martedì 6 dicembre 2022

Ode al Capitano. Quegli ultimi otto secondi


  

Non sono solito alle agiografie ne ai coccodrilli a maggior ragione nel mondo sportivo, ma questa volta faccio un eccezione, per il capitano, al secolo Antonio Celentano con cui ho avuto modo di condividere diverse stagioni. Coriaceo e duro nelle marcature difensive, sempre pronto ad anticipare l’avversario e dotato, soprattutto sui calci d’angolo di una castagna imprendibile. Nel bar del Palabrumar si può vedere una vecchia immagine Orange di un successo in cui proprio lui sorride, beh, un’icona, quasi impossibile, per uno che difficilmente sa sorridere sul campo, sempre preciso e puntuale e mai sbruffone. Amici e avversari ne tessono le lodi, ma lui non ti ha mai fatto pesare nulla, anche nella rottura di scatole delle interviste post partita, quando, di solito, si parla con il capitano a fronte di una sconfitta o di una prestazione non eccellente. Insomma in poche parole un uomo vero. Tra i ricordi che serberò a lungo, per emozioni e feste, non posso non ricordare la trasferta a Cornaredo, sotto le spoglie del città di Asti, contro una squadra che si chiamava Real e che incuteva paura. Quell’anno un campionato altalenante ma poi i play off magicamente aprirono le strade a un percorso impossibile. Dopo aver battuto con quattro reti di scarto all’andata i lombardi, il ritorno sembrava una formalità, e invece, nonostante due espulsioni e una serie infinita di occasioni, il Real ci mise alle corde, ma ci pensò lui con la consueta sua calma serafica a otto secondi dalla sirena a portare, sulle sue spalle la squadra in serie A. Dettò il passaggio e lo andò a ricevere solo davanti al portiere, tunnel, e apoteosi sotto la curva con tutta Asti ad abbracciarlo. Posso garantire che nemmeno la vittoria del Milan a Barcellona (per inteso anche Cele un fratello rossonero) mi ha dato tale emozione. Buona vita capitano e grazie di tutto.   

Per meglio comprendere la situazione seguono alcune grafiche e le relative didascalie:

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