lunedì 27 febbraio 2012

Comunque andrà a finire non sarà un successo

La partita infinità moviole tv e discussioni senza pari su opportunità, frasi non dette, immagini chiarissime e altre in chiaroscuro, senza ombra di dubbio il 25 febbraio 2012 rischia di passare alla storia come la madre di tutte le partite. Di chi la colpa, dei lamenti, dei giocatori e delle società. Chi più chi meno ma credo che tutti abbiano le loro colpe; dice giustamente Sconcerti dalle colonne del Corriere della Sera che gli iuventini si sentono vittime di un complotto dal momento che scoppiò Calciopoli, certo loro pagarono per tutti, ma come noi e la Lazio pagammo per tutti nel 1980, mentre la giustizia sportiva lasciò perdere una certa partita (bologna juve). La storia ci ha in un certo senso ripagati di titoli e di imprese. Partita falsata quella di sabato in cui doveva esserci un solo risultato dopo il goal annullato, la nostra vittoria, altrimenti, com’è puntualmente successo, si sarebbero verificate discussioni infinite. Dio non voglia che il prossimo scudetto, quello di maggio venga deciso per uno o due punti, a favore di una squadra o dell’altra, sarebbe giocoforza ricordarlo come lo scudetto  di Muntari. Adesso mi auguro che per un mese saremo concentrati solo ed esclusivamente su di noi, sulle nostre partite e sui nostri risultati, evitando noi di fare le vittime e affrontando la prossima partita in casa dei gobbi con ben altro spirito: l’isteria non si addice ai nostri colori, noi che abbiamo vinto a Madrid a Barcellona ad Atene abbiamo ben altro DNA, fare i furbi e atteggiarsi a vittime va bene in Italia poi fuori paghi sempre (Belgrado ecc. ecc.) . Certo che un po’ di nostalgia per l’Avvocato Agnelli rimane, con lui in tribuna non avremmo assistito a queste scene da delirio circense. Un ultima annotazione se un portiere, seppur bravo nel suo settore, fa dichiarazioni come  Buffon, (..) non lo avrei detto all’arbitro (..), sarebbe opportuno non convocarlo in nazionale visto che Prandelli ha sempre detto che dobbiamo essere onesti e per rimarcare questa onestà ha persino chiamato Farina del Gubbio che aveva detto di no agli zingari del calcio scommesse. Ultima ora sembra che a pagare per tutti sarà Mexes ( strano uno del Milan) mentre Pirlo e l’altra compagnia cantante rimarrà impunità (ah già a noi hanno graziato Muntari, ma per il neo milanista sarebbe stata beffa doppia quindi inapplicabile). Come recita il nostro Presidente stiamo calmi e cerchiamo di essere più forti dell’invidia e più forti dell’ingiustizia, alla fine paga. Forza vecchio cuore rossonero

