I fatti di
cronaca fuori da San Siro con una persona che ci lascia la pelle e un’altra
miriade di persone che si azzuffano e si accoltellano mi riporta indietro nel
tempo anno di grazia 1987, era dicembre si giocava Milan Roma partita difficile
e scorbutica, era il Milan di Gullit, era in secondo anello blu a tifare con la
consueta passione, campionato di vertice nella ripresa con gli attacchi del
Milan viene buttato un petardo che stordisce Tancredi, un botto violentissimo.
Il portiere viene portato fuori dal campo ed esordisce il giovane Peruzzi. La partita
viene vinta su rigore dal Milan ma la mannaia del giudice sportivo decreta la
vittoria a tavolino della Roma. Giusto così. Il colpevole, non c’era ancora il
sistema di telecamere attuali venne trovato quasi subito e ghettizzato dalla
curva anche se stazionava al primo anello, ricordo di averlo visto sul treno
per Barcellona, finale Champions, guardato a vista con sospetto da tutti, probabilmente
per paura che lo stesso commettesse altre stupidaggini. Perdere punti fa male e
credo che in quel periodo vennero poi bandite di fatto botti e controbotti che avrebbero
portato a un serie di penalizzazioni. Oggi si potrebbe fare lo stesso la cosiddetta
responsabilità oggettiva andrebbe applicata con rigore, risse, insulti, razzismo,
ecc. se conclamati, penalizzazione. Vuoi vedere che i tifosi di Inter, Milan,
Napoli e Juve se alla fine della stagione hanno venti punti in meno per via di
sanzioni reali la smettono di farsi del male e si conterranno ?? il dubbio c’è
vogliamo provarci ?
giovedì 27 dicembre 2018
giovedì 6 dicembre 2018
Pallone d'oro
La querelle del pallone d’oro tra Messi, Ronaldo Modric
ha assunto i contorni di una farsa che nemmeno i bambini dell’asilo sono in
grado più di supportare. Che si tratta di tre campioni nessuno lo mette in
dubbio, che siano di un altro pianeta, calcisticamente parlando anche, quello che
fa specie sono i litigi, l’utilizzo dei parenti, le zuffe mediatiche che li
fanno assomigliare sempre più a comari prezzolate e piangenti. In teoria
dovrebbero essere fior di professionisti e in alcuni casi il numero dei premi
detenuti pronti ad ammuffire su mensole precostituite non dovrebbero fare il
campione. E su questa stucchevole querelle si consumano poi gli zebedei di fior
di tifosi pronti a sostenere a spada tratta il proprio beniamino e i suoi
capricci ultramilionari. In questi casi provo un po’ di nostalgia per i tempi
andati quando il trofeo non era un orpello di marketing ma un vero premio a un
impresa sportiva e poi variava di anno in anno
lunedì 3 dicembre 2018
Per chi ama il futsal una due giorni imperdibile al Palasanquirico
Saranno due giorni speciali al Palasanquirico la Nazionale di
Futsal arriva per una due giorni in cui allieterà il palato degli amanti
astigiani di questo gioco spettacolare e al tempo stesso molto intenso. Un omaggio
a una terra che crede in questo sport e che grazie a Orange Avis Isola ma anche
Città di Asti Calcio a 5 hanno dato tanto al movimento. Prima di rituffarsi in
campionato l’emozione di una doppia sfida Le due partite si disputeranno
alle 20.30 al Palasanquirico. Il 12 dicembre a Nyon il sorteggio per le
qualificazioni Mondiali Dopo le due
amichevoli disputate a fine ottobre in Bielorussia con i padroni di casa
terminate con un pareggio (2-2) e una vittoria (4-2), la Nazionale di Futsal
torna in campo per affrontare la Francia in una doppia amichevole in programma
martedì 4 e mercoledì 5 dicembre al Palasanquirico di Asti (ingresso gratuito –
calcio d’inizio delle due gare alle 20.30). Per gli ultimi test del 2018 il Ct
Roberto Menichelli ha convocato 15 giocatori, che si raduneranno ad Asti nella
serata di domenica 2 dicembre. Prosegue quindi la preparazione degli Azzurri,
che mercoledì 12 dicembre a Nyon conosceranno le avversarie del girone di
qualificazione al Mondiale che si svolgerà nel 2020 in Lituania. Saranno
sorteggiati otto gruppi formati da quattro squadre, con le prime due
classificate che guadagneranno l’accesso all’élite round.
