giovedì 12 agosto 2021

Afghanistan: Mission impossible


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E’ la notizia del momento, a vent’anni dall’intervento degli Stati Uniti e degli alleati nell’Afghanistan, la forza internazionale abbandona il paese e di fatto la riconsegna al dominio dei talebani. L’eco dell’11 settembre e la connessione tra Bin Laden e il regime islamico di fatto provocarono la sollevazione popolare che portò all’intervento e alla lotta senza quartiere contro il nemico degli occidentali. Ma quello che tutti hanno sempre sottovalutato sia quando si parla di Afghanistan e di Libia e che in quei paesi, non vi è mai stata un’identità politica definita ma una conglomerazione di tribù, e queste, a seconda delle convenienze e del momento scelgono una fazione piuttosto che l’altra. Lo dice la storia, lo recita il passato, e lo testimonia il presente. Quello stato è il crocevia o meglio la porta tra il Medio Oriente e quindi anche l’Europa e l’Asia centrale. Luogo deputato a risorse incredibili e inestimabili per il futuro e il progresso tecnologico da sempre crocevia del destino di eserciti occidentali, dove non conta la battaglia del momento ma il percorso della guerra. Inglesi, sovietici e ora americani sono passati in questi territori spesso vincendo una moltitudine di scontri ma poi di fatto perdendo il conflitto, dal 1919 con la fine della terza guerra anglo indiana, per arrivare agli anni ottanta e al pantano in cui crollò il mito dell’esercito sovietico, per finire ora con l’abbandono degli americani che lasciano migliaia di soldati morti in quel territorio e anche la loro fama di tutori dell’ordine mondiale. Per assurdo la tecnologia non solo non ha aiutato ma anzi è stata battuta dalle vecchie tattiche di guerriglia. Se dai quei luoghi persino un condottiero illuminato come Alessandro il Macedone preferì ritirarsi c’è da credere che siano territori e popolazioni difficili da gestire. E allora bisogna cambiare tattica e anche strategia ma ricordandosi sempre la massima di Sun Tzu: il generale vittorioso prepara il terreno dello scontro vittorioso      


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