lunedì 29 maggio 2023

La meglio gioventù dell'Orange alle finali nazionali a Pesaro il 2 giugno


 La politica verde e il gran lavoro paga sempre, potrebbe essere questo il tema dell’Orange Futsal che manda alle finali nazionali di Pesaro due compagini quella dell’Under 17 allenata da Patanè e quella dell’Under 15 costruita da Davi Alves. Giovani talenti in erba che crescono all’ombra di grandi preparatori e che costituiranno il panorama del futsal piemontese e non solo del prossimo futuro. Chi ha visto domenica la partita dei giovani soprattutto quella dell’under 17 è rimasto affascinato dalla qualità delle giocate dei vari Merlo, Scavino, Cavallo, Ferrara, Mendes e di tutto il gruppo che ha giocato senza posa per tutti i 40 minuti effettivi contro il Lecco. Una partita a senso quasi unico in cui il gruppo ha fatto la differenza. La voglia di non mollare mai la differenza, la velocità delle geometrie dei ragazzi neroarancio un marchio di fabbrica. 




E che dire dell’Under 15 che ha saputo ribaltare un pronostico che la vedeva sfavorita. La società si coccola i suoi gioielli un vero e proprio capitale di investimento che rende l’astigiano un luogo adatto per giocare al futsal. Arriveranno titoli? forse si o forse no non importa; arrivare alla fase finale con due squadre e con un po’ di rammarico per l’under 19 fermata dall’Aosta è la conferma di un progetto che valorizza il vivaio e guarda al futuro in modo concreto. Per il resto forza ragazzi regalateci un sogno. Dal due al tre giugno final four. Under 15 contro Lazio, Bologna e Reggio Calabria. Under 17 contro Giorgione, Roma e Meta Catania

I codici latini: non scholae sed vitae discimus


 

Sicuramente non ho la predisposizione informatica di Hadi Partovi, nè sapevo dell’esistenza di chatbot un  software che simula ed elabora le conversazioni umane (scritte o parlate), consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale (però che tristezza). Ma l’intervista rilasciata dall’ingegnere iraniamo mi ha lasciato perplesso quando dice che oggi, meglio sapere cos’è un chatgpt piuttosto che soffermarsi sull’antico e vetusto latino. Ovvio personalmente aver ripensato alle ore perse e dedicate alle traduzioni ciceroniane durante il liceo, i dolori di versioni in cui prendevi meno due (metodo Dotto allo scientifico) e i recuperi che effettuavi. Poi però ripensi a quello che hai studiato e imparato, il latino non era un esercizio finalizzato alla conoscenza di una lingua morta, ma proprio per il suo carattere, l’apprendimento ti abituava a usare schemi e codici, a sviluppare una conoscenza non solo didattica e mnemonica, ma anche a ragionare. Le massime latine, il loro dono della sintesi, la capacità di essere presenti in tutti i campi dell’istruzione e della scienza. Ora la tecnologia è importante e il futuro si giocherà anche su algoritmi e codici, ma forse, chi parla, dovrebbe anche pensare che tutto questo futuro proviene proprio da li, dalla capacità di persone di trovare sempre nuove formule e percorsi. I cosiddetti e sbeffeggiati umanisti alle volte sono più pratici degli ingegneri e sono abituati a pensare “openminded” per cui meglio un ora in più di latino, aiuta, credimi, caro Hadi.  


sabato 27 maggio 2023

Illumina ....boa sorte Rudy


 