L’elenco dei
convocati
Portieri:
Michele Miarelli (Italservice C5), Francesco Molitierno (Napoli C5),
Stefano Mammarella (AcquaeSapone C5);
Giocatori di
movimento: Cristiano Fusari (Came Dosson C5), Paolo Cesaroni (Napoli C5),
Massimo De Luca (Napoli C5), Nunzio Frosolone (Feldi Eboli), Sergio Romano
(Feldi Eboli), Giacomo Azzoni (Meta C5), Carmelo Musumeci (Meta C5), Giuliano
Fortini (Italservice C5), Carlo Houenou (Real Futsal Arzignano C5), Julio De
Oliveira (AcquaeSapone C5), Marco Ercolessi (AcquaeSapone C5), Gabriel Lima
(AcquaeSapone C5).
Staff –
Commissario tecnico: Roberto Menichelli; segretario: Fabrizio Del Principe;
assistente allenatore: Carmine Tarantino; preparatore atletico: Valerio Viero;
preparatore dei portieri: Mauro Ceteroni; medico: Nicola Pucci; fisioterapista:
Vittorio Lo Senno
domenica 2 dicembre 2018
La cultura dello Stadio
Pretendere rispetto e far play in
una società che si sta imbarbarendo diventa sempre più anacronistico, e fa
molto discutere tutto quello che è successo a margine della partita di Firenze
in merito alle vergognose scritte su Heysel e su Scirea. Tutto vero e
sottoscrivo sulla responsabilità della cultura che dovrebbe animare il tifo da
stadio. Ma sarebbe anche bello non fare gli ipocriti. Le scritte su Heysel
Superga e, tutto quanto c’è di più luttuoso nel calcio, campeggiano da decenni
negli stadi e mai nessuno ha avuto il coraggio di prendere provvedimenti
eclatanti. Le curve sono off limits su cori e striscioni, sarebbe veramente
bello, e lo dico da tifoso del calcio, che al minimo accenno di cori e offese
così vergognose l’arbitro sospendesse la partita e al secondo episodio ci fosse
la partita persa a tavolino. Forse probabilmente educheremmo meglio il tifoso e
tutte le persone che dovrebbero godere di uno spettacolo pulito e non solo dell’aspetto
sportivo. E mi piacerebbe, ma qui mi sa che sono utopista che quando una
squadra vince i suoi tifosi non debbano infierire ogni 3 x 2 urlando ai propri
avversari “dovete rosika”. Ma perché non si godono il successo dei propri
beniamini è così difficile. No la contrapposizione piace di più e il guaio è
che questo linguaggio ormai è trasposto anche in politica, dove non si guarda ormai
più al bene collettivo ma a sfottere gli avversari. Manca veramente una cultura
generale Partire dagli stadi potrebbe essere un’idea, ma poi, dovremmo tutti
cercare di crescere, culturalmente si intende
mercoledì 21 novembre 2018
Alla lavagna ..... anzi dietro
Certe trasmissioni le abbiamo viste solo fare ai
boiardi di stato e mettere insieme politica e infanzia è quanto di più becero ci
possa essere. Il primo aspetto è la strumentalizzazione, il secondo è l’assoluta
finzione di una trasmissione tutta realizzata a tavolino e lontanissima da una
realtà quanto mai distante. Il giudizio vale per qualsiasi forza politica la
proponga sia chiaro anche se la puntata con il ministro del Tunnel del Brennero
Toninelli ha toccato vette esilaranti. Soprattutto quando spiegava il decreto
anti- corruzione ai bambini di otto anni (ma che senso ha), immagino che sia la
priorità dei suddetti bimbi. La spettacolarizzazione e l’uso improprio di una
rete pubblica per servizi di questo genere dia il senso della misura non della
politica (che si presta a questa manfrina) ma a coloro che vanno sempre in soccorso
dei vincitori, e in Italia da Piazza Venezia in poi ne abbiamo visti milioni,
questi sono i tipi più pericolosi. Mala tempora currunt
martedì 13 novembre 2018
Indegno ??? ma mi faccia il piacere
Il capitano inteso come il Ministro
dell’Interno che tutto sa e tutto provvede e pontifica oggi o forse ieri pontifica
sul puntero del Milan, di fatto affermando che si aspetta una lunga squalifica
per l’attaccante di Gattuso. A parte il fatto che da una persona delle
istituzioni mi aspetto di tutto tranne che si metta appunto a pontificare anche
sullo sport nazionale, ma il fatto comico è che al Ministro non piace l’atteggiamento
(!!!!!!) proprio lui – direbbe Piccinini. E così con questa sciabolata morbida tra
un selfie e l’altro abbiamo anche l’Interno pensiero di un tifoso qualsiasi che
si vergogna del comportamento dell’attaccante (si vergogna? cosa dovremo dire
noi allora). Allora se lo ha fatto lui mi permetto di dire quello che penso
della partita di domenica. Troppo il divario tra le due società in termini
tecnici, una partita nelle gambe durissima contro il Betis Siviglia, con
relativa trasferta, una serie di infortuni che nemmeno a Lourdes ci aprono più.
