sabato 23 luglio 2022

La dove non riuscirono gli inglesi furono gli italiani a sconfiggere il Madhi


Per chi ha visto il film con Heath Ledger le quattro piume, il panorama bellico del corno d’africa rappresenta un fascino senza tempo. Stiamo parlando di una delle tante guerre sante scatenate contro l’invasore bianco nei territori coloniali e che proprio sul finire del 1800 ebbero grande peso nell’opinione pubblica occidentale, soprattutto gli inglesi passarono da scoppole inenarrabili che minarono la potenza di fuoco dei sudditi di Sua Maestà. Una delle guerre più conosciute fu quella contro il Madhi, l’eletto, una sorta di jhad ante litteram che portò i madhisti a diventare una delle paure più grandi per gli europei che viaggiano nelle terre oltremare. Come sempre si trattava di prendere le misure a queste bande che facevano del numero la loro forza principale, e poi le armi moderne, tra cui le mitragliatrici Maxim facevano il resto, ma prima di arrivare alla battaglia decisiva di Ondurman in cui i ribelli vennero definitivamente sconfitti (1898) ci fu spazio anche per gli italiani che vennero chiamati in causa dagli inglesi e furono i primi a sconfiggere le truppe del Madhi. Per ben due volte ad Agordat nel 1890 e nel 1893 i dervisci vengono respinti con perdite e sono sconfitte dolorose per gli attaccanti con la presenza del generale Arimondi e Baratieri (basta vedere anche alcuni reperti al Museo degli Alpini di Biella). La parabola del Madhi come detto finisce in breve tempo mentre gli italiani vanno incontro ad Adua (1 marzo 1896) ma certo che noi ricordiamo di più, come sempre, una sconfitta rispetto a una vittoria di prestigio come quella di Agordat (chissà come mai)   

venerdì 22 luglio 2022

AcMilan is Italy football


 foto gazzetta

Se c’è una cosa che mi ha insegnato il recente viaggio a Londra, per fini lavorativi, è che dal punto di vista calcistico la passione per i colori rossoneri travalica i nostri patrii confini. Non è soltanto perché disponiamo di sette coppe campioni, ma perché l’imprinting che hanno dato le giocate di Gullit Van Basten, Sheva, Inzaghi, Savicevic sono li a ricordarci che queste hanno affascinato una platea di giovanissimi che poi sono diventati grandi con quelle icone. Ed è così che mentre parli con un taxista senti la frase che ti fa sobbalzare il cuore: “italy is AC Milan”e non è piaggeria ma proprio riconoscenza di un carattere europeo che ha sempre contraddistinto i colori rossoneri. Il video del Manchester City poi, pubblicato in questi giorni, testimonia ancora di più la qualità di queste parole. Una riconoscenza, per bocca di un certo Haaland, non proprio l’ultimo dei peones, ai colori del nostro team, che nato inglese (Kilpin) ha mantenuto una tradizione secolare mitteleuropea. Se poi a questo unisci la pervicacia del dinamico duo Maldini Massara che stanno costruendo un gruppo con giocatori spesso misconosciuti ma dal grande valore sportivo (Hernandez, Diaz, Leao, Tomori, Kalulu e speriamo prossimamente de Katalaere) fa ben sperare per i futuri successi a tinte milanesi per cui: come on Ac Milan e se lo dicono gli abitanti della perfida Albione che hanno inventato il gioco più bello del mondo c’è da esserne fieri.  


lunedì 4 luglio 2022

Il presunto flop di Barbero in Tv. C'è voglia di narrazione storica ??


 

Il flop di Barbero, titolano così alcune testate per mettere alla berlina il professore universitario che di mestiere fa il divulgatore e che sabato in prima serata ha portato la vita di Dante sulle major di Stato. Oddio quasi 700 mila persone che si sono acculturate in Italia il sabato sera meriterebbero un’inchiesta approfondita, perché significa che c’è speranza di cultura quando questa interessa così tante persone. Ma facendo un approccio di tipo comunicativo vorrei tracciare un’analisi. Innanzitutto credo che il posizionamento in prime time di una trasmissione di questo genere, se si vogliono fare ascolti sia sbagliato, in secondo luogo la lunghezza della trasmissione, nel mordi e fuggi odierno l’attenzione la tieni desta per dieci quindici minuti non di più, temi interessanti come la vita del Sommo Poeta se tirata per le lunghe può non scaldare i cuori, terzo pur essendo un bravo divulgatore Barbero non ha l’aplomb di un Angela, molto più istrionico e capace di ammaliare le folle. Se poi la didattica non è supportata e spezzata da immagini, anche di fiction, per rendere la narrazione più incisiva, allora il rischio è di annoiare. Senza voler dare lezioni a nessuno il divulgatore, soprattutto di storia, oggi, se vuole essere capace di attirare l’attenzione deve essere rapido, capace di fare parallelismi con l’attualità e instillare curiosità senza svelare il tutto. In questo modo riesce a catturare l’attenzione e a creare un rapporto sinergico con l’ascoltatore. Uno dei migliori format che ho trovato, a proposito della storia sono i cosiddetti tweet (140 caratteri) che riportano in tono giornalistico gli avvenimenti del passato, sono testi e temi intelligenti in grado di incuriosire e di legarli al presente. Mentre sul fronte video la durata di spiegazioni e lezioni, spesso con dotte citazioni e situazioni intriganti non devono mai superare i dieci minuti. Se poi qualcuno vuole approfondire vi sono libri e lezioni universitarie ma questa è tutta un’altra storia    

