giovedì 7 maggio 2020

La seconda guerra mondiale termina il 7 maggio, pardon l'8


Ben tre pagine di un noto quotidiano oggi sono state dedicate alla fine della seconda guerra mondiale partendo da una data quella sbagliata della fine della guerra indicata nel 7 maggio, in realtà il giorno successivo, ma per carità un refuso, seppur grave, non pregiudicherebbe il resto del giornale se nel complesso la stessa storia fosse presentata nel modo corretto e senza altri errori. Il pretesto della fine della guerra è quello di parlare del ruolo dell’Italia al tavolo dei vincitori con l’aggravante di aver in un primo tempo cospirato con i nazisti; così si presenta De Gasperi al mondo con il peso di aver preso parte alla guerra dalla parte sbagliata. Ma andando sul concreto si parla delle tre battaglie che hanno deciso la seconda guerra mondiale: Stalingrado, El Alamein e Midway, Se guardiamo la cronologia si dovrebbe andare al contrario, giugno Midway, Ottobre El Alamein, Novembre/Gennaio Stalingrado per la cronologia. Ma seguiamo il narratore e partiamo da Stalingrado, quello che colpisce è la narrazione viene sbagliato il nome del cecchino russo (eppure era stato impersonato da Jude Law nel film di Annaud), la ricerca di una via per il Caucaso era stata una necessità per andare verso i pozzi petroliferi del luogo e certamente Stalingrado poteva essere appetibile per la propaganda, ma i tedeschi disprezzavano i russi non solo Stalin, infine si fa menzione del 13 gennaio 1943 come della data del ritiro del Corpo d’Armata Alpino dal Don, magari fosse avvenuta in quella data, molti più ragazzi italiani si sarebbero salvati, in realtà l’ordine venne dato 72 ore dopo e nonostante questo i militari italiani scrissero pagine gloriose sulla via del ritorno a Nikolajewka. Passiamo a El Alamein la sproporzione di mezzi fu enorme e nonostante questo, il glorioso tattico e il pessimo stratega Rommel, come è stato identificato dall’autore dell’articolo, peraltro sbagliando e di brutto e scopiazzando articoli strani comparsi in rete, tenne testa all’esercito inglese che aveva un numero di carri tre volte superiore. Giusto per la cronaca Rommel nemmeno era al fronte quando cominciò l’attacco inglese a El Alamein, la spinta dell’esercito italo tedesca si era esaurita e senza ulteriori mezzi sarebbe stato impossibile proseguire. Eppure Rommel sia come stratega che come tattico aveva messo spesso in difficoltà gli alleati, in Francia, in Libia, in Tunisia e anche in Francia, ma l’articolista preferisce glissare. Su Midway poi la prosa è un po’ raffazzonata, i giapponesi tentarono il colpo ma andò male per una questione anche di fortuna, ma anche se fossero riusciti a sovvertire la battaglia, difficilmente avrebbero vinto la guerra, in sei mesi avevano consumato tutte le risorse. Insomma anche questa volta un’altra occasione persa per un’analisi più completa e più attinenti alla realtà. La foto usata invece è reale ed è quella di Evgeny Chaldej fotografo di guerra sovietico che immortala la posa della bandiera rossa sul Reichstag, anche se quella foto non è del giorno identificato con fine guerra 8 maggio ma di quasi una settimana prima, ma poco importa       

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