venerdì 30 dicembre 2022

Vai Fernandez è .... tua

Se Maradona era genio e sregolatezza Edson Arantes do Nascimiento in arte Pelè sempre è stato soltanto genio, pioniere di un futbal bailado che, chi viaggia negli anta, ha saputo apprezzare tantissimo, dove l’invenzione era sempre a scapito della forza bruta e della velocità e ti permetteva di gustare azioni, tiri e palleggi che hanno fatto dell’arte pedatoria uno degli sport più conosciuti e amati al mondo. Al crepuscolo di questa annata, che ha mietuto vittime illustri anche tra gli sportivi, ultimo in ordine di tempo Sinisa Mihalovic, il Dio del calcio ha preteso a se anche quest’icona brasiliana che è stata il messaggero del futbal. Centinaia e migliaia i messaggi che hanno invaso la rete, ognuno con un ricordo, un peana, un pensiero perché in fin dei conti un personaggio di questo genere era una sorta di parente stretto, una figura insostituibile che abbiamo accanto. Un calciatore che ha attraversato gli assi sessanta portandosi a casa tre coppe del mondo: Svezia Cile e Messico, con l’ultima proprio soffiata all’Italia in quella finale in cui sovrastò quella roccia di Burgnich segnando una rete che sigillò il match a favore dei verdeoro. Di lui ricordiamo il sorriso e i mille e più paragoni per stabilire chi fosse il più grande, non preoccupatevi vinceva sempre lui, o quanti giocatori sono stati accostati a lui: eredi, emuli o semplicemente capaci di imitarlo. Lui però era inimitabile come quando diventò attore e nello stadio di Colombes a Parigi, a favore della telecamera di John Houston, segnò persino ai nazisti in rovesciata: Vai Fernandez è Tua …… fuga per la vittoria  


pubblicata su newsbiella

lunedì 26 dicembre 2022

Il Natale del 1942 nella valle di Arbuzovka


 Molti hanno scritto del clima di pace che si manifestò al primo Natale di Guerra sul fronte belga tra inglesi e tedeschi alla vigilia di Natale, una pagina epica anche un po’ romanzata. La supremazia dell’uomo sull’inutile stupidità della guerra. Un atto romantico che avvenne nei primi mesi di un conflitto che poi diventò sempre meno epico e più tetro, basta leggersi Remarque o guardare il film Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale. Però se si fa un passo avanti e si va verso il secondo conflitto mondiale, la soprattutto sul fronte orientale dove la guerra era sporca, cattiva e senza pietà i Natali avevano un sapore diverso. Lo sapevano senz’altro i militi della Celere della Torino e della Sforzesca che proprio tra il 21 e il 25 combatterono per uscire da una sacca che vive tantissimi caduti tra gli italiani dei 25.000 che li stavano aprendosi la via del ritorno in mezzo ai T34 ai mitragliatori russi, al gelo dell’inverno, spesso anche a mani nude quasi 21.00 rimasero su quelle bianche distese di Arbuzovka, soprannominata poi la valle della morte, spesso una fine orribile, la morte arrivava tra i cingoli dei carri armati, del tiro preciso dei russi, che dominava le alture di quella valle, una strage. Era il Natale del 1942. La brutalità di quelle zone del conflitto su cui in passato si sono sfidati e massacrati generazioni di soldati quella volta era toccata agli italiani

Il giornalista Gareth Jones e l'Holodomor


 

Nel pantheon dei giornalisti meritevoli di citazione per il loro lavoro, spesso non compreso merita una citazione Gareth Jones, gallese, che troviamo su tre eventi importanti degli anni trenta quelli che poi consegnarono all’Europa al secondo conflitto mondiale. Dapprima alla salita al potere di Adolf Hitler in Germania, fu uno dei pochi ammessi al seguito di un volo aero che condusse il Fuhrer a Francoforte e in tono profetico disse che se quel volo fosse caduto sarebbe cambiata la storia non solo della Germania ma dell’Europa. Poi entrò in Unione Sovietica e sfuggendo al controllo delle autorità fu autore di un reportage che testimoniò l’Holodomor la grande carestia indotta che sterminò milioni di ucraini, un vero e proprio genocidio. Gli articoli scritti da Jones con il proprio nome gli costarono l’ostracismo sovietico ma non furono tenuti nel dovuto conto da molte testate, compresa quella che aveva pubblicato il suo rapporto. E’ curioso come negli anni trenta molte situazioni, in germania, in russia e in molti altri paesi non vennero tenute nel dovuto conto, una maggiore accortezza avrebbe portato a meno lutti ma a un cambio deciso della storia. Jones tenta allora la via dell’Asia e va in Giappone anche qui interviste e pezzi non si contano ma viene catturato in Cina dai ribelli e finisce la sua vita colpito da tre proiettili non si capisce per mano di chi. C’è chi ipotizza che sia stata una vendetta russa, tanto in voga nell’epoca, un incidente, oppure altre motivazioni poco plausibili. Un giornalista Jones che amava fare il suo mestiere andando di persona a verificare la veridicità dei fatti, spiace che il suo rapporto sull’Ucraina non sia stato accolto dai media, la solidarietà all’Unione Sovietica era molto forte e di fatto questo influì l’opinione pubblica. Certo il tributo di sangue pagato dagli Ucraini spiega anche l’atavico odio che le due popolazioni riversano l’un l’altro, oltre 4 milioni di morti sono li a certificarlo  

domenica 25 dicembre 2022

Attila: l'erba non cresceva prima o dopo il suo passaggio? Il passato rivelato dagli anelli degli alberi ?? Ma per piacere

Va bene il politically correct, l’agenda 2030, l’ecosostenibilità e compagnia cantante, ma certificare la storia su supposizioni e su studi scientifici basati sui “dati raccolti dagli anelli degli alberi combinati con informazioni archeologiche e ambientali” mi sembra una follia. Lo studio redatto da due studiosi di Cambridge avrebbe certificato che le scorribande di Attila, il famoso flagello di Dio, sarebbero avvenute per colpa della siccità; insomma parafrasando quello che abbiamo sempre studiato e cioè dopo il suo passaggio non cresceva più l’erba, in realtà l’erba, quella dei prati, era già scomparsa prima. Ora basterebbe leggersi un po’ meglio la storia senza interpretare gli anelli degli alberi. Italia terra di scorribande lo era stata già ai tempi dei cimbri e dei teutoni nel 101, prima ancora di Brenno 390 e poi di Annibale, si andava non solo verso la terra più calda e ricca, ma anche per conquistarla militarmente e non perché spinti da chissà quali eventi climatici, si andava dove c’era la ricchezza, semplice no. A proposito di Attila forse gli studiosi non sapevano che, già a far data dal 439, era a libro paga dei vari imperatori romani che usavano le truppe unne per difendersi da altre popolazioni barbare, visigoti su tutte. Solo che gli accordi spesso non venivano rispettati e gli Unni, ma insieme a questa popolazione ve n’erano delle altre, facevano razzia e distruggevano tutto quello che incontravano, a casa di chi li aveva prezzolati. I visigoti e i romani poi si allearono e con il generale Ezio, romano, li bloccarono poi ai Campi Catalaunici e subito dopo in Italia, ma nella penisola Attila, che era superstizioso, fu fermato più che dal Papa da presagi e da un grosso esercito che stava arrivando alle sue spalle. Fu il global warming la causa scatenante degli Unni? No, semplicemente un continente che non avendo più un regno forte e coeso (Roma) diventò il centro delle dispute di una serie di popolazioni che cercavano il predominio. Longobardi, Franchi e poi Arabi queste le tappe successive con in mezzo la caduta formale dell’Impero Romano nel 476. Cosa c’entri in questo la siccità francamente è un mistero, certo ci furono stragi, anche stagioni aride e le malattie che mietevano migliaia di vittime, ma ininfluenti sul corso della storia geopolitica del nostro continente. Un’analisi più completa a volte è utile per evitare inutili stupidaggini       

giovedì 22 dicembre 2022

Al Palabrumar passa la Domus, troppi errori sottoporta degli Orange


 

