mercoledì 26 luglio 2017

Quando i manganelli volavano. La strage di Torino del dicembre 1922

comune di torino
 
Forse non tutti sanno cos’è stata la Strage di Torino del 18/20 di dicembre del 1922. Quando uno oggi inneggia al Fascismo è bene ricordare quelli che erano i prodromi su cui sorse la dittatura che governò l’Italia. Matteotti fu un fulgido esempio di come l’avversario politico poteva essere eliminato e in quella Torino in cui la componete socialista e anarchica era forte lo scontro era inevitabile. L’Antefatto che porta alla tre giorni di massacro è l’agguato in cui cade il 17 dicembre Francesco Prato, tranviere comunista, per mano di Carlo Camerano, Giuseppe Dresda e Lucio Bazzani. Il tranviere si difende e nella colluttazione muoiono due degli assalitori. La vendetta è così servita su un piatto d’argento, nei tre giorni successivi le squadracce di Piero Brandimarte imperversano al calar delle tenebre e uccidono 14 uomini e ne feriscono 26 tra i caduti il segretario della sezione torinese del Sindacato Metalmeccamici Piero Ferrero, malmenato torturato e legato a un camion che ne trascina per diverse centinaia di metri il corpo. Agghiacciante il commento del Bradimarte abbiamo 3000 nomi di sovversivi, tra questi ne abbiamo scelti 24 e i loro nomi li abbiamo affidati alle nostre migliori squadre. Questo invece il commento di Benito Mussolini “come capo del fascismo mi dolgo che non ne abbiamo ammazzati di più, come capo del Governo debbo ordinare il rilascio dei comunisti arrestati (dal libro di Walter Tobagi gli anni del Manganello). Questo il clima in cui il Fascismo prese il sopravvento. Per la serie meglio ricordare e studiare.


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