giovedì 27 dicembre 2018

Diciamo basta ?



I fatti di cronaca fuori da San Siro con una persona che ci lascia la pelle e un’altra miriade di persone che si azzuffano e si accoltellano mi riporta indietro nel tempo anno di grazia 1987, era dicembre si giocava Milan Roma partita difficile e scorbutica, era il Milan di Gullit, era in secondo anello blu a tifare con la consueta passione, campionato di vertice nella ripresa con gli attacchi del Milan viene buttato un petardo che stordisce Tancredi, un botto violentissimo. Il portiere viene portato fuori dal campo ed esordisce il giovane Peruzzi. La partita viene vinta su rigore dal Milan ma la mannaia del giudice sportivo decreta la vittoria a tavolino della Roma. Giusto così. Il colpevole, non c’era ancora il sistema di telecamere attuali venne trovato quasi subito e ghettizzato dalla curva anche se stazionava al primo anello, ricordo di averlo visto sul treno per Barcellona, finale Champions, guardato a vista con sospetto da tutti, probabilmente per paura che lo stesso commettesse altre stupidaggini. Perdere punti fa male e credo che in quel periodo vennero poi bandite di fatto botti e controbotti che avrebbero portato a un serie di penalizzazioni. Oggi si potrebbe fare lo stesso la cosiddetta responsabilità oggettiva andrebbe applicata con rigore, risse, insulti, razzismo, ecc. se conclamati, penalizzazione. Vuoi vedere che i tifosi di Inter, Milan, Napoli e Juve se alla fine della stagione hanno venti punti in meno per via di sanzioni reali la smettono di farsi del male e si conterranno ?? il dubbio c’è vogliamo provarci ?

giovedì 6 dicembre 2018

Pallone d'oro



La querelle del pallone d’oro tra Messi, Ronaldo Modric ha assunto i contorni di una farsa che nemmeno i bambini dell’asilo sono in grado più di supportare. Che si tratta di tre campioni nessuno lo mette in dubbio, che siano di un altro pianeta, calcisticamente parlando anche, quello che fa specie sono i litigi, l’utilizzo dei parenti, le zuffe mediatiche che li fanno assomigliare sempre più a comari prezzolate e piangenti. In teoria dovrebbero essere fior di professionisti e in alcuni casi il numero dei premi detenuti pronti ad ammuffire su mensole precostituite non dovrebbero fare il campione. E su questa stucchevole querelle si consumano poi gli zebedei di fior di tifosi pronti a sostenere a spada tratta il proprio beniamino e i suoi capricci ultramilionari. In questi casi provo un po’ di nostalgia per i tempi andati quando il trofeo non era un orpello di marketing ma un vero premio a un impresa sportiva e poi variava di anno in anno

lunedì 3 dicembre 2018

Per chi ama il futsal una due giorni imperdibile al Palasanquirico



Saranno due giorni speciali al Palasanquirico la Nazionale di Futsal arriva per una due giorni in cui allieterà il palato degli amanti astigiani di questo gioco spettacolare e al tempo stesso molto intenso. Un omaggio a una terra che crede in questo sport e che grazie a Orange Avis Isola ma anche Città di Asti Calcio a 5 hanno dato tanto al movimento. Prima di rituffarsi in campionato l’emozione di una doppia sfida Le due partite si disputeranno alle 20.30 al Palasanquirico. Il 12 dicembre a Nyon il sorteggio per le qualificazioni Mondiali Dopo le due amichevoli disputate a fine ottobre in Bielorussia con i padroni di casa terminate con un pareggio (2-2) e una vittoria (4-2), la Nazionale di Futsal torna in campo per affrontare la Francia in una doppia amichevole in programma martedì 4 e mercoledì 5 dicembre al Palasanquirico di Asti (ingresso gratuito – calcio d’inizio delle due gare alle 20.30). Per gli ultimi test del 2018 il Ct Roberto Menichelli ha convocato 15 giocatori, che si raduneranno ad Asti nella serata di domenica 2 dicembre. Prosegue quindi la preparazione degli Azzurri, che mercoledì 12 dicembre a Nyon conosceranno le avversarie del girone di qualificazione al Mondiale che si svolgerà nel 2020 in Lituania. Saranno sorteggiati otto gruppi formati da quattro squadre, con le prime due classificate che guadagneranno l’accesso all’élite round.
L’elenco dei convocati
Portieri: Michele  Miarelli (Italservice C5), Francesco Molitierno (Napoli C5), Stefano Mammarella (AcquaeSapone C5);
Giocatori di movimento: Cristiano Fusari (Came Dosson C5), Paolo Cesaroni (Napoli C5), Massimo De Luca (Napoli C5), Nunzio Frosolone (Feldi Eboli), Sergio Romano (Feldi Eboli), Giacomo Azzoni (Meta C5), Carmelo Musumeci (Meta C5), Giuliano Fortini (Italservice C5), Carlo Houenou (Real Futsal Arzignano C5), Julio De Oliveira (AcquaeSapone C5), Marco Ercolessi (AcquaeSapone C5), Gabriel Lima (AcquaeSapone C5).
Staff – Commissario tecnico: Roberto Menichelli; segretario: Fabrizio Del Principe; assistente allenatore: Carmine Tarantino; preparatore atletico: Valerio Viero; preparatore dei portieri: Mauro Ceteroni; medico: Nicola Pucci; fisioterapista: Vittorio Lo Senno