Biella mette sotto Cremona (73 a 62) vittoria importantissima

La Biella che non ti aspetti contratta nei primi venti minuti, legnosa, indecisa al tiro, a volte leziosa, gioca una brutta partita all’inizio frutto ancora della scoppola rimediata a Teramo dove ha sciupato e dilapidato un patrimonio di punti negli ultimi minuti. Di fronte ha Cremona, una squadra non propriamente in salute prova ne sia il fatto che a referto sia arrivata a Biella con dieci giocatori contati e quelli utili alla bisogna si contano sulle dita di una mano. Tuttavia Cremona è viva è lo dimostra fin dall’inizio con una difesa precisa e asfissiante, capace di mandare in tilt la batteria dei tiratori biellesi. Il pubblico è caldo la Curva Barlera srotola uno striscione emblematico non sarete mai soli, nutrito il gruppo dei tifosi cremonesi, ma come al solito la Curva trascina il Palazzetto nei momenti decisivi. Si parte con Cancellieri che schiera il solito quintetto mentre Caja si affida a Tabu, Milic, Perkins, Rich e Lighty. Partenza al fulmicotone per Cremona quattro a zero con palla rubata a un disattento Coleman, poi Biella con pazienza costruisce e azzera il gap. I primi dieci minuti danno parità assoluta ma sono Dragicevic e Coleman a tirare la carretta mentre Milic e Rich dall’altra parte sono i cannonieri di Cremona. Le percentuali però fanno paura Biella ha il 27 % mentre Cremona si ferma al 43. Tantissime le palle perse da una parte e dell’altra Cancellieri in questi primi minuti dà spazio ai giovani Lombardi e Laganà mettono minuti importanti che serviranno senz’altro in futuro. Più precisi i biellesi nel secondo quarto anche Pullen comincia a bucare la retina e Jurak si fa sentire. Cremona rimane in scia ma nel tiro da tre è deficitaria così come a rimbalzo. Al suono della sirena il tabellone dice Biella 31 Cremona 27. Terzo quarto che inizia con una tripla del capitano e poi Pullen comincia a martellare con continuità sia dal perimetro che in penetrazione, sembra tornato il Pullen di inizio stagione, immarcabile, ma Cremona non sta a guardare Milic e Tabu a fatica ma ricuciono  lo strappo. si segnala su una penetrazione di Pullen un antisportivo di Cinciarini a cui fa seguito un altro tecnico al capitano; ma non sono le difese a farla da padrone bensì le palle perse. Biella arriva a un vantaggio da doppio cifra, ma nel finale di quarto Cremona assottiglia lo svantaggio. Coleman si fa notare per qualche tentativo inopportuno, che aveva dato il via alla rimonta di Teramo dieci giorni fa, ma oggi è un altra partita e Cancellieri richiama a maggior attenzione i suoi. Nei primi minuti dell'ultimo periodo Biella allunga definitivamente Pullen segna da ogni pianella del Forum e Miralles, udite udite, mette i primi due punti al 32'. Si arriva sul più 17 quando mancano ancora tre minuti e le tribune cominciano a intonare i cori per il proprio nocchiero Cancellieri. C'è spazio persino per Minessi, a una manciata di secondi alla fine Cinciarini in penetrazione va a scontarsi in modo pesante con Jurak, una botta terribile, come un K.o., che fa stramazzare a terra il povero giocatore di Cremona. Devono intervenire i sanitari e anche una barella che porta via il malcapitato ma oramai la partita è andata e gli ultimi secondi non si giocano neppure. Per puro divertimento al fischio della sirena Pullen tira dal centrocampo e segna in modo perfetto ma il canestro non viene conteggiato, ma è un segno della fiducia e delle sicurezza che il giovane play sta ritrovando. A fine partita Cancellieri visibilmente soddisfatto per i due punti si mette persino a giocare con i giornalisti facendo il cameraman, e nell'analizzare la partita senti che si è tolto un grosso peso. Due punti fondamentali che permettono a Biella di giocare in tutta tranquillità le prossime partite con dieci punti di vantaggio sull'ultima la permanenza in serie A è quasi raggiunta. E siamo sicuri che per i vari Laganà e Lombardi sarà questo il tempo di aggiungere minuti e anche canestri da raccontare un giorno. Atripaldi pregusta il successo e dal momento che siamo solo a febbraio non dovrà vivere una primavera infuocata come quella scorsa.

Angelico Biella   Vanoli Braga Cremona 73 - 62
(13- 13;  31 – 27 ;  54 – 48)                    
Angelico Biella: G. Jurak 11, N. Minessi 0,  A. Coleman 16 , T. Soragna 6,  J. Pullen 22, M. Laganà 0, A. Miralles  2, E. Lombardi 0, M. Chessa 0, W. Magarity 0, T.Dragicevic 16, N. De Vico n.e.
Vanoli Braga Cremona: D. Lighty 10, D. Cinciarini 9, M. Lottici n.e., R. Antonelli 0, J. Tabu 8, L. D’Ercole 4, J. Perkovic 9, M. Milic 14, J. Rich 8, F. Belloni n.e.

