venerdì 5 aprile 2013

Gianni ciapa sto pallone - un tango - e vai a insegnare il gioco del calcio in giro per il mondo



Come cantava Enzo Jannacci in vincenzina nell’epoca di un Milan non così brillante (anche oggi 0 a 0, questo Rivera che non segna più) il Gianni nazionale ha lasciato un impronta indelebile nelle fantasie calcistiche degli amanti del Milan che hanno vissuto la loro infanzia calcistica negli assi sessanta e settanta del secolo scorso. Era un Milan diverso, una squadra formidabile negli anni sessanta grazie a quel grande allenatore che era il Paron, meno abile, più sfortunata quella degli anni settanta che rincorreva il simulacro del decimo scudetto: la stella. Vent’anni di onorata carriera nella stessa società arrivato ragazzino, maturato come uomo e come calciatore e poi raggiunto il risultato agognato appesi al chiodo gli scarpini. Rivera non si discute, si ama a prescindere, così raccontavano i tifosi da stadio degli anni settanta. Perfino Diego Abantantuono nel suo Eccezzziunale Veramente lo cita leggendo una sorta di vangelo apocrifo come il Messia su cui si fondava il gioco del calcio e a cui Dio (“ un bel uomo sui quarant’anni “) affida il pallone (un tango)  per insegnare il gioco del calcio. A parte la parodia Rivera è stato per moltissimo tempo l’icona del calcio milanista, solo i recenti successi internazionali hanno intaccato nella memoria collettiva quel Milan. Ma chi è cresciuto in quegli anni della televisione in bianco e nero, delle partite preserali domenicali su Raidue delle 19.05 non può che guardare con una certa nostalgia a quei tempi
Oggi Rivera è un dirigente della Federazione Italiana Gioco Calcio e nel suo programma c’è tanta attenzione per i vivai e per le giovani generazioni, il futuro di questa disciplina, ma il ricordo del Milan è ben presente nei suoi racconti, all’alba di un compleanno importante, veleggia per le settanta primavere ad agosto, un colloquio preciso e informale com’è nel suo stile, a tutto tondo sui colori rossoneri


·           Cos’è per te il Milan ?
Finche non mi sono sposato la mia seconda famiglia un ambiente bello particolare che mi ha messo subito a mio agio e poi la storia

·           Le tue sensazioni e i tuoi ricordi dell’approccio con il Mondo Milan da giovanissimo?
Sono stato accolto molto bene, gli anziani di allora stavano vicino ai giovani c’era una cultura dello spogliatoio i vecchi aiutavano i giovani a crescere, c’era una gerarchia rispettata ma in cui chi arrivava si trovava subito a suo agio 

·           La prima squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni spezzando il duopolio Benfica Real Madrid che ricordo hai di Wembley 1963 ?
La prima grande vittoria, la prima squadra italiana a spezzare il duopolio spagnolo e portoghese il Milan ci era arrivato vicino nel 1958 ma poi era stato beffato, una grande emozione, in quello stadio contro Eusebio una grandissima soddisfazione


·           La partita che ti ha dato maggiori soddisfazioni ?
Tutte le vittorie importanti per sono state decisive e al tempo stesso tesori da ricordare, quando si scendeva in campo fondamentale era farlo per vincere, le finali, le partite più importanti del campionato sono tutte tappe di una carriera che custodisco tra i miei ricordi più belli.

·           La partita che vorresti dimenticare e/o rigiocare ?

Una su tutte la Fatal Verona, quel 5 a 3 che ci ha scucito uno scudetto dal petto, quella gara ci ha invecchiati tutti, ricordo in particolare l’immagine e le ripercussioni  negative che ebbe sulla vita di Nereo Rocco, quello scudetto era meritato venivamo dalla vittoria nella coppa delle coppe, era una squadra fantastica, il destino era nelle nostre mani e lo abbiamo buttato, si quella gara ci ha veramente invecchiati tutti


·           Con gli arbitri e in particolare con Lo Bello grandi scontri  lo rifaresti o saresti più accomodante ?
Se c’è una cosa che non ho mai sopportato nella vita sono gli atteggiamenti, quando si va in campo siamo in ventidue e credo che la gente che va a vedere le partite vada soprattutto  per vedere il gioco degli stessi ventidue non certo dell’arbitri. I protagonismi non mi sono mai piaciuti e ovviamente non le ho mai mandate a dire, avevamo punti di vista diversi. Avevamo qualche volta punti di vista diversi quando trovavo un arbitro che era più importante

·           Da eccellente uomo di sport e da uomo copertina spesso alcuni giornalisti ti hanno bersagliato con soprannomi . alcuni gratuiti, qualcuno di cui avresti fatto volentieri a meno e che ti ha particolarmente ferito?

I soprannomi mi hanno sempre divertito sia quelli con accezione negativa sia anche quelli positivi sinceramente non mi hanno fatto mai ne caldo ne fretto erano degli stereotipi che subivi e che quindi accettavi. Mi divertiva accorgermi che c’era una grande fantasia non mi hai fatto ne caldo ne freddo era un gioco delle parti

·           Tu sei stato un comunicatore ante litteram nei ricordi dei tifosi il tuo comizio prima di Milan Bologna del 1979  rappresenta ancora oggi uno degli esempi di comunicazione tra curva tifosi e giocatori ma all’epoca non c’era discussione semmai rispetto condividi  ?

Fui quasi obbligato dal questore volente o non volente era una comunicazione necessaria che altrimenti non ci avrebbe portati a giocare quella sfida che per noi era assolutamente importante vista la posta in palio. I tifosi dovevano lasciare quello spazio inibito e quindi toccò a me, fui accolto da un ovazione al mio ingresso in campo perché pensavano fosse scesa la squadra in realtà mi toccò quel discorso e riuscii  a convincerli tutti

·           Nel 1979 si chiude un ciclo e il calcio giocato per te . L’obiettivo era la Stella ? avresti giocato fino a raggiungerla ?
L’obiettivo era quello di vincere è quindi anche fregiarci della stella direi che fine carriera e supremo  risultato sono arrivati insieme e quindi va bene così, sapevo che l’anno successivo  avrebbe allenato Giacomini, uno con cui avevo giocato insieme e quindi francamente diventava difficile per me vedermi in un ruolo come quello del giocatore con una persona con cui avevo diviso il campo. Quindi sarei comunque arrivato al capolinea sportivo, la stella ha dato più enfasi a quell’addio

·           Il tuo ruolo all’interno della FIGC  quali sono gli obiettivi soprattutto a livello di educazione e i concetti che dobbiamo insegnare alle generazioni future ?
Per noi è fondamentale il ruolo dei giovani, il nostro lavoro consiste proprio nel far comprendere alle società che i giovani rappresentano una risorsa e che quindi occorre puntare su di loro invogliando le società a investire in programmi e strutture e naturalmente la Figc farà la sua parte

·           Per i tifosi rossoneri nati negli anni quaranta cinquanta e sessanta Gianni Rivera rappresenta un idolo insuperabile un messaggio per loro e uno invece per le giovani leve

Ho avuto la fortuna di fare un lavoro che portasse avanti le mie passioni quindi il messaggio è di riuscire a fare le cose che ogni persona ama fare e di farle con passione, certo non tutti possono diventare calciatori e di successo, ma saper vivere la propria passione con serenità si e se poi ci sarà il successo tanto di guadagnato. Ma se rimane la volontà di lavorare e bene qualsiasi cosa si farà sarà sempre fatta bene.

Parola di Gianni Rivera

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