mercoledì 23 ottobre 2019

il valore del marchio



E’ ovvio che in questi ultimi anni i colori rossoneri non se la passano particolarmente bene l’ultimo successo è datato 2016 a Doha e poi una lunga serie e sequela di tentativi, di passioni scaldate e di rapide delusioni. E allora come sfottono tutti pronti a lucidare l’argenteria, le sette Champions e i ricordi di un bel tempo che fu. Ma in definitiva non è poi passato tanto tempo. Lo scudetto del 2011 aveva Ibra in campo, la Champions del 2007 non è un secolo fa, ma poco più di dieci anni con tre finali nel breve volgere di quattro anni. Insomma il ricordo è ben nitido non sbiadito.  E se Atene piange Sparta Juve e Inter non ridono di certo, allori in Italia ma oltre il confine ben poco. In tutto questo contesto si parla del valore del marchio secondo i media svalutato da allori scarsi e da pendenze economiche simili a stati sudamericani. E qui invece sta l’errore, il valore del brand non dipende solo dai risultati immediati ma dalla storia, un coacervo di appartenenze e di valori quanto mai consolidati. Chi ha vissuto la serie B e annate storte non si arrende di certo e anzi nella difficoltà trova ancora più certezze. Se la società punta sull’appartenenza potrà decuplicare i ricavi e aumenterà sempre di più il suo appeal, quello è il patrimonio reali di questi colori e non c’è comparazione che tenga. Appartenenza e storia nelle difficoltà sono i modelli da seguire

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