domenica 26 febbraio 2012

La sottile linea bianca

La partita di ieri sera mi spaventava prima di giocarla, perché avevo paura che la squadra di Venaria la affrontasse come le altre due che aveva giocato quest’anno con grinta e con intensità e invece poi alla fine scopri che con la classe operaia dei Robinho e dei Nocerino potevi persino vincerla e sovvertire definitivamente le sorti del campionato. Le mille e più grida di Conte e compagnia di via Marconi invece hanno dato alla Vecchia Signora quel grip che erano anni che non si vedeva più: capacità di picchiare senza essere visti, urla in continuazione (che peccato vederle fare da vecchi compagni di strada come Borriello e Pirlo) e sviste clamorose arbitrali – il tap in di Muntari (a proposito grazie Moratti) mi ricorda Brema  (il guardalinee si chiamava, nomen omen, Fortunato se vedo) e Belgrado (Van Basten dentro di due metri). Due sfide in cui le giacchette nere fecero di tutto per farci perdere, ma sappiamo come andò a finire. A forza di urlare qualcosa arriva e presumo che da oggi Conte non avrà nulla da ridire sugli arbitri. Poi a fronte di un fuorigioco millimetrico si fanno i paragoni e due errori e tutto come prima. Eh no cara Stampa e cara Juve non è lo stesso metro. Andare sul due a zero con una squadra che si deve scoprire, con un Robinho in forma, poteva aprire la goleada. Quando le sfide con la Juve sono per un posto che conta non sono mai regolari dal 1973 in poi, ma dobbiamo essere forti e proseguire nella nostra strada consapevoli che il destino è nelle nostre mani. E importante sarà vincere e convincere fin da sabato prossimo a Palermo, campo difficilissimo,con un Ibra in più con questo Robinho e magari con il rientro di Aquilani e il Boa possiamo ancora farcela. Pato ? no basta non credo che c’entri più con questo progetto, lo ha dimostrato per l’ennesima volta, e se ieri sera ha subito l’ennesima “distrazione muscolare” allora lasciamolo al suo destino parigino. Un ultima postilla ma il quarto uomo mentre guarda la partita non può essere collegato con un collega che guarda la tv e dà in tempo reale la situazione, così facendo almeno goal regolari e altre amenità non sarebbero carne da giornale e da dibattito e anche la maledetta linea bianca non sarebbe che un altro tassello di un grande spettacolo: quello che ha fatto il Milan ieri sera

venerdì 24 febbraio 2012

Cattivik

Ancora tu verrebbe da dire, ci risiamo mai un attimo di pace per il nostro alfiere, ieri la squalifica, un po’ sopra le righe per la verità,  è stata discussa  ma purtroppo per noi rispettata, in un paese in cui gli sconti di pena, non importa quale sia il tuo reato commesso, vengono concessi con una certa celerità, il burbero, antipatico, manesco, rissoso, zingaro per di più svedese è stato derubricato alla voce recidivo e quindi non potrà incidere nella sfida del campionato. E’ un destino anche nella mega sfida dell’8 maggio a parti invertite, chi se lo ricorda ?, venne tenuto fuori vinse la Juve con una magia di del Piero e con rigore solare provocato da Zambrotta ma non fischiato dall’arbitro su Cafù. Vorrà dire che almeno questa volta i peana di Conte perennemente in lite con il mondo che non comprende il suo capolavoro e non gli fischiano mai a favore nulla hanno sortito effetto. A meno che poi a fine partita e a risultato acquisito non dica poi che è stato sfavorito dall’assenza di Ibra. Sinceramente mi spiace dell’assenza del nostro puntero ma se siamo squadra dobbiamo farlo capire ora, far mancare un punto di riferimento e colpirli in velocità Bonucci e Chiellini non sono velocissimi e se Robi, Pato e il Faraone sono in giornata non vedo scampo per la squadra di Venaria. Ma veniamo all’uomo nero, è incredibile come possa far sembrare marachelle tutto ciò che combina in campo, se sputa è un atto spregiativo, se smoccola e bestemmia è contro questo o quello, se pesta il piede a uno lo ha fatto di proposito, se esce da un parcheggio e urta un microfono è stato cattivissimo e voleva uccidere. Certo non ha grandissima pazienza ma provate voi ad avere gli occhi e le telecamere di tutti addosso mille e più voci che ti ringhiano conto dover rendere conto di tutto quello che fai, l’alone di Cattivik tatuato sulla tua pelle, francamente è insopportabile. Speriamo che il duo Raiola Galliani regali al Milan Balotelli a giugno così almeno ci sarà sullo svedese metà dell’attenzione che ha ora

