giovedì 30 dicembre 2021

Emanuele Filiberto l'eroe di San Quintino


Emanuele Filiberto di Savoia il generale nipote di Carlo V di Spagna, l’imperatore del regno su cui non tramontava mai il sole, il generale che sconfisse a capo degli spagnoli la Francia a San Quintino nelle Fiandre, riorganizzando l’esercito e imponendo una ferrea disciplina e la cui statua si trova in Piazza San Carlo a Torino è senza ombra di dubbio uno dei padri della patria. Con l’esperienza maturata in guerra era convinto che lo stato sabaudo per poter durare dovesse avere un esercito forte e deciso che fosse supportato da una solida struttura finanziaria L'aumento della gabella del sale, l'introduzione delle gabelle sui consumi del vino e carne oltre a quelle sul commercio d'esportazione e di transito fecero crescere notevolmente il gettito delle imposte, dando al duca le risorse necessarie per le sue riforme. In pochi anni la tesoreria generale del Piemonte, grazie anche all'oculata gestione del duca, poté vantare un saldo attivo che andava a incrementare una riserva monetaria notevole. Emanuele Filiberto cercò con ogni mezzo di ridare impulso all'economia del ducato, prostrato dalle devastazioni e dalle occupazioni straniere: favorì lo sviluppo della canalizzazione, incoraggiò l'immigrazione di artigiani e coloni, abolì la servitù della gleba (editto di Rivoli) I risultati della politica statale di Emanuele furono parziali, ma diedero al duca le risorse necessarie per la costituzione di un piccolo esercito basato sulle milizie provinciali, e non più sulle leve feudali o sulle truppe mercenarie. Da segnalare anche la presenza di una flottiglia sabauda nella battaglia di Lepanto sotto il comando di Andrea Provana di Leinì, un destino quello di sconfiggere gli ottomani un secolo dopo sarà il turno di Eugenio di Savoia


mercoledì 29 dicembre 2021

Un popolo senza storia è come il vento sull’erba dove cresce il bufalo” 29 dicembre 1890

Seppellite il mio cuore a Wounded Knee credo sia stato uno dei primi letti durante l’infanzia e non c’entra la passione per la storia quanto la voglia di scoprire tutto quello che si poteva su un popolo sull’onda dei film di john houston da ombre rosse a sentieri selvaggi che avevano contribuito a popolare i miei pomeriggi e sere. Il mondo dei pellerossa era di fatto la nostra infanzia, l’eterna lotta tra il bene (quasi sempre i bianchi) e il male (i selvaggi). Un libro come quello di Dee Brown invece portava alla luce una cultura diversa e apriva a un mondo in cui spesso e volentieri i pellerossa erano le vittime e non i carnefici. Col tempo poi le valutazioni sono decisamente cambiate e altri film come Balla coi Lupi hanno messo in luce il carattere di queste popolazioni, di fatto costretto a fuggire dall’ingordigia di territori di una nuova nazione che stava crescendo a dismisura. Custer e Little Big Horn nel 1876 hanno rappresentato l’apoteosi della nazione indiana ma di fatto ne ha decretato la fine e il 29 dicembre 1890 con il massacro compiuto dal settimo cavalleggeri (guarda caso la nemesi della storia) si è chiusa per sempre l’epopea dei nativi americani e come recita un proverbio sioux “Un popolo senza storia è come il vento sull’erba dove cresce il bufalo”

domenica 26 dicembre 2021

La sostenibile leggerezza di Gianpiero Perone


 In un periodo estremamente difficile, condito da questa pandemia che sembra proprio avere l’intenzione di non lasciarci, sarà affezionata a noi chi lo sa. Ridere, stemperare, fare battute o anche solo parlare di alcuni temi risulta decisamente un modo per buttarsi tutto alle spalle e per passare dei momenti rilassanti in cui staccare dalla quotidianità di green pass e positività o negatività che dir si voglia. Ecco perché consiglio il Q77, un locale della zona centrale torinese che è assurto alla cronaca grazie all’idea di Gianpiero Perone che, coadiuvato da amici di lungo corso, e da giovani autori comici, rilancia il palco e il teatro sotto forma sia comica che anche di informazione. Si chiamano Entertaiment talk e sono momenti di condivisione di performance a volte comiche, a volte meno, ma tutte legate a un fil rouge comunicativo lieve e divertente che fanno trascorrere quasi due ore in allegria e soprattutto in compagnia. Lo spazio non è grandissimo, ma è proprio questo anche uno dei motivi del successo di una formula un po’ nuova di compartecipazione del pubblico che può godere della presenza scenica tra improvvisazioni e sketch di sicuro impatto. Perone lo abbiamo visto performare diversi personaggi da Ciau Bale a Colorado fino a Ecceziunale Veramente sulla 7. Sa tenere il palco come pochi con una mimica facciale da gran cerimoniere, ma non disdegnate anche Marco Guarena e Massimo Pica, battute fulminanti e tormentoni da affliggere. Insomma provatelo e non ne potrete più fare a meno  

lunedì 20 dicembre 2021

20 dicembre 1942, ultimi pensieri da Vescenskaja


 E’ quasi l’alba, questa notte non si riesce a dormire, è non è per colpa del Natale che si avvicina e che non trascorreremo a casa con la famiglia, ma perché questa guerra ci ha trascinato via a 1000 e piu chilometri da casa e l’immagine della cascina che ti ha visto crescere è sempre più lontana. Il freddo è pungente e non basta l’alcool e mitigarne l’effetto, il gelo ti penetra nelle ossa e l’attesa dell’attacco dei russi, da qualche giorno imminente, ti tiene col fiato in gola. In guerra le notizie corrono veloci, il fronte a Sud è fermo, anzi, i tedeschi stanno facendo una fatica terribile ad avere ragione dei difensori della città di Stalingrado, e poi il mese scorso i rumeni sul fianco destro sono stati travolti. Le voci circolano il disastro sembra dietro l’angolo ma perché sono venuto qui, in questa landa desolata e d’inverno dimenticata da Dio, mi mancano i miei fratelli, mi manca il piccolo Adriano, mi manca Ponderano, ora mi sembra un posto bellissimo, un paradiso in terra, vorrei andare a lavorare al Mulino dal Renzo, sarei a pochi passi da casa, dalla Belaria, sento nelle narici il profumo del pane appena sfornato dal panettiere del paese. E mentre tutto questo mi passa nelle mente vedo dei bagliori, lontani sembrano dei lampi ma sono troppo geometrici per essere veri; è un attimo i razzi katiuscia cominciano a cadere vicino, sul comando, sulle batterie, su un pagliaio, tutti cercano riparo, c’è chi prega, chi cerca le cartucce, chi s’accuccia sperando nella fortuna di non essere colpito. E io corro verso la stazione, luogo di raccolta del plotone, mi metto a tracolla il fucile, stringo il cappotto d’ordinanza e cerco di trovare una via d’uscita da questo inferno, uno scoppio a due metri di distanza fa fare delle capriole innaturali a tre soldati, solo uno si alza, glia altri due rimangono immobili, è l’immagine della morte del distacco, dell’ultimo viaggio, non succederà anche e me. Corro corro e mi butto dentro un vagone in cui hanno trovato posto i commilitoni, sento il sibilo di un proiettile che si conficca nel legno del vagone, è un attimo, un sussulto prima dello scoppio che ci ucciderà ed è tutto finito, qui, a più di 3000 km da casa, a Vescenskaja   

sabato 18 dicembre 2021

Prova di carattere dell'Orange contro la capolista; per la Domus prima sconfitta


 

La partita perfetta quella che ha disegnato Mr Patanè al Palabrumar contro la Domus Bresso. Un avvio fulminante e poi il controllo della partita nonostante il ritorno dei lombardi che hanno cercato di mettere in apprensione la difesa di Tropiano. Bresso paga dazio e perde i primi punti in questo campionato dopo nove vittorie consecutive ma mantiene la testa della classifica con un buon vantaggio sugli Orange. Una vittoria però che fa morale per Celentano e compagni e che conferma l’imbattibilità casalinga degli astigiani, senza ostacoli sul parquet di casa. La partita si mette subito bene il pressing è alto e Rivella è decisamente indemoniato con giocate sopraffine e tocchi di classe di alta scuola, la seconda rete è una vera e propria perla del futsal. Ma è la squadra che gira bene, attenta in difesa, costante nel pressing e determinata in attacco; gli ospiti ci mettono un bel po’ prima di mettere il naso fuori dall’area, anche se nella seconda parte del primo tempo aumentano i giri del motore e impensieriscono un attento Tropiano. Molto più aggressiva la squadra di Battaia nella ripresa, il pressing si fa asfissiante e su alcune ripartenze Sasso, Mora e Moya con un Morimoto pronto a fare da centro boa i lombardi vanno spesso al tiro centrando anche un palo. Proprio Morimoto buca la difesa Orange e dimezza lo svantaggio, c’è anche spazio per una rete annullata a Battaia colpevole di un fallo commesso ai danni del difensore che lo contrastava. Ma poi la Domus si spegne incalzata dalle giocate di un suntuoso Vitellaro che insieme a Celentano e Curallo fa diga in difesa ed è pronto a ripartenze fulminee. Ibra, Scavino e Cannella mettono in seria difficoltà la difesa lombarda con folate offensive al fulmicotone su una di queste Cannella difende un pallone slalomeggia e poi infila l’incolpevole portiere ospite. Mendes mette il sigillo con una bordata al volo su assist di Vitellaro da calcio d’angolo. Negli ultimi cinque minuti Privitera diventa portiere di movimento ma Tropiano, con un paio di bei interventi plastici nega la gioia della rete alla Domus. Finisce in gloria con il pubblico che tributa una standing ovation alla squadra, quella contro la capolista è stata una bella prova di carattere.