Natale amaro per l’Orange Futsal Asti che nel turno infrasettimanale cade fra le mura amiche del Palabrumar contro la Domus Bresso al termine di una partita in cui gli errori non sono mancati. Più attenta la squadra lombarda ad approfittare dei momenti di difficoltà della squadra di Morellato. Un punteggio poi dilatato nel finale che però non rende giustizia della mole di occasioni, non sfruttate peraltro, da parte di Curallo e soci. Un primo tempo a doppia tinta in cui dapprima la squadra di casa ha stretto gli ospiti nella sua area e poi punita da due incursioni in cui Da Silva e la difesa hanno perso palloni mortiferi in area. Sul due a zero Morellato ha chiamato time out e il concione ha sortito effetti portando prima Ibra a dimezzare il divario e poi Tra Ramon, Curallo, Rasero e Mendes a sbagliare reti quasi fatte e in alcuni casi sventate dall’estremo difensore lombardo. Nemmeno la superiorità numerica per il doppio giallo a Di Biasi ha sortito effetto e, a inizio ripresa, gli errori commessi sotto porta hanno di fatto condannato gli Orange alla terza sconfitta casalinga, con la Domus che ha rimpinguato il bottino. Finale convulso con l’allenatore ospite che ha chiamato time out a 25 secondi dalla fine che ha suonato un po’ come una beffa per i padroni di casa, con conseguenti discussioni, poi subito sedate. Ora un po’ di serenità non guasta, occorre ritemprarsi e prepararsi bene perché alla ripresa ci sarà una trasferta proibitiva a Verona e li bisognerà mettere un’attenzione tripla.

martedì 20 dicembre 2022

Memories: quella volta con Ruud Gullit a Milano


 Pubblico quanto detto oggi in Chiesa a ricordo, un modo per salutarla per un ultima volta  

 Nel rivolgermi a voi contravvengo a una sua precisa richiesta, ma giuro che è l’ultima volta che le disubbidisco, e lo faccio, pur con la morte nel cuore perché quando hai convivere passi importanti hai voglia di condividere con amici, parenti e tutti voi che siete qui oggi un pensiero per Lei

Un’indole buona, un carattere dolce e una manualità incredibile che l’aveva portata all’età di dodici anni ad imparare un mestiere che poi aveva seguito per tutta la vita.

Maglie, maglioni gilet che a distanza di 30 anni sono ancora li patrimonio personale frutto di una incredibile capacità di costruire manufatti a regola d’arte. E se vogliamo anche un attaccamento a una terra che l’aveva accolta nel 1952 trasferita da quel luogo che aveva dato i natali a Virgilio e di cui andava fiera nei suoi racconti. Una fierezza ancora di più manifestata dal dna contadino che l’aveva generata e che ha custodito gelosamente.

Quanti racconti e quanta nostalgia di un tempo in cui l’economia domestica delle grandi famiglie contadine crescevano e prosperavano sfruttando al meglio i frutti della terra, quanti trucchi e quante sottigliezze mi hai e ci hai insegnato. Il tuo sogno era quello di avere un fazzoletto di terra in cui poterti rilassare e coltivare quelle poche cose che davano una dimensione domestica e di focolare; e questo impegno l’abbiamo sempre portato avanti, tranne quest’anno forse.

Mi hai insegnato la dimensione del lavoro, senza orari e senza inceppamenti, da vera partita iva, concedetemi questa licenza poetica, che non esistono cose impossibili ma solo tempi più lunghi di realizzazione ma che si riesce a finire sempre il tutto

Cercherò di portare avanti i tuoi insegnamenti e di trasmetterli mettendoci la stessa passione che mettevi tu in tutto quello che facevi, continuando la tradizione rossonera con cui abbiamo vissuto; tra esperienza negative, come la serie B, e successi in Champions (i festeggiamenti in auto con Fabio Sonia e il sottoscritto), con lo stesso stupore di quando quella volta a Milano in via Montenapoleone abbiamo incrociato Ruud Gullit con cui abbiamo scambiato due chiacchere e gli parlavi in mantovano stretto e lui annuiva (chissà cosa avrà inteso).  

Terminerò quella serie di racconti (ne hai letta e approvata una gran parte) che riguardano un momento importante della mia formazione e che abbiamo vissuto insieme, avrei dovuto farlo tempo fa, ma ho preso con te, proprio la settimana scorsa,  l’impegno di finirlo e sarà un piacere dedicarti questa fatica, un tempo perduto e lontano ma che probabilmente abbiamo vissuto con serenità e che ora guardo con tremenda nostalgia.

Eri una persona tranquilla e con gusti semplici Tu stessa amavi dire che hai vissuto bene da bimba nel mantovano, da ragazza qui nel biellese, soddisfatta come sposa e come madre e nonna lasciandomi come testamento di buoni sentimenti di essere sempre contenti di ciò che si ha e di guardare sempre al lato positivo delle cose che quando “as sera na porta as svers an porton.

Insomma tutto ciò per dire che c’è sempre un domani e in questo domani o metaverso che sia tu sarai sempre con noi.

sabato 17 dicembre 2022

Ciao Ma' saluta il Babbo

mi piace pensarvi così ora 
 

Il 17 non mi porta fortuna è anche questa volta devo dire che la legge che mi riguarda tiene fede. Te ne sei andata in una fredda giornata d’inverno al caldo di un reparto che è sinonimo di condanna (hospice) pur con tutte le amorevoli cure della famiglia e del reparto. Un calvario durato dodici anni contro la peste del secolo, prima al seno e poi alla colonna vertebrale. Hai sofferto ne sono sicuro, ma lo hai sempre fatto con dignità, senza pietire nulla, se non attenzione e condivisione. Mi macero al pensiero che avrei potuto fare di più, intervenire prima, ma la sensazione è che contro queste malattie la lotta sia quasi sempre persa. Gioie e ricadute, attese e speranze sfumate, delusioni e tentativi. E allora di fronte al tristo mietitore non rimane altro che il ricordo, fatto di attimi vissuti insieme, di esperienze e di emozioni condivise. Di gioie, se vuoi anche stupide, di una passione sfrenata per i colori rossoneri vissuta a San Siro, di una formazione culturale cresciuta e coltivata grazie anche a te. Eri la collezionista dei miei articoli, delle mie imprese televisive, pronta anche a bacchettarmi se qualcosa non era andata per il verso giusto. E con l’orgoglio della madre che custodiva dvd, scritti e libri. Mi rimane il rammarico di non aver terminato il libro dal titolo purtroppo profetico (tua madre è morta) dedicato al Collegio Dal Pozzo, ma ti ho promesso di portarlo a termine e ottempererò. Dentro di me rimangono i natali mantovani, qualche idioma, l’attaccamento alle origini (carbonara Po, i tortelli ecc) e i tanti racconti che mi hanno fatto amare la parte contadina della mia famiglia. Buon viaggio Ma saluta il Babbo.  

Asti Orange risorge contro Fenice. Prova convincente


 

L’Orange Futsal Asti risorge in casa dopo tre sconfitte consecutive a spese di Fenice Venezia. Una boccata d’ossigeno al termine di una partita in cui l’attenzione degli uomini di Morellato è stata infinitesimale. Bruciava ancora la sconfitta maturata a Schio contro l’Alto Vicentino, tra l’altro oggi corsaro contro la corrazzata Leonardo e così Curallo e compagni hanno messo subito massima attenzione e pressato in modo forte i veneti. Il primo squillo di Da Silva dopo sei minuti e poi in seguito a un’azione ubriacante di Ramon, che numeri tra l’altro per il numero 6 Orange, ha permesso a Montauro di segnare facilmente il due a zero. Di Rasero il comodo tap in sotto porta per un primo tempo a chiare tinte astigiane chiuso sul 3 a 0. Più decisa la partita degli ospiti nella ripresa, ma la difesa di casa ha sempre fatto buona guardia permettendo al “professor Curallo” di centrare tre legni consecutivi e sull’ultimo di marchiare il match. Con il portiere di movimento veneto Scavino e Ramon hanno arrotondato mentre di Martinez in mischia la rete della bandiera di una squadra che ha giocato a viso aperto ma ha pagato la giornata di grazia degli astigiani. Un girone d’andata che si chiude con 22 punti per la truppa di Morellato, meno di quelli che avrebbero meritato, ma per la fortuna e per qualche situazione favorevole in più si potrà passare all’incasso nel girone di ritorno

Orange vs Fenice 6 - 1 ( 3-0 pt)

primo tempo 6'11" Da Silva (o) 9'43" Montauro (o) 18'09" Rasero (o)

secondo tempo 7'30" Curallo (o) 10'17 Ramon (o) 12'36" Martinez (f) 13'57" Scavino (0)     

giovedì 15 dicembre 2022

Biella o tempora o mores

Fine anno tempo di classifiche, di sondaggi, per testare la qualità della vita, per le nostre aspettative per i nostri desiderata, una sorta di oroscopo che certifichi la qualità del posto in cui noi viviamo. Tutto ciò è diventata l’attesa di amministrazioni pubbliche, di giornalisti, di associazioni e anche di gente comune pronta a confrontare il luogo avito con l’erba del vicino in una sorta di gara a chi vive meglio.