Biella è ora di vincere

Dopo l’abbuffata di basket della settimana scorsa legata alle Final Eight si torna in campo questo fine settimana con l’Angelico attesa da una doppia partita in casa che potrebbe indirizzare il resto della stagione. Gli avversari non sembrano proibitivi, prima la Vanoli Braga e poi la Sutor, squadre già sconfitte all’andata in trasferta, purtroppo per Biella non c’è più l’abbrivio fatto registrare qualche mese orsono. La prestazione di Teramo e la brutta sconfitta maturata con la brillante prova di Cerella e compagni in rimonta ha scalfito qualche certezza in casa rossoblù. La pausa per la Coppa Italia dovrebbe aver portato un po’ di serenità e gli allenamenti serrati di coach Cancellieri e le prove al tiro dovrebbero garantire una rapida risalita delle aspettative Angelico. Se la squadra avrà ricaricato al meglio le batterie con le certezze della batteria dei lunghi e con una maggiore precisione del play non dovrebbe esserci partita. Cremona è cambiata dopo la partita d’andata non ha più Wafer ma un buon collettivo e in Piemonte alla seconda giornata conquistò due punti a fil di sirena con Casale. La differenza la farà come sempre l’attenzione per i dettagli e con la giusta grinta si possono portare a casa due punti che per Biella vorrebbe dire salvezza quasi certa, mentre per Cremona mettere qualche mattoncino sul cammino per la salvezza. Con le prossime due partite in casa la società ha varato un piano promozionale che prevede due biglietti al prezzo di uno, l’idea è quella di rinverdire i fasti delle ultime apparizione casalinghe in cui ad altrettante promozioni hanno fatto da contraltare due squillanti vittorie con Milano e Roma. Nello sport la scaramanzia non è tutto ma in fondo crederci non costa nulla .

L'attesa per la Giuve

La madre di tutte le partite, la classica che vale lo scudetto il 19 per noi il 30 per loro, a sono fermi a 28 scusate per me non esistono gli scudetti di cartone (vero Filippo). Oggi sapremo se avremo il nostro pilota numero uno (con l’Audi guida proprio che è una bellezza) oppure se la forza del collettivo scatenatasi in queste ultime settimane è preponderante. L’attesa c’è, è palpabile, e la sentono anche le società, le continue punzecchiature, e le freccette recapitate danno il senso di un’attesa e di un incontro che comunque vada indirizzerà la stagione. I precedenti non sono benauguranti per noi, in campionato fu uno scontro impari e anche se il punteggio maturò a pochi minuti dalla fine, il monopolio bianconero in campo fu devastante. In Coppa, pena anche qualche assenza e una predisposizione loro al contropiede, beccammo una sonora sconfitta anche in questo caso contenuta nel risultato, ma non nello spirito. Ora è il tempo di rifarsi, anche se non matematicamente siamo davanti in classifica, e abbiamo l’inerzia dello scontro a nostro favore, con il Boa e altri attaccanti potremo sicuramente dire la nostra e se saremo arrembanti con ogni probabilità la pugna potrà essere nostra. Oggettivamente la Giuve va a mille allora, ma potrà reggere il ritmo ?? Io penso di no. Corriamo veramente il rischio, piacevole lo ammetto, di mettere una serie ipoteca al titolo, ma anche a una stagione che potrebbe essere densa di soddisfazioni. In Italia è lotta a due, in Europa, dopo i due mercoledì, non ho visto squadre impressionanti tranne la nostra e in Coppa Italia nulla è perduto se il Milan gira al massimo. Che sia l’anno del triplete ??!!! Non diciamolo altrimenti poi Filippo non va più a scuola.

