venerdì 30 gennaio 2015

quella volta che Hartford e Kidd

A volte i ricorsi storici ti riportano a un periodo della vita da un lato felice, perché ti ricorda la gioventù, dall’altro meno, perché ti paventano un periodo in cui la tua squadra del cuore era un abbozzo e quando andava bene si faceva la Coppa Uefa da protagonista ma solo nel primo turno. A cosa mi ricollego ma al mio Milan ovviamente, il cuore non si abbandona mai, però c’è un po’ di tristezza nel vedere quanta poca cosa sia rimasta delle gloriose casacche rossonere. E se un anno sabbatico ogni tanto può capitare; il triennio che andiamo a concludere è stato per lo meno denso di tragici eventi, di cattive gestione e di mancate promesse. 

Per fortuna oggigiorno ti puoi dedicare ad altre opportunità e sport – uno su tutti il calcio a 5 – ma il pensiero va a un periodo che si sperava e si pensava sepolto da tempo. Mi sovviene un particolare, o meglio un ricordo, di una partita giocata al Main Road di Manchester – la squadra non era nemmeno quella più blasonata inglese - era il City. Un pareggio rocambolesco a San Siro e poi il tracollo nelle perfida Albione. Booth Hartford e Kidd era la triade che in pomeriggio degli anni settanta seppellì la mia velleità europea. 

Oggi che nemmeno più frequentiamo i palcoscenici di secondo piano dell’Europa League vedere le casacche rossonere sprofondare nel pantano di Sassuolo e di Bergamo, nell’immaginare le smisurate praterie di San Siro su cui maramaldeggiano i nuovi barbari del pallone mi viene il magone. Torneranno i tempi eroici. Manca solo un novello Cochi e Renato e poi torniamo a essere la Milano quella dei Beppe Viola. Più che un goduto amarcord una tristezza infinita. San Siro pensaci tu 

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