Mi ricorda tanto il professore di scienze del liceo quando parlava della scienza del pollo quella che, se uno disponeva di due polli e un'altra persona ne era privo, ai sensi della statistica ognuno disponeva di un pollo a testa barando sul concetto di proprietà. E tutto sommato anche questi sondaggi demoscopici non sono da meno. Vanno presi a piccole dosi, anche divertendosi nel leggere i dati e cifre guardando il tutto come consiglierebbe l’imperatore Marco Aurelio che a proposito del presente e dei dati affermava: tutto dipende da come lo interpreti.

Il 65 posto del nostro territorio lo pone appena un gradino più alto di Alessandria penultima delle città piemontesi e con un ranking sotto la metà del paese. Ora posso ipotizzare che magari realtà come Bologna e Trento siano sicuramente più godibili di Biella, ma Sondrio, che non mi sembra il Carnevale di Rio, 50 posizioni sopra di noi sembra persino eccessivo.

E così leggendo i dati si scopre che Biella è il paradiso degli estorsori, una sorta di enclave presumo di malfattori, così come di cocainomani o fumatori incalliti di erba, però non dediti al furto a strappo, e vabbè non si può essere competenti in tutto. Sicuramente non un paese per giovani, ma sai che novità, dove però le start up hanno presa, vecchi alchimisti?? Non troppi delitti informatici, una tesi suffragata dalla mancanza di banda larga e non potrebbe essere altrimenti, se non c’è la domanda non può esserci l’offerta, e udite udite l’inflazione che tocca poco i prodotti alimentari e bevande non alcoliche, insomma una gioia per gli amanti della coca cola come il sottoscritto.

Dobbiamo preoccuparci di queste cifre ? Direi di no, queste classifiche vanno prese come uno strumento per analizzare i flussi e per tornare al filosofo imperatore Marco Aurelio usando le sue parole: “esprimi gratitudine per quello che hai e impegnati a migliorare senza guardare le classifiche - le ultime tre parole le ho aggiunte io, non sono filosofo ma credo possa tornare utile. (uscita su newsbiella)

Ultimo minuto fatale all'Orange

 

Niente da fare la trasferta rimane un tabù per questa stagione per l’Orange Futsal Asti, certo è che mai come in questa occasione l’opportunità è svanita sui titoli di coda. Una partita in cui per larghi tratti, pur con tutte le assenze: Ramon, Tropiano, Vitellaro, Rasero e Rivella (praticamente un quintetto base) la squadra sospinta dai suoi giovani ha ben figurato arrivando a un minuto dalla fine meritatamente in vantaggio. Una partita in salita con Epp che indovina il tiro da lontano e poi Curallo che impatta subito. Un primo tempo che si chiude con la bella rete di Da Silva che supera con un pallonetto Massafra al termine di una bella azione corale. Tizzano, Montauro, Francalanci con Solaro in porta è la linea giovane di Asti che non sfigura e anzi affronta la gara con personalità. Certo ancora qualche sbavatura come all’inizio del secondo tempo quando Epp ancora lui buca la difesa dopo soli 14 secondi e ancora sotto di due reti la squadra di Morellato ha il merito di crederci e di ribaltare il tutto. Peccato per Juanfran e il minuto finale: una vittoria sarebbe stata importante, un punto ancora di più. Ma per questi giovani e per questo Orange prima o poi il vento girerà e si potrà raccogliere quanto seminato, speriamo già sabato e mercoledì prossimo in casa, il nostro fortino. Per le trasferta ne parliamo nel 2023  


mercoledì 14 dicembre 2022

L'impossibilità di essere Adani


 foto virgilio

 Tutto procedeva tranquillo con la nazionale fuori dagli schemi, le partite dei gironi, poi è scoppiata la febbre lasciati da parte i temi etici si è concentrati sull’arte pedatoria, Giappine che maramaldeggia con i tedeschi, serbi che escono, spagnoli che cozzano contro Ceuta (reminiscenze storiche) e poi lui il vate delle telecronache impossibili, il costruttore di sillogismi impensabili, l’adoratore del re sole, pardon della pulce al secolo Lele Adani. Una scarna carriera pedatoria persa in provincia tra Ascoli, Brescia e un paio di stagioni all’Inter, la presenza in nazionale agli inizi del 2000 e una carriera di aiuto allenatore. Ma è nell’etere che acquisisce credibilità partecipando a Sportitalia e a trasmissioni di Bobo Vieri fino a di ventare opinionista sky e ora della tv di stato. La vittoria contro il tottenham lo scatena e ne certifica la frase “la garra charrua” con cui definisce l’impresa di Vecino che porta la seconda squadra di Milano a vincere il match al 92. Qui al mondiale si trascina come tifoso sfegatato dell’albiceleste, il guaio è che ha creato un personaggio e lo alimenta partita dopo partita in modo pesante tale da indispettire il pubblico. Ora due le soluzioni o si guarda la partita modalità mute, oppure la Rai mette un telecronista al pari livello di Adani tanto da far diventare la telecronaca un reply di quello sudamericano, in tutti e due i casi ci guadagna l’audience, provare per credere  

 

 


domenica 11 dicembre 2022

Chi vincerà ? un paio di suggestioni ma ovviamente noi


Quando la Macedonia ci eliminò dalla fase finale del Mondiale scorsero fiumi di polemiche e parole sui viziati del calcio, è un mantra che ritorna ogniqualvolta si sbaglia una partita, mentre poco più di un anno prima eravamo tutti nelle piazze a inneggiare allo spirito di corpo di una nazione che si ritrova sotto il bandierone. Da it’s coming home a we stay at home fu un attimo. Dopodichè spuntarono i soliti cliché contro il mondo pedatorio, il calcio dei ricchi, gli arabi, il mondiale comprato a dicembre, gli sfruttati e gli oppressi, di godibile vi erano solo cronache di Jack O Malley sul foglio che da buon inglese sbeffeggiava gli stereotipi che sentivamo quotidianamente. Il mondiale è iniziato in sordina e poi, come vaticinava il buon Vujadin Boskov “io penso che per segnare bisogna tirare in porta” succede che il Giappone elimina la Germania e li si scatenano i boomer in ricordo della loro gioventù per Holly e Benjj e il mondiale prende tutta un'altra piega. Potenti contro Parvenu è il nuovo mantra è così tutti a favore nell’ordine di Costa Rica, Senegal e ovviamente Marocco. Ogni partita vissuta nell’attesa di un atto che scavalli la logica pedatoria e così ci troviamo con quattro nazionali alle semifinali in cui abbiamo un qualcosa di italico. Se vincerà il Marocco sarebbe l’apoteosi (ma no maxischermi per cortesia) perché le comunità di origine sono numerose e ci piace stare dalla parte dei poveri (non comunicate però quant’è lo stipendio di Ziyech o di Hackimi potrebbe turbare i sogni della gente comune), se vince l’Argentina in fin dei conti tutti noi abbiamo un parente o un avo che è emigrato nel Mar della Plata, se vince la Croazia in fin dei conti sono simpatici, ideatori della cravatta e hanno stile e poi c’è Modric l’essenza del calcio, se vince la Francia a parte i giocatori che militano nel campionato italiano in fin dei conti sono i cugini, sono multietnici…… beh se è una delle altre forse è meglio. In ogni caso il Mondiale ha svolto il suo compito quello di essere una kermesse sportiva sulla bocca di tutti o no? questo è il classico principio del marketing e come al solito noi ne facciamo parte (pubblicata su newsbiella 11/12/22)