martedì 21 febbraio 2012

Il trionfo di Siena

Seconda finale consecutiva per Cantù ancora contro Siena, ma non cambia il risultato dello scorso anno, per la quarta volta consecutiva Siena scrive il suo nome nell’albo d’oro Pianigiani prepara la partita perfetta con trenta minuti di grande basket grazie ai suoi alfieri, uno su tutti David Andersen, capace di essere incisivo e decisivo in tutte le tre partite e dopo i 25 punti contro Milano un'altra grande prova frutto di (32 minuti 23 punti e 4 rimbalzi). La vittoria è stata ottenuta sia nel tiro da due (devastante nel terzo quarto) in quello da tre, sui rimbalzi, sull’apporto della panchina. Trinchieri ha provato a cambiare l’inerzia della partita, ma nonostante i diversi tentativi la partita è risultata in discesa per Siena, capace di uccidere il match nei momenti decisivi, il canestro da tre di Andersen al suono della sirena è emblematico in tal senso.
Nel primo quarto il match prosegue sui binari della parità per tre minuti e manco a dirlo è Andersen a segnare il primo canestro, per qualche minuto a ogni canestro di Siena risponde Cantù, ma non può durare, la circolazione della palla è perfetta per i toscani e Cantù per segnare deve trovare tiri difficili alla fine dei 24 secondi. Poi Moss e Andersen tracciano il primo solco sul 17 a 9 inducendo Trinchieri a chiamare il primo time out. Si va nuovamente sul punto a punto e i primi dieci minuti si chiudono sul 23 a 16. La musica non cambia nel secondo quarto, Shermadini e Marcoishvili non danno il solito contributo e le due squadra fanno a sportellate sotto canestro. A 4’ dall’intervallo lungo con Cinciarini Cantù torna a meno sette ma è l’ultimo sussulto. Andersen inchioda la retina e allunga sul più undici.  Ma è nel terzo quarto che la vittoria dei toscani è messa in cassaforte, continue triple e soprattutto una percentuale vicina alla perfezione da due. Cantù si intestardisce nel cercare le penetrazioni, ma contro Lavrinovic e Andersen sotto tabellone diventa durissima segnare, le conclusioni dalla linea dei 6,75 non ci sono e Pianigiani si permette il lusso di trovare con Zisis e Carraretto provenienti dalla panchina i punti decisivi. Solo per l’aggiornamento delle statistiche l’ultimo quarto e per gli sfottò dei tifosi senesi che negli ultimi minuti cantano a squarciagola “non vincete mai” ai rivali di Cantù.  L’unico team in grado di impensierire Siena  in queste Final Eight è stato Milano e forse per il risultato e per il pathos quella di ieri è stata la vera finale. Ora per i ragazzi di Pianigiani l'obiettivo è l’Eurolega e con questa squadra nessun traguardo è precluso

Filippo è milanista

Quando ho visto la foto che tutti i giornali rimbalzavano del povero tifoso bambino nerazzurro che sventolava il due aste con la causa perorata di vincere a ogni costo, pena sfotto eterni a scuola, mi son detto non può essere,  chi abbraccia una fede non può mendicare, nel momento della delusione dello sconforto l’attaccamento alla squadra deve essere ancora più intenso, i dolori si macerano all’interno e si può solo sibillare contro i vincenti delle altre squadre accampando favori arbitrali, cieca sfortuna e sfiga perenne. Ma mendicare il rispetto mai. Mi ricordo di quando bambino, in effetti l’età peggiore per il tifo, a metà anni settanta ero perennemente spernacchiato da tifosi granata e gobbi che rinfacciavano coppe e scudetti, fu così che imparai ad amare l’Aiax di cruiff due belle finali il 1972 e il 1973 (belgrado che apoteosi) oppure la nostra coppa Italia vinta in finale sulle Juve grazie alle parate di William Vecchi, quello era l’orgoglio ostentato la mia bandiera dei nove scudetti puliti contro lo strapotere della Fiat (allora non c’era Moggi) e il mio orgoglio era Gianni Rivera, Ricky Albertosi e Aldo Maldera, nelle sconfitte l’attaccamento era forte certo che prima o poi ci saremmo rialzati. La storia mi ha ripagato e quando vado allo stadio e godo per una nostra vittoria c’è molto di quel periodo nel grido Milan Milan. Se un piccolo tifoso dopo tre sconfitte seppur contro Bologna, Novara e Lecce trova l’ardire di uno striscione del genere, mi viene in mente che non sia un tifoso del biscione, ma un attore, un tifoso milanista che ha voluto sbeffeggiare nel migliore dei modi gli interisti se fosse vero sarebbe bellissimo, ma io credo che questa possa essere la verità, o per lo meno lasciatemi sognare

