venerdì 22 agosto 2014

You Walk Alone


Alle cinque della sera, tempo infausto delle notizie che possono sconvolgere il mondo, inizia la triste saga della fine di un amore che forse non era smisurato, che ha fatto fatica a decollare e che è finito senza lasciare ulteriore strascico in quella casa che doveva invece sancire un mondo indivisibile: il bambino che amava una squadra, che era finito per caso con quella della sponda opposta e che alla fine era approdato in quella che avrebbe e doveva essere il suo porto definitivo. Un personaggio Mario che a dispetto della sua maglietta celebrativa “Why always me” ha fatto di tutto per ricoprire più un immagine mediatica che sportiva. Un campione dalle doti esplosive fisiche e tecniche ma che spesso e volentieri non riesce a dominare i suoi eccessi. Sia in campo che soprattutto fuori dello stesso. I suoi tweet, le sue foto, i suoi atteggiamenti sempre fuori dalle righe ne hanno fatto un modello negativo a prescindere. Vederlo dalla tribune vagare senza voglia sul campo, pronto spesso a fare scena era uno spettacolo triste. Il tifoso però perdonava tutto per un suo guizzo e per un suo numero. Ma i mesi e le bizze e le intemperanze più estreme lo hanno allontanato da quello che era il suo naturale approdo e adesso, sotto la sapiente regia del pizzaiolo più pagato al mondo, a servire la Kop, una delle curve più calde della Premier League. Sarà ancora una volta amore a prima vista, ma la speranza è che l’eterno ragazzo riesca a crescere sereno in un ambiente che, pur perdonando tante cose, si attende molto da lui. Che la sua anima inquieta possa avere finalmente pace e che riesca soprattutto a stare in pace con se stesso. L’età comincia a essere quella della ragione. Goodbye Mario.

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