domenica 2 dicembre 2018

La cultura dello Stadio



Pretendere rispetto e far play in una società che si sta imbarbarendo diventa sempre più anacronistico, e fa molto discutere tutto quello che è successo a margine della partita di Firenze in merito alle vergognose scritte su Heysel e su Scirea. Tutto vero e sottoscrivo sulla responsabilità della cultura che dovrebbe animare il tifo da stadio. Ma sarebbe anche bello non fare gli ipocriti. Le scritte su Heysel Superga e, tutto quanto c’è di più luttuoso nel calcio, campeggiano da decenni negli stadi e mai nessuno ha avuto il coraggio di prendere provvedimenti eclatanti. Le curve sono off limits su cori e striscioni, sarebbe veramente bello, e lo dico da tifoso del calcio, che al minimo accenno di cori e offese così vergognose l’arbitro sospendesse la partita e al secondo episodio ci fosse la partita persa a tavolino. Forse probabilmente educheremmo meglio il tifoso e tutte le persone che dovrebbero godere di uno spettacolo pulito e non solo dell’aspetto sportivo. E mi piacerebbe, ma qui mi sa che sono utopista che quando una squadra vince i suoi tifosi non debbano infierire ogni 3 x 2 urlando ai propri avversari “dovete rosika”. Ma perché non si godono il successo dei propri beniamini è così difficile. No la contrapposizione piace di più e il guaio è che questo linguaggio ormai è trasposto anche in politica, dove non si guarda ormai più al bene collettivo ma a sfottere gli avversari. Manca veramente una cultura generale Partire dagli stadi potrebbe essere un’idea, ma poi, dovremmo tutti cercare di crescere, culturalmente si intende

mercoledì 21 novembre 2018

Alla lavagna ..... anzi dietro

Certe trasmissioni le abbiamo viste solo fare ai boiardi di stato e mettere insieme politica e infanzia è quanto di più becero ci possa essere. Il primo aspetto è la strumentalizzazione, il secondo è l’assoluta finzione di una trasmissione tutta realizzata a tavolino e lontanissima da una realtà quanto mai distante. Il giudizio vale per qualsiasi forza politica la proponga sia chiaro anche se la puntata con il ministro del Tunnel del Brennero Toninelli ha toccato vette esilaranti. Soprattutto quando spiegava il decreto anti- corruzione ai bambini di otto anni (ma che senso ha), immagino che sia la priorità dei suddetti bimbi. La spettacolarizzazione e l’uso improprio di una rete pubblica per servizi di questo genere dia il senso della misura non della politica (che si presta a questa manfrina) ma a coloro che vanno sempre in soccorso dei vincitori, e in Italia da Piazza Venezia in poi ne abbiamo visti milioni, questi sono i tipi più pericolosi. Mala tempora currunt

