Se c’è un aspetto che mi è
piaciuto della presenza di Ibra a Sanremo è stato il suo discorso sul
fallimento che aiuta a vincere, certamente non un’idea originale, basti
guardare all’eredità di Michael Jordan che ha sempre messo in evidenza come
dietro ai successi anche quelli roboanti ci sia l’imperfezione di migliaia di
tiri e occasioni. Ecco nello sport, come nella vita, non conta vincere ma conta
vivere, vivere di emozioni, di vita corrente che contiene in se sbagli,
situazione errate, tentativi andati a vuoto, ma, per diamine, tentativi e vita.
Non conta arrivare soltanto primi, conta sempre il percorso che uno svolge e l’impegno
che ci mette. Eppure siamo permeati, e la rete ne è una chiara testimonianza, soprattutto
in ambito sportivo del risultato, tutto il resto è noia. Sarà che sono
milanista da una vita, che sono passato attraverso due fatal verona, una finale
drammatica come quella di Istanbul, due discese in B, una volta pagando e una
gratis come ammiccherebbe il buon Peppino Prisco, ma ho anche vissuto gioie
incredibili come il 28 maggio 2003 e il 2 maggio 2007. Vivendo questa
quotidianità sportiva ci sono alti e bassi, come in tutte le attività e godi dei
momenti buoni e cresci in quelli negativi. Un caso nelle ultime ore la Juventus,
dopo nove anni di successi in Italia (scudetti, coppe italia, supercoppe) capita
una stagione in cui sei costretto a rimanere al palo, ci può stare anche di
perdere con il Benevento, ma non per questo devi mettere in discussione il
tutto. Un allenatore presentato come il maestro, che adesso diventa l’ultimo
degli appestati. Ma tutto questo è figlio di una cultura, quella italica, spesso
sempre in soccorso al vincitore, ma mai in grado di guardare con serenità e
coraggio alle sfide che ci competono e allora rispolveriamo un vecchio adagio
di Churchill: “Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai
fatale; è il coraggio di continuare che conta”. Ecco impariamo questa lezione e
insegniamola ai nostri figli vale più di cinque Champions.
martedì 23 marzo 2021
La cultura della sconfitta vale più di una Champion
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