domenica 20 agosto 2023

Vojnà ni carachò - alpini criminali di guerra ?? basta con queste esagerazioni


 

Sono rimasto un po’ basito per la presentazione sul Corriere della Sera del libro, edito da Carocci, a firma di Raffaello Pannacci sui crimini di guerra commessi dagli italiani in terra russa durante il secondo conflitto mondiale. Certo la retorica “italiani brava gente” non è stata certo utile per comprendere la genesi e lo sviluppo del secondo conflitto, ma sto notando, dal libro di Schlemmer in poi, una certa tendenza a dipingere gli italiani nel peggior modo possibile. E l’errore lo fa anche l’articolista del corriere che prende a spunto anche la recente istituzione della giornata del valore Alpino il 26 gennaio (anniversario della battaglia di Nikolajewka 1943) per elencare una serie di malefatte degli alpini per raggiungere la libertà dopo l’accerchiamento subito in terra russa. Eravamo invasori? Certamente così, come lo erano stati le migliaia di italiani al seguito di Napoleone nel 1812. Facevamo parte di una coalizione che comprendeva ungheresi e rumeni per contrastare le truppe sovietiche di Stalin ed eravamo alleati con gli ucraini che lottavano contro i russi (oggi come allora) e contro i russi guerreggiavano anche i popoli baltici e i finnici. Ci furono crudeltà in battaglia? la risposta la davano i russi catturati all’epoca “Vojnà ni carachò” (la guerra non è buona) e come ha sempre detto lo storico Andreas Hillgruber, quella all’est non era una guerra convenzionale ma di sterminio. Quando gli italiani cercano di rompere l’accerchiamento sanno che la sopravvivenza e il ritorno a casa si ottiene solo con le armi. A centinaia cadono sulla via del ritorno, i feriti passano dalla vita alla morte per assideramento, gli italiani catturati sono costretti a tornare nelle retrovie e se si fermano perché non ne hanno più, vengono freddati sul posto. Caricati su treni in cui per giorni non viene dato ne cibo ne acqua, moriranno in migliaia in questi lunghi tragitti chiamate le strade del davai, quindi russi criminali di guerra? La guerra per i militari italiani è stata una sofferenza e dei 229.000 che andarono in quella terra ostile 74.800 non fecero più ritorno. Ci sarà stato qualche episodio oscuro? Sicuramente si. Degli atti di documentazione che l’autore dice di avere a supporto (ammetto non ho letto il libro ma lo farò) in cui si parla di vessazione della popolazione locale e di lotta contro i partigiani “condotta con metodi spietati” mi piacerebbe leggere i documenti. Certo che se si tratta di documentazione prodotta dall’NKVD, polizia sovietica, qualche dubbio permane. In definitiva la sostanza è che la guerra non è sicuramente bella ne eroica, siamo lontani dai canoni risorgimentali, certo che all’est, e le cronache del presente sono li a testimoniarlo, non c’è pace per popolazioni che sono secoli che lottano per la sopravvivenza ora come allora. Su una cosa sono però sicuro in quella guerra i nostri soldati con scarso equipaggiamento e con un morale non alle stelle seppero combattere dignitosamente, riconoscerne il valore è dare giustizia e pace al loro sacrificio.   

Carletto

Carletto Mazzone al secolo il sor magara ci ha lasciato all’alba del campionato di calcio 23/24 proprio nel sabato che preannuncia la stagione ed è stato tutto un profluvio di ricordi e di buone intenzione di un calcio che, anche nel periodo dei petrodollari, cerca sempre un immagine rustica e agreste, perché quello è il football che noi boomer amiamo ricordare di più: il calcio degli oratori delle cunette in mezzo al campo dell’erba alta, dei contrasti senza parastinchi e dei giochi infiniti (si va ai dieci e tu che sei scarso vai in porta). Poi però conta vincere, non importa come, quanto si spende con società ai limiti del fallimento per inseguire avversari che investono sempre più, in cui l’attaccamento alla maglia e alle bandiere è del tutto scomparso. Non è un inno al calcio che fu, lontano da me questa immagine. Ma è il solito rituale il predicare bene e il razzolare male. Persone come Carletto oggi non sarebbero capite nel mondo pedatorio, ecco perché invece la sua sana irruenza, la sua bonomia e il suo essere tifoso acchiappano tutti. C’è nostalgia di quel tempo in cui il politicamente corretto non esisteva proprio a fiiji de na mignotta persino il Pep l’ha capito sfoggiando una maglia celebrativa alla fine di Manchester – Newcastle.

venerdì 18 agosto 2023

Von Clausewitz guerriero filosofo o motivatore ?


