venerdì 2 settembre 2022

Tutti a casa. A Cassibile la firma dell'armistizio


 

14 chilometri da Siragusa, siamo a Cassibile, è la fine dell’estate, un anno che si è aperto con il disastro dell’Armir, 84.000 soldati sono stati inghiottiti dal moloch della guerra nelle steppe russe, Kasserine ha rappresentato il colpo di coda in Africa ma poi gli americani hanno preso il sopravvento. Nella notte del 25 luglio il fascismo è crollato, non prima di aver perso la sicumera con l’invasione il 9 luglio della Sicilia. Il paese è ridotto male, i bombardamenti non guardano in faccia a nessuno, la miseria è nera, manca la catena di comando. E’ tempo di cambiare registro, l’Italia è sulla via della resa. E proprio in campagna sotto una tenda viene firmato l’armistizio per mano del generale Castellano. Mancano poco più di cento ore all’annuncio, bisogna fare in fretta, c’è l’opportunità di liberare Roma, ma occorre fare in fretta. L’82 potrebbe paracadutarsi nella città eterna, ma Eisenhower non si fida degli italiani e di Badoglio, manda in avanscoperta il 7 settembre a Roma due colonelli e scopre che gli italiani tergiversano, non sanno come muoversi, c’è anarchia. I tedeschi subodorano il voltafaccia e sono in allerta, anche se non dispongono delle truppe necessarie per respingere un eventuale offensiva. Com’è andata lo sappiamo, caos estremo, la fuga a Brindisi della famiglia reale e militari italiani che con eroismo hanno subito la forza della Wermacht, in Italia e in altri avamposti. E allora torna alla mente quel giorno di settembre a quali prospettive si potevano aprire per la nostra gente, a quanti lutti avrebbero potuto essere risparmiati se solo si avesse avuto un po’ più di coraggio. Peccato   

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