Orange Asti vs Domus Bresso 4 – 1 (2-0 pt)

Marcatori: 2 Rivella (o) 1 Mendes (o) Cannella (o) Morimoto (D)

venerdì 17 dicembre 2021

Cadorna vs Strada

E’ l’ultima querelle che sta diventando di pubblico dominio; la cancellazione di un nome a favore di un altro nell’intitolazione di un plesso scolastico; si tratta di due personaggi che hanno fatto, piaccia o meno, la storia. Due epoche diverse, due realtà differenti, due personalità distinte ma anche due contesti assolutamente non parificabili. Metterli in contrapposizione è assolutamente fuori luogo, uno rappresentava una classe militare d’antan tesa a raggiungere un obiettivo, quello dell’unità d’Italia con schemi e situazioni militari ottocenteschi, l’altro un medico fondatore di onlus che ha lavorato nei peggiori teatri di conflitti in giro per il mondo salvando vite. Credo senza tema di essere smentito che non basta un nome su un muro per definire la bontà della scuola o della sua istruzione, ma quello che dentro quelle mura viene insegnato e tramandato. E tra gli insegnamenti deve esserci quello di tramandare una corretta informazione sul nostro passato. La scuola purtroppo ha spesso toppato quando ha dovuto far studiare, o meglio comprendere il nostro passato; spesso ha trattato la storia come un nozionismo sfrenato e non come la trattazione di tema attuali e comparabili. Cadorna non è stato forse il migliore dei generali possibili ma ha retto il fronte per tre anni mentre sugli altri teatri di guerra i capi di stato maggiore venivano alternati con una frequenza innaturale; ha pagato l’inettitudine di alcuni comandi (Badoglio, Cannoniere ecc) dopo il disastro di Caporetto ed era figlio del suo tempo. Vero è che con l’entrata in guerra e con il sacrificio di oltre 600 mila uomini siamo arrivati a quell’unità nazionale a cui anelava ben 600 anni prima il sommo poeta e se siamo italiani lo dobbiamo anche a lui e a suo padre Raffaele che con l’ingresso a Porta Pia fece entrare Roma nel regno d’Italia (certo fu anche il repressore dei moti sul macinato). Ecco loro sono stati i padri di quella patria che hanno visto anche nascere e crescere persone come Gino Strada, ecco ricordare entrambi è corretto e preservare la loro memoria è giusto e importante ma contrapporli è assolutamente ridicolo   

giovedì 16 dicembre 2021

il fedelmaresciallo Boroevic, il leone dell'isonzo contro gli italiani


I balcani da sempre sono stati un settore in cui i conflitti sono stati esasperati, le guerre succedute nel corso di secoli hanno messo in contrapposizioni etnie differenti che si sono guardate in malo modo e spesso si sono affrontate con una ferocia senza pari: albanesi, croati, serbi, bulgari, turchi bosniaci si sono affrontati all’ultimo sangue. Non sono mancati i massacri e le stragi da una parte e dall’altra. La rivolta d’aprile della bulgaria che poi diede il via alla guerra russo turca del 1877/78 e relativo assedio di Plevna e cosi via. Se guardiamo alla prima guerra mondiale fa poi specie, ma lo avevamo già sottolineato, come il gran capo generale che spezzò i sogni di gloria di Cadorna sul Carso si chiamasse Boroevic Svetozar un serbo croato come di quell’etnia era i molteplici soldati dell’esercito austro ungarico che calcavano le trincee isontine.  La sua tattica difensiva provocò molte perdite agli italiani e bloccò l’offensiva sul Monte Hermada impedendo di fatto agli italiani di raggiungere Trieste. E che fosse un difensivista più che un attaccante lo si percepì nella battaglia del solstizio dove le sue truppe subirono la sconfitta sul Piave così come a Vittorio Veneto in cui incalzato dagli italiani e subendo anche la diserzione in massa degli ungheresi dopo la battaglia fu costretto ad alzare bandiera bianca. Un tenace e fiero oppositore alle truppe italiane : combattendo per l’austria ho difeso i croati contro gli italiani soleva dire e questo la dice lunga anche sui rapporti futuri tra le due popolazioni  


 

sabato 11 dicembre 2021

Venti di passione per gli Orange corsari in trasferta a Nizza (1 -3)


Gli Orange tornano dalla trasferta di Nizza portandosi in dote la prima vittoria esterna della stagione che vale il secondo posto in classifica e l’arrivo a quota venti. Una prova di maturità dei ragazzi di Patanè a fronte di una squadra che non aveva mai perso in casa in questa stagione e autrice di strepitosi recuperi come nell’ultima di campionato giocata in casa contro Bergamo. Gli Orange hanno impostato una gara saggia che è stata indirizzata da capitan Celentano fin dall’inizio e hanno avuto il merito di sfruttare un errore in ripartenza del Nizza sfruttato da Ibra per un due a zero all’intervallo carico di promesse finali per gli ospiti. Nella ripresa il Nizza ha alzato il baricentro del gioco ma la difesa astigiana ha fatto buona guardia e Tropiano si è sempre fatto trovare pronto sulle bordate di Modica. Di Ciommo poi ha sfruttato il suo ruolo di portiere di movimento e il Nizza a poco più di quattro minuti dalla fine è riuscito a dimezzare lo svantaggio. Questa volta però gli Orange sono stati attenti in difesa e in una ripartenza Scavino ha bucato l’incolpevole Di Ciommo a pochi secondi dalla fine per il 3 a 1 definitivo che ha dato la vittoria agli uomini di Patanè. Una prova di sostanza per gli Orange in cui il collettivo è stato perfetto. Ora tra otto giorni la riprova contro la Domus che quest’anno non ha mai concesso un punto agli avversari. Sarà sicuramente una bella partita e sarebbe bello ritrovare le gradinate del Palabrumar piene di tifosi orange.

lunedì 6 dicembre 2021

7.55 del 7 dicembre 1941 - tora tora tora


Se c’è una cosa che mi ha sempre affascinato nella storia è immedesimarsi nel chi l’ha vissuta in prima persona che era li presente in un evento diventato unico e così mi immagino quello che succedeva esattamente 80 anni fa il 6 dicembre 1941, e se le strade per Mosca brulicavano di mezzi corazzati tedeschi che non riuscivano a fare passi in avanti, i venti grado sottozero inceppavano i fucili dei soldati e i battaglioni asiatici di Stalin combattevano con gli sci ai piedi, mentre in Africa era già tramontato l’impero del Duce, soprattutto dopo la resa dell’Amba Alagi. Vi erano ancora due generazioni di giovani che non conoscevano il sibilo delle pallottole e vivevano il sabato sera come una normale routine: sto parlando di giapponesi e americani. I giapponesi imbarcati sulla flotta che veleggiava verso le Hawaii in silenzio radar pensavano all’indomani come a un grande e grandioso evento che avrebbe cambiato, e così fu, le sorti del mondo intero; e per loro avrebbe voluto dire fama, notorietà e potenza. Il giovane americano quello di stanza a Pearl Harbour, ignaro di quello che avrebbe vissuto il giorno dopo, cercava di sbarcare il lunario in una base che credeva sicura e con i fuochi della guerra lontana che non avrebbe mai toccato il suolo americano. Chissà quali pensieri, quali sensazioni, quali speranze, quali prospettive, l’immaginario di popoli diversi e di ragazzi che si affacciavano alla vita e che sarebbero diventati maledettamente adulti nei 45 mesi successivi. Alle 7.55 del 7 dicembre 1941 risuonò potente nell’aria non solo il sibilo delle bombe giapponesi nel porto mentre si andavano a schiantare sulle corrazzate statunitensi ma anche l’urlo di generazioni di ragazzi che sarebbero state immolate sull’altare della guerra. Il Giappone svegliò il gigante dormiente e il mondo non fu più lo stesso.

