venerdì 7 marzo 2014

Tumadre molto più che una band (by Enrica Ferrari)


chi non ha avuto il piacere di conoscere Naim e il suo gruppo e di assistere a una performance dal vivo si è perso molto, il fregoli della musica pop sta diventano un icona, apprezzatelo ora, più tardi diventerà una star. in questo brillante articolo di Enrica Ferrari, la storia e la genesi di un  gruppo di amici che io festeggio mettendo come immagine Arturo, so che loro apprezzerebbero 
Beppe




Chissà se sono consapevoli, questi 8 supereroi  genovesi (per citare uno dei tanti travestimenti con cui si esibiscono) che il solo fatto di essere rimasti uniti per molti anni di fatica e investimento continuo ha qualcosa di straordinario. D’altronde è un destino dichiarato nel loro nome: “Si scrive Tuamadre, tutto attaccato" spiegano "perché è un concetto che intende unire e mai dividere” . L’avventura inizia 5 anni fa con un obiettivo chiaro: collocarsi a livello nazionale nel mondo del pop.  Le parole chiave sono:  farsi notare e crearsi un pubblico. L’autoproduzione per le band emergenti a volte è una scelta, più spesso la scelta di chi non ne ha altre, ma in entrambi i casi sono in pochi ad avere le capacità, la chiarezza di idee e la costanza necessarie per portare avanti un progetto musicale autoprodotto. Fondamentale  la scelta del nome: “Tuamadre”, curioso, facile da ricordare ed in controtendenza con le lunghe perifrasi della musica indie.

Per crearsi velocemente un seguito optano per  una proposta che possa incontrare un ampio pubblico: decidono di divertire,  con un’apparente scanzonata leggerezza , ma basta un ascolto per capire quanto siano bravi e preparati i musicisti e come nulla, della apparente improvvisazione, sia in realtà  lasciato al caso. Cosa apprezzabile, in un mondo indie, che troppo spesso si suona addosso. Con la stessa coerenza  scelgono il genere: uno ska dimezzato in rocksteady per dare spazio all’attitudine soul e r&b del bravo frontman, con le tipiche influenze del calypso giamaicano pur mantenendo l’incisività dei fiati (una sezione eccellente tra cui spicca il talento alla tromba del giovane Stefano Bergamaschi). In parole povere ai concerti dei Tuamadre, si ride e si balla. Poi il repertorio:  propongono un live di noti successi pop (Queen, Eurythmics, Cab Calloway, Beatles) tutti declinati alla ritmica in levare.  Realizzano  il cd “Tuamadre plays the Beatles”, tratto da un omonimo e fortunato spettacolo di musica, storia e gag cabarettistiche, che contiene qualche gioiellino come l’arrangiamento rocksteady di “here comes the sun”, l’originale “black bird” voce e  marimba e una versione reggae della troppo abusata “yesterday” con violino al posto della chitarra (notato da Radio Capital, questo progetto li porta tra i finalisti del Capitalent 2013). Lo show è molto ben costruito e colpiscono i costumi appariscenti, a volte demenziali (intervistati in Rai da Unomattina si presentano vestiti da banane e si aggiudicano un passaggio in prima serata su Blob).  Il pubblico aumenta di concerto in concerto (attualmente sono 15mila i fan della pagina facebook).  I tour sono gestiti con intelligenza: non date sparate a destra e a manca, ma una progressiva conquista  di territori  tra Liguria, Piemonte e Lombardia per potersi sempre garantire un seguito numeroso a cui aggiungere nuovi estimatori. Le entrate vengono attentamente amministrate: i musicisti rinunciano al compenso per acquistare costumi, per produrre il nuovo progetto di brani originali, per realizzare video di qualità professionale e pagare un buon ufficio stampa (sanno infatti scegliere dove risparmiare con  il “fai da tè” e dove è invece importante assumere dei professionisti). La comunicazione ricopre un ruolo fondamentale nella crescente popolarità della band, grazie all’estro di Eugenio Ruocco – uno dei fondatori e batterista del gruppo  – attorno alla band si è creato una sorta di pensiero condiviso - tra l’intelligente ironia ed una certa raffinata demenzialità -  che viene alimentato dagli stessi fan, si parla della “tuamadrità”. “Lo trovi sullo Zingarelli Minore" ci spiega Ruocco quando gli chiediamo cosa sia "Scherzi a parte, la tuamadrità come stile comunicativo segue un concetto più che semplice: fuggire la banalità ad ogni costo, anche a costo di perdere il senso della comunicazione”. Stupire e divertire per farsi conoscere, quindi, sempre in linea con quello che ormai potremmo definire un business plan a tutti gli effetti. Esce nello scorso dicembre  il cd “L’invasione dei tordoputti”, che sovrappone al ritmo rocksteady ormai ben noto, l’originalità dei brani finalmente di loro produzione un po’ in italiano, un po’ in inglese, un po’ in entrambe le lingue. “My gorilla” spicca per l’insolito testo, Swingin’ Fitz (dall’atmosfera alla Fred Buscaglione) riconferma la bravura  dei musicisti, “Castaway”, fosse  in italiano, potrebbe essere un successo sanremese. Il progetto viene  presentato a Genova in un Teatro Claque stracolmo, con l’incredibile partecipazione sul palco di Dado Moroni. Dei due singoli che hanno preceduto la raccolta, l’estivissima “Up&Down” è stata al primo posto della classifica reggae di I tunes ed il video ha superato  in poche ore le 10mila visualizzazioni. Il secondo singolo “She don’t konw me” ha avuto meno clamore, ma l’eco sui social non si è ancora spenta.Non passano ancora sui canali mainstream, ma conoscono le loro canzoni migliaia di persone, conquistate concerto dopo concerto senza l’intermediazione di etichette, produttori o distributori: ed è un risultato notevole, da applaudire e sostenere.

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