Era giovane, appena 37 enne, ma aveva già una vasta esperienza pubblica, era il 17 dicembre 1947 e da buon collega di stampa dà alla luce il nuovo giornale che si intitola: Risorgimento. Di chi stiamo parlando ? Ma del futuro primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour, nato nel 1810, che proprio in quell’anno che sta per finire e che di fatto apre al luminoso 1848, quello che di fatto spalanca alla prima presa di posizione per creare il futuro stato italiano, Cavour diventa direttore, redattore e gestore del foglio distribuito a Torino. Si tratta di una testata di ispirazione moderata e propugnatrice di nuove idee di rinnovamento politico e moderato. Cavour è nel pieno della sua vita personaggio serio e concreto che in quegli anni supera il neoguelfismo di Gioberti e va oltre anche allo stesso programma di unità nazionale di Cesare Balbo. Cavour non desidera solo l’unità nazionale ma vuole evidenziandolo nel suo programma anche una libertà di pensiero e di culto. Il 23 marzo spinto anche da appelli di altri uomini di cultura esorta Carlo Alberto a correre in soccorso della popolazione di Milano che si era affrancata con le cinque giornate e segui in modo patriottico anche la successiva e ahimè sfortunata guerra di indipendenza. Da buon collega Cavour era a favore di una libertà di stampa quanto mai unica e la difese fieramente con un articolo di fondo sullo stesso giornale datato 19 dicembre 1849 quando sembrava che tra le clausole della pace firmata con l’Austria fosse previsto un restringimento delle libertà della stessa richieste dall’occupante austriaco. Il periodo compreso tra il 1847 e il 1850 fu quello in cui Cavour fondò il suo consenso e la sua fortuna politica. Fu uno degli artefici delle fusione tra la Banca di Genova e quella di Torino che diede vita alla Banca Nazionale degli Stati Sardi. Inoltre le elezioni che si erano tenute nel dicembre del 1849 lo avevano fatto assurgere quale capo movimento della maggioranza moderata che si era costituita in Parlamento. Il passo successivo fu la promulgazione delle leggi Siccardi che ovviamente gli costò l’ostilità del Clero, ma le sue indubbie capacità lo portarono prima al dicastero dell’Agricoltura e poi a quello delle Finanze. Inviso a D’Azeglio, capo del governo fu messo ai margini e il Cavour sfruttò questo periodo per intrecciare con il Rattazzi una nuova alleanza e infine a girare per l’Europa, soprattutto in Inghilterra, dove prese molti contatti che sarebbero stati utili di li a poco con uomini d’affari agricoltori e industriali. L’unità d’Italia si stava costruendo così tra le relazioni personali e d’intenti del 1851/1852. E proprio alla fine del 1852 tornò a Torino dove di fatto si prese il Governo per un decennio riuscendo là dove avevano fallito in molti
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