La giornata che non vorresti mai
vivere, lunga, faticosa e con un carico di emozioni indicibili. Perdere una
persona cara è quanto più pesante ci possa essere, passi da una medicina a una
visita, con il cuore sollevato per l’esito al più profondo e nero strapiombo di
sentimenti per una vita che vedi scivolare via così, secondo dopo secondo.
Certo l’età c’era, ma ancora di più una sofferenza e la malattia del secolo che
ti uccide giorno dopo giorno e ti lascia una speranza amara di farcela, ma
invece il nero ti si ammanta di fronte all’improvviso. E allora come mi ha
scritto un amico la accetti per quello che è, il cerchio triste della vita e ti
getti sui ricordi di chi ti ha generato. Rimembri la gioventù, la complicità,
le passioni cresciute insieme e rivivi gli episodi magici. Una partita persa 3
a 0 a Torino contro Zavarov ma una trasferta di gusto con risate e porchetta e
vita da curva, la cerimonia della laurea con te pronto a tenere a ricordo il
tappo dello champagne celebrativo, la finale di Champions del 2003 vissuta all’ombra
dei rigori con il rimbrotto a fine partita e il consiglio di non fare il
cretino ad andare a suonare il clacson alla fine, ovviamente disatteso. E la
gioia immensa quando grazie agli amici di Torino ho portato a Ponderano Claudio
Sala, il tuo poeta del goal al trofeo Pozzo. Tanti ricordi piccoli e felici di
una vita trascorsa insieme. Potevi forse apparire burbero, ma avevi un cuore
grande come quello delle decine di trasfusioni per regalare il tuo sangue a chi
ne aveva bisogno e l’aiuto dato a un sacco di gente sempre disinteressato. Tu che hai perso entrambi i genitori quando avevi solo vent'anni. Da te
ho imparato l’etica del lavoro, non importa quanto tempo ci si mette, ma il
lavoro deve essere fatto bene. E’ inutile dire che mi mancherai ma ti porterò
sempre con me. Ciao Drian
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