sabato 26 aprile 2014

Orazione a Quarona sul XXV aprile: il valore della storia e del ricordo


Sig Sindaco del comune di Quarona. Banda Musicale, autorità civili militari, associazioni d’arma e soprattutto voi amici dell’Anpi che perpetrate il ricordo indelebile di quelle pagine tragiche e al tempo stesso gloriose. Settant’anni fa l’ora più buia, nel 1944, un anno decisamente pesante per i nostri avi che combattevano e forse non intravedevano ancora la luce di quella libertà che maturò nel 1945. Fare il partigiano nel 1944 non era facile, rifugiarsi in montagna sostare nelle baite al freddo, non mangiare magari per giorni. usare armi che spesso e volentieri si inceppavano, la sfortuna di essere catturati, quando non ammazzati, e torturati a morte nel migliore dei casi, questi sono gli uomini che ci hanno consegnato la democrazia. Uomini come Cino Moscatelli che proprio qui in Valsesia hanno dato grande prova e coraggio di libertà e democrazia. Settant’anni fa esistevano questi uomini che si sono fatti in quattro  per noi e oggi cosa rimane di tutto questo, ci troviamo con politici e comici, o viceversa, che ironizzano sulla shoah, con gente che non conosce il nostro passato, con altri ancora che magari cercano di costruire altari per figure che la storia ha condannato

Ma stiamo scherzando ?  Cosa insegniamo ai nostri figli e alle giovani generazioni ? che il disimpegno è la prima virtù  e che dare anche la propria vita al paese che si ama è un atto che presto o tardi verrà dimenticato o alle volte celebrato con insoddisfazione. E allora sacrificata sull’altare del vil denaro anche la nostra democrazia soccomberà. Ma gli operai che scioperarono contro il fascismo, le manifestazioni di piazza, l’impegno concreto di quegli uomini e di quelle donne dobbiamo forse dimenticarlo ?

Si dice fu guerra civile : fu civile un regime che per più di vent’anni impedì  la libera espressione ? fu civile un regime che mandò i propri soldati a morire in africa, in Grecia in Russia ? fu civile un regime che permise l’occupazione da parte di una forza militare straniera e con essa perpetrò gli eccidi più efferati Sant’anna Marzabotto, Boves solo per ricordare i fatti più tragici, ma anche le centinaia di ragazzi biellesi vercellesi e valsesiani  uccisi su tutto il territorio, da Piazza Martiri  a Biella per arrivare a Salussola e a Mottalciata, Alpe Barbero, Borgosesia e fino a qui a Quarona in Valsesia ?

Tutti questi martiri dovrebbero essere ricordati come i padri della patria ve la immaginate una presa di posizione in America contro il 4 di luglio o in Francia contro il 14 di luglio. La resistenza e la nascita dell’Italia repubblicana è un patrimonio collettivo di tutti anche di coloro che si batterono contro di essa. Faccio parte dell’Istituto Storico di Varallo che ha visto la luce con un preciso mandato, quello di proteggere la nostra storia e di tramandarla alle giovani generazioni, perché errori e misfatti capitati in quel periodo non abbiano più a ripetersi. Vedete alle volte è sufficiente ricordare e tener viva la fiammella della memoria per evitare che questi episodi si ripetano e questo deve essere il nostro impegno. La storia è importante, la memoria è importante e deve essere condivisa  ma per capire e festeggiare l’orgoglio della nostra nazione e dobbiamo rileggere e studiare i fatti e le storie che sono capitati in questo lasso di tempo e anche la breve e appassionante stagione partigiana, l’unica nella nostra storia recente in cui gli italiani ebbero veramente la libertà di decidere la loro sorte. E l’insegnamento della storia è importante perché tramandare, promuovere tra le giovani generazioni è quanto mai opportuno per evitare, come ho avuto modo di leggere, che uno degli e-book più scaricati oggi tra i giovani sia il Mein Kampf di Adolf Hitler, solo a pensare a questa cosa vi garantisco che sudo freddo.