venerdì 17 febbraio 2012

La partita che Milano ha vinto due volte

Milano – Bologna lo scontro delle capitali del basket prima dello strapotere di Siena infiamma le tribune del Palaolimpico riempitesi di più rispetto al primo scontro dei quarti tra Siena e Sassari, la rivalità e il recente scontro di campionato rendono la sfida eccitante e imprevedibile, il pubblico segue con il fiato sospeso le evoluzioni di Jr Bremer  e Melli da una parte e Koponen e Douglas Roberts dall’altra. Una velina di Milano che annuncia giocatori debilitati sembra essere una sorta di giustificazione anticipata in caso di sconfitta. Tifosi in curva pochi ma canterini, come al solito quello che promette di più è la tribuna, ovazione in stile casual per l’arrivo del patron di Milano, Giorgio Armani, osannato fino alla fine dallo sparuto gruppo di tifosi e poi i calciatori della Juve Matri e Chiellini che si ritrovano sul parquet, amanti della palla a spicchi o improvvisati tifosi, questo non lo potremo sapere in quanto forse richiamati da Conte abbandonano a metà del terzo quarto, passando sotto la curva dei tifosi di Milano che li accolgono con una salva di fischi. Lo spettacolo è intenso e tra il Direttore della Stampa di Torino, qualche manager di giocatori, lo spettacolo è l’aplomb di Giorgio Armani, vero deus ex machina della squadra di Milano, che si gusta lo spettacolo e applaude timidamente quando i suoi giocatori inquadrano la retina dalla lunga distanza. Il suo compassato applauso, come uno Spike Lee qualsiasi al Madison Square Garden, vale più di una schiacciata di Bourousis. E mentre sulle tribuna stampa i giornalisti dei siti web, dei giornali inveiscono sulla mancanza di connessione che non consente un rapido accesso ai portali, la partita che Milano deve vincere due volte per andare in seimifinale va in porto. Un soddisfatto Scariolo si gusta il successo ricordando che negli ultimi dodici anni pochi sono stati i passaggi di Milano in semifinale. Finelli lamenta solo una rotazione in meno e si appresta a godersi in tribuna o alla tv la semifinale tra Siena e Milano vera finale anticipata.

Il più grande spettacolo del week end

I sogni di Sassari si spengono al crepuscolo di una giornata finalmente non fredda a Torino, vincere contro Siena sarebbe stato il coronamento di un sogno ma in questo o dentro o fuori bisogna accettare che la sfida possa durare lo spazio di un sogno, merito di Sassari di essere arrivata a questo appuntamento. L’abbinamento con Siena, con questa corrazzata, di fatto non lasciava adito a molte aspettative. E allora gustiamoci questa Final Eight ancora di scena al Palaolimpico di Torino, stesse scene dello scorso anno, grande palcoscenico in cui i tifosi, almeno in queste prime sfide si perdono, in cui le curve sono rappresentante da pochi e agguerriti tifosi che fanno sentire le loro calde ugole. I teneri tifosi sassaresi si spellano le mani, mentre quelli toscani sbeffeggiano i giocatori milanesi al loro arrivo in tribuna.
Lo scenario è bello, le musiche tambureggiano all’interno del Palazzo ritmando allenamenti, tiri, time out e sono una degna colonna sonora. La tribuna stampa dietro il canestro brulica di esperti, di amanti del genere, e di tanti giovani cronisti, come quelli di basketinside che seguono passo a passo la cronaca sportiva. E ‘ una festa condita dai ragazzi di special olympics, di belle donne, come la madrina della manifestazione che non si perde un azione, e che sfodera un tacco, probabilmente 18 da fare invidia a David Andersen, non c’è tregua né quella della partita né quella dello spettacolo. In un fast food di emozioni tutti sono protagonisti di questa immensa avventura che sono le Final Eight nemmeno il tempo di aver vissuto la prima ed è già ora della seconda emozione. L’unica seriosa è la tribuna degli addetti lavori, tra uno stiloso Guido Bagatta e un trasandato Pessina si accampano tutti i protagonisti del campionato italiano, anche quelli che per meriti sportivi hanno le loro squadre fuori da questo spettacolo ma questa è l’emozione del basket.