domenica 3 luglio 2022

La nuova comunicazione sportiva meneghina


Ci siamo si ricomincia, sembra ieri la conquista del 19 titolo e invece è già passato un mese, un lasso di tempo fatto di seimila annunci, di improbabili trattative di ritardi, di silenzi, e di analisi che trovano per il momento poco spazio. Ho apprezzato il nuovo stile societario del Milan che in barba alle più elementari normi comunicative, si muove su certezze e non alimenta illusioni o speranze vane. La serietà con cui si comunica e si gestisce in modo preciso il mondo del calcio meneghino, al di là dello stucchevole e poco serio festeggiamento sbeffeggiando i cugini, da l’idea di un nuovo modus operandi che metterà a dura prova il sistema social calcistico, ridefinirà i ruoli dei procuratori e taglierà anche le eventuali polemiche pre, post e durante le partite. Finirà il calcio urlato, o il doppio telecronista privilegiando il silenzio come vaticina il buon Aldo Grasso ? chissà. Nell’anno del più improbabile mondiale forse uno spiraglio di luce per tornare a parlare di atto sportivo e meno di quello che succede fuori dal campo? Sarebbe una vera rivoluzione, se partisse poi da noi ancora meglio  

Cancel culture o autodeterminazione: il caso lettone

Oggi sul Corriere in un articolo a firma Imarisio si parla della volontà dei lettoni di cancellare alcuni monumenti simbolo della lotta contro i nazisti nella seconda guerra mondiale ed eretti durante il 50ennio successivo alla fine della stessa. Una lotta cruenta quella nell’est  europeo ma in cui la vulgata è sempre stata quella della gloriosa lotta dei russi/sovietici contro il pericolo nazista. Eppure bisognerebbe analizzare un po’ meglio il contesto. Quando l’operazione Barbarossa prende il via il 22 giugno 1941 le armate della Wermacht all’inizio trovano poca resistenza anche perché il tedesco viene visto come un liberatore non un invasore, l’esercito che invade è composto e sarà anche composto in seguito di una serie multietnica di popoli tutti contro l’Urss, è una questione di sopravvivenza, ucraini e lettoni forniscono in numero crescente soldati per le divisioni delle SS (in quanto non erano reclutati nella Wermacht) ma li in quei battaglioni troviamo anche estoni, belgi, olandesi, croati, albanesi ecc. Questo da la dimensione di una lotta ritenuta sempre a est molto cruenta. Se vogliamo il popolo più bistrattato fu quello polacco (preso a calci sia da Hitler che da Stalin). Certo poi i nazisti esagerarono nei paesi baltici e alla fine ci furono diverse fasce della popolazione che combatterono coi russi ma tornati a governare su quei territori gli stessi non tennero conto delle legittime aspirazioni delle popolazioni locali. Facile quindi ipotizzare che non appena se ne presentasse l’occasione, nel 1991, i lettoni insieme alle altre popolazioni baltiche divennero autonome, e ricordiamo anche le 14 vittime di quella stagione per rivendicare l’indipendenza e che oggi sostituiranno targhe e monumenti di russi esponenti di spicco del secondo conflitto mondiale. Non si può certo parlare di nazificazione o russificazione, molto più semplicemente un popolo che vuole la propria indipendenza e che si trova schiacciato in prima linea. Ricordiamo ancora un fatto la popolazione lettone allo scoppiare della seconda guerra mondiale era di oltre due milioni di abitanti nel 1950 non superava il milione. Ovvio che ci sia tanta tensione in quel teatro di guerra

La fortuna al Comando Monty e Dieppe 1942


Se c’è una cosa che ho imparato nel leggere le cronache e le strategie della seconda guerra mondiale e che ci sono stati personaggi fortunati e altri meno, storie di uomini che si sono sempre trovati al posto giusto nel momento giusto e altri che invece pur avendo fatto disastri sono sempre riusciti a sfangarla. Ricorrerrà fra poco più di un mese l’ottantesimo anniversario dello sbarco a Dieppe un vero disastro per le truppe canadesi e per chi architettò quella sfortunata operazione, si parla di Ian Fleming, più conosciuto come il padre di James Bond ma soprattutto do Montgomery, il generale britannico famoso per El Alamein e per la vittoria in africa ma anche per Market Garden, Ardenne e anche altre sonore disillusioni. Dieppe fu il primo tentativo di sbarco nella zona francese dopo che due anni prima Dunkerque aveva segnato l’abbandono dell’Europa continentale, si dice per fare un favore a Stalin e distogliere l’attenzione dei tedeschi dal Caucaso, si dice per recuperare enigma o altre carte segrete. Fatto sta che 4000 canadesi e 1000 britannici furono sacrificati su questa operazione insieme a 119 aerei che furono la tassa pagata alla Wermacht che ebbe ragione di questa operazione e che forse ebbe l’unico effetto di instillare nei tedeschi la convinzione che un’operazione anfibia non avrebbe avuto mai successo sulla costa francese. Per un’assurda fortuna personale Monty non condusse l’attacco ma poco prima dello sbarco fu riassegnato in Africa e al suo posto venne messe Lord Mountbatten, un antesignano del principe consorte Filippo di origine tedesca, quando si dice la botta di c.

Briganti la serie Netflix che si ispira alla storia del Brigantaggio meridionale

Pietro Fumel  Le fiction storiche da sempre mi attirano e su Netflix mi sono lasciato trascinare a guardare quella dedicata al brigantaggio ...