mercoledì 13 novembre 2019

Come si aggiustano i bilanci nella storia. Ma col tabacco - Bogia nen


Un vizio può diventare anche una fonte di entrata per le magre casse di uno Stato e se oggi i tabacchi rappresentano una cospicua fonte di reddito per gli enti pubblici in passato non si era da meno. Guardiamo ad esempio il tabacco importato dall’America da Cristoforo Colombo che a mano a mano cominciò a interessare un numero sempre crescente di persone e prese piede in Piemonte alla metà del XVII secolo. La sua diffusione crebbe così in fretta che Carlo Emanuele di Savoia concedeva il 2 dicembre 1653 al commerciante Jacob Moreno la patente regia per la coltivazione della pianta. Ma in realtà la pianta nella nostra regione non attecchì nella coltivazione e fu così necessario importarla. Il costo di vendita all’inizio del 1700 era fissato da un’ordinanza per il tabacco puro di mezza grana a 45 soldi alla libra, per il tabacco muschiato 4 lire e 16 soldi la libra. Tuttavia coloro che erano appaltatori del servizio potevano vendere il tabacco a prezzi inferiori per contrastare un fenomeno che era molto in voga nel periodo, il contrabbando, fiorente nel Monferrato e in virtù anche di gabelle diverse e più basse soprattutto nelle provincie lombarde. Ma quanto rendeva al governo sabaudo il commercio del tabacco? Considerato che venivano smerciate 281.683 libre verso la metà del 1700 rimanevano nelle casse del governo circa 280.000 lire dell’epoca, con cifre del genere potevi permetterti un esercito e anche qualche sfizio. Ma il consumo contagiò un gran numero di persone e aumentò in misura esponenziale tanto che alla vigilia dell’Unità d’Italia le entrate del Regno di Sardegna per la privativa dei tabacchi furono al lordo delle spese pari a 18.981.000 lire, una cifra spropositata. Subito dopo venne il Monopolio di Stato, le iniziative di Quintino Sella (altro che la tassa sul Macinato) e quindi proventi sempre maggiori per lo Stato. Nel 1878 un sigaro avana costava 1,50 lire un avana di quarta qualità, un fake avana verrebbe da dire, la somma di 0,25 lire, insomma anche la qualità aveva un prezzo alto. Come ebbe a dire più avanti  Luigi Einaudi con riferimento ai rendiconti del 1903 ed in raffronto con la privativa del sale scriveva che, se il monopolio vuole approfittare maggiormente del tabacco gli conveniva quadruplicare i prezzi, un consiglio quello dello statista piemontese che probabilmente i suoi successori hanno preso alla lettura anche troppo direi, ma questo non vale più soltanto per i tabacchi ma anche per tutto il resto.

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