Biella sciupa un occasione con Teramo (www.repubblica.it)

Biella butta alle ortiche una vittoria già in cassaforte e al PalaScapriano di Teramo perde un occasione per mettere una seria ipoteca sulla permanenza nella massima serie. Andata al riposo l'ultima volta con ben dodici punti di vantaggio, si è fatta rimontare e bruciare sul filo da lana da una non irresistibile Banca Tercas che ha trovato in un super Cerella il collante che ha tenuto a galla la squadra di Ramagli nei momenti topici del terzo e dell'ultimo quarto. La sufficienza di certi contropiedi gettati e di facili conclusioni sprecate anche dai big come Coleman, Pullen e Miralles deve suonare come ammonimento alla Pallacanestro Biella: le partite vanno chiuse e non si devono perdere occasioni come questa.

Cancelleri schiera il suo quintetto preferito con Coleman, Pullen, Soragna, Dragicevic e Miralles, mentre coach Ramagli punta sui due Brown, Brandon e Dee, Amoroso, Goods e Borisov. La squadra di casa è timorosa, all'inizio sbaglia parecchi tiri e non va molto a rimbalzo, Biella fa le cose giuste senza strafare e con Miralles e Dragicevic si va sul 13-6, Ramagli mischia le carte con Fultz e Cerella ma il finale del tempo vede Biella allungare sul +10 (14-24).

Più grinta dei teramani alla ripresa delle ostilità e super Cerella comincia a farsi sentire da tre e da sotto, la Tercas si avvicina, per scuoterla Ramagli si becca pure un tecnico che Teo Soragna non sfrutta appieno. Molti i tiri sbagliati da Biella che va all'intervallo in vantaggio solo di tre.

Nel terzo quarto si scatena Coleman anche se alcuni contropiedi facili non vengono realizzati. Sul +12 sembra che per la squadra di Cancellieri sia tutto facile, invece dopo un tiro dall'area di Miralles, due triple consecutive di Cerella danno fiducia ai padroni di casa: il vantaggio si assottiglia a poco a poco e in cinque minuti, come all'andata peraltro, Teramo è di nuovo in partita. Una tripla di Dragicevic dà ancora qualche flebile speranza e porta avanti Biella di quattro, ma è l'ultima scintilla, quando cominciano a bucare con continuità la retina sia Amoroso che Brown si capisce che l'inerzia della partita è dalla parte di Ramagli:negli ultimi possessi Biella tentata di ricucire ma ormai il danno è fatto.

Vince la squadra che ci ha creduto di più, Teramo mette a segno 34 punti nell'ultimo quarto, stupisce la discrepanza dei falli (26 fischiati a Biella, solo 18 a Teramo nonostante una difesa aggressiva) ma non è il caso di attaccarsi a queste cose. Soprattutto bisognerà cominciare ad allenarsi dalla linea del tiro libero: 6 su 14 sono veramente pochi. Ora riposo forzato per le Final Eight e poi doppio turno casalingo all'apparenza facile, ma con questa Biella nulla è scontato. Cancellieri dovrà lavorare soprattutto sull'aspetto psicologico.

Banca Tercas Teramo-Angelico Biella  82-77(14-24; 33-36; 48-60)                          

Banca Tercas Teramo: A. Ricci 2, B. Brown 6, V. Amoroso 9, B. Cerella 27, D. Brown 12, R. Fultz 7, G. Lulli n. e., Y. Green 0, M. Borisov 4, S. Listwon n. e., A Goods 6, A. Polonara 9.

Angelico Biella: G. Jurak 4, N. Minessi n. e.,  A. Coleman 21, T. Soragna 7,  J. Pullen 11, M. Laganà 0, A. Miralles  13, E. Lombardi 0, M. Chessa 5, W. Magarity n. e, T. Dragicevic 16, N. De Vico n. e.

