foto maglia rossonera.it
La fatal Verona mi ha insegnato a
lamentarmi delle sudditanze psicologiche, il maldestro Concetto lo Bello mi ha
imposto la teoria della vittima comunque del Palazzo che decideva a tavolino
scudetti e favori. Poi con l’avvento di Silvio una delle teorie che mi son
sempre più piaciute è quella, se vuoi eccellere, devi essere più forte di tutto,
magari di studiare il doppio, di metterci l’impegno, di perseguire con forza
quello che devi. E così nell’anno che molti ricordano per la nebbia di Belgrado
(una indubbia botta di culo) come non rimembrare la rete di mezzo metro dentro
di Van Basten contro la Stella Rossa, quella di Rijkaard contro il Werder Brema, l’imbarazzante arbitraggio
del Bernabeu, la gloria di Barcellona. Quando si perse a Istanbul non fu
solo sfortuna ma anche una sorta di giustizia per quello che il PSV aveva dato
in semifinale. Quando si vinse con il Barcellona ad Atene fu il gioco di
squadra e l’abnegazione dei singoli a portarla a casa, contro sfortuna ed
arbitraggi. A forza di parlare di torti si dimentica che la partita
la devi meritare sul campo. Prendiamo Muntari, certo fu scandaloso non averla
data quella rete, ma ancora più scandalosa, secondo me, la non ammissione di
colpa di quello che oggi tutti consacrano come il miglior portiere al mondo.
Quella partita e quel campionato persi dal Milan per un’inezia, fu vinto con
merito dalla Juve. Se solo Allegri avesse schierato meglio la formazione in
altre due partite probabilmente noi avremmo in tasca il 19 scudetto. Tornando
all’altra sera, certo errore c’è stato, ma finiamola li, nell’economia di una
stagione presunti torti e favori sono in equilibrio e se vinci è perché hai
merito, mentre se perdi non accampare scuse. E' meglio.
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