Zyech vs Mbappe, Marocco vs Francia. La vera storia della guerra del Rif


Come potete immaginare la storia ci riporta sempre su episodi del passato che possono richiamare eventi del presente. Il calcio ci propone una sfida inedita e carica di passione, sportiva si intende, tra Francia e Marocco e a me sovviene la lotta di inizio secolo scorso tra le potenze europee e i figli d’africa, e la figura di Mulay Ahmad el Raysuni a cui John Milius si ispirò per la figura di El Raisuli interpretato magnificamente da quel uomo fascinoso di Sean Connery per un film di grande presa e che per chi è un boomer ha rappresentato un momento di crescita adolescenziale. La guerra del Rif fu effettivamente combattuta tra i berberi del Rif la parte collinare del Marocco e la Spagna e proprio gli spagnoli subendo una cocente sconfitta in quel di Annual nel 1921 diedero il via alla sollevazione popolare che portò la Francia a portare aiuto agli spagnoli, nell’ipotesi che il vento rivoluzionario avrebbe potuto intaccare anche i possedimenti oltremare francesi. Una guerra lunga sei anni che fini nel 1926 che vide Francia e Spagna impegnare truppe quattro volte superiori per avere ragioni dei berberi e che nel 1924 proprio gli spagnoli usarono le bombe con il cosiddetto gas mostarda, bombardamenti chimici, in barba alla Società delle Nazioni, che invece condannerà gli italiani che fecero lo stesso utilizzo 12 anni dopo in Etiopia. Il Maracco troverò la sua compiutezza politica nell’immediato dopoguerra e dopo altro tempo riprenderà anche i possedimenti di quello che era chiamato il Sahara spagnolo Ora a distanza di tanti anni la sfida si trasferirà sul campo di calcio Zyech (Raisuli) contro M’bappè (Lyautey) chi vincerà ?

 

sabato 10 dicembre 2022

Una partita da dimenticare


Una partita rovinata da un arbitraggio incomprensibile che ha mandato fuori campo Ramon per un fallo immaginario, viste e riviste le immagini proprio non spiegano le motivazioni del rosso diretto al forte giocatore Orange. Un episodio che ha fatto svoltare la gara a favore del Pordenone bravo a ottimizzare le situazioni e a portarsi a casa una vittoria quando forse il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio. I padroni di casa sono partiti bene e con Curallo sono andati in vantaggio ripresi solo a sei secondi dalla sirena da Chtiqui, un primo tempo vivace ben giocato da entrambe le squadre. Da Silva ha messo la freccia per gli Orange a inizio ripresa e poi è cominciato lo show in negativo della terna, un’ammonizione a Tizzano incomprensibile e un numero di falli in aumento, l’espulsione affrettata del giocatore del Pordenone, ammonizioni a caso e il fattaccio su Ramon che ha, purtroppo per i padroni di casa, indirizzato il match. Nel frattempo per uno scontro di gioco ha subito un duro colpo Tropiano costretto a uscire e dopo il pareggio in superiorità numerica su un’azione estemporanea l’attacco del Pordenone ha trovato il pertugio giusto per infilare la difesa Orange e portarsi in vantaggio. L’utilizzo del power play non ha sortito alcun effetto e così a festeggiare sono stati gli ospiti. Non c’è tempo però per recriminare troppo perché il turno infrasettimanale impone subito un’attenzione alta mancherà Ramon ma torna Scavino  

Orange vs Pordenone 2 – 3 ( 1 -1 pt)

Marcatori:

Primo tempo 4’ Curallo (o) 1954” Chtiqui (P)

 Secondo tempo 5’ Da Silva (0) 11’ Stendler (p) 16’54 Chtiqui (P)

Qui vincit non est victor nisi victus fatetur


 

Il rispetto innanzitutto se c’è un elemento che ti insegnano quando fai sport è che devi superare i tuoi limiti ma mai deridere l’avversario, se lo fai questo è un atteggiamento perdente, nel senso che ti senti inferiore non superiore. Abbiamo citazioni infinite di vittorie e di sensazioni che vanno vissute per se stessi mai deridendo e sbeffeggiando chi gareggia con te. Perché quello che stai provando tu magari la prossima volta può essere il tuo avversario a irridere e tu come ti sentiresti ? C’è un bel motto che gli opliti amavano incidere sul proprio gambale e che è piu di una filosofia: “qui vincit non est victor nisi victus fatetur” colui che vince non può ritenersi tale se il vinto non lo riconosce. E i Romani sono durati millenni. Ma qui si trattava di onore e di rispetto quello che in una competizione ci dovrebbe essere, ecco se proprio devo dire magari visto che amano i tatuaggi i calciatori argentini potrebbero farselo scrivere sul proprio corpo a lettere cubitali ci sarebbe da imparare  

giovedì 8 dicembre 2022

Ah les Italians - il furto della Gioconda


 

 

Nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 1911 al Louvre un fatto di cronaca sconvolse il Museo del Louvre, venne infatti trafugato il dipinto che tutti conosciamo come la Gioconda, un furto non di poco conto. La scomparsa venne denunciata 24 ore dopo perché spesso i dipinti venivano portati per brevi lavori fuori dalla loro posizione originale. I sospetti si appuntarono sul poeta Apollinaire, arrestato e poi in seguito rilasciato ma anche su Picasso e visto il periodo storico anche la Germania venne velatamente accusata di aver compiuto un furto di stato (in fin dei conti l’affaire Dreyfuss non era passato da molto). La realtà era molto più semplice tale Vincenzo Peruggia, artigiano, che aveva montato la teca in vetro dell’opera l’aveva sottratta nottetempo, e poi tolta dall’intelaiatura se la mise sotto un indumento prese un taxi e si volatilizzò. Di fatto soggiornando in un hotel parigino, l’opera rimase per 28 mesi in suo possesso, in una valigia di cartone sotto al letto. Peruggia la riportò in Italia a Luino. Nel 1913 si recò a Firenze per venderla a un antiquario fiorentino, l’avrebbe voluta agli Uffizi, e chiese solo per le spese 500.000 lire praticamente 260 euro (direi a buon mercato). L’antiquario capì che non si trattava di un falso e denunciò il tutto alla polizia che rintracciò e arrestò l’uomo. Un processo che appassionò l’opinione pubblica, il Peruggia venne dichiarato mentalmente minorato e questo giustificò una pena esigua di sette mesi. Accorata la sua difesa voleva restituire l’opera ai suoi legittimi proprietari gli italiani ma questo gli valse solo qualche simpatia. Si arruolò nell’esercito fece la prima guerra mondiale e fu catturato dagli austriaci dopo Caporetto. Finita la guerra torno in Francia dove li morì nel 1925, non prima di aver verificato che il suo furto accelerò il mito e la grandezza della Gioconda. Roba da farci un film perché no?

martedì 6 dicembre 2022

il 7 dicembre 1895 l'Amba Alagi quando il piemontese Toselli


 

L’Amba Alagi è un acrocoro etiope praticamente una sorta di postazione che domina la vallata circostante e in grado di essere difesa contro forze nemiche superiori. Nelle varie guerre coloniali l’Amba Alagi diventa un punto fisso, una sorta di luogo storico in cui si sono combattute battaglie decisive. Se il 7 dicembre gli americani lo ricordano per Pearl Harbour per noi italiani vuol dire Toselli, 1895, e una sconfitta cruenta costata la perdita di 39 connazionali e oltre 2000 ascari e irregolari, che subirono l’attacco da oltre 30.000 etiopi, che di fatto segnò la guerra tra Etiopia e Italia culminata nella disfatta successiva di Adua del 1 marzo 1896. Ultimi arrivati nella corsa alle colonie l’Italia dovette giocare una partita su un fronte impervio, difficile e del tutto scomodo contro popolazioni orgogliose della loro libertà e nel caso etiope anche decisamente organizzate con eserciti numerosi e dotate anche di armi moderne. Una cattiva gestione militare frutto anche di differenti vedute fece il resto portando le truppe coloniali a subire sconfitte che furono amplificate anche molto da un clima ostile e contrario. Adua costò agli italiani 3000 vittime le altre erano truppe coloniali, ma fu più lo schiaffo morale. A differenza degli inglesi e del rovescio che subirono dagli zulu (armati di lance) a Isaldwina, l’onta della sconfitta divenne un marchio di ignominia che portò anche alla caduta del governo, mentre i soldati della “perfida albione” riuscirono a sovvertire il corso della guerra. L’italia dovette aspettare così 40 anni per lavare quell’onta e detto per inciso non riuscì nemmeno bene    