Carl Gottlieb Philipp von Klausewitz un militare ma anche un innovatore, un filosofo, un pensatore che ebbe un ruolo importante nelle guerre napoleoniche contrastando da par suo il generale corso, così come avvenne nella famosa campagna di Russia, in cui la Prussia era alleata con i francesi ma in realtà il nostro era una sorta di consigliere ombra del Generale Kutuzov, sua l’idea di arretrare e di fare in modo che i francesi penetrassero sempre più nel territorio nemico per poi sbaragliarli durante l’inverno ? chissà ? probabilmente si. La sua idea principe nell’analizzare la tattica militare è stata il fondamento dei moderni manuali militari. La tattica dell’attendismo (ereditata dal Temporeggiatore) ma anche la sua determinazione nel mutare gli scenari e cambiare gli schemi in corso d’opera sono stati un vero e proprio marchio di fabbrica. Felice poi la sua intuizione di paragonare l’atto bellico come la continuazione della politica che soprattutto dopo il Congresso di Vienna ebbe il suo apice. A novembre andrò a vedere il film di Ridley Scott su Napoleone ma mi sarebbe piaciuto vedere un film sulla vita di Von Clausewitz, citato spesso da Bonvi nelle sue strisce. Però anche vero che non venne ascoltato in patria né nel primo né nel secondo conflitto mondiale. Un suo pensiero recitava infatti: “il mezzo più sicuro per perdere ogni guerra è impegnarsi in due fronti”. Avessero messo in pratica i suoi dettami staremo parlando di un'altra storia

mercoledì 16 agosto 2023

Riscoprire la storia, si spera, al cinema


 

Sarà un fine anno in cui la storia diventa protagonista al cinema prima con il filmone del britannico Oppenheimer dedicato allo sviluppo e alla nascita della bomba H, poi con il kolossal Napoleon di Ridley Scott e nel mezzo il Comandante con Favino dedicato alla vita ma più all’opera del comandante Todaro nelle acque dell’atlantico durante il secondo conflitto mondiale. Vedere queste pellicole rigorosamente al cinema per quell’effetto dolby che è unico mi rappacifica sul fatto che finalmente si cerca di raccontare storie del passato a uso e consumo della cultura. Poi però leggo le anticipazioni ma soprattutto lo sconforto e la voglia di paragonare tutto a un cliché e mi sovviene il dubbio che un’operazione legata alla cultura e alla conoscenza possa perdersi dietro rivoli è attualizzazioni che non hanno senso. Il film di Nolan dovrebbe incentrarsi sui dubbi di legittimità del padre della bomba atomica per aver creato un ordigno dall’alto potenziale esplosivo, che ha sicuramente cambiato il corso della storia e ha dato il via alla corsa agli armamenti. Su Napoleon la storia umana più che bellica di un condottiero abbiamo già sentito la reprimenda del regista che paragona il corso ai despoti del secolo scorso Stalin e Hitler; forzatura senza ombra di dubbio, ma che di fatto non rende giustizia alla figura di un uomo che aveva conquistato e affascinato il mondo allora conosciuto: operazione di marketing. Per poi arrivare a Todaro comandante di un sommergibile passato agli onori perché aveva salvato l’equipaggio di una nave che aveva affondato beccandosi le critiche degli alleati dell’epoca. Qui nel gioco dell’assurdo si sta cercando di far passare gli episodi della guerra in un parallelismo con i salvataggi in mare dell’ultimo periodo, due storie e due momenti diversi. La storia non si fa con il parallelismo tra episodi successi duemila anni orsono e il presente, il contesto in cui avvengono è completamente differente, lo storico deve, e il regista ne dovrebbe tener conto, osservare e presentare i fatti, il giudizio lo si lascia al lettore, o a chi vede la pellicola. Per questo motivo credo che il film migliore l’abbia realizzato Nolan, che già nel suo Dunkirk aveva presentato un fatto reale da diversi punti di vista con una fine capacità di raccontare bene un episodio del secondo conflitto mondiale. Segnalo per i storici cinefili il film sulla vita dell’esploratore norvegese Amudsen, lo scopritore del Polo sud, una pellicola magistrale che ha presentato un uomo scorbutico, duro e arcigno ma senza farne l’agiografia ha reso omaggio a un esploratore sui generis. Ci si vede al cinema