Una svista difensiva che di fatto ci condannava a una partita diversa, un
rigore che avrebbe dovuto portare all’espulsione del difensore (anche se non
sarebbe cambiato il destino del match). E il solito protagonismo di Mazzoleni,
lo hai ammonito per proteste, due gialli per proteste sono assolutamente
eccessivi visto certo permissivismo. Detto questo ci si può anche incazzare, ha
sbagliato, pagherà con due giornate e ci rifaremo. E prima o poi torneremo
anche il ventennio ha avuto il suo epilogo, vero Matteo ?
domenica 11 novembre 2018
Pennivendoli ??
“Sciacalli infami” questo lo spregiativo epiteto che il
Ministro che dovrebbe gestire anche il mondo dell’informazione ha lanciato a
favore della categoria. Motivo aver osato raccontare la cronaca giudiziaria ed
esprimere, ebbene si è nella facoltà del mestiere che facciamo, giudizi, sull’operato
o a volte il non operato di quelli che sono i colleghi di partito. Ce ne
sarebbe abbastanza per sputare valanghe di insulti nei confronti di una persona che
riveste, purtroppo, un ruolo istituzionale che impone ben altra sobrietà. Ma nell’epoca
dei leoni da tastiera, del tutti contro tutti, del vaffanculo perenne lanciato
anni fa dal loro nume tutelare, sembra quasi la normalità. Il mestiere che noi
facciamo fatto di ore improbabili di lavoro, di attenzioni, di scritture e
riscritture, quando alle volte non sono tagli e contro tagli su servizi
televisivi, di professionalità che crescono sul campo che si affinano, a volte
attraverso errori, altre volte attraverso gavette. L’oscuro lavoro di mille e
più collaboratori che a volte per un tozzo di pane perdono anche il sonno e il
riposo per essere attenti su tempi e lavori. Ecco mi piacerebbe che quando un
Ministro della Repubblica parla di una categoria di lavoratori avesse un po’
più di accortezza. E invece termini come sciacalli, puttane, pennivendoli la
fanno da padroni in una sorta di delegittimazione perenne. Verrà un tempo in
cui la gente perbene, ed è la maggioranza, prenderà le distanze da questi
loschi figuri, perché urlare così è facile, come prendere l’applauso, ma nel
tempo questi spettacoli indecenti non durano. E noi siamo qui come Confucio
sulla riva del fiume
La fine della prima guerra mondiale. Rethondes 11 novembre 1918
Esattamente un secolo fa la vecchia Europa cessava di
esistere e al suo posto nasceva un periodo che di li poco sarebbe imploso. Su
un vagone ferroviario, mentre oggi andiamo in piazza per avere un treno ad alta
velocità, i corsi e i ricorsi della storia, si siglava l’armistizio che sarebbe
poi stato ratificato tra Francia e Germania
Ritiro entro 15 giorni delle truppe
tedesche da tutti i territori occupati in Francia, Lussemburgo, Belgio, nonché dall'Alsazia-Lorena
Entro i successivi 17 giorni abbandono
di tutti i territori sulla riva sinistra del Reno, e consegna delle guarnigioni
di Magonza, Coblenza e Colonia alle
truppe d'occupazione francesi
Consegna alle forze alleate di 5.000
cannoni, 25.000 mitragliatrici, 3.000 mortai e 1.400 aeroplani e relativa consegna di tutte le navi da guerra moderne. Consegna a titolo di riparazione di
5.000 locomotive e 150.000 vagoni ferroviari. Annullamento del trattato di Brest Litovsk
Si trattava di condizioni volte ad
impedire che il Reich potesse riprendere le ostilità, e vennero di fatto
confermate con il successivo trattato di Versailles, un errore con il senno di
poi. Torti e riparazioni e non magnaminità nella vittoria avrebbero consentito
di covare rivincite e di fare poi scattare la seconda guerra mondiale. In
italia più o meno successe la stessa cosa. Non avevamo imparato nulla dopo 50
mesi di guerra e milioni di morti. Oggi ricordare quelle ecatombi può essere
utile per guardare sempre con spregio ai nazionalismi più sfrenati perché portano
solo guai e ulteriori guerre, mentre a volte per progredire è più utile
riflettere
giovedì 8 novembre 2018
Come fregare i giornalisti italiani (non sono mica un pirla cit.)
