giovedì 19 gennaio 2017

Ricordati chi sei e da dove vieni


La riconoscenza si sa fa fatica ad albergare  nei cuori delle persone. Se sei però un personaggio pubblico, meglio ancora uno sportivo che tanto ha avuto sia in termini di visibilità che di risultati (ovviamente ben pagati profumatamente) probabilmente dovresti soppesare bene parole e pensieri. Il riferimento è tutto per Andrea Pirlo, per una decina di stagioni indimenticato numero 21 in casa rossonera, campione del mondo con la casacca azzurra e poi odiato (sportivamente si intende) metronomo del centrocampo della squadra di Venaria. Da un paio di stagioni il suo buen ritiro è negli Stati Uniti, dove, bontà sua, può uscire con le ciabatte ai piedi (Seedorf lo faceva anche ai derby ahimè) cercando una tranquillità più esteriore che interiore. Mi hanno un po’ stupito le sue affermazioni di tifo alla Supercoppa in cui ha detto, senza mezzi termini, di aver fatto il suporter per una squadra piuttosto che per l’altra del suo recente passato. Forse a volte occorrerebbe una migliore attenzione per affermazioni e propositi, perché, se anche una società non ti ha trattato bene, e può capitare, diverso e differente l’impatto che hai per chi ha tifato per te quando indossavi colori che per i tifosi rappresentano vita e successo. Per chi magari per venirti a vedere con quella maglia ha sfidato trasferte lunghe e onerose, ha mangiato salamella in cartavetro e ha sfidato il gelo o il caldo di spalti di cemento. A loro si dovrebbe un po’ di riconoscenza e al di là dell’esultanza o meno quando segni una rete, pur bellissima, ricordarsi che loro in te hanno visto sempre un amico e un fidato compagno a cui dare sensazioni speranze e anche illusioni. Già illusioni di essere una bandiera.

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