sabato 4 dicembre 2021

Quinta vittoria di fila in casa per Orange Futsal Asti: doppio Rivella e Cannella e sigillo di Mendes


 

5 partite giocate al Palabrumar, 5 vittorie convincenti condite da 25 reti fatte e solo due subite. In casa Celentano e compagni sono una sentenza non c’è spazio per gli avversari, un ruolino di tutto rispetto a cui fa da contraltare il rendimento in trasferta, sicuramente da migliorare. Una partita quella contro Bergamo impostata all’attacco sempre e comunque e con un pressing asfissiante tutto campo anche quando per larghi tratti l’allenatore lombardo ha fatto intervenire il portiere di movimento. La partita la sblocca Rivella particolarmente ispirato oggi che ha messo a sedere mezza difesa avversaria e ha infilato di giustezza, suo anche il raddoppio, mentre il terzo sigillo nel primo tempo è merito di Mendes. Suntuoso anche il rendimento di Cannella a cui per ben due volte il palo ha negato la gioia della rete. Segnature per il buon Gioele che poi sono arrivate nella ripresa, dopo un dribbling la prima, con un pregevole lob dalla propria area nella seconda occasione. A quattro minuti dalla fine poi il Bergamo ha accorciato le distanze su un rimpallo. Esordio casalingo per il portiere Solaro che ha preso il posto di Tropiano e che si è distinto in un paio di interventi, buone anche le prove di Del Bianco e Vitellaro ma è stato un gioco corale che ha permesso alla truppa di Patanè di regolare gli ospiti e di conquistare la seconda posizione in classifica alle spalle di una Domus che non ha ancora commesso passi falsi. Ora la trasferta a Nizza la prossima settimana

 

Orange Asti vs Bergamo 5 – 1 ( 3 – 0)

Marcatori: 

Primo tempo 3.38 Rivella (O ) 9’29 Rivella (o) 11’21” Mendes (o)

Secondo Tempo 6’37” Cannella (o) 13’39 Cannella (o) 16’05” 7 Bergamo 

domenica 28 novembre 2021

Attilio Regolo, Annibale e Cingolani chi erano costoro

Attilio Regolo, Asdrubale, Scipione l’Africano, Annibale, Quinto Fabio Massimo tutti personaggi che per il Ministro Cingolani dovrebbero cadere nell’obblio per lasciare spazio alle conoscenze che meglio servono nella vita, dal digital marketing ad altra manuali. Eppure lo studio dei classici se fatto bene un aiuto te lo può conferire ricordo a livello personale un meno due di latino al primo compito in classe al liceo su una lingua morta. Ma l’impegno, lo studio e anche la conoscenza sono passaggi fondamentali, il latino e la traduzione al di la della conoscenza del pensiero di Cicerone ti abitua a ragionare, a programmare e a realizzare schemi, oltretutto ti aiuto anche nello studio del tedesco, a proposito di lingue. Tattiche di guerra puniche che sono diventate argomento di marketing moderno, nuovi macchinari e invenzioni, rapporti commerciali e nuove opportunità, mercati diversi. Le guerre puniche durate dal 264 fino al 146 sono state un momento di grande trasformazione della nostra penisola che hanno sancito la fine di un impero, quello cartaginese, e la nascita della Roma imperiale e hanno consegnato alla storia pagine importanti e personaggi di grande impatto. Von Clausewitz, generale prussiano definì Annibale il più grande stratega assoluto. Studiare meglio la cultura di quelle civiltà sarebbe auspicabile altro che relegarle all’obblio   

Cagliari fatale per l'Orange futsal


 

Continua il campionato double face degli Orange con brillanti risultati casalinghi a cui fanno da contraltare stop esterni quasi tutti maturati negli ultimi minuti di gioco. Non è da meno la trasferta in quel di Cagliari contro la forte formazione del Sardinia dove Celentano e compagni hanno rimediato una sconfitta per 2 a 1 facendosi contestualmente superare in classifica dalla formazione isolana. Una partita tosta combattuta in cui il portiere avversario Saddi ha ipnotizzato Mendes dal dischetto ed è stato autore di pregevoli interventi. La partita si decide tutta nella ripresa con Hurtado che porta in vantaggio i padroni di casa e a cui risponde Mendes per il momentaneo 1 a 1. Nei minuti finali gli Orange attaccano ma rimangono in dieci per la doppia ammonizione a Curallo, anche se in tre i ragazzi fanno buona guardia ma subiscono il tocco di Serginho a 30 secondi dalla fine, vani gli attacchi nel finale per un’altra trasferta sarda dal sapore amaro. Ora si torna al Palabrumar contro Bergamo, prima dei due big match contro Nizza e Bresso.

 

Cagliari vs Orange 2 -1 ( 0-0 pt)

Marcatori: Hurtado ( C) Mendes (O) Serginho (C )   

domenica 21 novembre 2021

Un Orange in gran spolvero inaugura il Palabrumar con una vittoria convincente contro MGM 2000


Spettacolare la partita disputata al PalaBrumar da parte degli Orange contro Mgm 2000 e non solo per lo score realizzato (7 a 1) ma per l’intensità messa in campo e per la grinta con cui tutti gli attori scesi in campo hanno saputo interpretare il match. Ma che fosse una giornata particolare lo si è colto subito con l’intitolazione pre partita del Palazzetto che si veste dei colori della Brumar, grazie a uno dei personaggi più attenti al mondo dello sport astigiano che risponde al nome di Bruno Scavino. Con il Sindaco Rasero l’Assessore allo Sport Bovino e il Presidente Orange Pascolati è stata apposta questa griffe che accompagnerà, oltre a quella sulle maglie, le giocate degli Orange. Celentano e compagni attaccano subito con continuità e i lombardi si chiudono in una difesa arcigna, pronti a sfruttare le folate in contropiede del Pocho Di Gregorio e di Richichi, ma la difesa dei padroni di casa è attenta. Serve una magia di Cannella per aprire il match poi subito in discesa con Ibra e Torino e a pochi secondi dalla sirena di metà partita di Mendes. Ripresa più accademica con gli Orange che impinguano il risultato con la doppia segnatura di Scavino e un altro sigillo che piega le mani del portiere ospite di Torino. Cade dopo 150 minuti e 30 secondi l’imbattibilità interna di Tropiano, anche ieri sugli scudi con parate che vanno contro ogni legge della fisica, Di Maggio l’autore del tap in vincente. Negli ultimi 14 minuti del secondo tempo poi l’allenatore ospite ha provato più volte il portiere di movimento ma solo in un’occasione è stato in grado di bucare la difesa degli Orange. E ora la prua si volge a un’altra trasferta in terra di Sardegna, dove la truppa di Patanè spera di invertire la rotta delle ultime partite giocate lontano dal Palabrumar  

 


Orange vs MGM 7 – 1 ( 4 -0pt)

Marcatori:

Primo tempo 10’50” Cannella (O) 11’ 42” Ibra (o) 13’26 Torino (O) 19’ 40 “(O)

Secondo tempo: 4’59” Torino (O) 7’34” Scavino (O) 9’59” Scavino (O) 10’ 30 “ Di Maggio (M)


 

sabato 13 novembre 2021

Non bastano Ibra e Mendes a sei secondi dalla fine il CCC impatta (5 - 5)


 

L’ultimo minuto in trasferta quest’anno è decisamente fatale per l’Orange Futsal Asti che paga dazio per la terza volta nei sessanta secondi finali, questa volta la sentenza arriva a sei secondi dalla sirena per la rete dei padroni di casa che sancisce il 5 a 5 finale. Un vero peccato perché ormai si stavano pregustando i tre punti che avrebbero sancito la prima vittoria in trasferta. La partita però non era iniziata bene per gli Orange sotto per due a zero a metà della prima frazione, con Ibra che la riapre con un perfetto diagonale sotto la traversa. Nei minuti finali però una distrazione difensiva risulta fatale e al riposo si va sotto di due sul 3 a 1. La ripresa si riapre con un'altra perla di Ibra ma poi Facundo con un facile tap in riporta avanti di due lunghezze gli isolani. Ancora Ibra da speranza agli Orange ma poi è costretto ad abbandonare il parquet. Si accende Mendes che in un minuto capovolge la partita 5 a 4 per gli ospiti. Il CCC accusa il colpo ma non si disunisce e a due minuti dalla sirena prova il portiere di movimento. A 13 secondi dalla fine su una ripartenza dei padroni di casa Morrone prende il secondo giallo e lascia Tropiano e compagni con l’uomo in meno, su un tiro violento a sei secondi dalla fine la frittata è fatta. Quest’anno è proprio un campionato double face, perfetti in casa, non così in trasferta. Prossima settimana si torna nel fortino contro la MGM

 

CCC Serramanna vs Orange Futsal 5 – 5 ( 3 – 1 pt)

