giovedì 9 agosto 2012

Schwazer: elegia della sconfitta

La tragedia greca in salsa italica ha tempestato le pagine dei social network, dei siti  e della tranquilla vita comune, la battute sull’ovetto kinder si sono sprecate e un campione che dovrebbe essere freddo come un ghiacciolo, vuoi anche per le sue origini, si è sciolto come neve al sole. Tutto ciò facendo intravedere la tristezza e la povertà di un anima, non candida certo, ma distrutta da un virus, quella di dover dimostrare a tutti la sua perfezione: bello e vincente. In questa storia tutti hanno sbagliato, prima di tutti una federazione, sempre in prima linea quando ci sono da raccogliere allori, ma incapace, forse, di aiutare i propri affiliati nel momento del bisogno. Toccante l’autocensura del padre dell’atleta che ha perso di vista il bene più prezioso, la salute del figlio. Ma allora una domanda dobbiamo porcela tutti. Perché non si affronta la vita con più serenità, perché non si accettano i propri limiti, perché gli organi di informazione non celebrano meglio gli sconfitti (che sconfitta può esserci arrivare quarto al mondo ???) e infondono parole di speranza che in fondo la vita deve essere vissuta prima di tutto in pace con se stessi, che non tutti possiamo arrivare al primo posto, ma si può sopravvivere vivendo dignitosamente anche solo partecipando. Si viene ricordati solo se si vince ? si ottengono favori e onori solo tagliando il traguardo al primo posto ? Il proclama della federazione per un evento che dovrebbe essere vissuto come onore alla partecipazione era quante medaglie vinceremo !!!!. Quanto di più sbagliato. La vittoria uno dovrebbe trovarla dentro di sé, vivendo in pace coltivando le proprie passioni e le proprie idee. Certo utopia forse in questa società che fa dell’immagine sparata la propria icona,  ma abbiamo il dovere di insegnare alle giovani generazioni l’onestà di riconoscere sempre i propri limiti e di vivere in serenità soprattutto sotto i riflettori. E ora la Federazione aiuti il suo atleta, sotto l’aspetto psicologico e morale, questo è il primo dovere, dopo averne goduti i benefici in passato.

Nessun commento:

Posta un commento

Briganti la serie Netflix che si ispira alla storia del Brigantaggio meridionale

Pietro Fumel  Le fiction storiche da sempre mi attirano e su Netflix mi sono lasciato trascinare a guardare quella dedicata al brigantaggio ...