mercoledì 15 febbraio 2012

Yes we can

C’è stato un periodo in cui la normalità era il Milan alla finale della Champions e l’Inter sbeffeggiata e umiliata contro sconosciuti squadroni con nomi roboanti, Villareal, Lugano ecc. C’era un tempo in cui una squadra perdeva uno scudetto all’ultima giornata contro una squadra amica, mentre l’altra squadra di Milano, quella fondata nel 1899, mieteva in continuazione allori su allori. Poi per colpa di qualche telefonata, il mondo si è fermato,  si è diviso in onesti e disonesti, coloro che usavano le sim giuste, anche se in passato avevano tarrocato documenti e passaporti, e quelli che invece erano perseguibili. E dopo aver messo amici e conoscenti a dettare le regole il più delle volte portandosi il pallone, dopo averci fatto letteralmente a fette gli zebedei con l’uso improprio di un idioma, quello ispanico, si sta lentamente tornando alla normalità. Tutto cominciò dal tetto del mondo, dall’innesto di un ex giuda, da campagne acquisti strane, da addii improvvisi, da fughe negli spogliatoi e da un dio del calcio improvvidamente assente che ha fatto volteggiare un airone nel cielo di san siro a dettare il giusto corso degli eventi. Ecco perché questa sera mi sento sereno e fiducioso, una fiducia che tutto sia tornato a posto e che finalmente anche noi potremo liberarci della perfida Albione, yes we can

martedì 7 febbraio 2012

Basket stellare a Torino per il secondo anno consecutivo

Spettacolo e canestro, magie dal parquet delle otto migliori compagini di un campionato mai tanto equilibrato come quest’anno. Torino per il secondo anno di fila diventa la capitale del basket italiano. Un omaggio, doveroso, a un territorio che ama la palla a spicchi, presente nel massimo campionato con due compagini, Biella e Casale, e con una realtà emergente come quella di Torino destinata in futuro a calcare i palcoscenici nazionali. Ci sarà spazio per vedere all’opera i migliori talenti italiani che combattono in Eurolega, le compagini emergenti come Venezia e Sassari, nobili decadute di nuovo alla ribalta nei posti che contano. Il palcoscenico è l’Olimpico di Torino già teatro delle Olimpiadi invernali del 2006 e oramai meta fissa del basket torinese. Una degna cornice di pubblico, tifosi e supporter delle squadre avversarie, un parquet di addetti ai lavori tra tecnici e giornalisti, e poi il folto seguito degli amanti della palla a spicchi. Lo scorso anno furono delle vere e proprie battaglie ed emozioni come non ricordare l’impresa di Avellino contro Milano, la naturalezza con cui Cantù arrivò alla Finale e la vittoria di Siena al termine di uno scontro appassionato ed equilibrato. La storia del 2012 sarà diversa ma non meno coinvolgente; quattro giorni di basket vero: sarà una battaglia, sportiva, di emozioni, di sensazioni, di lay up e di tiri dalla lunga distanza, un emozione che nasce a dentrobasket inside

Il pedaggio Ibra (www.ilveromilanista.it)

Come una tassa medioevale ogni anno si impone ai calciofili italiani la tassa dello zingaro, non importa quale colore di maglia abbia il nostro campione, ma probabilmente non ispira simpatia, già con la maglia di juve e inter aveva dovuto pagare pedaggio, ora con il milan cominciano diventare sette le giornate di assenza e perché ??. Ha parcheggiato le mani in faccia ad Aronica difendendo un suo compagno, gesto inopportuno d’accordo, ma quanti sono questi gesti, quanti dovrebbero vergognarsi. Quelli che provocano, quelli che corrono alla prima occasione da arbitro e guardalinee guarda cosa ha fatto ? quelli che simulano, quelli che inveiscono, quelli che fanno i piangina, quelli che non amano la maglia per cui gioca, quelli che scommettono, quelli che truccano le partite, salvo poi dimenticarsi che in Italia fioriscono decine di sale gioco in ogni provincia. Italia patria delle contraddizioni. Io sinceramente ammiro Ibra, un giocatore sempre in campo, con i suoi ritmi d’accordo, a volte lento pede altre volte devastante, con quell’apertura di ali che impressiona. Certo, detestato, quando era avversario, ma soprattutto temuto. Un calciatore capace di prodezze balistiche e di cose sensazionali e se qualche volta perde le staffe, ci può stare, ma per carità non colpevolizziamolo. Nel Milan ha tirato la carretta e se siamo li a giocarcela ancora è grazie a lui. Magari come lo scorso anno la squadra farà quadrato e vincerà senza di lui, vincerà per lui. Anche se lui è Slatan e tu chi cazzo sei ? Aronica ! ah beh.

Briganti la serie Netflix che si ispira alla storia del Brigantaggio meridionale

Pietro Fumel  Le fiction storiche da sempre mi attirano e su Netflix mi sono lasciato trascinare a guardare quella dedicata al brigantaggio ...