domenica 10 maggio 2020

Tutta colpa del virus



Il mondo dello sport in questo periodo di lockdown è andato un po’ in paranoia e complice anche un settore informativo che non sapeva più cosa inventarsi ci siamo sbizzarriti coi ricordi. Ci abbiamo messo del nostro ricordando episodi del passato, beandoci delle vittorie e sfottendo gli avversari sulle altrui disgrazie, in campo sportivo ovviamente. Il florilegio è cominciato dai milanisti dopo Istanbul c’è sempre Atene, chiaro riferimento al periodo in Champions 2005/2007 (non dormo ancora ripensando ai sei minuti di quella partita) per finire al 5 maggio, un tempo anelito della dipartita di Napoleone Bonaparte ma negli anni duemila mantra del tifo juventino e non solo per il suicidio all’ultima giornata di campionato della Beneamata. E da li sono fioccati i ricordi di Materazzi e i contro-ricordi dei pedatori bianconeri. Insomma un can can che nemmeno i bambini dell’asilo (ah già son chiusi) sono più abituati. L’ultima perla la biografia di Chiellini, una volta i ricordi di una vita veniva dati al tipografo solo in tarda età e fuori dal campo, oggi invece basta poco è viene sfornato subito un istant book su quello che hai fatto nei sei mesi precedenti. E sulle vicissitudini del Giorgione Nazionale si è scatenata la rissa mediatica aventi come protagonisti sia il difensore che Balotelli. A questo punto scatta la nostalgia del calcio giocato e dell’impresa sportiva, qualunque essa sia e anche una domanda legittima, ma perché mettere su carta o anche su file ricordi e sensazioni che dovrebbero rimanere confinati negli spogliatoi? ne sentivamo la mancanza? perché?. Palla


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