Dite quello che volete ma Mou più
che un allenatore è un grande esperto di comunicazione, al termine di una
partita in cui la sua squadra è stata decisamente dominata e ha vinto con
fortuna con un mezzo tiro, si è inventato una sceneggiata consapevole che il
cronista italiano lo avrebbe poi intervistato solo ed esclusivamente per il
fatto di cronaca finale. Un giornalista sportivo serio lo avrebbe incalzato sul
dominio della Juve per 80 minuti, sulle tattiche usate da allegri, sull’incapacità
della sua squadra di trovare le giuste contromisure. Invece solo il gesto delle
orecchie che fa il verso al triplete dell’andata. Quello che un cronista
avrebbe dovuto notare è che in 180 minuti la sua squadra che una volta era la
dominatrice della Champions è stata dominata dai bianco neri. Poi, si sa, ci va
fortuna e nel doppio confronto lui ne ha avuta parecchia. MA siccome gli
italici pennivendoli per un click in più si venderebbero l’anima eccoli pronti a
trovare le polemiche e lui che conosce il panorama sportivo dei giornalisti del
bel paese ci ha sguazzato come pochi. In fin dei pochi è mica un pirla (cit.
Mou)
domenica 4 novembre 2018
Nonno Beppe festeggiamola insieme
Caro Nonno mi chiedo oggi a cent’anni esatti dalla tua
gioventù, dalle tue speranze e dalla tua voglia di combattere per un Italia
migliore cosa ne penseresti delle tue azioni se rapportate ad oggi e come tu
rileggeresti le tue azioni dell’epoca. Il ricordo della mia infanzia era quello
di un nonno che non amava ricordare quel periodo. Troppi amici morti, troppa
sofferenza vista troppo patimento, me lo avevi fatto intendere. Per te ogni
giorno sulla terra in più era un dono. Tu che aborrivi gli esaltati, quelli che
urlavano a favore della guerra, ma poi forse erano gli ultimi a lanciarsi dal
terrapieno, quando andava bene. Tu socialista non certo guerrafondaio ma che
hai fatto il tuo dovere. Per te il Piave era la frontiera da difendere a ogni
costo perché, la fattoria, la tua terra era minacciata da quegli austriaci che
il trisnonno aveva già contrastato decine di anni prima. La guerra non era la
soluzione era una necessità.
L’hai subita sia la prima che la seconda ma sempre
con grande dignità e a testa alta. Una decorazione perchè avevi preso in
ricognizione decine di prigionieri con due commilitoni, ma non ne hai mai fatto
vanto. Un grado raggiunto per la qualità del tuo essere come sempre e come
avresti poi fatto anche in futuro, di essere al servizio. Comandante di
plotone, poi del casello, poi amministratore pubblico. Per te il 4 novembre era
la fine di un periodo e ostentavi la medaglia celebrativa e ti fregiavi di un
titolo Cavaliere di Vittorio Veneto, ottenuto in ritardo solo perché non ritrovavi
più il foglio del congedo, ma quel titolo era una medaglia da tenere sul petto
gonfiato non per retorica militare ma perché avevi contribuito alla crescita
del paese. Grazie nonno e buon anniversario
domenica 28 ottobre 2018
Il 28 ottobre a Ponte Milvio ci fu un'impresa, ma il Duce non c'entra
Il 28 ottobre richiama infaustamente la marcia su Roma
quando in tono più folcloristico che militare il duce prese possesso con la
connivenza della Corona l’Italia costringendola a un ventennio di stupidità poi sfociate nella tragedia della seconda
guerra mondiale e di tutto quello che ne consegue, leggi razziali comprese. Però
a ben guardare la storia ci pone nella stessa data altre consapevoli ricorrenze
che è bene sottolineare. Il 28 ottobre di 22 anni dopo la marcia su Roma
Predappio fu liberata dagli alleati, quando si dice la ricorrenza, ma il 28
ottobre è anche la giornata, ribatezzata la giornata dei no da parte della grecia
che respinse al mittente l’ultimatum del Duce e così lo spezzeremo le reni alla
greca divenne solo metaforico. Nel 1918 poi di fatto vedeva la conclusione
della guerra sul fronte italiano con la vittoria a Vittorio Veneto e se vogliamo
andare ancora più in la battaglia di Ponte Milvio quella in cui Costantino
batte il suo rivale Massenzio con la famosa visione della luce in cielo “in hoc
signo vinces” ecco possiamo ricordare che quei segni non erano fasci littori
giovedì 25 ottobre 2018
Domani Vittorio Veneto. Il futuro dell'Italia non è mai stato così radioso
Il 23 è arrivato l’ordine di attacco alla sera, alla mattina alle sei
abbiamo attraversato d’impeto il fiume sul ponte di barche messo dai genieri,
il fiume spaventava un po’, ma abbiamo fatto una corsa d’impeto e così siamo
arrivati dalla parte opposta. Le scharwlose erano schierate contro il ponte ma
