Il 23 è arrivato l’ordine di attacco alla sera, alla mattina alle sei
abbiamo attraversato d’impeto il fiume sul ponte di barche messo dai genieri,
il fiume spaventava un po’, ma abbiamo fatto una corsa d’impeto e così siamo
arrivati dalla parte opposta. Le scharwlose erano schierate contro il ponte ma
non c’era nessuno dietro di loro, eppure erano cariche con migliaia di colpi
nei caricatori, ne ho contate otto schierate contro il ponte di barche, non
abbiamo avuto nemmeno un ferito. Il grosso della compagnia è passato, c’è una
strana euforia eppure più avanti due cecchini hanno ammazzato cinque dei
nostri, ci sono volute due ore per stanarli a forza di bombe a mano. Stiamo
veramente galoppando in pianura verso le montagne, la sensazione è che ci
stiamo avvicinando alla fine di questa follia chiamata guerra. Morire adesso
sarebbe autolesionista oltre che stupido. In tre anni è cambiato tutto, ci sono
grandi aspettative, siamo maturati, ho solo 21 anni e anche se il mio futuro è
la terra, la lavorerò con passione, voglio una stalla tutta mia, mi impegnerò per
il mio paese e voglio costruirmi una famiglia che mi segua. Porterò con me lo
sguardo e la morte di tanti miei amici caduti sotto la pioggia, sotto il sole,
nelle guardie, negli assalti per delle stupidaggini, non voglio più parlare di
guerra, non dirò tutto ai miei, delle sofferenze e della morte vista in queste
trincee. Se Dio esiste spero che prove di questo genere non capitino più. C’è
aria nuova, se penso che mio bisnonno Massimiliano serviva nell’esercito
austriaco e mio nonno Natale trattava con lo Stato pontificio per la gestione
della terra è passata un’era. Ora tutto è nuovo, tutto è diverso il futuro è nelle
nostri mani: mai più divise: mai più guerre
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