martedì 13 novembre 2018

Indegno ??? ma mi faccia il piacere


Il capitano inteso come il Ministro dell’Interno che tutto sa e tutto provvede e pontifica oggi o forse ieri pontifica sul puntero del Milan, di fatto affermando che si aspetta una lunga squalifica per l’attaccante di Gattuso. A parte il fatto che da una persona delle istituzioni mi aspetto di tutto tranne che si metta appunto a pontificare anche sullo sport nazionale, ma il fatto comico è che al Ministro non piace l’atteggiamento (!!!!!!) proprio lui – direbbe Piccinini. E così con questa sciabolata morbida tra un selfie e l’altro abbiamo anche l’Interno pensiero di un tifoso qualsiasi che si vergogna del comportamento dell’attaccante (si vergogna? cosa dovremo dire noi allora). Allora se lo ha fatto lui mi permetto di dire quello che penso della partita di domenica. Troppo il divario tra le due società in termini tecnici, una partita nelle gambe durissima contro il Betis Siviglia, con relativa trasferta, una serie di infortuni che nemmeno a Lourdes ci aprono più. Una svista difensiva che di fatto ci condannava a una partita diversa, un rigore che avrebbe dovuto portare all’espulsione del difensore (anche se non sarebbe cambiato il destino del match). E il solito protagonismo di Mazzoleni, lo hai ammonito per proteste, due gialli per proteste sono assolutamente eccessivi visto certo permissivismo. Detto questo ci si può anche incazzare, ha sbagliato, pagherà con due giornate e ci rifaremo. E prima o poi torneremo anche il ventennio ha avuto il suo epilogo, vero Matteo ?

domenica 11 novembre 2018

Pennivendoli ??




“Sciacalli infami” questo lo spregiativo epiteto che il Ministro che dovrebbe gestire anche il mondo dell’informazione ha lanciato a favore della categoria. Motivo aver osato raccontare la cronaca giudiziaria ed esprimere, ebbene si è nella facoltà del mestiere che facciamo, giudizi, sull’operato o a volte il non operato di quelli che sono i colleghi di partito. Ce ne sarebbe abbastanza per sputare valanghe di insulti nei confronti di una persona che riveste, purtroppo, un ruolo istituzionale che impone ben altra sobrietà. Ma nell’epoca dei leoni da tastiera, del tutti contro tutti, del vaffanculo perenne lanciato anni fa dal loro nume tutelare, sembra quasi la normalità. Il mestiere che noi facciamo fatto di ore improbabili di lavoro, di attenzioni, di scritture e riscritture, quando alle volte non sono tagli e contro tagli su servizi televisivi, di professionalità che crescono sul campo che si affinano, a volte attraverso errori, altre volte attraverso gavette. L’oscuro lavoro di mille e più collaboratori che a volte per un tozzo di pane perdono anche il sonno e il riposo per essere attenti su tempi e lavori. Ecco mi piacerebbe che quando un Ministro della Repubblica parla di una categoria di lavoratori avesse un po’ più di accortezza. E invece termini come sciacalli, puttane, pennivendoli la fanno da padroni in una sorta di delegittimazione perenne. Verrà un tempo in cui la gente perbene, ed è la maggioranza, prenderà le distanze da questi loschi figuri, perché urlare così è facile, come prendere l’applauso, ma nel tempo questi spettacoli indecenti non durano. E noi siamo qui come Confucio sulla riva del fiume

La fine della prima guerra mondiale. Rethondes 11 novembre 1918



Esattamente un secolo fa la vecchia Europa cessava di esistere e al suo posto nasceva un periodo che di li poco sarebbe imploso. Su un vagone ferroviario, mentre oggi andiamo in piazza per avere un treno ad alta velocità, i corsi e i ricorsi della storia, si siglava l’armistizio che sarebbe poi stato ratificato tra Francia e Germania

Ritiro entro 15 giorni delle truppe tedesche da tutti i territori occupati in FranciaLussemburgoBelgio, nonché dall'Alsazia-Lorena
Entro i successivi 17 giorni abbandono di tutti i territori sulla riva sinistra del Reno, e consegna delle guarnigioni di MagonzaCoblenza e Colonia alle truppe d'occupazione francesi
Consegna alle forze alleate di 5.000 cannoni, 25.000 mitragliatrici, 3.000 mortai e 1.400 aeroplani e relativa consegna di tutte le navi da guerra moderne. Consegna a titolo di riparazione di 5.000 locomotive e 150.000 vagoni ferroviari. Annullamento del trattato di Brest Litovsk

Si trattava di condizioni volte ad impedire che il Reich potesse riprendere le ostilità, e vennero di fatto confermate con il successivo trattato di Versailles, un errore con il senno di poi. Torti e riparazioni e non magnaminità nella vittoria avrebbero consentito di covare rivincite e di fare poi scattare la seconda guerra mondiale. In italia più o meno successe la stessa cosa. Non avevamo imparato nulla dopo 50 mesi di guerra e milioni di morti. Oggi ricordare quelle ecatombi può essere utile per guardare sempre con spregio ai nazionalismi più sfrenati perché portano solo guai e ulteriori guerre, mentre a volte per progredire è più utile riflettere   

giovedì 8 novembre 2018

Come fregare i giornalisti italiani (non sono mica un pirla cit.)