Marcatori Orange: 3 Ibra 2 Mendes  

lunedì 8 novembre 2021

Vediamoci al caffè Backus di Venlo ..... Storie di spie e di occasioni mancate


E’ l’otto di novembre del 1939, la Wermacht con la complicità dell’armata rossa ha schiantato l’esercito polacco, la seconda guerra non è ancora decollata ma in Germania Hitler vola con il vento in poppa, in quelli che oggi chiameremmo sondaggi gode del favore di tutta la popolazione. I pub sono pieni, la birra scorre a fiumi soprattutto nella Birreria Burgerbraukeller di Monaco dove il Furher raduna i suoi fedelissimi, come ogni anno. C’è però un uomo Georg Elser che per una settimana o anche più ha preparato una nicchia sotto il palco dove dovrebbe parlare Hitler inserendo una bomba; ma quella sera il capo della Germania non si ferma deve prendere il treno e parte con sette minuti di anticipo, fatali, perché fallisca l’attentato. Muoiono otto avventori e dopo un paio di giorni Elser viene catturato; un solo uomo avrebbe potuto cambiare i destini dell’Europa. Spostiamoci di qualche centinaio di chilometri e siamo al confine tra Olanda e Germania a Venlo nel caffe Backus avviene un incontro tra due membri dell’MI6 inglese Best e Stevens, un agente olandese Klop e agenti tedeschi capitanati da Naujocks, lo stesso che aveva architettato l’attacco a Gleiwitz che diede il via alla seconda guerra mondiale. Il doppio gioco è fatale agli inglesi catturati, estradati in Germania e con indosso le liste di agenti operativi pronte per essere smascherati. Un’azione di spionaggio in piena regola, come molte furono effettuate durante la seconda guerra mondiale, teatri poco operativi quasi nascosti ma con risultati di grande prestigio. La guerra si combatteva così, e pertanto due giorni dopo il fallito attentato a Hitler ecco servita su un piatto d’argento la prova che dietro all’esplosione ci sia la Gran Bretagna. Hitler sopravvivrà anche all’attentato di Von Stauffenberg nel 1944 ed Elser viene fucilato a Dachau il 9 aprile 1945 ma poco più di venti giorni dopo anche il Furher cadrà, troppo tardi per Elser e per oltre 50 milioni di persone cadute nel Moloch del conflitto

sabato 6 novembre 2021

Proprio non si vuole onorare la storia italiana. L'elmetto del Milite ignoto è francese


 

Niente, proprio vero che il milite ignoto non ha pace, dopo le contumelie multiple per il manifesto andino con tanto di cartina sudamericana, anche il secondo manifesto ufficiale cade su un particolare, sicuramente non di primaria importanza, ma decisamente fuori luogo. Il milite viene identificato con un copricapo che è riconducibile alle dotazioni in voga presso l’esercito francese. E passi che i francesi mandarono un paio di divisioni sul fronte italiano e furono tenute a riposo nel mantovano, mentre i nostri ragazzi andarono a coprirsi di gloria a Bligny e in molti non tornarono da quell’esperienza. Ma ricordare il milite ignoto, cioè uno di quei 660.000 caduti italiani al fronte, mi sembra francamente eccessivo con un’icona francese. I generali Joffre, Castelnau, Foch non avevano grande stima dei militari italiani ma guardavano al nostro impegno utile come diversivo per il fronte occidentale, da sempre considerato come quello imprescindibile. Eppure, lo testimonia Ludendorff, capo di stato Maggiore tedesco, la fine della prima guerra mondiale fu determinato dal crollo austro – ungarico sul fronte italiano che impedì ai tedeschi di tener botta ancora per l’inverno del 1918 per arrivare a una pace onorevole nel 1919. Ecco perché un minimo di sano patriottismo italico, che ovviamente non è nazionalismo spietato, ma solo rivendicazione di quello che abbiamo fatto, meriterebbe maggior enfasi. Continuo a ritenere e non mi stancherò di farlo, che la storia non è solo un orpello inutile e una materia da prendere con le molle; ma è una scienza che andrebbe studiata con maggior impegno, una materia utile per il futuro della nostra conoscenza. Nella storia non c’è solo militarismo e date ma vi sono relazioni, economie, scoperte, opportunità. In fin dei conti se hanno scritto dei libri come Von Clausewitz riletto a uso e consumo dei manager vuol dire che la storia e l’esperienza passata dei nostri avi ci insegna qualcosa o no ?   

Gli Orange ingranano la terza senza subire reti

Il derby è sempre una partita maschia, senza respiro, tanti contrasti, tante palle sporche, ma è sempre una partita combattuta tra due squadre che cercano di primeggiare e di portare a casa tre punti fondamentali per la rispettiva classifica. Ed è stato così al Palasanquirico con Patanè e Tabbia pronti ad affrontarsi a viso aperto per uscire dalle secche del turno precedente. Una partita in cui Celentano e compagni hanno cercato di imporsi tenendo il pallino del gioco, mentre l’Avis Isola ha cercato le ripartenze in contropiede con un ispirato Douglas Corsini. Molti i tiri tentati soprattutto dalla lunga che hanno sibilato soprattutto nel primo tempo al lato della porta difesa dagli ospiti, ma poi come spesso accade basta un episodio per indirizzare al match. Ed è stato il giovane del Bianco, prodotto della cantera orange a dare una scossa quanto mai salutare e a timbrare in un rimpallo il vantaggio sul crepuscolo del primo tempo. Più dinamica la ripresa con continui capovolgimenti di fronte e con le difese a fare da padroni Corsini da una parte e Curallo dall’altra. Alla fine Tabbia negli ultimi tre minuti ha provato il portiere di movimento ma la porta di Tropiano non è stata impensierita per la terza volta in altrettante partite interne che porta l’imbattibilità interna di Erik a 120 minuti effettivi. Tre punti d’oro per gli Orange che si issano al terzo posto della classifica dietro la Domus e il sorprendente Nizza al termine di una partita in cui se sono mancate le reti sono invece state dispensate diversi cartellini gialli. E ora testa alla prossima bisogna cominciare a vincere in trasferta

Orange Futsal vs Isola d’Asti 1 – 0 (1-0 pt)

Marcatore: 15’37” Del Bianco (O)

giovedì 4 novembre 2021

PORT - ami via. Maledetta Europa


 Pronti e via e la stagione di Champions per il Milan rischia di arrivare alla fine già alle idi di dicembre, pazienza capita, le competizioni a volte danno a volte tolgono, bisogna affrontarle con filosofia e guardare sempre gli eventi sul campo con il piglio di un tifoso ma anche con quello dell’occhio critico di chi guarda al allo sport. Il girone di per se era tosto, certi arbitraggi hanno decisamente pesato nell’economia dei risultati ma obiettivamente il valore della squadra è ancora inferiori ai pari grado europei. Quindi se eliminazione sarà, nulla da obiettare; c’è un aspetto positivo che forse i più giovani non ricordano ovverosia il primo Milan di Berlusconi quello che stava per diventare uno squadrone incappò in una pesante sconfitta interna in quel di Lecce (campo squalificato per le intemperanze contro il Warengem per il rigore a centrocampo di Mutombo) contro l’Espanyol, la squadra di Lopetegui era animata dal Pichi Alonso, Inaki e Losada e non ci fece capire nulla, eppure quella era la squadra dei vari Maldini, Gullit, Virdis Baresi Galli che di li a pochi mesi avrebbe trionfato nel 1989 a Barcellona davanti a 90 mila entusiasti. La seconda squadra di Barcellona arrivò poi fino alla finale contro il Leverkusen, persa poi ai rigori dopo essere stata acchiappata negli ultimi minuti con Cham Bum. In quella stagione in campionato il duello era tra Napoli e Milan che poi l’anno successivo avrebbero dominato in Europa. Insomma pazienza e sangue freddo e anche se la storia non si ripete mai i buoni auspici fanno sempre piacere, ai gufi juventini e interisti ricordo che in quella stagione la seconda squadra di Milano fu battuta sempre dall’Espanyol mentre i prodi di Venaria subirono l’onta della sconfitta contro i greci del Panathinaikos

i nostri nonni, la nostra storia


 

La prima guerra mondiale ha rappresentato per l’Italia il primo conflitto in cui di fatto è nata la Nazione, l’unità d’Italia si è cementata nelle trincee sul carso e negli altipiani trentini prima ancora che dal punto di vista giuridico. Una guerra aspra, dura, in cui la tecnologia l’ha fatta da padrone e in cui i fanti erano carne da macello. Milioni di morti sui vari teatri di guerra per una supremazia, territoriale, economica e di prestigio. Era la dipartita del vecchio mondo, del vecchio modo di fare la guerra, da scontro di movimento, si pensi alle guerre napoleoniche, si passava alla guerra di posizione, quella in cui bisognava lottare per un centimetro. Ogni paese, ogni municipio in Italia è disseminato di steli, di marmi che ricordano il sacrificio dei propri figli, e ogni muro civico contiene i nomi di decine se non centinaia di soldati che spesso, nell’età migliore, tra i venti e i trent’anni si sono arresi di fronte a una pallottola o a una granata, ma era il concetto, fuor di retorica di una nazione che combatteva per un obiettivo e per una finalità. Eppure, non sono dati purtroppo falsi, da allora si sono scritte fior di pagine su Caporetto e sulla nostra sconfitta piuttosto che sulla volontà della rivincita maturata a Vittorio Veneto. La memorialistica e la storia parlano di 200 titoli per la sconfitta contro a malapena 20 che citano il 1918. Questa purtroppo è sempre stato un vezzo puramente italico guardare alla negatività piuttosto che all’aspetto positivo. In questo siamo profondamente diversi dalle altre popolazioni europee.