Ode al Capitano. Quegli ultimi otto secondi


  

Non sono solito alle agiografie ne ai coccodrilli a maggior ragione nel mondo sportivo, ma questa volta faccio un eccezione, per il capitano, al secolo Antonio Celentano con cui ho avuto modo di condividere diverse stagioni. Coriaceo e duro nelle marcature difensive, sempre pronto ad anticipare l’avversario e dotato, soprattutto sui calci d’angolo di una castagna imprendibile. Nel bar del Palabrumar si può vedere una vecchia immagine Orange di un successo in cui proprio lui sorride, beh, un’icona, quasi impossibile, per uno che difficilmente sa sorridere sul campo, sempre preciso e puntuale e mai sbruffone. Amici e avversari ne tessono le lodi, ma lui non ti ha mai fatto pesare nulla, anche nella rottura di scatole delle interviste post partita, quando, di solito, si parla con il capitano a fronte di una sconfitta o di una prestazione non eccellente. Insomma in poche parole un uomo vero. Tra i ricordi che serberò a lungo, per emozioni e feste, non posso non ricordare la trasferta a Cornaredo, sotto le spoglie del città di Asti, contro una squadra che si chiamava Real e che incuteva paura. Quell’anno un campionato altalenante ma poi i play off magicamente aprirono le strade a un percorso impossibile. Dopo aver battuto con quattro reti di scarto all’andata i lombardi, il ritorno sembrava una formalità, e invece, nonostante due espulsioni e una serie infinita di occasioni, il Real ci mise alle corde, ma ci pensò lui con la consueta sua calma serafica a otto secondi dalla sirena a portare, sulle sue spalle la squadra in serie A. Dettò il passaggio e lo andò a ricevere solo davanti al portiere, tunnel, e apoteosi sotto la curva con tutta Asti ad abbracciarlo. Posso garantire che nemmeno la vittoria del Milan a Barcellona (per inteso anche Cele un fratello rossonero) mi ha dato tale emozione. Buona vita capitano e grazie di tutto.   

Per meglio comprendere la situazione seguono alcune grafiche e le relative didascalie:

domenica 4 dicembre 2022

Una storia che non sia faziosa ma reale


 

Che il ricordo della storia e del passato stia diventando sempre più un mantra per cercare di trovare risposte del presente è un dato di fatto, ma che si utilizzi il resoconto della storia di alcuni momenti della seconda guerra mondiale come scontro di due tipologie di genere (destra vs sinistra) francamente mi sembra esagerato. Il mio professore all’università, con cui mi sono poi laureato, era un maniaco dell’utilizzo delle fonti, e ne aveva ben donde, la storia è data da una sequenza di dati reali che hanno costituito un percorso chiaro e lineare. Le interpretazioni invece sono soggettive dello storico che le analizza, ma se lo studioso vuole compiere uno studio coerente dovrebbe sempre attenersi alla realtà e non andare su ricostruzioni spesso artificiose che nulla aggiungono se non addirittura mistificano lo stesso percorso. Dico questo perché mi sono recentemente imbattuto in una dichiarazione fatta da uno studioso che ha stabilito come il reduce dalla Russia fosse di sinistra e quello da El Alamein invece retaggio della destra, un po’ la stessa retorica usata per gli arditi della prima guerra mondiale che dovrebbero in teoria, secondo alcuni storici, essere retaggio dei primi raggruppamenti fascisti; niente di più falso. Proprio l’elenco di chi partecipò agli eventi della prima guerra mondiale, spesso, non seguì nel biennio successivo l’eversione di destra, anzi erano più i socialisti o coloro che avevano retaggio nelle formazioni di sinistra ad aver preso parte ai gruppi di assalto. Quanto poi all’accusa ai reduci della ritirata e dalla prigionia in Unione Sovietica basterebbe ricordare le lezioni e le filippiche di Fidia Gambetti, Cesare Correnti e Edoardo D’onofrio, i commissari politici comunisti dei campi di prigionia per ipotizzare che chi uscì dagli oltre 165 gulag l’unico elemento che avrebbe odiato in modo forte e chiaro era proprio quella parte politica. Ne si può ipotizzare per i reduci della Folgore un radioso presente e un passato legato al motto di “credere obbedire e combattere”. Questi uomini lottarono nel deserto per la loro vita contro forze soverchianti maledicendo chi li aveva mandati in Egitto a conquistare la spada dell’Islam. Questa voglia continua di massificare o di creare dei clichè ha portato a comprendere sempre meno la nostra storia patria, fatta di uomini e di azioni e non di fazioni, ribadisco sempre che uno studio preciso, scevro da influenze politiche, forse potrebbe farci fare la pace con il nostro turbolento passato e trarre magari da esso le giuste opportunità per programmare il nostro futuro. Abbiamo così tanti esempi illuminati, di statisti, di condottieri, di uomini e di donne che hanno dato tanto al nostro paese. Dall’alto di migliaia di anni di storia i nostri avi ci guardano meritiamoceli     

Ancora una trasferta negativa per gli Orange


 

Quel ramo del lago di Como l’incipit della madre di tutti i romanzi non porta fortuna all’Orange Asti costretta a tornare a casa per la quinta volta consecutiva senza punti dalle trasferte in campionato. Gli Orange si presentano a Lecco senza Ramon squalificato e con Vitellaro e Ibra ancora ai box. Una patita quella del primo tempo in cui la squadra di Morellato ha giocato bene trovando spazi e perfette sincronie in grado di mettere apprensione alla difesa lombarda. Anche due legni scheggiati fanno parte del bottino mentre a parte un paio di conclusioni di Hartingh e Mattoboni, Tropiano non ha mai corso pericoli. Sul finale del tempo gli episodi decisivi prima da Silva viene contrato in attacco sulla ripartenza Hartingh in scivolata, nonostante il ripiegamento di Curallo riesce a segnare e dall’altra parte ancora Da Silva c’entra un incrocio che farebbe imprecare anche Don Abbondio. Nella ripresa dopo venti secondi la rete di Ferri vero e proprio sliding doors del match, perché dopo la segnatura non esiste più partita. C’è tempo solo per appuntare le altre reti per il 5 a 0 finale e l’espulsione di Scavino reo di aver fermato con le mani una conclusione a notta sicura. Per ritrovare la sicurezza bisogna tornare al Palabrumar sabato prossimo contro Pordenone

 

Lecco vs Orange 5 0 ( 1-0 pt)

Marcatori: 2 Hartingh e Yamoul e 1 Ferri

Ammoniti Mendes, Hartingh, Ferri, De Donato

Espulso Scavino

sabato 26 novembre 2022

Un successo di peso per gli Orange

 

La legge del Palabrumar miete un'altra vittima, l’Orange in casa fatta salvo la prima partita contro l’Olimpia, anche se a ranghi ridotti, ha sempre fatto punti che, con i tre di oggi, vogliono dire il quarto posto in solitaria alle spalle del duo imprendibile Verona, Sampdoria e appena dietro a Leonardo. Oggi ad Asti è arrivata una squadra con un pedigree importante e con giocatori di assoluto prestigio come Del Piero e Hasay  e infatti proprio su una giocata sulla fascia Del Piero porta in vantaggio gli ospiti dopo un leggero predominio Orange. La rete fa serrare i ranghi a Celentano e compagni che prima pareggiano e poi mettono la freccia del sorpasso con un suntuoso Da Silva in grado di trovare il giusto pertugio su una punizione calciata benissimo. A questo punto Ramon e compagni possono giocare di rimessa e su una ripartenza al fulmicotone Rivella si inventa la rete perfetta con una magia di controllo. Nella ripresa Villorba sembra sulle corde, ma i padroni di casa sbagliano troppe occasioni e, quando Del Piero, il migliore dei suoi, nella veste di portiere di movimento beffa Tropiano sul palo basso a un minuto e cinquanta dalla fine, tornano antiche paure, ma bastano dieci secondi a Rivella per chiudere il discorso, poi timbrato anche dalla terza segnatura personale di Da Silva. Il 5 a 2 festeggiato con tutti i ragazzi delle giovanili sigilla il pomeriggio. Ora però tocca fare risultato in trasferta per blindare un posto nell’elitè della serie A2