Dite quello che volete ma Mou più che un allenatore è un grande esperto di comunicazione, al termine di una partita in cui la sua squadra è stata decisamente dominata e ha vinto con fortuna con un mezzo tiro, si è inventato una sceneggiata consapevole che il cronista italiano lo avrebbe poi intervistato solo ed esclusivamente per il fatto di cronaca finale. Un giornalista sportivo serio lo avrebbe incalzato sul dominio della Juve per 80 minuti, sulle tattiche usate da allegri, sull’incapacità della sua squadra di trovare le giuste contromisure. Invece solo il gesto delle orecchie che fa il verso al triplete dell’andata. Quello che un cronista avrebbe dovuto notare è che in 180 minuti la sua squadra che una volta era la dominatrice della Champions è stata dominata dai bianco neri. Poi, si sa, ci va fortuna e nel doppio confronto lui ne ha avuta parecchia. MA siccome gli italici pennivendoli per un click in più si venderebbero l’anima eccoli pronti a trovare le polemiche e lui che conosce il panorama sportivo dei giornalisti del bel paese ci ha sguazzato come pochi. In fin dei pochi è mica un pirla (cit. Mou)

domenica 4 novembre 2018

Nonno Beppe festeggiamola insieme


Caro Nonno mi chiedo oggi a cent’anni esatti dalla tua gioventù, dalle tue speranze e dalla tua voglia di combattere per un Italia migliore cosa ne penseresti delle tue azioni se rapportate ad oggi e come tu rileggeresti le tue azioni dell’epoca. Il ricordo della mia infanzia era quello di un nonno che non amava ricordare quel periodo. Troppi amici morti, troppa sofferenza vista troppo patimento, me lo avevi fatto intendere. Per te ogni giorno sulla terra in più era un dono. Tu che aborrivi gli esaltati, quelli che urlavano a favore della guerra, ma poi forse erano gli ultimi a lanciarsi dal terrapieno, quando andava bene. Tu socialista non certo guerrafondaio ma che hai fatto il tuo dovere. Per te il Piave era la frontiera da difendere a ogni costo perché, la fattoria, la tua terra era minacciata da quegli austriaci che il trisnonno aveva già contrastato decine di anni prima. La guerra non era la soluzione era una necessità. 

L’hai subita sia la prima che la seconda ma sempre con grande dignità e a testa alta. Una decorazione perchè avevi preso in ricognizione decine di prigionieri con due commilitoni, ma non ne hai mai fatto vanto. Un grado raggiunto per la qualità del tuo essere come sempre e come avresti poi fatto anche in futuro, di essere al servizio. Comandante di plotone, poi del casello, poi amministratore pubblico. Per te il 4 novembre era la fine di un periodo e ostentavi la medaglia celebrativa e ti fregiavi di un titolo Cavaliere di Vittorio Veneto, ottenuto in ritardo solo perché non ritrovavi più il foglio del congedo, ma quel titolo era una medaglia da tenere sul petto gonfiato non per retorica militare ma perché avevi contribuito alla crescita del paese. Grazie nonno e buon anniversario  

domenica 28 ottobre 2018

Il 28 ottobre a Ponte Milvio ci fu un'impresa, ma il Duce non c'entra



Il 28 ottobre richiama infaustamente la marcia su Roma quando in tono più folcloristico che militare il duce prese possesso con la connivenza della Corona l’Italia costringendola a un ventennio di stupidità  poi sfociate nella tragedia della seconda guerra mondiale e di tutto quello che ne consegue, leggi razziali comprese. Però a ben guardare la storia ci pone nella stessa data altre consapevoli ricorrenze che è bene sottolineare. Il 28 ottobre di 22 anni dopo la marcia su Roma Predappio fu liberata dagli alleati, quando si dice la ricorrenza, ma il 28 ottobre è anche la giornata, ribatezzata la giornata dei no da parte della grecia che respinse al mittente l’ultimatum del Duce e così lo spezzeremo le reni alla greca divenne solo metaforico. Nel 1918 poi di fatto vedeva la conclusione della guerra sul fronte italiano con la vittoria a Vittorio Veneto e se vogliamo andare ancora più in la battaglia di Ponte Milvio quella in cui Costantino batte il suo rivale Massenzio con la famosa visione della luce in cielo “in hoc signo vinces” ecco possiamo ricordare che quei segni non erano fasci littori  