L’esempio classico: Dunquerke una sconfitta colossale trasformata in una vittoria e in una resistenza integerrima. Da noi Adua, Custoza, Lissa Caporetto sono stati sempre sinonimo di tragedie infinite con colpe e imputati, eppure ognuna di questa pagina meriterebbe magari uno studio approfondito. Oggi però è la giornata del ricordo e della testimonianza per tutti i nostri caduti e a loro deve andare la nostra riconoscenza

domenica 31 ottobre 2021

A proposito di proteste e di parallelismi con la storia


 L’uso dei parallelismi in storia è stato vaticinato da Vico, e spesso e volentieri sono anche riproposizioni che hanno un senso effettivo, ma non sempre è così. L’uso del passato per giustificare, ammonire o riproporre in chiave moderna eventi di un secolo o più fa è profondamente sbagliato, anche perché spesso non si analizza il contesto in modo scientifico e quel peggio si fanno accostamenti stupidi e ignoranti. Eppure se guardiamo le cronache degli ultimi giorni abbiamo un sacco di esempi da mettere alla berlina. Ha cominciato la cancel culture che banalizza il passato e contestualizza al presente azioni vissute due o tre secoli prima: l’esempio più becero in tal senso è quello contro Churchill, ma potremmo fare mille esempi, la storia non va mai riscritta a proprio uso e consumo, ma semmai studiata. Il secondo è legato alle proteste di piazza di questi giorni contro il green pass e la presunta dittatura che anestetizza le coscienze, sempre secondo coloro che protestano, che tra l’altro continuano a inneggiare alla libertà (fondamentalmente di fare quel c… che si vuole). Si parla di dittatura ma probabilmente queste persone non hanno mai vissuto sotto un regime dittatoriale (ai sensi della storia difficile protestare contro una dittatura, per giunta in piazza, più facile il randello, arresti e via dicendo. Per non parlare delle citazioni, processo di Norimberga (a chi ? per cosa ? quali crimini ?) un processo eseguito per dare giustizia contro coloro che avevano aizzato una lotta senza quartiere portando alla morte milioni di persone e all’indigenza molte altre. Ma il peggio lo si è raggiunto a Novara dove i protestanti (nel senso di coloro che protestano non certo i seguici di Martin Lutero) hanno sfilato con icone provenienti dai campi di concentramento nazisti. E qui si è superato, e di parecchio, il limite, perché se voleva essere una freddura per far ridere, non l’ha capita nessuno, se invece era cieca rappresentazione di un malessere, probabilmente queste persone non hanno mai letto, nè studiato, cosa sia stata la shoah. Facendo un rapido riassunto, solo per appartenere a una etnia, eri spogliato dei tuoi averi, ridotto alla fame, picchiato, deportato, fatto lavorare fino alla morte e ucciso per il capriccio del tuo aguzzino, il tutto naturalmente facendoti passare le sofferenze più efferate. Ora studiare e informarsi aiuta, e avere una propria opinione è anche legittimo, ma vedere complotti ovunque e sfidare le regole del buon senso è anche troppo. Purtroppo viviamo in un periodo in cui molti si sentono di pontificare sul mondo non avendone le specifiche competenze, e paghiamo ancora i danni degli arringa popoli che hanno iniziato la loro carriera con un vaffa. Ecco se proprio dobbiamo parlare di parallelismi storici quegli arringa popoli hanno avuto i loro emuli quasi cent’anni fa e, proprio dai loro proclami sbagliati, è iniziato un periodo di terrore, speriamo la storia non si ripeta, in questo caso

sabato 30 ottobre 2021

Il Leon ruggisce all'ultimo secondo, Ibra non basta


 Cronaca di una partita folle quella maturata sul campo del Leon che gli Orange perdono al fischio finale dopo una ribattuta sulla linea e il tiro dell’attaccante lombardo che va a gonfiare la rete dei piemontesi a tempo scaduto. Una squadra tignosa quella del Leon che ha tenuto per tutti i 40 minuti un atteggiamento battagliero e si porta a casa un successo insperato per come si era messa la contesa. La partita è decollata a metà del primo tempo e Celentano e compagni mettono il naso avanti con una punizione millimetrica di Ibra, ma a parte un palo di rimbalzo il Leon non impensierisce mai Tropiano. Nella ripresa gli Orange hanno l’opportunità di rimpinguare il tabellino ma la bravura del portiere e l’imprecisione degli avanti tengono la partita in bilico. Alla tecnica Orange i lombardi rispondono con grinta e tenacia e su una palla rubata in ripartenza beffano Tropiano per il pareggio. Ma la situazione dura poco e ancora Ibra di rapina sotto porta manda avanti gli Orange. Negli ultimi cinque minuti il tecnico lombardo si gioca il portiere di movimento ma non sortisce grandi risultati ma è lesto l’attaccante lombardo su un'altra ripartenza e a 50 secondi dalla fine impatta per il 2 a 2. Patanè si gioca il portiere di movimento e per ben due volte la palla non ne vuole sapere d’entrare, anzi a un secondo dalla fine la beffa. Se il pari poteva stare stretto la sconfitta è proprio difficile da digerire, ma il campionato per fortuna è lungo

Leon vs Orange 3 – 2 ( 0 -1 pt)

Marcatori 2 Ibra

 

giovedì 28 ottobre 2021

Tutta la potenza della Radio: voce e narrazione

Per chi scrive la potenza delle onde medie di frequenza oltre che prima palestra giornalistica ha sempre avuto un fascino incredibile. Innanzitutto il contatto con il pubblico e con l’etere, il fatto che la tua voce possa giungere nelle case, nelle auto e in ogni luogo in cui le onde hanno presa. Poi il linguaggio radiofonico: diretto immediato pungente rapido. In tv devi guardare la telecamera, i tuoi gesti possono confondere, c’è sempre una paura atavica di primo piano. In radio hai di fronte il microfono ed è la potenza della tua voce, la tua capacità di improvvisazione, anche di realizzare effetti speciali artigianali. Il suono è vita, le parole sono potenti. Ed è bello che stia tornando così in voga anche negli ultimi tempi. C’è stata la commistione tra radio e tv visti su alcuni canali digitali, ma l’etere, il microfono alto nella stanza, l’insonorizzazione e la ricerca del suono perfetto sono elementi unici. Due poi gli elementi storici da ricordare e che magnificano la potenza della radio, un'unica e un mezzo di distrazione di massa soprattutto negli anni trenta del secolo breve. L’utilizzo del mezzo radiofonico da parte dei nazisti che ne avevano intuito le potenzialità, bombardando a ripetizione gli ascoltatori con le stesse informazioni e la trasmissione più angosciante e incredibile effettuata da Orson Wells il 30 ottobre 1938: la guerra dei mondi, che generò, anche in modo forse un po’ romanzato, pathos e paure collettive. Insomma il consiglio è fatevi catturare dalla radio, dai conduttori e dalle narrazioni e se siete giornalisti alle prime armi non disdegnate di fare gavetta anche in una piccola radio di provincia, scoprirete un mondo  


