216 a.C.: era un anno decisamente afoso la strada verso la
Puglia era decisamente trafficata, ispanici, celti e i pericolosi cartaginesi
era da tre anni che stavano imperversando su tutta la penisola, portando disordine
e caos. Erano guidati da un condottiero valido, un tattico sublime, in grado di
cambiare il corso della battaglia e degli eventi: Annibale della Famiglia Barca.
I romani solitamente esperti e quadrati anche nella gestione delle guerre non
avevano ancora capito come affrontarlo (o meglio uno ci aveva provato con la
sua tattica, mordi e fuggi e attendista, ma non era stato compreso al meglio) e
pensavano con il coraggio e con i numeri di sbaragliarlo. La presenza di
Annibale stava sfaldando il fronte comune degli alleati romani nella penisola e
quindi una risposta doveva essere data, ma la fretta si sa è sempre una cattiva
consigliera. I due eserciti si stavano fronteggiando da tempo sull’Ofanto e all’alba
del 2 agosto ci fu lo scontro in campo aperto. Annibale aveva perso i suoi
elefanti ma aveva molte armi e tipologie di combattenti al suo servizio, fra
cui i cavalieri numidi e i frombolieri delle baleari, mentre i romani agivano
con la consueta tattica e schieramento, ben noto ad Annibale. Con maestria l’Africano
impigliò in rete l’esercito romano e lo accerchiò, mentre la cavalleria si
sbarazzò di quella romana e di fatto giungendo alle spalle delle coorti di
fanteria li intrappolò in un cerchio brutale e crudele. Il massacro durò ore e
alla fine 8 legioni romani erano scomparse con perdite tra i 40.000 e i 70.000
uomini fra cui anche i capi. Fu una tremenda sciagura per Roma ma Annibale
inebriato dal successo non seppe approfittarne appieno e permise al nemico di
riprendersi, anche se alla sera di quel due agosto nessuno scommetteva sul
futuro della Città eterna
domenica 2 agosto 2020
2 Agosto a Canne una battaglia che poteva cambiare i destini dell'Europa
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