giovedì 25 ottobre 2018

Domani Vittorio Veneto. Il futuro dell'Italia non è mai stato così radioso


Il 23 è arrivato l’ordine di attacco alla sera, alla mattina alle sei abbiamo attraversato d’impeto il fiume sul ponte di barche messo dai genieri, il fiume spaventava un po’, ma abbiamo fatto una corsa d’impeto e così siamo arrivati dalla parte opposta. Le scharwlose erano schierate contro il ponte ma non c’era nessuno dietro di loro, eppure erano cariche con migliaia di colpi nei caricatori, ne ho contate otto schierate contro il ponte di barche, non abbiamo avuto nemmeno un ferito. Il grosso della compagnia è passato, c’è una strana euforia eppure più avanti due cecchini hanno ammazzato cinque dei nostri, ci sono volute due ore per stanarli a forza di bombe a mano. Stiamo veramente galoppando in pianura verso le montagne, la sensazione è che ci stiamo avvicinando alla fine di questa follia chiamata guerra. Morire adesso sarebbe autolesionista oltre che stupido. In tre anni è cambiato tutto, ci sono grandi aspettative, siamo maturati, ho solo 21 anni e anche se il mio futuro è la terra, la lavorerò con passione, voglio una stalla tutta mia, mi impegnerò per il mio paese e voglio costruirmi una famiglia che mi segua. Porterò con me lo sguardo e la morte di tanti miei amici caduti sotto la pioggia, sotto il sole, nelle guardie, negli assalti per delle stupidaggini, non voglio più parlare di guerra, non dirò tutto ai miei, delle sofferenze e della morte vista in queste trincee. Se Dio esiste spero che prove di questo genere non capitino più. C’è aria nuova, se penso che mio bisnonno Massimiliano serviva nell’esercito austriaco e mio nonno Natale trattava con lo Stato pontificio per la gestione della terra è passata un’era. Ora tutto è nuovo, tutto è diverso il futuro è nelle nostri mani: mai più divise: mai più guerre

lunedì 22 ottobre 2018

Report ? Nulla di nuovo sotto il sole





Presentato come un servizio stratosferico contro la madre di tutti i complotti, il servizio di Report di questa sera ha messo in luce solo un aspetto, è cioè, che il nostro calcio, è un calcio malato fatto di protagonismi e in cui personaggi di indubbia moralità fanno il bello e il cattivo tempo per pavoneggiarsi e perché no trarne profitto con l’eventuale connivenza del potente di turno. Uno spettacolo sicuramente riprovevole ma è che figlio e specchio dei nostri tempi. La gestione dei biglietti costi sempre più elevati e gran quantità di denaro nelle mani di persone che usano lo sport come vero e proprio lavoro in grado di fornire loro sussistenza di tutti i generi. Quello che fa specie, ma si presume sia una prassi di parecchie società, è il filo diretto tra società e gruppi di ultras, con Dirigenti che in barba alle più elementari leggi portano ad esempio striscioni offensivi e passibili di multa dentro lo Stadio, sbeffeggiando gli avversari!! Ma è questo quello che vogliamo e insegniamo ?? una tristezza infinita, mi viene in mente quando oltre dieci anni volli portare a San Siro uno striscione con la scritta in piemontese Gila fai il bravo e non potei srotolarlo perché non avevo presentato la domanda in tempo (bastava leggere il senso dello striscione), eh già non avevo la connivenza di un alto dirigente, sarebbe bastato quello. Insomma dopo aver visto il servizio vedi proprio il vuoto pneumatico che alberga in questi rapporti e ti chiedi se alla fine vale la pena andare a vedere la partita. Nel dubbio io mi guardo il futsal

Il Portiere di Notte



Era dai tempi del derby perso per colpa di Minaudo che non vedevo una partita così brutta, due squadre votate all’anticalcio come si vedono nei campi di periferia, palla alta e pedalare, contrasti duri e tackle a livello di cronaca nera, conclusioni poche e votate più alla fortuna del rimpallo che non alla ricerca del gesto atletico. E poi lui il principe delle vaccate, perché non puoi considerarla tale, aveva già cercato la stupidata epica con il retropassaggio salvato sulla linea e poi probabilmente appagato di trovarsi a San Siro senza pagare il biglietto a guardare il nulla e a farsi uccellare così. Prendi sei milioni all’anno e un po’ più di umiltà non guasterebbe reattivo e sul pezzo, invece così sei distratto da morire e perdiamo un derby da 0 a 0. Chi vince ha sempre ragione ma su un tiro a campanile sparato a caso non può esserci un atteggiamento così. Te ne vai in panca e cerchi di riconquistare la fiducia del gruppo e ti dai da fare. Gli unici ad aver vinto il derby la curva, ma loro non perdono mai