domenica 24 ottobre 2021

Più che il Milite ignota è la storia

103 anni fa di questi giorni cominciava la battaglia che avrebbe dato finalmente dopo un secolo (a partire dai moti del 1821) l’agognata Unità d’Italia alla nostra Nazione. Finalmente Trento e Trieste avrebbero fatto parte dell’Italia. Una lotta costata tantissimo al nostro giovane stato: più di 600 mila morti, milioni di feriti, una pandemia pronta a prendere il sopravvento e una crisi di identità politica ed economica di li a pochi mesi. Ma su una cosa l’unità italiana fu cementata il famoso treno che portava a Roma su una cassa in quercia su un affusto di cannone uno di quei tanti giovani che avevano dato la vita per la patria ma che ahimè non erano, per mille e più motivi non avevano un nome, caduti nella terra di nessuno e privi di riconoscimento. A migliaia erano caduti cosi in tutti gli schieramenti, il ricordare una di quelle giovani vite a memoria non voleva essere altro che una partecipazione a un dolore di migliaia di madri e padri che avevano perduto il loro bene più prezioso, portare a Roma uno di loro voleva dare l’idea di uno Stato che aveva cura dei propri figli e che ne condivideva il sacrificio. Ma l’Italia è un paese che spesso e volentieri perde la sua memoria, la storia viene studiata poco e male, non c’è quell’attaccamento alle tradizioni che è il sale di altre nazioni, pensiamo ai nostri vicini francesi o anche agli inglesi e ai tedeschi. Colpa probabilmente di una società che ha sempre guardato al passato in malo modo mettendo in evidenza più i passaggi negativi che quelli positivi. Più facile che un giovane ricordi Caporetto che Vittorio Veneto, più facile che abbia a memoria Adua la disfatta del 1896 che la vittoria di Agordat contro il Madhi nel 1894. Eppure le pagine di storia sono piene di pagine in cui i nostri colori e i nostri soldati si sono distinti per ardore, coraggio e inventiva (in fin dei conti anche lo stesso Napoleone, tanto venerato dai francesi, seppur corso aveva origini italiane). Ecco perché fa rumore il manifesto usato per celebrare il centenario del Milite Ignoto italiano e di quel ricordo popolare, un progetto ben strutturato dal punto di vista grafico ma assolutamente ignorante della storia patria. Un atto non all’altezza del rispetto del sacrificio di quelle centinaia di soldati italiani che si immolarono sul Carso e sul Piave. Sarebbe bastato riproporre una tavola di Achille Beltrame, il celebre illustratore della Domenica del Corriere, per dare un tocco di cultura e umanità. E invece dobbiamo intravedere una cartina del Sudamerica e soldati di altra epoca e nemmeno italiani. Tramandare e ricordare è un compito delle istituzioni e deve essere fatto nel miglior modo possibile; la storia patria è un tesoro inestimabile da valorizzare e da lasciare alle giovani generazioni perché capiscano il sacrificio dei loro avi e sappiamo progettare un futuro migliore legato alle aspettative dei loro avi.  

sabato 23 ottobre 2021

Pokerissimo Orange alla terza di campionato


Pokerissimo di sorrisi Orange. La squadra di Patanè domina il terzo match stagionale e al Pala San Quirico supera 5-0 il Val d’Lans. Gli ospiti reggono nei primi minuti, un gran sigillo sul primo palo apre le danze. I valligiani sfiorano il gol con Siviero e Perino, ma i neroarancio dominano sotto il profilo delle occasioni. Sono 4 i legni colpiti nel primo tempo, il guizzo di Cannella e la doppietta di Ibra chiudono la frazione. Nella ripresa Cannella sfiora il sigillo da antologia al volo colpendo la traversa, Torino lotta come un leone a caccia del poker, che arriva in tap in per merito di Rudy Mendes. L’acuto finale è di Rivella da pochi passi per il 5-0.

Orange Futsal Asti vs Val D’lans 5 – 0 (3-0 pt)

Marcatori 2 Ibra (O) 1 Mendes, Rivella, Cannella (O)  

sabato 16 ottobre 2021

Orange. Che peccato, un pari che sta stretto


 

Gli Orange tornano da Crema con un solo punto ed è un vero peccato perché per come si era messa la partita sarebbe stato lecito puntare al bersaglio grosso. Però Crema e soprattutto il Videoton nella scorsa stagione hanno fatto male a Celentano e compagni, proprio la vittoria dei rossoblù nei minuti finali costò la partecipazione ai play off e proprio nei minuti finali solo uno per la precisione il tiro libero ha dato ai lombardi il pareggio per tre pari sul parquet di Crema. Ma andiamo con ordine gli Orange impattano meglio la partita e solo i pali negano la gioia della rete, glaciali invece i padroni di casa che approfittano di un’amnesia difensiva e su punizione si prendono il doppio vantaggio alla sirena dell’intervallo. Molto più efficace il gioco degli uomini di Patanè nella ripresa al terzo ci pensa Mendes a dimezzare lo svantaggio mentre il pareggio è di marca Ibra. La partita corre sui giusti binari e Vitellaro a metà della ripresa mette la freccia per gli Orange. C’è anche tempo per un libero ma l’occasione viene sprecata con un tiro che finisce a lato mentre De Freitas a pochi secondi dalla sirena finale concretizza il tiro libero che sancisce il risultato finale. Il rammarico c’è ma bisogna guardare alla prossima partita in casa contro il Val d’Lans di sabato prossimo 23 ottobre.

 

Videoton Crema vs Orange 3 – 3 (2 -0 pt)

Marcatori

Primo tempo: De Freitas (V) e Usberghi (V)

Secondo tempo: Mendes (O ) Ibra (O ) Vitellaro (O ) e De Freitas (V)

 

 

 

domenica 10 ottobre 2021

La Battaglia di Arausio, un disastro non troppo pubblicizzato


Proprio vero che più che l’evento è come lo si comunica. Nell’impero romano o anche nel periodo repubblicano Roma ha goduto di tantissimi fasti e di gloria millenaria anche quando vi sono state sconfitte cocenti. Una delle lotte più cruente fu con i cartaginesi guidati da Annibale, il condottiero cartaginesi creò seri problemi ai Romani nella penisola e il suo capolavoro tattico fu senza dubbio Canne in Puglia sulle rive dell’Ofanto. Roma era alla merce ma riuscì a salvarsi con la tattica migliore il logoramento del Cunctator. Anche le famose Forche Caudine dei Sanniti furono terribili e anche Spartaco creò grossi disagi, così come Crasso pagò dazio ai Parti in quel di Carre, tutti disastri militari epocali. Ma nulla se paragonata all’enfasi proclamata con la Selva di Teutoburgo nel 9 dopo cristo quando tre legioni (non dieci o undici come negli altri disastri) e i loro carriaggi vennero massacrati sul saliente di Kallkriese. Nell’immaginario e nei racconti Ottaviano viene dipinto come in preda a un vero e proprio delirio onirico di sconforto. Eppure il limes era ancora saldo, vi erano avamposti sicuri. Roma in questo caso si riprese subito la rivincita contro Arminio nemmeno cinque anni dopo a Idistaviso. Eppure i racconti, i giornalisti dell’epoca – cronachisti da Annales – dipinsero il fatto come tragico. Forse erano passati troppi anni di pace e prosperità e probabilmente questa sventura militare era vista come la fine di un periodo di pace. Se facciamo però un salto indietro di poco più di un secolo troviamo un altro evento nefasto, ma questa volta catastrofico. Se a Kallkriese i romani persero 25.000 uomini a Arausio in Provenza nel 105 A.C. furono 80.000 le perdite dell’esercito romano con la penisola alla mercè di un’invasione quella dei Cimbri e dei Teutoni. Le popolazioni del Nord dopo aver deviato verso la Spagna cercano di tornare in Italia e ai confini Acque Sextiae e Campi Raudi (Vercelli) Mario con l’aiuto della cavalleria di Silla ha la meglio e praticamente massacra guerrieri e popolazione migrante. Eppure della battaglia di Arausio e del disastro susseguente non ci sono molte cronache ne racconti. Come al solito la differenza la fanno i giornalisti e quindi anche se la sconfitta fu cocente all’epoca fu derubricata come un normale percorso di crescita

 

sabato 9 ottobre 2021

Super Cannella e una grinta di squadra da vendere e gli Orange giocano un futsal magistrale


 

Buona la prima, l’Orange Futsal Asti approccia da par suo il campionato con un robusto 7 a 0 la prima di campionato contro il team sardo del Mediterranea; ma a dispetto del vantaggio maturato sul campo non è stata una partita semplice da affrontare per gli uomini di Patanè. Grinta e pressing sono stati l’arma vincente dei padroni di casa che sospinti nel primo tempo da un incontenibile Cannella, che assist quello realizzato a favore di Mendes per sbloccare la partita, e da visione lucida dello stesso brasiliano hanno indirizzato il match a metà della prima frazione di gioco. Solo nel finale di tempo i sardi sono riusciti a uscire dall’assedio centrando un palo e costringendo Tropiano a un bell’intervento. Ma quando Vitellaro a 56 secondi dalla sirena ha infilato il 4 a 0 che mandava al riposo in vantaggio Celentano e compagni di fatto era una sentenza. Nella ripresa Rufine chiama a una maggior incisività i suoi uomini che in qualche ripartenza cercano di impensierire la difesa astigiana ma di fatto è la squadra di casa a incidere in attacco con Vitellaro, Mendes e Torino che arrontondano il risultato anche se l’azione più bella è un sinistro a incrociare di Rivella che si stampa sulla traversa. Al fischio finale il tabellone recita 7 a 0 e per Patanè questa è più di un’iniezione di fiducia  

