Come i vecchi gladiatori, i
giocatori massima espressione del tifo panem et circensem, passano
rigorosamente dall’altare alla polvere in men che si dica. E così dopo tre anni
passati a incensare l’extraterrestre quale sommo e divino vate calcistico, oggi
lo stesso fugge a gambe levate, pardon con Renegade oscurato e a dire le peggio
cose. Che sia un campione nessuno lo mette in dubbio, ha numeri di alta scuola
ed è in grado da solo di cambiare il destino di una partita; ma il calcio è
gioco collettivo. Faccio il paragone con un altro extraterrestre come Dinho
arrivato al Milan nel 2008, una gioia vederlo giocare, ma di titoli nemmeno l’ombra,
perché questi giocatori sono un lusso in una squadra di campioni, figuriamoci
in una di comprimari. Alla fine un Milan meno pompato di quello del 2005 (kakà,
Crespo, Stam, Sheva) portò a casa il trofeo definito porta-ombrelli due anni dopo con una squadra più
coesa. Il tifoso deve essere paziente e guardare sempre in modo acritico la sua
creatura fidandosi del lavoro della sua Dirigenza. Chi è rossonero è stato
travolto nell’estate delle cose formali della banda cinese, ma poi se abbiamo
voluto tornare nell’empireo del football abbiamo avuto bisogno dell’esperienza
e della qualità di un capitano che lo era in campo e lo è diventato anche
dietro la scrivania: Paolo Maldini. Insomma non facciamoci travolgere dal
momento ma guardiamo alla squadra nella sua interezza; poi per carità i
campioni vanno e vengono i colori restano
venerdì 27 agosto 2021
Sic transit gloria mundi
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