Era all’incirca il 25 di marzo
del 1945 la guerra ormai era destinata alla fine, le notizie che circolavano
erano pessime per la guarnigione, la 66, di stanza nel cortile della cascina Gregnane
di mio nonno Beppe, la truppa tedesca contava forse i giorni che mancavano alla
fine, con notizie sempre peggiori che provenivano dal fronte orientale. Ogni
giorno un aereo americano (nome in codice Pippo per la popolazione mantovana)
sorvolava il fiume Po, forse per valutare la forza militare nemica. La linea Gotica
a qualche decina di chilometri a sud al momento reggeva per le linee tedesche,
mentre i partigiani nell’appenino poco distante tenevano impegnate le milizie
della RSI. Il nonno aveva visto gli orrori della prima guerra mondiale 3 anni
di trincea con decine di commilitoni uccisi a pochi centimetri di distanza. Non
amava la guerra il nonno, anche in vecchiaia tendeva a dimenticare gli episodi,
nauseato da quell’odore acre di morte che aveva dovuto inalare per così tanto
tempo. E quel giorno era andato nei campi per sistemare e tagliare un po’ d’erba
per le mucche. Aveva visto quei tre vestiti con divise tedesche che non aveva riconosciuto
e che sostavano in un fosso, forse un po’incuriosito aveva indugiato tanto da attirare
la loro
attenzione, Richiamato sentì distintamente un come on, erano tre
militari inglesi in perlustrazione, per nulla intimorito svelò, su loro
richiesta, l’entità della forza della 66 di stanza in cortile, il comando di una
delle divisioni tra le più attive sul fronte italiano e che aveva combattuto a
Cassino. Date le informazioni il nonno tornò al suo lavoro, per nulla
intimorito da quello che aveva realizzato, la vita da trincea lo aveva portato
a dissimulare le emozioni di quell’incontro. Aveva rischiato tantissimo in quei
frangenti eppure non si tradì e poco più di mese dopo, il 25 aprile vide le
truppe tedesche fuggire a gambe levate dal cortile di Carbonara pronte a
gettarsi nel fiume Po per guadagnare la riva opposta, Quel giorno per gli
uomini della 66 fu un massacro, a decine perirono tra i flutti del grande
fiume. Mentre gli aerei che sorvolano la zona bombardarono la fattoria
distruggendo la stalla e una trentina di mucche, il tesoro del contadino Beppe.
Durante il bombardamento fu anche ucciso un vecchio zio di famiglia Claudio
Negrelli. Nessuno ha passato indenne le forche caudine della storia, soprattutto
della seconda guerra mondiale, ecco perché è utile ricordare.
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