Orange Futsal Asti Vs Mediterranea 7 – 0 (4 – 0 pt)

Primo tempo 8’29” Mendes (o) 9’30” Cannella (O) 12’33” Vitellaro (O) 19’06” Vitellaro (0)

Secondo Tempo 2’54” Torino (o) 7’ 09” Vitellaro 17’34” Mendes (o)

Ammoniti: Morrone e Celentano (O) De Souza e Casu (M)

Il diritto di fischiare Gigio


 

Il caso sportivo della settimana, la Nations League, un torneo di cui nessuno sentiva sicuramente la mancanza e l’opportunità per l’Italia di giocarsi il pass per la finale a San Siro contro la Spagna, precedentemente sconfitta alla semifinale degli europei, ma la copertina viene presa dal ritorno di Gigio a Milano, colui che non per viltade ma per pecunia fece il gran rifiuto. Il portierone presagendo l’aria mefitica mette le mani avanti e si augura di non ricevere fischi sul verde prato. Se avesse avuto la coscienza a posto sicuramente non avrebbe fatto una dichiarazione del genere. Il resto è storia uno striscione della curva che non ne esalta le qualità etiche e i fischi a profusione durante la partita. Nel post gara poi il suo procuratore rincara la dose mettendo sul banco degli imputati la sua ex società, rea di non averlo difeso. E come se non bastasse gli alfieri del benaltrismo e dello stellone tricolore contro i fischiatori perché non si dileggia uno che veste l’azzurro. Detto che questa storia è decisamente stucchevole e denota una scarsa maturità del ragazzo che tra i pali è campione, ma nella gestione delle emozioni si comporta ancora come un bimbo, rimane la certezza che nella pubblica arena il pubblico abbia il diritto di fischiare una persona che ha giocato con i sentimenti della propria squadra. La storia di un talento che sboccia e che viene allevato a diventare campione, un atleta a cui sul campo viene perdonato tutto, che incita il suo pubblico e che poi per vil denaro, ma forse per ingordigia del suo procuratore (che belli i tempi in cui gli agenti rimanevano dietro le quinte) abbandona la famiglia d’origine. Nessuno critica questa scelta il professionismo te le fa fare ma prendere per i fondelli la gente questo no e alla fine il tifoso reagisce fischiando è questo è un suo diritto

domenica 3 ottobre 2021

Il corso della Storia: tribunali e giudizi a volte affrettati (Napoleone e Waterloo)


 

Il tribunale della Storia è il nuovo libro di Paolo Mieli che uscirà il prossimo 5 ottobre e l’autore, ai sensi della recensione di Andrea Purgatori sul Corriere di oggi che ne tratteggia la filosofia, l’ha portato ad analizzare alcuni casi accaduti in passato provando a riconsiderare e a ritracciare giudizi e sentenze, senza essere presi dall’attualità in cui questi fatti sono accaduti. Ecco così che Waterloo, da sempre riconosciuta come pietra miliare di sconfitta del prode corso Napoleone, diventa una sorta di icona della grandezza napoleonica che travalica il giudizio del tempo. Sicuramente il tempo e quindi di conseguenza la storia è un giudice inflessibile, però se da un lato la grandezza dei personaggi è certificata, mi sovviene l’immagine di un Napoleone che negli ultimi anni della sua esistenza si sia macerato nel chiedersi o nel valutare i passaggi “che lui reputava sbagliati” della sua esistenza. Una malcelata frustrazione su obiettivi e idealità disattese. Se da un lato quindi, immagino, il libro di Mieli dovrebbe avere un obbligo di giustizia postuma, dall’altro probabilmente aumenta a dismisura la vulgata dell’informazione e del tramandare le informazioni che di fatto costituisce l’ossatura generale della storia. Noi sappiamo quello che i posteri ci hanno voluto tramandare, anche perché questo è il ruolo delle fonti, l’interpretazione invece quella è sempre soggettiva. Per cui Napoleone è sicuramente stata una figura fondante della modernità, ma lui quale immagine avrebbe voluto per se ? questa forse meriterebbe un altro scritto o libro  

mercoledì 29 settembre 2021

Attrazione fatale per le notti di Champions


Sinceramente non ho visto la partita tra I colchoneros e i ragazzi che ha segnato il ritorno dopo sette lunghi anni nell’empireo europeo del calcio, questa traversata nel deserto mi ha ricordato un po’ gli anni settanta che dopo i fasti iniziali abbiamo percorso, a fari spenti nella notte, spesso eliminati nella terza competizione europea da squadra che di blasone non avevano nemmeno lo scudo cucito sulla maglia. Eppure a guardare gli highlight sembrava di essere tornati ai fasti del decennio scorso: voglia e corsa. La strada è quella giusta e non sarà un kebabbaro a sbarrarcela anche dovessimo finire anzitempo l’avventura. C’è un gioco e con l’esperienza arriveranno i successi che competono alla bacheca. Abbiamo perso queste prime due partite contro un avversario che l’ha vinta due stagioni orsono al culmine di un percorso di crescita e contro una squadra sorniona che da dieci anni staziona nei piani alti e per ben due volte l'ha solo sfiorata. L’Europa è il palcoscenico che ci compete, l’atmosfera infrasettimanale, le luci, il boato alle reti, l’inno cantato. San Siro per chi non ha vissuto un live Champions è uno spettacolo unico. C’è chi la coppa la sogna da anni, chi la gioca ma non la tocca e chi ne segna il percorso: ecco noi siamo quelli li, l’attrazione è unica e prima o poi torneremo sul tetto è solo una questione di tempo  

martedì 28 settembre 2021

Pascolati: "la lezione appresa dal periodo covid ? aver compreso che lo sport per noi Orange è veramente parte della nostra vita"

 

Mentre la prima squadra ha affrontato il Lecco, la compagine che nella scorsa stagione ha vinto il girone A della serie B, portando a casa una sconfitta ma ottenuta a ranghi ridotti e dopo aver combattuto fino alla fine abbiamo incontrato il Presidente Piergiorgio Pascolati con il quale abbiamo fatto il punto sulla passata stagione ma anche guardato ai traguardi della prossima

1) Presidente qual è la lezione che si è imparata nel mondo dello sport dopo la passata stagione contrassegnata dalla pandemia ? Lo sport è sacrificio, disciplina, motivo di gioie e delusioni intense, è fatto di regole, di legami tra compagni provenienti da realtà ed oggi anche culture diverse. E' rispetto, è saper relazionarsi con compagni e avversari, è stimolo a migliorarsi, a cercare di superare i propri limiti. Quando la pandemia ti toglie tutto ciò, e tu ne senti l'assoluta mancanza, allora vuol dire che sei sulla strada giusta e che sei in una società in cui i valori della vita vengono prima dei risultati.  Ecco qual è stata la vera lezione: aver avuto il modo di comprendere se lo sport era per noi veramente parte della nostra vita. La risposta è stata affermativa, per cui oggi si riprende con la tale consapevolezza.

2) Una stagione quella precedente pur con tutte le difficoltà, tamponi covid ha visto la società destreggiarsi bene arrivando a un soffio dai play off e conquistare una finale nazionale di coppa italia con i giovani.

Occorre solo fare i complimenti a tutto lo staff tecnico che ha dovuto affrontare e superare tutte le difficoltà derivate dalla pandemia per permettere ai ragazzi di scendere in campo. Ma ciò è figlio di quella volontà di cui abbiamo detto e della voglia dei ragazzi di fare sport. Sulla qualità della rosa devo poi dire che è il frutto del lavoro che la società ha intrapreso con i ragazzi

3) Gli Orange non hanno fatto mai mistero di puntare tantissimo sui giovani quanto paga una filosofia del genere ? Intanto paga dal punto di vista umano. Si tolgono dalla strada i ragazzi e gli si dà l'opportunità di avere una scuola di vita oltre che sportiva. secondo oggi avere un vivaio è l'unica possibilità per fornire ai ragazzi la possibilità di cimentarsi in campionati di alto livello; i costi per acquistare giocatori già formati ormai non sono rapportabili alle possibilità economiche di gran parte delle società. Inoltre tali investimenti toglierebbero risorse proprio agli investimenti per e sui giovani. Poi ci sono le eccezioni ma si è visto che queste durano il tempo di un battito d'ali.

