domenica 19 luglio 2020

La cultura è patrimonio di tutti anche degli influencer


Nella comunicazione culturale è fondamentale cercare di dare nuovi stimoli e nuove prospettive, usare mezzi alternativi e soprattutto di grande utilizzo proprio nell’esigenza di aumentare la propria visibilità. Questo il senso di due operazioni di mercato culturale che vanno a favore di questa logica: Mahmood al Museo Egizio che gira un video, e la Ferragni agli Uffizi; ora è fin troppo pacifico che dai suddetti non mi aspetti una spiegazione di natura culturale sulle opere esposte, né tanto meno una dotta dissertazione ma, nella cultura dell’immagine, un’operazione del genere mi porta a dire che probabilmente qualcuno, che mai sarebbe entrato, propria sponte, in detti luoghi, sarà attirato o per lo meno incuriosito. Le critiche, come sempre in Italia, piovono copiose ma sarà l’effetto successivo da misurare, e soprattutto quanto questa attività porti in termini di visibilità e perché no di indotto economico, solo questa è la chiave di lettura. Il pensiero dei perbenisti della cultura o di chi considera questo episodio di marketing un sacrilegio non ricorda o fa finta di non considerare come operavano gli antichi, i mecenati, che all’ombra della loro magione, castello, si contornavano di giullari, cantori (gli influencer dell’epoca) e di persone che ne celebrassero virtù e gesta. E sempre una questione di comunicazione se sai che esisto magari mi consideri     

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