sabato 2 novembre 2019

Ode a Marco



Lo so direte è il solito peana ai ricordi tipico delle persone anziane, va bene me lo merito, ma se volgo lo sguardo a ritroso e ripenso alla fortuna di aver studiato a Milano, grazie papà, non posso non pensare a quella giornata soleggiata in compagnia di Telemontecarlo ad aspettare l’arrivo di Marco Van Basten nella vecchia sede di Via Turati al numero due con un provocatore interista che metteva a tutto volume l’inno dell’inter. Alla fine si erano radunate poche decine di fan per quello che sarebbe diventato il cigno non solo di Utrecht ma anche quello della Scala del calcio. Arrivò su un taxi giallo e venne preso letteralmente sulle spalle dei tifosi, compresa la mia. All’epoca era semisconosciuto avevamo solo visto un gran goal in rovesciata nel campionato olandese, me nessuno, e non credo di essere smentito, all’epoca pensava che sarebbe diventato uno dei migliori attaccanti. Era il 1987 in quel periodo in cinque mesi diedi sei esami da storia economica a storia medioevale (io che non sopportavo il periodo storico presi 30 e lode, tutta colpa degli arabi, o per meglio dire la fortuna che mi aveva incoraggiato con domande su cui sapevo tutto). In quel giorno con la spensieratezza dei 21 anni si apriva un ciclo per il Milan fantastico, che mi avrebbe visto in giro per l’Italia e per l’Europa a godere di vittorie e di compagnie. Perché ricordarlo ora ? Perchè in un periodo di vacche magre è sempre bene ricordare i bei momenti, e prima o poi torneranno

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