martedì 25 febbraio 2020

Prima i giornali ----- piemontesi


Il Risorgimento e la definizione dello Stato Italiano oltre che sui campi di battaglia e nelle sedi politiche iniziò anche e soprattutto grazie alla carta stampata e fu proprio il Piemonte il luogo in cui questa libertà pur con qualche divieto fu una palestra utile per dare senso all’unità della nostra Nazione. Tutto questo nonostante gli editti sulla legge di stampa del 1852 e del 1858, in questi casi, le pressioni da parte dello Stato Francese e di Napoleone III in particolare, dopo l’attentato Orsini, furono disattese. I giornali erano diventati una sorta di strumento di organizzazione e di propaganda elettorale e di orientamento delle politiche di opinione. E che il Piemonte fosse liberale lo testimonia uno studio di Guglielmo Stefani, poi fondatore dell’omonima agenzia di informazione, che stabiliva che a fronte dei 68 periodici del lombardo veneto, dei 27 della toscana e dei 16 di Roma, ben 117 provenivano dal Regno di Sardegna di cui solo 53 a Torino. Ricordiamo alcuni dei nomi di quei periodici tra cui i più famosi erano: Gazzetta Piemontese, Gazzetta del Popolo, Opinione, Armonia, Unione, Voce della libertà, Campanone, Espero, ecc. La crescita del giornalismo piemontese ebbe anche un riflesso nell’industria tipografica, sempre parametrati al 1858 a Milano in quel periodo erano attive 37 tipografie per un numero di addetti pari a 600 unità, a Torino nello stesso tempo erano 32 le tipografie che avevano però un numero maggiore di addetti (780)con 47 torchi meccanici contro i 6 di Milano. Al giornalismo erano poi associati le figure degli esuli provenienti dagli altri stati italiani: Saventa, Ferrara, De Sanctis, solo per fare alcuni nomi. Accanto ai fogli di natura politica e istituzionale trovarono anche spazio i fogli umoristici e satirici le due testate più famose in tal senso furono “Il Pasquino” e “il Fischietto”. Il Fischietto, trisettimanale, fu diretto dal poeta Carlo A Valle e poi da Cesana e toccò presto le 2500 copie un numero discreto anche per quel periodo che si avvalse della collaborazione dei migliori disegnatori italiani del periodo come Redenti, Virginio e Teja. Se il Fischetto era di natura politica il Pasquino aveva invece i crismi della satira di costume, apparve nel 1856, e riuscì a interessare molto parlando di mode, di costume e di fatti teatrali: Per una volta tanto Torino meglio di Milano

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