4) Nuova stagione quali gli obiettivi e come fare per raggiungerli? Quest'anno abbiamo innestato alla rosa già buona giocatori di qualità: tutti che ci tenevano a giocare per l'Orange. E questo per me è la cosa più importante. Onorati di poter giocare con l'Orange. Qui di la società ha fatto già tutto ciò che poteva senza mai superare i propri limiti. come fare per raggiungere magari una A2? C'è lo diranno i giocatori e l'allenatore

5) quanto conterà il ritorno del pubblico nei palazzetti? Molto. lo sport è di tutti... atleti e spettatori ... Il giorno della partita deve essere una festa per tutti

6) cosa ti aspetti dalla prima squadra e dai giovani ? Pretendo serietà' rispetto delle regole, delle gerarchie, dei ruoli. Mi aspetto impegno ed entusiasmo e che si ricordino come era triste non potersi allenare e giocare in piena pandemia... ora che lo possono fare siamo entusiasti. I risultati?... vincere per me, uomo di sport è sempre stato prioritario, voler vincere vuol dire alzare sempre l'asticella; l'importante semmai è perdere sapendo che di più non potevi dare.

 

 

lunedì 27 settembre 2021

Quella volta che i biellesi gestivano il Governo (1864)


 

28 settembre 1864 dovrebbe essere ricordato come un momento fausto per i biellesi, infatti proprio in quella giornata viene varato il Governo che ha come Presidente del Consiglio Alfonso Ferrero della Marmora, che detiene l’interim degli Esteri e della Marina e che ha Quintino Sella come Ministro delle Finanze. Biella rules verrebbe da dire. Ed è un Governo importante per l’Unità d’Italia, prima perché di fatto ratifica la Convenzione di settembre, l’accordo con la Francia che di fatto blocca le mire espansionistiche dei Sabaudi per conquistare Roma e poi per la legge che sancisce l’unificazione legislativa fra le varie regioni risorgimentali italiane ancora soggette a diversi codici retaggio del recente passato. Siamo anche nel periodo in cui la capitale viene trasferita da Torino a Firenze e in cui vengono mosse le trattative riservate con la Germania per poter arrivare al Veneto, insomma i prodromi della III guerra d’indipendenza. Ma come molti governi italiani, quello di Lamarmora non dura tantissimo cade per un solo voto 197 contro 196 sui servizi di tesoreria da affidarsi alla banca d’Italia. La prova di forza di Lamarmora non funziona e così il Ciampolillo di turno ne prova la caduta. Lamarmora torna in sella subito con il terzo mandato, che però dura sei mesi per colpa della Guerra per il Veneto, si dimette il 20 giugno 1866, perde a Custoza e non farà più il PDCM. Sic transit gloria Mundi


giovedì 9 settembre 2021

Caccialupi, Orange Futsal "Ci sono cinque/sei formazioni in grado di lottare per il primato della serie B"


Il prossimo 9 ottobre scatterà il campionato di serie B e in quell’occasione al Palasanquirico sarà di turno la squadra sarda del Mediterranea, una delle quattro compagini isolane del raggruppamento che vede un girone di cui fanno parte anche le quattro piemontesi dove, oltre agli Orange, troviamo il Val d’lans, Avis Isola e Fucsia Nizza e cinque squadre lombarde. Le 13 formazioni si daranno battaglia per un campionato quanto mai equilibrato nelle posizioni di vertice ma in cui la squadra allenata da Patanè non nasconde certo le sue ambizioni. «Abbiamo allestito certamente un roster competitivo, inserendo in organico elementi esperti e confermando il blocco della passata stagione - ammette il direttore generale Marco Caccialupi - Rispetto alla scorsa annata, dove figurava una grande favorita, l’Elledì, promossa poi attraverso i playoff, non c’è una corazzata assoluta ma cinque-sei formazioni in grado di lottare per il primato. A mio avviso fanno parte del lotto anche le tre astigiane: la neopromossa Avis Isola ha tutto per essere la rivelazione del campionato, il Fucsia Nizza è completo in ogni reparto e decisamente solido, in generale tutte e tre le squadre hanno allenatori di elevata caratura, che sono una garanzia». Stupisce la presenza di ben quattro sarde nel Girone: «Ovviamente questo aspetto comporta un sensibile aumento delle spese per le società e forse si poteva far qualcosa per evitarlo. Ci siamo mossi probabilmente un po’ tardi, speriamo di adoperarci con compattezza per migliorare lo scenario nella prossima stagione». Nel frattempo la squadra fatica in palestra, alla seconda settimana di preparazione, per trovare la forma migliore e per partire al meglio all’avvio della stagione agonistica


 

domenica 5 settembre 2021

Fenomenologia di Fuoriluogo


 

Bisogna fare i doverosi complimenti agli organizzatori di Fuoriluogo, la kermesse giunta alla settima edizione a Biella perché finalmente uno degli spiriti che hanno animato negli anni scorsi molte realtà piemontesi, prime fra tutte Dogliani e Barolo, è stato riportato e recepito anche a Biella. Costruire un evento che annovera mille e più incontri, tra presentazioni e chiacchierate con autori e opinion diventa quanto mai il sale di una cultura orale, e non solo, in grado di smuovere le coscienze ma soprattutto di instillare una conoscenza diffusa nelle persone che ne sapranno usufruire. Non è più il tempo dei grandi eventi, e in questo non c’entra sicuramente la pandemia, ma avere opportunità di conoscere la firma che sta dietro a un articolo, a un saggio, e magari conversare con lo stesso, aiuta lo spettatore e il pubblico a immedesimarsi con l’autore e al tempo stesso all’autore a percepire i gusti e le esigenze di chi sta di fronte. Storia cultura generale, enogastronomia, economia sono i temi che contraddistinguono questi incontri, per assurdo sempre di essere tornati al tempo antico quando i menestrelli viaggiavano di contrada in contrada per raccontare le loro storie. E’ una socialità nuova, un immersione quanto mai utile per uscire magari dalla realtà virtuale e per toccare con mano storie e temi nuovi ma è anche l’essenza di quello che potrebbe essere il futuro della comunicazione, un mondo fatto di multicanalità ma che non deve esclusiva bensì con una tecnologia al servizio della gente. Per cui il consiglio è fatevi il selfie con l’autore ma ascoltatelo dal vivo 

venerdì 3 settembre 2021

4 settembre 476

1545 anni fa finiva il mondo come era stato conosciuto nei mille anni precedenti. Tutto questo fa parte di una sorta di corso e ricorso di storia, gli imperi e le nazioni nascono, prosperano ma poi alla fine sono costrette a evolversi o a perire. Roma aveva raggiunto la sua massima espansione nel II secolo dopo cristo, con gli imperatori d’adozione. Ma proprio nel suo momento di massima espansione l’Impero coltivava in sè i germi di una improvvisa anche se non tanto repentina caduta. Troppi fattori ne avrebbero portato alla definitiva scomparsa. I confini innanzitutto troppo ampi da difendere, una costruzione dello Stato non più gerarchica e meritoria ma quanto mai frazionata in cui la corruzione regnava sovrana. La contaminazione fra popoli molto distanti fra loro avrebbe creato il resto, un esercito non più di coscritti ma con molti elementi mercenari avrebbe poi dato il via alla liquefazione. E così il 4 settembre del 476 Odoacre re degli Eruli, un ennesima popolazione che veniva dal nord, dallo Jutland, deponeva il giovane Flavio Romolo Augusto, detto Augustolo perché ancora piccino (12 enne). Curiosamente il giovane nel suo nome albergava i titoli di Romolo primo re di Roma e di Augusto il primo imperatore e quindi in una sorta di nemesi si concludeva con lui una storia millenaria. Nulla sarebbe stato più come prima 

venerdì 27 agosto 2021

Sic transit gloria mundi

Come i vecchi gladiatori, i giocatori massima espressione del tifo panem et circensem, passano rigorosamente dall’altare alla polvere in men che si dica. E così dopo tre anni passati a incensare l’extraterrestre quale sommo e divino vate calcistico, oggi lo stesso fugge a gambe levate, pardon con Renegade oscurato e a dire le peggio cose. Che sia un campione nessuno lo mette in dubbio, ha numeri di alta scuola ed è in grado da solo di cambiare il destino di una partita; ma il calcio è gioco collettivo. Faccio il paragone con un altro extraterrestre come Dinho arrivato al Milan nel 2008, una gioia vederlo giocare, ma di titoli nemmeno l’ombra, perché questi giocatori sono un lusso in una squadra di campioni, figuriamoci in una di comprimari. Alla fine un Milan meno pompato di quello del 2005 (kakà, Crespo, Stam, Sheva) portò a casa il trofeo definito  porta-ombrelli due anni dopo con una squadra più coesa. Il tifoso deve essere paziente e guardare sempre in modo acritico la sua creatura fidandosi del lavoro della sua Dirigenza. Chi è rossonero è stato travolto nell’estate delle cose formali della banda cinese, ma poi se abbiamo voluto tornare nell’empireo del football abbiamo avuto bisogno dell’esperienza e della qualità di un capitano che lo era in campo e lo è diventato anche dietro la scrivania: Paolo Maldini. Insomma non facciamoci travolgere dal momento ma guardiamo alla squadra nella sua interezza; poi per carità i campioni vanno e vengono i colori restano

Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine

  Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...