Sembra di essere tornati indietro nel
tempo, anni settanta una squadra che dominava su tutti nel suolo patrio e
subiva cocenti delusioni in ambito internazionale (quando si dice la nemesi
storica), niente stranieri erano stati messi al bando dopo la tragica
partecipazione ai mondiali del 66 – per noi i sogni si erano infranti sul
coreano Do Ik e sulle due doti. La maledizione di Montezuma aveva fatto il
resto dopo il 1970 era cominciata un era orfana di successi in campo nazionale
anche se due coppe Italia una coppa coppe sono doti che custodiamo gelosamente,
era il Milan del crepuscolare Rivera, di gatto Vecchi in porta, di Romeo
Benetti a centrocampo, di Luciano Chiarugi in attacco poi sostituito dallo
sciagurato Egidio, era un Milan provinciale, ma amatissimo dai ragazzi di
allora che vedevano nella squadra di allora lo sfogo alle amarezza quotidiane.
Era un Italia attraversata da una grave crisi economica, si viaggiava a targhe
alterne, insomma di analogie ne potremmo trovare migliaia, la capitale
calcistica era Torino e non solo per i colori bianco e neri, anche i granata
erano in auge. Ma la fortuna degli Agnelli era incredibile, da li il nome
scaramantico e anche beffardo dato dai tifosi delle altre squadre. La vecchia
signora diventa così la Goba per via di presunti favoritismi e di rigori non
dati contro ma sempre a favore, anche in questo caso come vedete non cambia il
classico vittimismo italico. Ora si torna all’antico, l’autarchia e i costi non
più sopportabili fanno del nostro, un campionato di retroguardia, e in cui si
ammirano gli altri tornei con lo stessa voglia di trent’anni orsono. Per cui
domenica sera sarà anche una lotta contro il passato che si spera non ritorni
altrimenti non ci rimarrà che gufare, almeno in Europa
Nessun commento:
Posta un commento