Lo ammetto ho avuto paura di
Pinkney, chi scrive è un appassionato di basket, che interpreta il suo ruolo a
bordo parquet con il piglio del tifoso educato, ma alla terza tripla consecutiva
non stai più nella pelle. Il tifo e la voglia di urlare per la propria squadra
si sprecano, poi bisogna vestire i panni del giornalista sportivo in grado di
scindere il commento da tifoso e portarlo sui binari più comodi dell’osservatore
neutro. Non me ne vogliano gli amici di Cantù, Walter, Ale ecc. ma quella di
ieri sera era una serata di emozioni per noi di Biella. Un pubblico e una curva
attaccati alla squadra, una grinta agonistica di tutti coloro che sono scesi in
campo, un allenatore tornato a gestire un gruppo, una dirigenza compatta, una
curva e una tribuna stampa più che mai partecipe. All’inizio, forse anche per
scaramanzia, si sprecavano i commenti sullo scarto a fine gara non credendo
possibile un impresa come quella realizzata da Pallacanestro Biella. Ma mano a
mano che prendeva corpo l’incontro capivi che era tutta un’altra musica. E non
era solo demerito di Cantù, l’intensità agonistica era quella del furore cieco,
di un gruppo che voleva un sussulto, un grande prova. E così è stato, Johnson,
Laganà, Rochestie tutti immedesimati nel
ruolo. Commovente a fine gara la faccia
triste di Tsaldaris che va a prendere gli abbracci della Tribuna e il guerriero
sloveno-biellese Jurak che si issa in curva per celebrare la giornata di festa.
Ma è lui l’uomo nero, l’MVP biellese delle ultime partite, Kevinn Pretty in
Pink Pinkney, l’uomo che fa sembrare facili le cose difficili. Capace di un
gancio cielo di biellese infinita memoria in faccia a Tyus e poi sulla rimessa
mancata di Aradori di mandare in confusione l’ex e di aggiudicarsi con quella
giocata la palla e la vittoria. Il guaio per chi scrive è stato quello di essere
proprio di fronte a lui nella linea di tiro e lo sguardo iniettato di sangue
rivolto al povero cronista fa capire quanta sia la grinta e la voglia di questa
squadra. Un vero peccato dover guardare tutti dal basso verso l’alto. Ma se
questi sono i semi germogliati all'ombra del Mucrone allora c’è speranza. Come
la soddisfazione di sentirsi dire dai colleghi che arrivano dalle altre piazze,
e giuro non è la prima volta, della cortesia e della disponibilità della
società attraverso la sua organizzazione, un bel biglietto da visita frutto di
professionalità e di passione. A Biella questo c’è e c’è sempre stato, dobbiamo
conservalo gelosamente e ora che tutti facciano la loro parte
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