Orange vs Villorba 5 – 2 ( 3-1 pt)

Marcatori: primo tempo 4’26” Del Piero (V) 7’34 Da Silva (O) 9’20” Da Silva (o) 18’20” Rivella (O)

Secondo tempo: 18’22” Del Piero (v) 18’35” Rivella (o) 18’59” (O)

Ammoniti: Ramon, Rasero e Rivella (o) Vailati e Lino (V)

sabato 19 novembre 2022

Al Festival delle Emozioni del Seven Infinity l'ultima gioia è di Milano


 

Continua il mal di trasferta dell’Orange Futsal che esce dal Seven infinity con una sconfitta che fa male sul piano del morale più che dell’impegno. Celentano e compagni pagano un avvio incerto che li ha visti andare sotto di tre reti in poco tempo e che, forse, ha compromesso il resto della partita in cui gli Orange hanno messo letteralmente sotto i padroni di casa.  La partita contro Milano si gioca a Gongorzola in un complesso sportivo sicuramente all’avanguardia e che suscita una discreta invidia, ma è una partita che non si gioca troppo lontano dal capoluogo piemontese, non c’è la stanchezza di una lunga trasferta, il gruppo è concentrato, le parole del mister Morellato pre partita tracciano gli scenari da seguire e le strategie corrette. Ma la rete di Peverini dopo 40 secondi è un cazzotto che fa male, il raddoppio diventa un colpo da ko dopo un altro minuto. Due azioni e due reti subite; quando Hurtado la butta dentro, dopo altri due minuti, per il 3 a 0 parziale sembra notte fonda. Morellato cambia il quartetto in campo e, a fatica, si cerca la tranquillità necessaria per rimanere in partita. A mano a mano la squadra esce, scheggia una traversa, un contropiede di Rivella viene neutralizzato e le occasioni non mancano. Finalmente Curallo con la complicità del portiere trova il giusto pertugio, ma non c’è nemmeno tempo di festeggiare perché Pozzi mette ancora un tap in vincente. Il pressing degli Orange a questo punto diventa asfissiante, Da Silva recupera un pallone e sigla una rete che da speranza. Milano non punge e gli Orange si riversano in massa in area meneghina. L’intervallo serve per ritemprare le membra e per caricarsi a molla. Da Silva suona la carica e Mendes che di Milano è stato giocatore colpisce due volte, la seconda in superiorità numerica per l’espulsione di Peverini, quando poi Rasero mette la palla al sette per il sorpasso la partita sembra indirizzata, anche se mancano ancora 11 minuti alla fine. L’allenatore di Milano si gioca la carta del portiere di movimento che per sette minuti non sortisce alcun effetto poi Pozzi pareggia e subito dopo porta avanti Milano. Gli ultimi quattro minuti sono da festival degli orrori in campo, soprattutto negli episodi e nelle decisioni come l’espulsione di Scavino, ma ormai l’inerzia è dalla parte dei padroni di casa che portano a casa il match. Un vero peccato, nel campionato più equilibrato mai visto, oggi un risultato positivo avrebbe dato un enorme fiducia ai ragazzi, ma per fortuna sabato si torna nel fortino Palabrumar

Milano vs Orange 6 – 5 ( 4 – 2 pt)

Marcatori primo tempo 0’40” Peverini (M) 1’40” Peverini (M) 3’50” Hurtado (M) 7’15” Curallo (A) 7’30 Pozzi (M) 10’10” Da Silva (A)

Secondo tempo 2’00” Mendes (A) 3’30” Mendes (A) 9’00” Rasero(A) 14’50 Pozzi (M) 16’00” Pozzi (M)

Ammonizioni: Peverini, Pozzi, Hurtado, Miramondi (M) Rasero (A)

Espulsi Peverini (doppia ammonizione) Scavino (espulsione diretta)

giovedì 17 novembre 2022

L'Italia scatenò la seconda guerra mondiale ? no Scurati


 

Lungi da me dal criticare autori di libri di storia ognuno ha il suo peso e il suo stile ma credo che però una regola, al di là di qualsiasi ideologia valga sempre ovverosia quello di dire sempre la verità dei fatti. Mi sono imbattuto nel booktrailer di Scurati sulla sua terza fatica dedicata a M (al secolo l’uomo della Provvidenza) quello che mi ha colpito è che l’autore nel promuovere il suo libro dedicato al triennio 1938/1940 abbia parlato di guerra scatenata dall’Italia ?? (cito testualmente “Racconta di quando a scatenare quella guerra fummo noi”) niente di più falso. L’italia non credeva alla guerra, non era pronta come hanno dimostrato anche le precedenti avventure coloniali e soprattutto non poteva stare al passo degli altri stati europei. L’italia entra in guerra dopo 8 mesi nel giugno 1940 contro le potenze “plutocratiche”, come vaticinava Mussolini arringando la folla dal balcone di Piazza Venezia, ma perché non lo aveva fatto prima anche se aveva stretto il patto con Hitler. Per le motivazioni sopra riportate non eravamo pronti e si sarebbe potuto guadagnare di più da un neutralismo come peraltro fece la spagna franchista. Come nel 1914 l’Italia è attendista e, questo fatto, provoca non pochi mal di pancia a Hitler e compagnia e se fosse rimasta neutrale anche nel 1940 e affini probabilmente anche noi avremmo archiviato il fascismo negli anni settanta come gli spagnoli scrivendo un'altra storia. Fu la fame di gloria a fregare il Duce e la certezza, purtroppo naufragata quasi subito, di una guerra ormai alla fine ma che invece aveva cominciato a scaldare i motori. Un errore di calcolo fatto da uno che aveva calcolato tutta la sua vita. Un errore che pagò, insieme all’Italia a caro prezzo; ecco perché il tema del book trailer è un po’ forzato

 

sabato 12 novembre 2022

La zona Ramon mette al tappeto l'Elledi Futsal. A segno anche Rasero e Mendes


 

Chiamatela zona Ramon ormai è quello il marchio di fabbrica degli Orange in casa, a 8 secondi dalla fine con la Sampdoria a due contro l’Elledi. Il derby è stata però una partita tiratissima dal primo all’ultimo minuto con gli Orange che ci hanno creduto di più nella seconda frazione in cui solo la sfortuna, Mendes sul palo e gran parata della difesa sul piattone di Curallo dalla propria area, hanno cercato di indirizzare la gara. Una prima frazione di gara in cui gli ospiti hanno approcciato meglio soprattutto con un pressing che in alcune occasioni ha rischiato di mandare in bambola la difesa Orange. Al vantaggio di Vincenti ha risposto in un amen Rasero per un primo tempo in cui le due squadre si sono equivalse. Di altro tenore la ripresa con una difesa super di Celentano Curallo e Ramon e un attacco con Mendes, Da Silva e Scavino a creare i grattacapi più grandi per Oanea e compagni. Diverse le occasioni mancate per i padroni di casa fino a cinque minuti dalla fine quando una percussione di Da Silva mette Mendes nelle condizioni di spingere la palla in rete. Tato come portiere di movimento immediato è la risposta degli ospiti ma l’attacco ospite non punge un attento Tropiano fino alla solita perla di Ramon. Orange sesto in classifica ma grande ammucchiata in testa alla classifica con sette squadre in due punti un campionato equilibratissimo si può vincere e perdere con chiunque come hanno sempre detto tutti

Orange vs Elledi Futsal  3 – 1 ( 1- 1 pt)

Primo tempo 4’28” Vincenti (E) 5’ 12” Rasero (o)

Secondo tempo: 14’57” Mendes (o) 19’58” Ramon (o)