Non bevetevi il cervello



Uliveto si o no. Sinceramente non è un dibattito che mi appassiona. Tutto in Italia si sta trasferendo su un campo quello della tifoseria da stadio a favore e contro una tesi che non va a favore di nessuno. Ogni singolo problema è trattato come se fosse la discussione su un rigore o presunto tale che può decidere un campionato. Insomma diceva bene il buon Winston Churchill, l’italiano affronta la guerra come se fosse un partita di pallone e una partita di pallone come fosse una guerra. La perfida Albione aveva già capito quello che è il nostro status, dei fantastici e brillanti improvvisatori su tutto e soprattutto gente che non prende impegni. La sfida della pallavolo è diventata così la sfida tra razzisti e non solo per il fatto che ci sono giocatrici che hanno una provenienza e un’origine diversa ma che in realtà sono italianissime. 

Per il sottoscritto non esiste nessuna distinzione cromatica sono giocatrici italiane e punto e alcune le ho anche viste giocare nei campionati minori, atlete di rara potenza e di bellezza da vedere sul campo. Trascinarle in una disputa è di quanto più stucchevole. Detto questo non si può non sottolineare che l’italiano sia anche campione di uno sport in cui non è secondo a nessuno: leccare il fondoschiena al potente di turno. Lo facciamo da secoli, per ingraziarci il potente del momento cerchiamo la sua approvazione. Che il Ministro dell’interno sia r…… lo sanno anche le pietre, ha puntato la sua campagna e la comunicazione sulla paura del diverso e così continua, anche se il problema non sussiste e così, chi ha ideato una campagna pubblicitaria in modo sommesso ha cercato di ingraziarsi il potente di turno. Come? ma cancellando l’atleta scomoda per la propria pigmentazione ??? si è scatenata la solita rissa, magari cercata anche come momento di pubblicità indotta (preferivo il buondì motta con la bambina e l’asteroide – che ci meritiamo). Chi pianifica una campagna lo fa curando anche i minimi dettagli - suvvia i grafici erano soprappensiero ???? ma chi vogliono prendere in giro. Anche Leni Riefensthal quando doveva riprendere zio Adolf alle Olimpiadi tagliò scene con Jesse Owens chissà come mai. Bevete quel che volete ma per favore non il cervello.

giovedì 18 ottobre 2018

Il festival giovanile di Musica Classica si sposta a Cossato


Dopo i due concerti tenutisi presso il Cantinone di Biella il Festival Giovanile di Musica classica si sposta a Cossato a Villa Ranzoni nella sala Giuliana Pizzaguerra dove si terrà la performance del pianista Matteo Buonanoce un giovanissimo talento piemontese

Buonanoce Matteo nato a Torino il 16/02/2005. Da ottobre 2017 frequenta i corsi Pre-Accademici del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino nella classe della professoressa Marina Scalafiotti. Ha partecipato a numerosi concorsi pianistici nazionali ed internazionali ottenendo il primo premio. Tra i principali : Concorso Regionale di esecuzione musicale “Giovani Interpreti” di Torino, Concorso Riviera della Versilia “Daniele Ridolfi”, Concorso Pianistico Internazionale Città di Caraglio, Concorso Internazionale di Musica per i giovani “Città di Stresa”, Concorso Pianistico Internazionale “Musica Insieme”  Musile di Piave, Concorso Pianistico Internazionale “Talenti in Canavese”  Agliè (To),  Concorso Pianistico Nazionale “Matilde Signa e Angelo Tavella”  a Terzo, Concorso Pianistico Nazionale “Giulio Rospigliosi” – Lamporecchio. Ha inoltre ottenuto il premio speciale Miglior Talento, il premio speciale Giuria e il premio speciale Massimo Scaglione - al XVI Concorso Regionale di esecuzione musicale “Giovani Interpreti” di Torino. E’ in possesso della Certificazione A e B di Teoria e Solfeggio conseguiti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino negli anni 2015/2016. Nel corso del 2017 ha partecipato al Festival dei Giovani Musicisti Europei in una delle cinque matineè di Mondovì, ha accompagnato la Corale Polifonica “Il Castello” nel concerto di Natale nella Cappella dei Mercanti di Torino e ha superato brillantemente gli esami ABRSM (Associated Board of the Royal Schools of Music) grado 4 – 5 e 5 Theory. Dal 2016 è pianista accompagnatore presso il “coro di voci bianche” della città di Grugliasco.