E allora per le giovani generazioni ricordiamo cosa fu la Resistenza Un periodo in cui fu veramente possibile superare i legami di censo, della religione delle etnie per essere semplicemente ma totalmente uomini liberi. Quella per dirla con le parole di Giorgio Bocca, grande maestro di giornalismo, fu un esperienza eccezionale per gli italiani una bella storia così incredibile da imporci anche oggi una sorta di rispetto senza alcun timore da ricordare. La Resistenza ebbe come contenuto ideale non solo la difesa della nazione dalla persecuzione dall’occupazione e dallo sfruttamento economico ma anche la difesa della dignità dell’uomo contro il totalitarismo e questa lotta ha il suo simbolo nel salvataggio delle popolazioni ebraiche e dal razzismo.



E’ giusto e opportuno riconoscere il valore del sacrificio compiuto da quelle migliaia di persone che per due anni soffrendo pene indicibili hanno affrontato la fame il freddo la paura e spesso hanno donato la propria giovane vita per liberare l’Italia. Agli uomini e alle donne della resistenza deve andare il nostro rispetto perché hanno patito il carcere hanno sofferto perché erano diversi politicamente per origine per cultura e per fede e che hanno lottato aspramente per potercelo far sapere. A loro a questi uomini e donne deve andare settant’anni di  distanza non solo l’onore, non solo il ricordo, ma anche il tributo della riconoscenza, perché ci hanno consentito di non conoscere più la guerra di parlare ad alta voce di scambiare idee, magari profondamente diverse, ma di poterlo fare. Di leggere e di scrivere senza doverlo fare di nascosto, di stringere la mano senza alcun imbarazzo a chi non ha la pelle come la nostra.

Il nostro ricordo deve andare a quei ragazzi che disertavano i bandi di reclutamento per salire in montagna nelle nostre valli, a coloro che sfidavano divieti e rappresaglie e che condividevano seppur in embrione un progetto di libertà. Libertà pace democrazia erano i concetti trasversali che contraddistinguevano tutti quei ragazzi, perché spesso era di giovani ragazzi che si trattava, che gridavano viva l’italia libera prima di essere falciati dalla raffiche dei plotoni di esecuzione da coloro che si battevano per il regime per il nazismo che lottavano nel nome di Hitler e Mussolini

La scelta compiuta dagli uomini e dalla donne della resistenza e della lotta di liberazione ha aperto la strada alla democrazia, alla libera aggregazione delle componenti politiche della via del sistema parlamentare repubblicano, della costituzione che sancisce senza distinzioni di credo politico di fede di appartenenza etnica e che ha dato dignità politica anche a chi si batteva contro questi principi. Queste sono le cose che dobbiamo ricordare che dobbiamo insegnare alle giovani generazioni, una storia che non deve essere riveduta e corretta a uso e consumo personale, una storia che deve essere raccontata e mantenuta viva. Oggi si discute sul ruolo della storia sul valore dell’insegnamento della storia ma la storia non è interpretazione, me lo ricordava sempre il mio prof. all’università la storia è solo ed esclusivamente una sequenza di fatti e il compito dello storico e dell’insegnante è quello di raccontare come avvennero i fatti: le fucilazioni, le rappresaglie il razzismo imperante e un ideologia totalitaristica di sopraffazione che non posssono e non devono essere giustificati mai.

Permettetemi di concludere con una citazione, quella di un autore piemontese Beppe Fenoglio  che nell’introduzione alla Malora scrisse: (..) La Resistenza non è una leggenda e non è una storia passata : è una scelta morale che condiziona l’intera esistenza (..)

E Dio solo sa di quanta morale ha bisogno il nostro paese oggi


w la resistenza, w l’Anpi, W la Valsesia, W l’italia libera e unita, W il XXV aprile


Beppe Rasolo

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