domenica 12 luglio 2020

Ofelè fa il to mesté


Non sono uso comprare quotidiani sportivi ma sabato per la Gazzetta ho fatto un’eccezione, l’occasione era ghiotta per assaporare la lunga intervista in cui Zlatan svelava retroscena del mondo del calcio e del Milan. Lo svedesone è sicuramente un asso del marketing e ha costruito sulla celebrità di un personaggio e sui suoi atteggiamenti una vera e propria macchina di comunicazione. Chapeaux veramente perché a fronte di un atleta integerrimo sul campo ha creato il mito. Beninteso non si discute l’uomo e i risultati più personali che di squadra sono li a testimoniarlo. Prodezze e reti incredibili ma di trofei ben pochi a parte scudetti (mancano coppe e trofei continentali) emblematico il caso nel 2009 quando va al Barcellona al posto di E’too e l’inter si porta a casa il triplete dopo aver salutato Zlatan. Ma non è questo l’argomento di cui voglio parlare ma l’intervista venduta come l’ultima verità sulla prima squadra di Milano. Ebbene fior di banalità, scherzi, è un vero burlone, e mezze frasi su un futuro che è già scritto, soffiate di qualche dirigente, magari ex, pronto a gettare un po’ di veleno sul progetto futuro. E così nella settimana che ha visto la vittoria roboante sui resti di quella era la squadra che aveva dominato il nono campionato di fila, siamo riusciti nell’impresa di gettare ulteriore benzina sul fuoco di un cambiamento che sarà definito sulla squadra (meno bandiere e più finanza) perché questo è il futuro di un gruppo, anche nel mondo pedatorio. Risultati e stabilità economica, con questi, costruisci storie che sono destinate a durare nel tempo e come dicono, sempre a Milano, “ofelè fa il to mesté”. A buon intenditor.

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