Oggigiorno le corse automobilistiche nei gran premi parlano di una lotta tra Mercedes e Ferrari, un florilegio di tecnica, di passione, di regolarità e di velocità, ma prima di loro della tecnologia a tutto spiano come si svolgevano le corse ? La macchina era importante, ma ancora di più doveva esserlo l’uomo alla guida, all’inizio del secolo scorso le gare non erano ancora regolamentate da un codice sportivo ed erano frutto magari di scommesse a volte esagerate, altre volte alla guisa di una vera singolar tenzone. Ne sa qualcosa il fondatore della Fiat Giovanni Agnelli che, solo due anni dopo l’apertura della casa automobilistica, scommette sulle qualità del suo autoveicolo contro il cavalier Coltelletti rappresentante di una compagnia assicurativa italiana e convinto assertore della superiorità dei mezzi francesi. La scommessa sulla superiorità dei mezzi Fiat italiana da una parte e Panhard francese nasce in un ristorante di Montecarlo, magari possiamo ipotizzare al culmine di una discussione tra i fumi dell’alcool, tra il Duca degli Abruzzi che difende i colori patrii e il Cavalier Coltelletti, amante del gusto francese. Il valore dell’importo scommesso è di 5.000 lire, una bella cifra per quei tempi. Da una parte l’orgoglio italico e dall’altra lo sciovinismo francese, insomma sembrerebbe proprio il canovaccio di una storia melodrammatica. Agnelli e il suo ingegnere temono il confronto, il rischio di una sconfitta potrebbe compromettere il prestigio della nascente industria, ma dall’altra parte una vittoria garantirebbe fama e pubblicità e alla fine accettano.
La data prescelta è il 24 novembre, il percorso indicato è la Torino – Bologna, si parte da Villanova d’Asti per evitare i terreni fangosi fuori Torino. Il Duca degli Abruzzi si fa accompagnare da Giovanni Agnelli e da Vincenzo Lancia, mentre Coltelletti ha come equipaggio la moglie e un amico. A sorpresa chiede di essere cronometrato un terzo concorrente si tratta del ventenne Felice Nazzaro a bordo di una Fiat 12 CV. La gara per il Duca Degli Abruzzi e Agnelli non dura tantissimo, appena fuori Alessandria un cordolo mette fuori gioco la vettura Fiat del patron e dopo 70 chilometri il Duca è costretto al ritiro, mentre la macchina francese sfreccia fino a Bologna intascandosi così il premio pattuito di cinquemila lire. Ma c’è una sorpresa il giovane Nazzaro, Felice di nome e di fatto, ha compiuto lo stesso tragitto impiegando quattro minuti in meno del rivale alla media oraria, fantasmagorica per l’epoca, di 56 kmh. L’onta della sconfitta è così lavata con una prestazione superba del mezzo che di fatto invoglia, vista anche la pubblicità indotta a investire sul comparto sportivo e di fatto aprendo scenari inconsueti per la casa automobilistica. Chissà chi guidava, osiamo presumere il Duca degli Abruzzi al quale sicuramente non difettava la lingua per le scommesse, mentre per la guida beh lasciamo perdere
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