Credo di aver scoperto il futsal e Asti una decina di anni fa, anche se faccio il cronista sportivo da sempre, dello sport e di questo, in particolare, mi ha sempre affascinato l’impegno, la voglia di lottare e le tante e mille storie da raccontare di persone che ogni maledetto sabato o domenica, che sia, sanno lottare per portare avanti i propri sogni sportivi. Sia per cronaca che per ufficio stampa ho percepito i riti dei ritiri, degli scherzi, delle fratellanze, dell’allenamento prima del match, del post partita e dei viaggi in pullman come aggregato. E poi le cronache, le dirette, social e video, i commenti, qualche volta sopra le righe e poi l’imitazione di Lanzoni ma rigorosamente nei palazzetti. Il microfono nella tua mano diventa così creta che si modella, la tua voce risuona nell’impianto, il suono gutturale preannuncia il nome di colui che si ascrive alla gloria del match. Sono emozioni, gesti, che assomigliano a capolavori, che quando li vedi compiere dalla tua squadra accendono e ti accendono. Ho raccontato partite di campionato, di coppa, delle giovanili cercando di stimolare il pubblico presente, prendendo persino un cartellino giallo dalla terna arbitrale che interpretò il mio incitamento come un’esacerbazione dei presenti. Ma niente ripaga di questo lavoro come un vocale ricevuto da un giocatore che ho seguito per anni sotto diverse casacche come Rudy Mendes, che nel salutarmi in vista di un prossimo impegno con una maglia diversa, ha voluto ricordare quanto sia importante dal campo sentire una voce che scandisce il tuo nome in calce a un’impresa. Devo ammettere che mi ha fatto un enorme piacere e mi ha portato direttamente sul campo, pardon Palabrumar, e a pensare di aver idealmente indossato una casacca anch’io, pronto a ricevere un abbraccio come se avessi segnato una marcatura. Per cui boa sorte caro amico mio Rudy e contestualmente abbraccio idealmente tutti coloro che mi hanno regalato emozioni al Palazzetto da Celentano a Fiscante, da Penno a Tropiano, da Sachet al Cannibale Itria, da Corsini a Curallo, da Ibra a Ramon, da Fortino a Fazio e i mille e più incontrati e idealmente abbracciati sul campo dove ci si rivedrà quanto prima con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia: illuminaaaaaaaaaaaaaaaaa.   

domenica 14 maggio 2023

Cattivissimi noi


L’ennesima debacle contro lo Spezia e il confronto finale tra tifoseria e squadra ha scatenato la solita ridda di opinionisti da scrivania pronti a denunciare il male del calcio che sono, come al solito i tifosi organizzati. Io dall’alto o dal basso della mia poltrona guardo l’episodio e non vi trovo nulla si così sconveniente. Così come a fine partita si vince e si vola verso la curva per ricevere l’abbraccio, quando si perde e si arriva da un periodo negativo ci si parla in modo sereno e si cerca di spronarsi a vicenda. E’ il tifo ragazzi è tutto qui come potrebbe recitare Al Pacino, ma solo chi lo ha vissuto in prima persona (Fossa dei Leoni 1985) può capire e percepire il gesto andato in onda al Picco ieri pomeriggio. Il tifo, il casino, i cori, la coreografia sono tutti elementi che consegnano allo sport il contorno, quello che ti fa sospirare quando entri allo stadio e ti piace essere li anche se la partita probabilmente non la vedi come quando sei davanti allo schermo, ma tu fai parte dello spettacolo dentro allo spettacolo ed è magico. Il fil rouge che accomuna chi calca il campo con chi urla dalla balaustra è unico, è un atto di amore assoluto e forse, quando certa stampa sensazionalista, la smetterà di sbattere il mostro in prima pagina (beninteso qualche cretino c’è sempre, ma è una prerogativa della società, intesa come collettività) forse si comincerà ad apprezzare il calore e il colore del tifo di qualsiasi sponda essa sia. Nel frattempo godiamoci il calcio giocato e come sempre vinca chi ne ha titolo se poi sono gli avversari li applaudiremo altrimenti avanti tutta.

giovedì 11 maggio 2023

Sursum corda


 

Il seguito dei romanzi di grande successo non sempre prende la piega che tu ti immagini, ed è così che se nel 2003 eri pronto a trepidare per una semifinale che mancava da una decina di anni, oggi dopo il primo tempo, oltre a smoccolare i santi (in fin dei conti sei il diavolo) prendi atto che una squadra non è ancora pronta al salto di qualità. Se nel 2002 avevi toccato l’apice nella Uefa con la semifinale con il Dortmund e poi l’anno dopo l’avevi alzata, oggi non si possono fare proclami. Nel 2022 uscito ai gironi senza la consolazione, l’anno successivo sei almeno approdato tra le prime quattro. Nel lavoro come nella vita ci sono i momenti di crescita e le battute d’arresto servono a far capire i margini di miglioramento e le aperture future. Detto questo ovviamente fa male la sconfitta a maggior ragione se con i cugini. Ma quello che dispiace è vedere coloro che erano saliti sul carro Pioliisonfire trasformarsi nei detrattori peggiori nei confronti del trainer. E passare dall’esaltazione al lutto è un attimo. Nella società del tutto e subito forse non si viene più appagati dalle attese che allungano il piacere stesso e il gusto della successiva vittoria, tutto è dovuto è subito. Complici anche i commentatori che acuiscono anche enfatizzando e capovolgendo giudizi e commenti. Io mi tengo i colori, la bandiera, e l’attesa perché poi quando succede, ed è già successo, la gusti come un gelato al pistacchio di bronte. Sursum corda     

lunedì 1 maggio 2023

Il Nottingham Forest che scelse il colore della maglia in onore a Garibaldi

 

