sabato 21 marzo 2020

Cattivi pensieri e anche un po' tristi


Mi piace ricordare quando giovane studente universitario a Milano, avendo preso in affitto un alloggio in Via Sottocorno 7 mi ero fatto installare un telefono per rimanere in contatto con il mondo e il numero che mi avevano dato era appartenuto in precedenza all’ufficio stampa dell’Inter. La prima telefonata che ricevetti fu quella di Bruno Pizzul, sembrava una telecronaca, e li per li fui interdetto; la seconda di Gianni Mura con il quale intrattenni una breve conversazione, con il giornalista che al mio primo diniego del numero sbagliato, disse magari Lei sarà milanista, ecco aveva proprio centrato il punto. Una voce scavata, scultorea e una capacità di mettere della vera poesia nel calcio. Discepolo di Brera, di cui inconsapevolmente aveva preso l’eredità con la cultura del Giuanin e con la verve ironica di Beppe Viola. Con lui scompare un)a categoria di giornalisti sportivi di classe cresciuti con la televisione ma che erano e sono rimasti dei giornalisti di penna sopraffini e dotti. Piacevoli da leggere e mai sopra le righe, tifosi nel profondo ma senza mai darlo a vedere, goderecci e al tempo stesso di palato fine. Insomma un lusso che oggigiorno non possiamo permettercelo in un mondo perennemente percorso dalla velocità che ci fa perdere la bellezza della lentezza e di saper assaporare anche un frutto così incontrovertibile come lo sport.

Ci sono quei giorni che è impossibile dimenticare e poi c’è tutto il resto, che passa e che è tutto un costruire, un crescere, sbagliare, e pensare e fare un passetto in avanti, e poi tornare indietro, sbagliare strada, fare una salita, e una discesa, una salita, e una discesa. (cit- Gianni Mura)

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