non c’era nessuno dietro di loro, eppure erano cariche con migliaia di colpi
nei caricatori, ne ho contate otto schierate contro il ponte di barche, non
abbiamo avuto nemmeno un ferito. Il grosso della compagnia è passato, c’è una
strana euforia eppure più avanti due cecchini hanno ammazzato cinque dei
nostri, ci sono volute due ore per stanarli a forza di bombe a mano. Stiamo
veramente galoppando in pianura verso le montagne, la sensazione è che ci
stiamo avvicinando alla fine di questa follia chiamata guerra. Morire adesso
sarebbe autolesionista oltre che stupido. In tre anni è cambiato tutto, ci sono
grandi aspettative, siamo maturati, ho solo 21 anni e anche se il mio futuro è
la terra, la lavorerò con passione, voglio una stalla tutta mia, mi impegnerò per
il mio paese e voglio costruirmi una famiglia che mi segua. Porterò con me lo
sguardo e la morte di tanti miei amici caduti sotto la pioggia, sotto il sole,
nelle guardie, negli assalti per delle stupidaggini, non voglio più parlare di
guerra, non dirò tutto ai miei, delle sofferenze e della morte vista in queste
trincee. Se Dio esiste spero che prove di questo genere non capitino più. C’è
aria nuova, se penso che mio bisnonno Massimiliano serviva nell’esercito
austriaco e mio nonno Natale trattava con lo Stato pontificio per la gestione
della terra è passata un’era. Ora tutto è nuovo, tutto è diverso il futuro è nelle
nostri mani: mai più divise: mai più guerre
lunedì 22 ottobre 2018
Report ? Nulla di nuovo sotto il sole
Presentato come un servizio stratosferico
contro la madre di tutti i complotti, il servizio di Report di questa sera ha
messo in luce solo un aspetto, è cioè, che il nostro calcio, è un calcio malato
fatto di protagonismi e in cui personaggi di indubbia moralità fanno il bello e
il cattivo tempo per pavoneggiarsi e perché no trarne profitto con l’eventuale
connivenza del potente di turno. Uno spettacolo sicuramente riprovevole ma è
che figlio e specchio dei nostri tempi. La gestione dei biglietti costi sempre più
elevati e gran quantità di denaro nelle mani di persone che usano lo sport come
vero e proprio lavoro in grado di fornire loro sussistenza di tutti i generi. Quello
che fa specie, ma si presume sia una prassi di parecchie società, è il filo
diretto tra società e gruppi di ultras, con Dirigenti che in barba alle più
elementari leggi portano ad esempio striscioni offensivi e passibili di multa
dentro lo Stadio, sbeffeggiando gli avversari!! Ma è questo quello che vogliamo
e insegniamo ?? una tristezza infinita, mi viene in mente quando oltre dieci
anni volli portare a San Siro uno striscione con la scritta in piemontese Gila
fai il bravo e non potei srotolarlo perché non avevo presentato la domanda in
tempo (bastava leggere il senso dello striscione), eh già non avevo la connivenza
di un alto dirigente, sarebbe bastato quello. Insomma dopo aver visto il
servizio vedi proprio il vuoto pneumatico che alberga in questi rapporti e ti
chiedi se alla fine vale la pena andare a vedere la partita. Nel dubbio io mi
guardo il futsal
Il Portiere di Notte
Era dai tempi del derby perso per
colpa di Minaudo che non vedevo una partita così brutta, due squadre votate
all’anticalcio come si vedono nei campi di periferia, palla alta e pedalare,
contrasti duri e tackle a livello di cronaca nera, conclusioni poche e votate
più alla fortuna del rimpallo che non alla ricerca del gesto atletico. E poi
lui il principe delle vaccate, perché non puoi considerarla tale, aveva già
cercato la stupidata epica con il retropassaggio salvato sulla linea e poi
probabilmente appagato di trovarsi a San Siro senza pagare il biglietto a
guardare il nulla e a farsi uccellare così. Prendi sei milioni all’anno e un
po’ più di umiltà non guasterebbe reattivo e sul pezzo, invece così sei
distratto da morire e perdiamo un derby da 0 a 0. Chi vince ha sempre ragione ma
su un tiro a campanile sparato a caso non può esserci un atteggiamento così. Te
ne vai in panca e cerchi di riconquistare la fiducia del gruppo e ti dai da
fare. Gli unici ad aver vinto il derby la curva, ma loro non perdono mai
Non bevetevi il cervello
Uliveto si o no. Sinceramente non
è un dibattito che mi appassiona. Tutto in Italia si sta trasferendo su un
campo quello della tifoseria da stadio a favore e contro una tesi che non va a
favore di nessuno. Ogni singolo problema è trattato come se fosse la
discussione su un rigore o presunto tale che può decidere un campionato.