Insomma un curriculum di tutto rispetto e che non mancherà di affascinare il pubblico che arriverà alle ore 17 di domenica 21 ottobre a Cossato. Penultimo evento di un ottobre musicale consacrato ai giovani artisti

domenica 14 ottobre 2018

Storia - storie - critiche e passione


Ho letto la critica di Della Loggia al libro di Scurati su Mussolini, lo storico opinionista del Corriere della Sera stronca in modo didascalico il libro di Scurati mettendo in evidenza errori grossolani e macroscopici di natura storica. Dalla data sbagliata di Caporetto agli elettricisti del teatro alla Scala collocati nel 1846. Non c’è dubbio che si tratta di manchevolezze e di imprecisioni che possono mettere in sordina magari altri aspetti di un libro (che a questo punto dovrò comprare e leggere) che ha sicuramente avuto il merito di presentare in modo differente il fascismo e il suo duce. Quello che però mi fan sperare è questa rinnovata passione per il nostro passato, libri come Scurati, l’attenzione di Della Loggia, le trasmissioni di Angela colgono nel segno, in una stagione, quella attuale, in cui l’ignoranza (e l’abbondanza di fake news) la fa da padrone dell’attenzione che merita il nostro passato. Il passato, che è anche quotidiano, ricorda che poi alla fine i problemi, le aspettative e le soluzioni sono sempre le stesse dieci secoli fa, oppure l’altro ieri. Compito di uno storico o di chi analizza il passato è quello di rimanere esterno alle sensazioni e di riscostruire con certosina pazienza i fatti attraverso fonti d’archivio, laddove possibile. Se poi uno sbaglia la data di Caporetto lo si può perdonare purché non si svilisca il senso dell’evento (sconfitta annunciata e disastro per le nostre truppe)

mercoledì 10 ottobre 2018

Il primo reparto militare che usò il Tricolore. La legione Lombarda


11 ottobre 1796 siamo in piena epoca napoleonica e viene costituito il primo reparto militare della legione lombarda, il primo reparto che si dota di una bandiera tricolore. E’ incredibile pensare come la regione che ha dato i natali alla Lega abbia visto proprio oltre due secoli orsono il battesimo i prodromi della Nazione Italiana. All’epoca difendeva i confini della repubblica Transapadana che si sarebbe fusa con la Cisalpina e dopo il trattato di Campoformio avrebbe invece decretato la fine della repubblica Veneziana, quella si che avrebbe potuto essere la culla del sistema Italia. Insomma un epoca di stravolgimenti

lunedì 8 ottobre 2018

Pillone di storia vera - intelligence mantovana



Era all’incirca il 25 di marzo del 1945 la guerra ormai era destinata alla fine, le notizie che circolavano erano pessime per la guarnigione, la 66, di stanza nel cortile della cascina Gregnane di mio nonno Beppe, la truppa tedesca contava forse i giorni che mancavano alla fine, con notizie sempre peggiori che provenivano dal fronte orientale. Ogni giorno un aereo americano (nome in codice Pippo per la popolazione mantovana) sorvolava il fiume Po, forse per valutare la forza militare nemica. La linea Gotica a qualche decina di chilometri a sud al momento reggeva per le linee tedesche, mentre i partigiani nell’appenino poco distante tenevano impegnate le milizie della RSI. Il nonno aveva visto gli orrori della prima guerra mondiale 3 anni di trincea con decine di commilitoni uccisi a pochi centimetri di distanza. Non amava la guerra il nonno, anche in vecchiaia tendeva a dimenticare gli episodi, nauseato da quell’odore acre di morte che aveva dovuto inalare per così tanto tempo. E quel giorno era andato nei campi per sistemare e tagliare un po’ d’erba per le mucche. Aveva visto quei tre vestiti con divise tedesche che non aveva riconosciuto e che sostavano in un fosso, forse un po’incuriosito aveva indugiato tanto da attirare la loro attenzione, Richiamato sentì distintamente un come on, erano tre militari inglesi in perlustrazione, per nulla intimorito svelò, su loro richiesta, l’entità della forza della 66 di stanza in cortile, il comando di una delle divisioni tra le più attive sul fronte italiano e che aveva combattuto a Cassino. Date le informazioni il nonno tornò al suo lavoro, per nulla intimorito da quello che aveva realizzato, la vita da trincea lo aveva portato a dissimulare le emozioni di quell’incontro. Aveva rischiato tantissimo in quei frangenti eppure non si tradì e poco più di mese dopo, il 25 aprile vide le truppe tedesche fuggire a gambe levate dal cortile di Carbonara pronte a gettarsi nel fiume Po per guadagnare la riva opposta, Quel giorno per gli uomini della 66 fu un massacro, a decine perirono tra i flutti del grande fiume. Mentre gli aerei che sorvolano la zona bombardarono la fattoria distruggendo la stalla e una trentina di mucche, il tesoro del contadino Beppe. Durante il bombardamento fu anche ucciso un vecchio zio di famiglia Claudio Negrelli. Nessuno ha passato indenne le forche caudine della storia, soprattutto della seconda guerra mondiale, ecco perché è utile ricordare.

