giovedì 13 giugno 2013

Ciao Capitano Ambro Leone


La sua folta crinieria bionda che svolazza nel campo, il suo fisico duro, la sua postura e il suo incidere a barriera di centrocampo, sempre pronto a prendersi un cartellino per svegliare la squadra nei momenti topici. Un goal decisivo nella semifinale di Champions 2005 contro il PSV quando occorrevano i cosiddetti per andare avanti. Poi certo una carriera tormentata da infortuni, tanti troppi, ma i ritorni erano da sicurezza. La sua bella rete contro la Sampdoria nella partita decisiva dello scudetto 1999, quella dell’adrenalina a mille per la rete di Ganz al 95’. Le partite più importanti del decennio successivo. Presente in tutti i trionfi. La supercoppa europa alzata da capitano in quel catino di Montecarlo nel 2007. Anno in cui mentre si celebrava la rivincita su tutto e tutti, come un capo ultrà qualsiasi pronunciò la famosa frase di scherno e di sfottò nei confronti dei cugini che si erano appena cuciti sul petto il primo scudetto dell’era telefonica. Spiace dover pensare a un Milan senza di lui, ma Allegri ha chiuso il cerchio, come si potrebbe dire, smantellando l’ultimo pezzo di quel Milan ancelottiano che tante gioie ci aveva dato nel decennio precedente. Certo 36 anni non sono pochi e forse, anche solo per fare panchina o pochi spiccioli in campo, io l’avrei tenuto, ma questo è il corso degli eventi e della vita. Per cui non ci resta che ringraziarlo per quanto fatto e stringerlo affettuosamente in un abbraccio tra tifosi, perché lui era così, prima ti tutto un tifoso, uno di noi. E se passavi da Milanello al tuo ciao Ambro la sua risposta era ciao ragazzi. Un campione

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