Ammoniti: Costamanha, Sandri, Tato, Oanea (E) Ramon (o)

martedì 8 novembre 2022

magia e mistero i maghi del futsal a tavolino


 

Alla 14 giornata il campionato sta emettendo un verdetto e cioè che la squadra più in forma del campionato il Napoli imbattuto e col vento in poppa sia in campionato che in champions. Dietro le altre arrancano però il tanto vituperato Milan ha esattamente due punti in meno della passata stagione, non quindici e anche la Juve non può dirsi fuori ai giochi. Certo la squadra di Spalletti corre e forte troppo per mantenere questi ritmi, il mondiale potrebbe o consacrarla oppure farla tornare nei ranghi e poi il destino del campionato si decide in primavera, come sempre. Nelle ultime due stagioni il campione d’inverno è rimasto tale e le sorprese sono sempre dietro l’angolo. I soloni e gli allenatori da salotto pontificano fallimenti e vaticinano profezie ma in realtà sono distanti quasi sempre anni luce dalla realtà. Il trucco è godersi partita dopo partita il campionato che non sarà il più bello del mondo ma dispensa sempre sorprese. E a tal proposito occhio alla Juve non è così distante e alla ripresa dopo la lunga sosta invernale Napoli Inter e Juve Napoli daranno al dimensione del torneo

domenica 6 novembre 2022

Arabel il doppiogiochista che ingannò i tedeschi


 

Nella storia della seconda guerra mondiale sono molteplici gli episodi che a volte al limite della farsa hanno determinato il corso e le pieghe della storia. Non fa caso a parte Joan Pujol Garcia, spagnolo, con il vezzo di voler fare la spia. Cerca di farlo aiutando i britannici che lo respingono e allora lui si offre ai tedeschi per poi fare il doppio con gli stessi inglesi. Il fatto curioso è che all’inizio redige falsi report sull’Inghilterra rimanendo distante migliaia di chilometri, si inventa persino una rete di collaboratori, ben 27, che sono a libro paga e i tedeschi gli credono pagando a pie di lista. Prende alcune precauzioni ma di fatto si rimane basiti nel vedere con quale presappochismo i tedeschi credano alle sue rivelazioni. Micidiale quando nel suo report di Glasgow dice che gli abitanti sono disposti a qualsiasi cosa per un litro di vino ! Vino !!!???. Il suo apice è lo sbarco in Normandia, le informazioni sullo sbarco sono veritiere ma vengono ritardate fino all’ultimo di fatto rendendole di fatto inservibili. Su altro aspetto invece fornisce dati che insospettiscono i tedeschi che credono fino all’ultimo che la Normandia sia solo un diversivo 25 divisioni fantasma sarebbero in teoria pronte a prendere terra a Pais de Calais, divisioni che non esistono. Arabel il nome in codice di Garcia non viene mai scoperto e a parte l’ingente quantitativo di denaro che la Germania gli scuce vien pure premiato a fine guerra sia dagli Inglesi che dai tedeschi. Troppe le cose non dette e così emigra in Venezuela dove trova la morte nel 1988 chissà con quali segreti nascosti, oppure no.

sabato 5 novembre 2022

Vince il Green Project contro un Orange con troppe assenze




 

Disco rosso per l’Orange Futsal Asti che con il Città di Mestre griffato Green Project Agency incappa nella seconda sconfitta consecutiva esterna, la terza di questo campionato contro compagini venete. Ma se contro lo sporting Altamarca la sconfitta era stata meritata qualche rammarico per questa sfida rimane soprattutto per le assenze che Dodo Morellato ha dovuto patire in questo match. Senza Da Silva squalificato per il doppio cartellino rimediato contro la squadra ligure martedì scorso e con Ibra ancora ai box, si sono sentite le assenze di Mendes e Vitellaro. Quattro giocatori regalati ai veneti sono tanti che pur privi di Leandrinho hanno messo in campo giocatori di esperienza come Mazzon, Bellomo, Urio e Del Gaudio, giocatore che ha un grande feeling con il goal. La partita si era messa bene con l’espulsione di Bordignon che aveva permesso a Scavino in superiorità di andare in vantaggio, il Green Project non finalizzava un rigore con Juanillo, grandissimo Tropiano, poi un uno due mortifero con Del Gaudio e Mazzon mettevano i padroni di casa avanti, Rasero impattava e poi dopo una grande azione Ramon sfiorava una rete da favola ma sul rovesciamento di fronte Bellomo suggellava il vantaggio per la squadra di casa. Del Gaudio e Bellomo sempre loro nella ripresa mettevano distanza e negli ultimi minuti altre tre segnature chiudevano il punteggio sul 7 a 3 finale, forse ingeneroso per Celentano e compagni, ma visti i risultati maturati, a parte Verona, che viaggia col vento in poppa, in questo campionato ogni giornata è a se stante. Sabato prossimo sarà derby piemontese con Elledi ma si gioca al Palabrumar.

 

Green Project Agency vs Orange Futsal Asti 7 – 3 ( 3 -2pt)

Marcatori primo tempo : 4’51” Scavino (o) 9’09” Del Gaudio (G) 13’09” Mazzon (G) 14’ 38” Rasero (O) 18’03 Bellomo (G)

Marcatori Secondo Tempo 6’25” Del Gaudio (G) 9’06” Bellomo (G) 14’36 Del Gaudio (G) 15’21 Ramon (o) 18’11 Del Gaudio (G)

martedì 1 novembre 2022

Un Orange spettacolare infiamma il Palabrumar nei secondi finali

 

Se si doveva riscattare la brutta battuta d’arresto contro lo Sporting Altamarca con una prova di altissima qualità l’Orange Futsal ha centrato l’obiettivo. Vincere a 8 secondi dalla fine ha un sapore dolcissimo soprattutto contro una squadra zeppa di campioni e costruita per centrare il grande salto nella massima serie. Un tarantolato Morellato in panchina si gusta un successo che proietta la sua squadra al quarto posto del girone e aggiunge uno scalpo prestigioso al suo carnet. Gli Orange affrontano la partita con il piglio giusto, guardinghi quanto basta e pronti a far male dopo aver difeso con un pressing tuttocampo. E’ Da Silva ad aprire le danze ma è un super Curallo a dare certezze con una prodezza delle sue. Quando Da Silva fugge alla guardia di Salamone e deposita al centro per il più classico degli autogoal, il pubblico del Palabrumar non crede ai suoi occhi. I liguri passano subito al portiere di movimento e il gioco da i suoi frutti ma Tropiano viene battuto solo da Boaventura su rigore. All’intervallo la squadra di casa comanda 3 a 1 ma la ripresa, parole del DG Caccialupi corre il rischio di essere lunghissima. Detto fatto la Sampdoria entra con una grinta eccezionale che la porta subito a dimezzare lo svantaggio con Saponara e a sfiorare il pareggio in più occasioni. Ma il pressing è un arma a doppio taglio e così Curallo soffia il pallone e si presenta a tu per tu con Lo Conte beffandolo. Partita in ghiaccio macchè Boaventura con la complicità di uno stinco astigiano la riapre immediatamente ma ci pensa Ramon con i suoi dribbling e i suoi tiri a indirizzarla per il 6 a 3. Nuovamente il portiere di movimento e prima Reynoldi e poi Ortisi portano i liguri a giocarsi l’ultimo minuto al cardiopalma, quando a 50 secondi dalla fine Da Silva prende il secondo giallo, anche il più ottimista dei tifosi in tribuna si rassegna e invece pur in inferiorità numerica Scavino recupera un pallone che consegna al geometra Ramon che disegna una parabola imprendibile da 30 metri che si deposita al sette. Esplode la torcida Orange e la felicità incontenibile della panchina. Una vittoria meritata e di peso, ora bisogna dare continuità e sabato è già alle porte per una nuova trasferta veneta.