Storia e football non sono così distanti come può sembrare e, quando si dice che la storia dell’uomo ruota sempre attorno alle solite cose e le esigenze sono sempre le stesse, vale la pena di soffermarsi sui dettagli. Siamo a metà del 1800, gli stati nazionali sono ancora al di là da venire ma, dopo il periodo napoleonico, in tutta Europa, c’è un fermento per quelle popolazioni che cercano di costruire il loro Stato unitario e se nel 1830 i greci l’avevano trovata scrivendo pagine gloriose sul Missolungi (Byron), l’Italia che era ancora in nuce, grazie a un nutrito gruppo di esuli in Francia e in Inghilterra aveva un sacco di simpatie. A maggior ragione un nutrito gruppo di fan amava (non esisteva ancora Istagram) Giuseppe, detto Peppino, Garibaldi per le sue imprese al limite dell’impossibile. l’Uruguay (non quello di Suarez e Cavani) l’impresa Romana (Totti non c’entra) ma soprattutto la liberazione dal Sud Italia, non fu clamoroso al Cibali ma a Calatafimi e al Volturno si erano tutti passaggi per la gloria e le camice rosse erano diventate un simbolo di cui si parlava in tutta Europa. Fu così che nel 1865 in Inghilterra un gruppo di amici fondò la terza squadra di calcio presente nell’isola (la prima il Notts County) era il Nottingham Forest e come colore di maglia si scelse il rosso Garibaldi in onore proprio dei prodi garibaldini (grazie Andrea Santangelo per averlo ricordato). Nottingham ebbe il suo momento di gloria alla fine degli anni 70 del secolo scorso: un campionato inglese, ma soprattutto due Champions League, piccolo tra i potenti seppe imporre la sua legge calcistica prima dei grandi squadroni e se vogliamo un parallelismo con le truppe capitanate dal nizzardo Beppe ci sta proprio tutto. Ancora oggi quando un giocatore gioca come Luther Blisset al Milan, tanto per fare un paragone credibile, i tifosi del Forrest dicono: he’s not fit to wear Garibaldi

Orange una cantera che dà soddisfazioni: campioni regionali under 15 e 17


 Metti un weekend di presenze al Palabrumar, due finali regionali di under 15 e 17, quattro squadre coinvolte: Elledi, Aosta, L84 e Orange; una cornice di pubblico degna delle grandi occasioni e lo spettacolo è servito. Quello andato in scena al Palazzetto di Asti è stato un vero e proprio spettacolo del futsal in grado di appassionare chi ama questo sport in cui le cantere delle rispettive società non si sono risparmiate in partite in cui i giovani hanno dato veramente tutto non solo per portare a casa le coppe di categoria ma anche per mettere a frutto i dettami e i fondamentali di uno sport che ha fatto della velocità e della qualità del palleggio il suo mantra. Nelle due finali non sono mancate le emozioni. Nell’under 15 che vedeva contrapposte L84 e Orange alla fine l’hanno spuntata ai rigori i ragazzi di Davi Alves, trainer Orane, una partita equilibrata in cui non sono mancate le occasioni ma che è rimasta bloccata sul 1 a 1 dopo un primo tempo di marca torinese e una ripresa a tinte orange. Ai rigori bravo il portiere di casa, Vercelli, che ha neutralizzato due tiri. Senza storia invece la finale dell’under 17 con i ragazzi di Patanè che hanno imposto un ritmo indiavolato fin dalle prime battute e dopo la rete in apertura di Pedro Mendes, figlio d’arte e il rigore di Angelino hanno poi dilagato fino al 7 a 1 finale con un Aosta in debito di ossigeno. Una festa di sport quindi che fa vedere nelle giovani leve il futuro di questo sport e sotto questo punto di vista l’Orange lavora da sempre.

 

 

Briganti la serie Netflix che si ispira alla storia del Brigantaggio meridionale

Pietro Fumel  Le fiction storiche da sempre mi attirano e su Netflix mi sono lasciato trascinare a guardare quella dedicata al brigantaggio ...