Insomma diceva bene il buon Winston Churchill, l’italiano affronta la guerra
come se fosse un partita di pallone e una partita di pallone come fosse una
guerra. La perfida Albione aveva già capito quello che è il nostro status, dei
fantastici e brillanti improvvisatori su tutto e soprattutto gente che non
prende impegni. La sfida della pallavolo è diventata così la sfida tra razzisti
e non solo per il fatto che ci sono giocatrici che hanno una provenienza e un’origine
diversa ma che in realtà sono italianissime.
Per il sottoscritto non esiste
nessuna distinzione cromatica sono giocatrici italiane e punto e alcune le ho
anche viste giocare nei campionati minori, atlete di rara potenza e di bellezza
da vedere sul campo. Trascinarle in una disputa è di quanto più stucchevole.
Detto questo non si può non sottolineare che l’italiano sia anche campione di
uno sport in cui non è secondo a nessuno: leccare il fondoschiena al potente di
turno. Lo facciamo da secoli, per ingraziarci il potente del momento cerchiamo
la sua approvazione. Che il Ministro dell’interno sia r…… lo sanno anche le
pietre, ha puntato la sua campagna e la comunicazione sulla paura del diverso e
così continua, anche se il problema non sussiste e così, chi ha ideato una
campagna pubblicitaria in modo sommesso ha cercato di ingraziarsi il potente di
turno. Come? ma cancellando l’atleta scomoda per la propria pigmentazione ???
si è scatenata la solita rissa, magari cercata anche come momento di pubblicità
indotta (preferivo il buondì motta con la bambina e l’asteroide – che ci
meritiamo). Chi pianifica una campagna lo fa curando anche i minimi dettagli - suvvia
i grafici erano soprappensiero ???? ma chi vogliono prendere in giro. Anche Leni
Riefensthal quando doveva riprendere zio Adolf alle Olimpiadi tagliò scene con
Jesse Owens chissà come mai. Bevete quel che volete ma per favore non il
cervello.
giovedì 18 ottobre 2018
Il festival giovanile di Musica Classica si sposta a Cossato
Dopo i due concerti tenutisi presso il Cantinone
di Biella il Festival Giovanile di Musica classica si sposta a Cossato a Villa
Ranzoni nella sala Giuliana Pizzaguerra dove si terrà la performance del
pianista Matteo Buonanoce un giovanissimo talento piemontese
Buonanoce
Matteo nato a Torino il 16/02/2005. Da ottobre 2017 frequenta i corsi
Pre-Accademici del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino nella classe della
professoressa Marina Scalafiotti. Ha partecipato a numerosi concorsi pianistici nazionali ed internazionali
ottenendo il primo premio. Tra i principali : Concorso Regionale di esecuzione
musicale “Giovani Interpreti” di Torino, Concorso Riviera della Versilia
“Daniele Ridolfi”, Concorso Pianistico Internazionale Città di Caraglio,
Concorso Internazionale di Musica per i giovani “Città di Stresa”, Concorso
Pianistico Internazionale “Musica Insieme” Musile di Piave, Concorso
Pianistico Internazionale “Talenti in Canavese” Agliè (To), Concorso
Pianistico Nazionale “Matilde Signa e Angelo Tavella” a Terzo, Concorso
Pianistico Nazionale “Giulio Rospigliosi” – Lamporecchio. Ha inoltre ottenuto il premio speciale
Miglior Talento, il premio speciale Giuria e il premio speciale Massimo
Scaglione - al XVI Concorso Regionale di esecuzione musicale “Giovani
Interpreti” di Torino. E’ in
possesso della Certificazione A e B di Teoria e Solfeggio conseguiti presso il
Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino negli anni 2015/2016. Nel corso del 2017
ha partecipato al Festival dei Giovani Musicisti Europei in una delle cinque
matineè di Mondovì, ha accompagnato la Corale Polifonica “Il Castello” nel
concerto di Natale nella Cappella dei Mercanti di Torino e ha superato
brillantemente gli esami ABRSM (Associated Board of the Royal Schools of Music)
grado 4 – 5 e 5 Theory. Dal 2016 è pianista accompagnatore presso il “coro di
voci bianche” della città di Grugliasco.
