. Più incisivi gli uomini di Braga Lotta nel finale di tempo con un doppio Mendes e con Braga un pivot in grado di far alzare la squadra e concedere palloni d’oro ai propri compagni. Di Mauri il sigillo per il 5 a 3 alla fne del primo tempo. Parte arrembante Pagnano nel secondo tempo e con Carabellese mette pressione alla difesa astigiana , ma ci pensa ancora Lucas in veste di rifinitore a temere le distanze. Quando poi i lombardi provano il portiere di movimento a sei minuti dalla fine, la difesa di Corsini e soci non concede sbavature e anzi rimpingua il conto. DI Assi l’ultima segnatura per i lombardi a dieci secondi dalla fine per il 7 a 5 finale. Una partita che concede i tre punti al Città di asti che torna alla vittoria e accorcia in testa alla classifica ma ora occorre continuità fin dalla prossima partita a Mestre in vista del big match, derby, in prima serata con vista televisiva, del 16 novembre  

CITTÀ DI ASTI-SAINTS PAGNANO 7-5 (5-3 p.t.)
CITTÀ DI ASTI: Tropiano, Corsini, Fazio, Major, Braga, Sorce, Celentano, Malainine, Mendes, Sanfilippo, Demarie, Scianna. All. Lotta

SAINTS PAGNANO: Lovrenčič, Zaninetti, D'Aniello, Mauri, Mejuto, Cardinali, Zumbo, Assi, Marabotti, Personeni, Carabellese, Solosi. All. Lemma

MARCATORI: 3'36'' p.t. Mejuto (S), 5'02'' Fazio (A), 5'33'' aut. Mauri (A), 9'10'' Mendes (A), 16'48'' D'Aniello (S), 17'08'' Braga (A), 18'51'' Mendes (A), 19'01'' Mauri (S), 4'25'' s.t. Carabellese (S), 8'15'' Braga (A), 17'52'' Major (A), 19'50'' Assi (S)

AMMONITI: Mauri (S), Celentano (A), Sanfilippo (A), Carabellese (S)

ARBITRI: Michele Ronca (Rovigo), Fabiano Maragno (Bologna) CRONO: Alessandro Botta (Biella)

Ode a Marco



Lo so direte è il solito peana ai ricordi tipico delle persone anziane, va bene me lo merito, ma se volgo lo sguardo a ritroso e ripenso alla fortuna di aver studiato a Milano, grazie papà, non posso non pensare a quella giornata soleggiata in compagnia di Telemontecarlo ad aspettare l’arrivo di Marco Van Basten nella vecchia sede di Via Turati al numero due con un provocatore interista che metteva a tutto volume l’inno dell’inter. Alla fine si erano radunate poche decine di fan per quello che sarebbe diventato il cigno non solo di Utrecht ma anche quello della Scala del calcio. Arrivò su un taxi giallo e venne preso letteralmente sulle spalle dei tifosi, compresa la mia. All’epoca era semisconosciuto avevamo solo visto un gran goal in rovesciata nel campionato olandese, me nessuno, e non credo di essere smentito, all’epoca pensava che sarebbe diventato uno dei migliori attaccanti. Era il 1987 in quel periodo in cinque mesi diedi sei esami da storia economica a storia medioevale (io che non sopportavo il periodo storico presi 30 e lode, tutta colpa degli arabi, o per meglio dire la fortuna che mi aveva incoraggiato con domande su cui sapevo tutto). In quel giorno con la spensieratezza dei 21 anni si apriva un ciclo per il Milan fantastico, che mi avrebbe visto in giro per l’Italia e per l’Europa a godere di vittorie e di compagnie. Perché ricordarlo ora ? Perchè in un periodo di vacche magre è sempre bene ricordare i bei momenti, e prima o poi torneranno

Contro i Saints la sesta di campionato. Andiamo ragazzi



Contro i Saints non sono mai partite banali in serie B sono sempre stati scontri spettacolari e carichi di reti sia al Palasanquirico che a Merate. Ci piace dal nostro punto di vista ricordare soprattutto lo scontro play off di due stagioni orsono per la bella prova al Palasanquirico e per l’andata e il ritorno all’inferno del 2018 che sancì al termine di quella partita il pass per le finali di categoria che poi valsero la promozione alle finali. Sotto di quattro reti prese in pochi minuti con pazienza e determinazione la squadra rimontò e vinse quella partita storica. Ecco quello lo spirito che dobbiamo mettere in campo contro una squadra che non verrà al Palansanquirico dimessa ma pronta a vendere cara la pelle. Rientrano Mendes e Tropiano e la squadra è carica a mille. Forza ragazzi andiamo a prendercela

Briganti la serie Netflix che si ispira alla storia del Brigantaggio meridionale

Pietro Fumel  Le fiction storiche da sempre mi attirano e su Netflix mi sono lasciato trascinare a guardare quella dedicata al brigantaggio ...