giovedì 2 gennaio 2020

Il Manifesto della Giovine Italia


La Giovane Italia, eccoci ci risiamo, Repubblica di nuovo vaticina con un titolo che richiama il Risorgimento per mettere in risalto il discorso di fine anno del capo di Stato Mattarella, parlando di fatto di un nuovo Risorgimento in mano a una nuova leva ma è così ? Certo il discorso di fine anno deve essere necessariamente un misto di speranza e di voglia di guardare al futuro, com’è sempre stato, ma il parallelismo non regge e allora andiamo a cercare l’autore di quegli scritti, quel Giuseppe Mazzini teorico di uno stato Italiano che all’epoca non esisteva ma che attraverso i suoi scritti doveva trovare compimento anni dopo.

Due i passaggi in particolare che nel discorso ai Giovani vanno la pena di essere citati. Il primo è sul valore morale dei nostri (per quell’epoca) giovani: L’uomo è pensiero e azione e qualunque sopprime uno di quei due termini smembra la sacra unità della vita, sacrifica metà dell’anima e tradisce la propria missione. Il pensiero e l’azione stanno termini indivisibili dello sviluppo nazionale del genio italiano. La contemplazione è l’egoismo del genio

L’italia sembra oggi ingombra di sette e opinioni diverse unitarie o federaliste spettacolo doloroso non insolito. A un popolo confuso le forme del vero appaiono sempre molte e distorte. Fra una tomba e una culla sta l’infinito. E noi balziamo dalla sepoltura di un’epoca spenta al limitare di un’altra appena nascente che aspetta forse la prima parola da noi. Ma a chi guarda a questo caos foriero di una creazione due soli partiti esistono il partito che crede nel moto dall’alto verso il basso e quello che intende la vita italiana non poter salire che dalle viscere del paese alle sue sommità: il principesco e il popolare il moderato e il nazionale.

Giuseppe Mazzini, un gigante e anche un genio incompreso di quell’Italia che emetteva i primi vagiti, un fine pensatore e un politico d’eccezione che pagò forse la sua scarsa propensione all’attività bellica, forse non un grande uomo di squadra ma di sicuro un osservatore fine e capace. Ecco forse al di là del parallelismo sul titolo sarebbe stato bello un parallelismo sui testi e sui contenuti, un’occasione persa un’opportunità sfumata. Ma come in altri casi precedenti ancora uno stimolo per studiare meglio la storia 

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