Insomma un curriculum di tutto rispetto e che non mancherà di affascinare
il pubblico che arriverà alle ore 17 di domenica 21 ottobre a Cossato. Penultimo
evento di un ottobre musicale consacrato ai giovani artisti
domenica 14 ottobre 2018
Storia - storie - critiche e passione
Ho letto
la critica di Della Loggia al libro di Scurati su Mussolini, lo storico
opinionista del Corriere della Sera stronca in modo didascalico il libro di Scurati
mettendo in evidenza errori grossolani e macroscopici di natura storica. Dalla
data sbagliata di Caporetto agli elettricisti del teatro alla Scala collocati
nel 1846. Non c’è dubbio che si tratta di manchevolezze e di imprecisioni che
possono mettere in sordina magari altri aspetti di un libro (che a questo punto
dovrò comprare e leggere) che ha sicuramente avuto il merito di presentare in
modo differente il fascismo e il suo duce. Quello che però mi fan sperare è
questa rinnovata passione per il nostro passato, libri come Scurati, l’attenzione
di Della Loggia, le trasmissioni di Angela colgono nel segno, in una stagione,
quella attuale, in cui l’ignoranza (e l’abbondanza di fake news) la fa da padrone
dell’attenzione che merita il nostro passato. Il passato, che è anche
quotidiano, ricorda che poi alla fine i problemi, le aspettative e le soluzioni
sono sempre le stesse dieci secoli fa, oppure l’altro ieri. Compito di uno
storico o di chi analizza il passato è quello di rimanere esterno alle
sensazioni e di riscostruire con certosina pazienza i fatti attraverso fonti d’archivio,
laddove possibile. Se poi uno sbaglia la data di Caporetto lo si può perdonare
purché non si svilisca il senso dell’evento (sconfitta annunciata e disastro
per le nostre truppe)
mercoledì 10 ottobre 2018
Il primo reparto militare che usò il Tricolore. La legione Lombarda
11 ottobre 1796 siamo in piena
epoca napoleonica e viene costituito il primo reparto militare della legione
lombarda, il primo reparto che si dota di una bandiera tricolore. E’
incredibile pensare come la regione che ha dato i natali alla Lega abbia visto
proprio oltre due secoli orsono il battesimo i prodromi della Nazione Italiana.
All’epoca difendeva i confini della repubblica Transapadana che si sarebbe fusa
con la Cisalpina e dopo il trattato di Campoformio avrebbe invece decretato la
fine della repubblica Veneziana, quella si che avrebbe potuto essere la culla
del sistema Italia. Insomma un epoca di stravolgimenti
lunedì 8 ottobre 2018
Pillone di storia vera - intelligence mantovana
Era all’incirca il 25 di marzo
del 1945 la guerra ormai era destinata alla fine, le notizie che circolavano
erano pessime per la guarnigione, la 66, di stanza nel cortile della cascina Gregnane
di mio nonno Beppe, la truppa tedesca contava forse i giorni che mancavano alla
fine, con notizie sempre peggiori che provenivano dal fronte orientale. Ogni
giorno un aereo americano (nome in codice Pippo per la popolazione mantovana)
sorvolava il fiume Po, forse per valutare la forza militare nemica. La linea Gotica
a qualche decina di chilometri a sud al momento reggeva per le linee tedesche,
mentre i partigiani nell’appenino poco distante tenevano impegnate le milizie
della RSI. Il nonno aveva visto gli orrori della prima guerra mondiale 3 anni
di trincea con decine di commilitoni uccisi a pochi centimetri di distanza. Non
amava la guerra il nonno, anche in vecchiaia tendeva a dimenticare gli episodi,
nauseato da quell’odore acre di morte che aveva dovuto inalare per così tanto
tempo. E quel giorno era andato nei campi per sistemare e tagliare un po’ d’erba
per le mucche. Aveva visto quei tre vestiti con divise tedesche che non aveva riconosciuto
e che sostavano in un fosso, forse un po’incuriosito aveva indugiato tanto da attirare
la loro
attenzione, Richiamato sentì distintamente un come on, erano tre
militari inglesi in perlustrazione, per nulla intimorito svelò, su loro
richiesta, l’entità della forza della 66 di stanza in cortile, il comando di una
delle divisioni tra le più attive sul fronte italiano e che aveva combattuto a
Cassino. Date le informazioni il nonno tornò al suo lavoro, per nulla
intimorito da quello che aveva realizzato, la vita da trincea lo aveva portato
a dissimulare le emozioni di quell’incontro. Aveva rischiato tantissimo in quei
frangenti eppure non si tradì e poco più di mese dopo, il 25 aprile vide le
truppe tedesche fuggire a gambe levate dal cortile di Carbonara pronte a
gettarsi nel fiume Po per guadagnare la riva opposta, Quel giorno per gli
uomini della 66 fu un massacro, a decine perirono tra i flutti del grande
fiume. Mentre gli aerei che sorvolano la zona bombardarono la fattoria
distruggendo la stalla e una trentina di mucche, il tesoro del contadino Beppe.