giovedì 27 settembre 2018

Marco Licinio Crasso il triumviro che aveva un patrimonio di un miliardo di euro



2064 anni fa moriva assassinato Gneo Pompeo e con lui finiva tragicamente il triumvirato di uomini forti che aveva retto Roma nel primo secolo Avanti Cristo. Pompeo, Cesare e Crasso di fatto trascinarono Roma al limite dell’impero, uomini di cultura, abili strateghi militari e potenti. Pompeo che era diventato generale ai tempi di Silla nella guerra civile, Crasso che aveva debellato la rivolta di Spartaco e Cesare che aveva portato in dote la Francia. Era la Roma giovane non ancora consumata dall’impero e della grandezza infinita. Era la Roma più sincera, in cui i potenti si facevano la guerra ma si rispettavano tra di loro. Cesare pianse quando fu ucciso Pompeo, forse presagendo anche la sua fine in quello scontro civile che segui a Roma, Ma la figura più controversa dei tre fu Marco Licinio Crasso. Uomo ricchissimo con un patrimonio di 170 milioni di sesterzi che Forbes stimo nel 2008 pari a un miliardo di euro odierni. la sua fine non fu gloriosa sconfitto dai parti a Carre venne ucciso e decapitato, le sue legioni che non disponevano di una cavalleria agile come quella dei parti furono messe in rotta   

lunedì 24 settembre 2018

il cancro un dono ?? No grazie


Il cancro è un dono. Non voglio giudicare, non devo giudicare, ma questa frase mi suona un po’ come un cazzotto nello stomaco. Per chi ha vissuto a lungo condividendo questa brutta bestia diventa difficile accettare un’affermazione come il claim di un libro forse di successo. La malattia è sempre personale, l’ottimismo ci deve essere, ma ognuno la vive a modo proprio, e anche la spettacolarizzazione è un elemento che non riesco ad accettare. I viaggi in ospedale, le analisi, le sedute di chemio, di radio, ognuno vive la malattia in modo diverso. La speranza c’è ma il vortice di emozioni che ti prende è soggettivo e spesso lo sconforto ti prende. Siamo un numero in fondo a una cartella, siamo esperimenti per vedere se la cura è giusta e ogni corpo reagisce come può. Non credo che comprerei mai il libro della giornalista delle jene. Mi rimane il ricordo del vissuto, le prime analisi, lo sconforto, le cadute e le ricadute e le speranze di un miracolo purtroppo non avvenuto. Il cancro un dono?? No grazie se proprio devo scegliere vorrei altri regali

mercoledì 12 settembre 2018

Operazione Quercia Mors organizza ed esegue e Skorzeny raccoglie gli onori



L’operazione Quercia per la liberazione di Mussolini fu voluta da Hitler per permettere all’alleato di tornare in pista. Mussolini si trovava a Campo Imperatore sul Gran Sasso scortato da diversi militari ma di sicuro non da feroci carcerieri, l’otto settembre e il caos susseguente avevano creato un turbinio di ordini e di gerarchie non rispettate su cui i tedeschi ebbero buon gioco. 

Skorzeny fu il militare, anzi delle SS, che si gloriò per l’impresa e fece di tutto per attribuirsi il merito, in realtà il maggiore Mors non comandò affatto il solo reparto secondario che occupò la stazione della funivia di Assergi per l'impresa della liberazione di Mussolini, ma fu l'ideatore del piano d'assalto a Campo Imperatore e il comandante responsabile dell'intero reparto protagonista dell'impresa. 

Come sempre accade, la lingua più veloce e la predisposizione per la teatralità (anche quello di pilotare il veicolo che portò via il Duce dalla sua prigione) venne sfruttata da Otto per fini personali. Ma non fu l’unica impresa, anche il rapimento del figlio del Comandate Horthy è ascrivibile a Skorzeny. E così il corpulento SS ebbe onori e gloria, non solo sotto Hitler, ma anche in seguito, mentre il povero maggiore Mors fini per fare l’insegnante di ballo a Ulma

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