L’ennesimo derby stagionale a livello giovanile è appannaggio
di una squadra quella di Biella molto tosta che non ha ancora perso un match e
che si avvia, vento in poppa, alle semifinali tra le migliori quattro
compagini. Una squadra che ha nell’ossatura dei Lombardi, dei Laganà, e di
Magarity un nucleo importante ma che vengono supportati anche dal resto della
squadra, un team costruito con pazienza e con sapienza da una vecchia volpe del
parquet quel torinese, Federico Danna, capace come pochi di avere una visione
del gioco e di conoscere a fondo i suoi ragazzi e di saperli spronare a rendere
il meglio, perché oggi squadre forti come Biella probabilmente non ce ne sono,
e la città lanierà potrebbe fregiarsi magari del titolo di campione d’Italia di
categoria, se non è un risultato storico questo ditelo voi. Un raggiante neo
Presidente Massimo Angelico, raggiunto al telefono subito dopo la partita,
commenta entusiasta il miracolo sportivo di Biella, non solo famosa per la sua
squadra in serie A da dodici stagioni, ma anche per quanto riesce a promuovere
a livello giovanile e allora spazio al coach, a quel duro e coriaceo
allenatore, tosto per i suoi ragazzi, ma capace di raccontare gioie e delizie,
prima di imbarcarsi per l’avventura di Udine, un avventura che si prospetta
decisamente a lieto fine, Bologna permettendo.
Lo abbiamo
incontrato appena prima della sua partenza per le finali ma le sue parole sono
quanto mai attuali e allora scopriamo con voi Federico Danna
Coach come nasce la tua passione per
il basket ?
Nasce all’oratorio, quando avevo 12/13 anni c’era solo il
campo di calcio, non ne comprendevo la ragione, ma all’oratorio Santa Rita di Torino
c’era solo il calcio, in seguito asfaltarono una parte del campo misero due
canestri e la cosa mi prese tantissimo, e qui è cominciata la mia passione per
il canestro e la palla a spicchi
Biella fin dall’inizio della
sua avventura si è affidata a Danna qual è il segreto della Pallacanestro Biella
mantenuto inalterato per anni ?
I segreti non esistono. Tante piccole cose, molto semplici,
il fatto che l’allenatore, che deve avere un ruolo molto importante a Biella si
trova bene e qui ne sono passati pochissimi, mai nessuno è stato tagliato ad
esempio, il fatto che c’è un gruppo dirigente consolidato che dà tanto, il
nucleo base ha veramente tanto affiatamento, il fatto che Biella continua ad
avere una dimensione molto umana pur nella professionalità. Da ultimo dico il
pubblico e la sua vicinanza, l’affetto che ha sempre dato, mi ricordo la prima
amichevole in B2, ben 800 spettatori mentre in altri campi di quel campionato si
contavano a malapena 50 persone al massimo, adesso abbiamo quasi 4000
spettatori di media quindi un affetto consolidato di appassionati e di tifosi,
un patrimonio ineguagliabile
Biella nel cuore quindi
ma quali i tuoi ricordi di Torino e in futuro ci può essere spazio per il
grande basket a Torino ?
Per il grande basket Torino c’è e lo ha dimostrato nel corso
delle due ultime finali di Coppa Italia, il problema di Torino è l’intermedio,
c’è grande attività giovanile, c’è fermento, c’è San Mauro c’è il Cus
torino, il problema è che il grande
pubblico non va a vedere troppo questo spettacolo, non va a vedere la
dilettantistica, vanno i soliti addetti ai lavori. A Torino abbiamo fatto 8000
spettatori per una semifinale di playoff, quindi quando c’è il traguardo, c’è l’interesse,
però ha bisogno di una storia importante. Tanto più che c’è la concorrenza
forte del calcio, con Juve e Torino oramai ai vertici dello sport più popolare gli
spazi si stanno assottigliando.
Domanda banale tu sei
tifoso di calcio e se la risposta è affermativa di chi sei tifoso ?
Non ho difficoltà a manifestarlo, Io ero tifoso della Juve
per educazione, mio padre è stato grande tifoso e lo sono tuttora, non vado
allo stadio ma tifo comunque Juve, negli ultimi anni in cui però allenavo su
Torino, anni in cui seguivo il settore giovanile mi avvicinai al grande Sergio
Vatta, padre del Grande Torino a livello giovanile, c’era ancora il Filadelfia
in piedi e alle giovanili del Torino lo conobbi per comunanza di frequentazioni
di uno psicologo dello sport che lavorava appunto per Torino e Auxilium. Sono
rimasto affascinato dall’aria che si respirava al Filadelfia, sembrava di
entrare in una cattedrale, un posto quasi sacro, Torino all’avanguardia nel
settore giovanili, sono uno dei pochi tifosi juventini rimasto forse favorevolmente
colpito dall’ambiente granata. Una realtà, come dice Gramellini, piena di
tradizioni che resta come il mito del Filadelfia, le mura non si sono più, ma
resta un sogno, una leggenda del passato, una speranza
Parlando di Torino e rapportandolo
con il passato non si può non parlare di Meo Sacchetti ?
