mercoledì 30 settembre 2020

Si gioca


 Chi ama lo sport, di qualunque disciplina si tratti, ha un solo pensiero in testa praticarlo, e chi lo fa agonisticamente ha bisogno dell’adrenalina della competizione e perché no del sostegno del pubblico. Lo sport è salute (lo dicevano ben anche i latini mens sana in corpore sano) chiudersi a riccio invece, non praticarlo e restare confinati in un limbo è altrettanto pericoloso. Le sortite del sottosegretario alla salute Zampa che ha chiesto di chiudere il campionato di serie A denota proprio un principio di non conoscenza e soprattutto di timore ingiustificato. Non possiamo permetterci nessun altro lockdown, ne lavorativo, ne ludico, ne personale, la nostra salute è in gioco. Certo attivare i protocolli di sicurezza è un atto doveroso ma bisogna guardare oltre, trovare la cura e combattere i virus ma la vita deve proseguire, anche quella sportiva, altrimenti il rischio è di imbruttirsi sempre più e di non trovare la strada del riscatto. Se dovessi fare un paragone sembra la sindrome dell’anno 1000 in cui si vaticinava la fine del mondo, fenomeno non verificatosi di certo anche se gli anni successivi non furono certo forieri di grandi notizie positive  

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