Durante il bombardamento fu anche ucciso un vecchio zio di famiglia Claudio
Negrelli. Nessuno ha passato indenne le forche caudine della storia, soprattutto
della seconda guerra mondiale, ecco perché è utile ricordare.
giovedì 27 settembre 2018
Marco Licinio Crasso il triumviro che aveva un patrimonio di un miliardo di euro
2064 anni fa moriva assassinato
Gneo Pompeo e con lui finiva tragicamente il triumvirato di uomini forti che
aveva retto Roma nel primo secolo Avanti Cristo. Pompeo, Cesare e Crasso di
fatto trascinarono Roma al limite dell’impero, uomini di cultura, abili
strateghi militari e potenti. Pompeo che era diventato generale ai tempi di
Silla nella guerra civile, Crasso che aveva debellato la rivolta di Spartaco e
Cesare che aveva portato in dote la Francia. Era la Roma giovane non ancora consumata
dall’impero e della grandezza infinita. Era la Roma più sincera, in cui i
potenti si facevano la guerra ma si rispettavano tra di loro. Cesare pianse
quando fu ucciso Pompeo, forse presagendo anche la sua fine in quello scontro
civile che segui a Roma, Ma la figura più controversa dei tre fu Marco Licinio
Crasso. Uomo ricchissimo con un patrimonio di 170 milioni di sesterzi che
Forbes stimo nel 2008 pari a un miliardo di euro odierni. la sua fine non fu
gloriosa sconfitto dai parti a Carre venne ucciso e decapitato, le sue legioni
che non disponevano di una cavalleria agile come quella dei parti furono messe
in rotta
lunedì 24 settembre 2018
il cancro un dono ?? No grazie
Il cancro è un dono. Non voglio
giudicare, non devo giudicare, ma questa frase mi suona un po’ come un cazzotto
nello stomaco. Per chi ha vissuto a lungo condividendo questa brutta bestia
diventa difficile accettare un’affermazione come il claim di un libro forse di
successo. La malattia è sempre personale, l’ottimismo ci deve essere, ma ognuno
la vive a modo proprio, e anche la spettacolarizzazione è un elemento che non
riesco ad accettare. I viaggi in ospedale, le analisi, le sedute di chemio, di
radio, ognuno vive la malattia in modo diverso. La speranza c’è ma il vortice
di emozioni che ti prende è soggettivo e spesso lo sconforto ti prende. Siamo un
numero in fondo a una cartella, siamo esperimenti per vedere se la cura è giusta
e ogni corpo reagisce come può. Non credo che comprerei mai il libro della
giornalista delle jene. Mi rimane il ricordo del vissuto, le prime analisi, lo
sconforto, le cadute e le ricadute e le speranze di un miracolo purtroppo non avvenuto.
Il cancro un dono?? No grazie se proprio devo scegliere vorrei altri regali
mercoledì 12 settembre 2018
Operazione Quercia Mors organizza ed esegue e Skorzeny raccoglie gli onori
L’operazione Quercia per la
liberazione di Mussolini fu voluta da Hitler per permettere all’alleato di
tornare in pista. Mussolini si trovava a Campo Imperatore sul Gran Sasso
scortato da diversi militari ma di sicuro non da feroci carcerieri, l’otto
settembre e il caos susseguente avevano creato un turbinio di ordini e di
gerarchie non rispettate su cui i tedeschi ebbero buon gioco.
Skorzeny fu il
militare, anzi delle SS, che si gloriò per l’impresa e fece di tutto per
attribuirsi il merito, in realtà il maggiore Mors non comandò affatto il solo
reparto secondario che occupò la stazione della funivia di Assergi per
l'impresa della liberazione di Mussolini, ma fu l'ideatore del
piano d'assalto a Campo Imperatore e il comandante responsabile dell'intero
reparto protagonista dell'impresa.
Come sempre accade, la lingua più veloce e la
predisposizione per la teatralità (anche quello di pilotare il veicolo
che portò via il Duce dalla sua prigione) venne sfruttata da Otto per fini personali.
Ma non fu l’unica impresa, anche il rapimento del figlio del Comandate Horthy è
ascrivibile a Skorzeny. E così il corpulento SS ebbe onori e gloria, non solo sotto
Hitler, ma anche in seguito, mentre il povero maggiore Mors fini per fare l’insegnante
di ballo a Ulma
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