 

Orange vs Sampdoria 7 - 5  ( 3 -1 pt)

Marcatori primo tempo: 4’56” Da Silva (O)  8’29” Curallo (o) 12’24” Da Silva (o) 15’00” Boaventura (s)

Marcatori secondo tempo: 53” Saponara (S)  6’50 Curallo (o) 7’02 Saponara (S)  7’33” Rasero (O) 9’05 Ramon (o)  14’46 Reynoldi (s) 19’00” Ortisi (S) 19’52” Ramon (o)

Ammoniti: Foti e Galan (s) Ramon e Da Silva (o)

Espulso Da Silva doppia ammonizione

lunedì 31 ottobre 2022

film e didattica il caso di In Westen nichts neues


 

Un film ha sempre il suo fascino, ma quelli di guerra, se fatti bene, sono decisamente didattici. Netflix ha proposto la nuova versione di Niente di nuovo sul fronte occidentale dedicato alla fine del conflitto tra Francia e Germania questa pellicola non fa eccezione e presenta una sfaccettatura unica del sentimento che prende gli uomini di trincea. Da una parte il facile entusiasmo, la bella guerra e la bella morte che facevano da prologo nel 1914 alla guerra di movimento rapida in cui i giovani di belle speranze andavano a schiantarsi contro gli shrapnel dei nemici. La gioia per la facile impresa viene meno quasi subito. L’orrore del sibilo del mortaio, il fragore della bomba che ti scoppia all’improvviso di fianco, il fischio della pallottola che ti manca per pochi millimetri ti fa sembrare un sopravvissuto o, per meglio dire, un fortunato, e queste sono le sensazioni a volte inespresse nei non racconti che il nonno Beppe mi faceva percepire. L’ansia dell’attesa, il fango che ti penetra nei vestiti, il sangue spesso non tuo che ti sporca la divisa, gli ordini improbabili e l’assenza di umanità. Sono immagini crude quelle che emergono dalla visione del film, un pugno nello stomaco potente che presenta la quotidianità e la crudeltà dell’atto bellico, come quando vengono scavate le fosse comuni in cui seppellire centinaia di uomini e su di esse cala la calce ristoratrice per evitare epidemie. C’è tutto in questo film, come nel romanzo, compreso l’epilogo che vede i comandanti ancora schierati col piglio ottocentesco che sprezza il valore del singolo uomo, che manda i propri reparti a morire a pochi minuti dall’armistizio. Didattico, preciso, utile, didascalico per certi versi. Nell’era moderna in cui video e fotografia valgono più di mille scritti da proiettare nelle scuole per far comprendere appieno anche la stupidità della guerra

domenica 30 ottobre 2022

Giornata no per gli Orange ma martedì si torna subito in campo


 foto profilo facebook sporting altamarca

“Giornata no. Sotto ogni punto di vista, ci è mancata gamba e lucidità nelle scelte. Loro ci son stati superiori sotto ogni aspetto, tecnico - tattico ma soprattutto sul piano dell’intensità e della spinta”. Le parole sono di Dodo Morellato, head coach e raccontano della sconfitta maturata dagli Orange contro lo Sporting Altamarca in terra veneta. Una partita di rincorsa giocata in modo perfetto dallo Sporting che non ha permesso a Celentano e compagni di riuscire ad avere ragione del gioco aggressivo e asfissiante di Ouddach e compagni. Un primo tempo in cui la partita è stata subito in salita, il tiro dell’attacco veneto è stato deviato battendo imparabilmente Tropiano per la rete dell’1 a 0 che ha di fatto indirizzato il match. Gli attacchi successivi Orange si sono andati a infrangere contro il muro eretto davanti a Miraglia, poi su contropiede Delmestre ha sigillato i primi venti minuti. Nella ripresa dopo il 3 a 0 di fatto la partita si è chiusa e l’uso del portiere di movimento non ha modificato l’esito della contesa. Martedì si torna in campo al Palabrumar contro la Sampdoria, fischio d’inizio alle ore 16

Sporting Altamarca vs Orange 5 – 0 (2 -0 pt)

Marcatori 2 Delmestre 1 Ouddach, Rosso Maltauro

giovedì 27 ottobre 2022

Bollettino 887 il doppio comunicato stampa su Caporetto. Mestieri difficili di un tempo: l'addetto stampa dell'esercito

  

28 ottobre 1917 il Comando italiano emette il bollettino di guerra numero 887, si tratta del documento ufficiale che certifica la sconfitta a Caporetto e da l’idea della ritirata verso il Tagliamento e poi verso il Piave. Il bollettino era il documento ufficiale giornaliero che certificava i movimenti di truppe e sanciva in modo preciso vittorie e sconfitte. Era il comunicato stampa che prendeva le mosse per informare se non esaustivamente in modo sinergico l’andamento della guerra. Duro il compito dell’estensore del documento che andava in contro a mille controlli e a volte anche a censure preventive e postume nell’accontentare la platea dei giornalisti a cui era indirizzato ma anche le indicazioni politiche militari da seguire. Proprio del 887 ne vengono certificate due varianti la prima, molto bellicosa, di Cadorna, che identifica i colpevoli della sconfitta:

«La mancata resistenza di riparti della 2ª Armata vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze austrogermaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla Fronte Giulia. Gli sforzi valorosi delle altre truppe non sono riusciti ad impedire all'avversario di penetrare sul sacro suolo della Patria”.

La seconda decisamente più edulcorata: «La violenza dell'attacco e la deficiente resistenza di taluni riparti della 2ª armata, ha permesso alle forze austrogermaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla Fronte Giulia. Era stata richiesta dallo stesso Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando.

La dimostrazione che il comunicato stampa bollettino elaborato dalla politica cercava di non inimicarsi la platea dei militari e di fatto di dare il benservito allo Stato Maggiore dell’esercito fin li operativo. Per un curioso caso del destino entrambe le veline uscirono non si sa se il secondo con la dicitura, il seguente comunicato annulla il precedente. In ogni caso a essere bannato fu Cadorna  

domenica 23 ottobre 2022

Il trip advisor di Montesquieu


 

24 ottobre del 1728 stiamo parlando di tre secoli orsono i giovani rampolli nobili andavano in giro per l’Europa per fare esperienza tra questi Montesquieu  filosofogiuristastorico e pensatore politico francese. considerato il fondatore della teoria politica della separazione dei poteri. Ebbene scrisse un libro sul suo viaggio in Italia e si soffermò in modo particolare su Torino

Torino è una città ridente, piccola, sebbene ingrandita dal padre del Re e dal Re dopo l’assedio; i nuovi quartieri sono stati tirati a filo […] piccola città, poche case; poca gente per le strade. […] Insomma Torino è piccola e ben costruita: è il più bel villaggio del mondo.

Così scriveva nel 1728 Montesquieu, a conclusione del lungo passo del suo Viaggio in Italia dedicato alla capitale sabauda.  In queste poche righe sono sinteticamente raccolte le sue impressioni su Torino: una città di piccole dimensioni, un po’ provinciale, dalla popolazione non troppo numerosa, che si distingueva per l’ordine e la regolarità del tessuto urbano e l’eleganza dei suoi palazzi, soprattutto nelle nuove aree edificate dopo gli ampliamenti avvenuti tra la seconda metà del Seicento ed i primi decenni del xviii secolo. Palazzo reale una delle costruzioni più belle e importanti da vedere.

La vita in città gli appariva noiosa: i torinesi si mostravano tristi e poco ospitali; riservati ed orgogliosi fino alla scortesia i magistrati. Soffocante il clima a corte, ove la nobiltà non aveva modo di sottrarsi al controllo del sovrano.

 Concludeva Montesquieu: Non vorrei essere per nulla suddito di questi piccoli principi! Sanno tutto quello che fate, vi hanno sempre sotto gli occhi, conoscono esattamente le vostre rendite, trovano modo di farvele spendere, se ne avete molte […]. È molto meglio essere sperduti negli Stati di un grande padrone.

Insomma non ci facemmo una gran bella figura tutto sommato e il trip advisor di Montesquieu non sarà sicuramente piaciuto a Vittorio Amedeo di Savoia, e poi suvvia i francesi avevano ancora il dente avvelenato per l’assedio di Torino del 1706. Quindi tutta colpa di Pietro Micca

 

Briganti la serie Netflix che si ispira alla storia del Brigantaggio meridionale

Pietro Fumel  Le fiction storiche da sempre mi attirano e su Netflix mi sono lasciato trascinare a guardare quella dedicata al brigantaggio ...