sabato 12 agosto 2023

Che ne sanno i 2000........ vamos a la playa

La strada che conduce a Callabiana è tortuosa, soprattutto quella che passa da Camandona, la mancanza di luci ti permette di vedere un cielo limpido in cui la notte di San Lorenzo promette di aspirare a cercare una stella cadente che ti faccia sognare per esprimere un desiderio. E il desiderio di molti, lo crediamo, è quello di tornare indietro nel tempo e di rivivere momenti felici e spensierati. E’ un gioco, certo, ma l’atmosfera che respiri arrivando al luogo prescelto dalla Pro loco di Callabiana per fare festa ti riporta indietro nel tempo e, non solo perché vedi e riconosci amici e conoscenti di tanti anni prima, ma perché l’atmosfera musicale è quella dei primi anni ottanta, quella delle t-shirt extra large, del giubbotto corto di pelle, del look per stupire. E dopo un karaoke improvvisato con i tormentoni che accompagnavano le estati di quell’epoca, lasciato a un dinamico gruppo che non a caso si chiama Evolution 80: eccolo, lui, Johnson Righeira al secolo Stefano Righi. L’incedere nella sala non è quello dei tempi migliori, ma il look è quello solito, atto a stupire: scarpa nera pesante, calzino corto su cui si staglia un kilt rosso verde, t shirt nera d’ordinanza e il richiamo agli eighties con i mitici occhiali scuri. Il repertorio è limitato ai cinque successi che li fecero conoscere e amare dai boomers, ma tutti cantano a squarciagola testi che si conoscono a memoria da Vamos a la Playa a No tengo dinero per concludere con l’estate sta finendo. E’ un fiume di amarcord quello che ne scaturisce in cui, per una mezz’ora, tutti gli affanni sono dimenticati. Forse è proprio questa la ricetta giusta lasciarsi andare ai ricordi rinfranca e ti permette di resettare il sistema e l’estate è il momento migliore per farlo

giovedì 10 agosto 2023

Day I da Bayeaux a Caen


 

Tutti noi ricordiamo il giorno più lungo (6 giugno) le immagini dei film di Spielberg e di quelli girati in precedenza testimoniano l’impatto dell’organizzazione di un colosso economico come gli Usa nel secondo conflitto mondiale e la certezza che dopo lo sbarco tutto fosse stato semplice per le truppe alleati. Niente di più falso, se la battaglia delle spiagge, tranne che per gli americani a Omaha, era stata una passeggiata, nell’entroterra il fuoco di sbarramento della Wermacht fu micidiale e nei due mesi successivi, fino al 25 agosto i soldati americani e inglesi dovettero combattere palmo a palmo il terreno per avere ragione di truppe tedesche molto ben motivate. Bayeaux e Caen è esemplificativo di ciò che avvenne in quei giorni dal 7 al 14 giugno gli attacchi inglesi furono respinti con perdite pesanti che fecero di quelle città, oltre che un cumulo di rovine anche una battaglia che nulla aveva da invidiare allo scontro avvenuto a Stalingrado, dove si lottò casa per casa. Reggimenti tedeschi reduci dal fronte orientale e fanatici delle Hitlerjugend opposero una difesa strenua supportati come sempre da truppe corrazzate e solo l’enorme mole di mezzi e di rinforzi potè avere la meglio nello scontro  

L'operazione Perch fu un'offensiva durante la seconda guerra mondiale tra il 7 e il 14 giugno 1944, durante la battaglia di Normandia. Lo scopo dell'operazione era di circondare e catturare la città di Caen, in mano tedesca, la quale era uno degli obiettivi principali. L'efficace resistenza tedesca e alcuni errori dei comandanti britannici fecero fallire l'operazione prima che gli obiettivi fossero raggiunti. Ancora una volta di fronte a Rommel Monty non andò al di là che di un pareggio, in ambiti calcistici, e ancora una volta Patton ebbe ragione dell’inconsistenza al comando del generale inglese, vittorioso solo perché seppe sempre trovarsi al posto giusto nel momento giusto, ma non chiedeteglielo ai suoi uomini


Briganti la serie Netflix che si ispira alla storia del Brigantaggio meridionale

Pietro Fumel  Le fiction storiche da sempre mi attirano e su Netflix mi sono lasciato trascinare a guardare quella dedicata al brigantaggio ...