domenica 5 novembre 2023

E' sempre l'uomo a fare la differenza, anche in guerra


 

Premetto Favino è un grande attore e non deve certo dimostrare nulla, ha saputo essere un Fregoli davanti alla videocamera interpretando personaggi che hanno fatto la storia del nostro paese, da Buscetta ad Craxi. Nell’ultima fatica lo vediamo dare le sembianze a un marinaio d’Italia, Salvatore Todaro, insignito di più decorazioni durante la seconda guerra mondiale per le sue gesta nella guerra in mare. A parte la trasposizione veneta di un ufficiale di origini pugliesi, il film scorre ed è godibile per la qualità della recitazione e per il pathos che ci si mette. Non è un film di guerra, gli italiani purtroppo non sono in grado di raggiungere le vette di Spielberg, ma un film di sentimento che vuole mettere in evidenza il senso di altruismo, vero, che pervade chi naviga sotto coperta o sott’acqua, indipendentemente dalla bandiera per cui combatte. Todaro esempio italiano, certamente si, ma non fu l’unico a soccorrere in mare, ricordiamo infatti il rispetto e il salvataggio di marinai italiani effettuato dall’ammiraglio inglese Cunningham dopo il 12 ottobre 1940 quando gli inglesi affondarono i cacciatorpediniere Airone, Ariel e Artigliere, oppure l’ordine dell’Ammiraglio Donitz che contravvenendo alla direttiva 154 che non prevedeva il soccorso in mare, diede mandato di aiutare i naufraghi del Laconia, il transatlantico che trasportava prigionieri di guerra italiani. A Norimberga, durante il processo contro i crimini di guerra, Donitz fu poi condannato a dieci anni per crimini di guerra, ma ebbe un testimonial d’eccezione nell’ammiraglio Chester Nimitz che affermò come nella guerra sottomarina nel Pacifico, sia gli americani che i giapponesi, non erano tenuti al salvataggio di vite e, quando questo avvenne, i salvatori spesso diventavano vittime. E’ la guerra, verrebbe da dire, a seconda delle situazioni abbiamo assistito ad atti di eroismo e ad altri di vigliaccheria dosati in egual misura. Senza entrare nel merito della ricostruzione storica, in alcuni casi edulcorata a vantaggio dei buoni sentimenti (alla fine la cronaca reale riporta che un po’ timidamente Todaro disse al comandante belga, che reclamava il nome del suo salvatore, che si chiamava Salvatore Bruno e non certo zio Salvatore come pomposamente fa intendere Favino/Todaro), il film pone l’accento sull’uomo e, come diceva sempre Steve Jobs, è lui a fare la differenza in qualsiasi situazione, in guerra e in pace, sono le sue attività a declinare la bontà del suo essere.

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