103 anni fa di questi giorni cominciava la battaglia che
avrebbe dato finalmente dopo un secolo (a partire dai moti del 1821) l’agognata
Unità d’Italia alla nostra Nazione. Finalmente Trento e Trieste avrebbero fatto
parte dell’Italia. Una lotta costata tantissimo al nostro giovane stato: più di
600 mila morti, milioni di feriti, una pandemia pronta a prendere il sopravvento
e una crisi di identità politica ed economica di li a pochi mesi. Ma su una
cosa l’unità italiana fu cementata il famoso treno che portava a Roma su una
cassa in quercia su un affusto di cannone uno di quei tanti giovani che avevano
dato la vita per la patria ma che ahimè non erano, per mille e più motivi non
avevano un nome, caduti nella terra di nessuno e privi di riconoscimento. A migliaia
erano caduti cosi in tutti gli schieramenti, il ricordare una di quelle giovani
vite a memoria non voleva essere altro che una partecipazione a un dolore di
migliaia di madri e padri che avevano perduto il loro bene più prezioso,
portare a Roma uno di loro voleva dare l’idea di uno Stato che aveva cura dei
propri figli e che ne condivideva il sacrificio. Ma l’Italia è un paese che
spesso e volentieri perde la sua memoria, la storia viene studiata poco e male,
non c’è quell’attaccamento alle tradizioni che è il sale di altre nazioni,
pensiamo ai nostri vicini francesi o anche agli inglesi e ai tedeschi. Colpa
probabilmente di una società che ha sempre guardato al passato in malo modo
mettendo in evidenza più i passaggi negativi che quelli positivi. Più facile
che un giovane ricordi Caporetto che Vittorio Veneto, più facile che abbia a
memoria Adua la disfatta del 1896 che la vittoria di Agordat contro il Madhi
nel 1894. Eppure le pagine di storia sono piene di pagine in cui i nostri
colori e i nostri soldati si sono distinti per ardore, coraggio e inventiva (in
fin dei conti anche lo stesso Napoleone, tanto venerato dai francesi, seppur
corso aveva origini italiane). Ecco perché fa rumore il manifesto usato per
celebrare il centenario del Milite Ignoto italiano e di quel ricordo popolare, un
progetto ben strutturato dal punto di vista grafico ma assolutamente ignorante
della storia patria. Un atto non all’altezza del rispetto del sacrificio di
quelle centinaia di soldati italiani che si immolarono sul Carso e sul Piave.
Sarebbe bastato riproporre una tavola di Achille Beltrame, il celebre illustratore
della Domenica del Corriere, per dare un tocco di cultura e umanità. E invece
dobbiamo intravedere una cartina del Sudamerica e soldati di altra epoca e
nemmeno italiani. Tramandare e ricordare è un compito delle istituzioni e deve
essere fatto nel miglior modo possibile; la storia patria è un tesoro
inestimabile da valorizzare e da lasciare alle giovani generazioni perché capiscano
il sacrificio dei loro avi e sappiamo progettare un futuro migliore legato alle
aspettative dei loro avi.
domenica 24 ottobre 2021
Più che il Milite ignota è la storia
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