Meo è un grandissimo, ho avuto la fortuna di aver giocato
anche con Meo tanti anni fa in una selezione regionale, fu un semplice episodio,
ma fui colpito dalla sua simpatia e umanità. Sono stato vice allenatore di una
fortissima Auxilium che raggiunse la semifinale scudetto, era un giocatore
fenomenale sia da un punto di vista tecnico, sia dal punto di vista
caratteriale. Forse non tutti lo sanno ma Meo ha cominciato ad allenare
facendomi da secondo e da assistente a Torino nell’ultimo anno mio. Adesso lo
vedo con piacere e sono felice perché se lo merita i suoi risultati sono eccezionali,
miglior allenatore dell’anno e squadra che gioca benissimo
Parliamo della tua squadra dei
giovani, qual è dei punti di forza come hai fatto a crescere questa squadra
Il discorso relativo alla squadra giovanile ha obiettivi, programmi
e idee. C ’è anche il risultato ma l’obiettivo è quello di dare un’opportunità di crescita
sportiva e umana visto che poi alla fine sono pochi quelli che realmente
diventeranno delle star. Quindi l’obiettivo è quello di farli crescere, e bene,
attraverso lo sport. Oggi l’obiettivo
non è quello di giocare in serie A , ora è quello di laurearsi con i soldi del
basket, ad esempio i miei figli riescono a pagarsi gli studi con la sana
passione per il basket e questo è una cosa bella e importante, senza incidere
sui bilanci famigliari e anche divertendosi.
Quella con Biella è
stata una stagione fantastica cosa ti ha soddisfatto maggiormente ?
E ‘ una squadra che ho allenato poco con tutti gli elementi insieme,
la cosa che mi ha colpito di più i ragazzi che non si allenavano con la prima squadra
non hanno mai mollato né provato invidia nei confronti di quelli che erano in
prima squadra mentre i Laganà e i Lombardi non hanno mai avuto un atteggiamento
da spocchiosi verso gli altri, la squadra ha funzionato indipendentemente dal
numero degli allenamenti
Quali gli avversari più pericolosi ?
Gli avversari sono tutti pericolosi, qualche anno fa c’erano
squadre impossibili da raggiungere ora ci siamo tutti. In passato c’era un
livello medio più basso, con i nati nel 89/90 siamo arrivati in semifinale, ma
è stato diverso, quella era una squadra più debole rispetto all’attuale. Oggi
non c’è nessuna squadra più forte di noi, ma ci sono tante squadre con cui
basta distrarsi un attimo e puoi perdere, Virtus Bologna e Mps Siena su tutte
ma si può perdere con chiunque. Si punta a far bene ma si punta alla vittoria,
quella finale
Chi farà strada e chi no del gruppo ?
I tre ragazzi che hanno fatto parte della prima squadra sono
quelli che hanno possibilità concreta di rimanere in prima squadra, oppure di
scendere a fare esperienza in serie A2 o all’estero e sono senza sempre dubbio i
migliori, gli altri non hanno quelle potenzialità, con chi fa parte del gruppo
del 94 avremo ancora tutto il prossimo anno per rimanere insieme e per crescere
ulteriormente
Il futuro di Danna Biella o Torino ?
Io a Torino son stato benissimo così come a Biella un po’ di
nostalgia per Torino c’è, è evidente, ma non credo che avrò delle opportunità dal
punto di vista professionale per tornare a Torino e poi credo sia più facile andare
in pensione magari nell’amata Val D’Aosta, a Champorcher, ma non so se mia moglie è contenta di questa
scelta
Che stagione sarà la prossima ?
Sarà una stagione diversa con un gruppo
juniores non così forte, mentre con la serie A cercheremo di toglierci qualche
soddisfazione.
Finisce l’intervista, non il dialogo, si cerca di scoprire al
di là dell’imminente partite dell’under il futuro di Biella, ma con personaggi
del calibro di Danna il futuro dell’Angelico è proprio in buone mani, la Val D’Aosta
è vicina a Biella ma ancora lontana nel cuore dell’allenatore torinese.
Beppe Rasolo
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