C’è sempre un parallelismo legato ad eventi storici, siamo abituati a rivivere in continuazione eventi che anche se verificatisi in momenti diversi possono essere determinati dagli stessi comportamenti. Il buon Vico aveva teorizzato tali momenti e a buon vedere anche noi nel corso della nostra esistenza, a volte per incapacità manifesta, altre volte per cocciutaggine, siamo obbligati a rivivere esperienze simili. Parliamo di crisi economica sono cicliche e spesso e volentieri determinate da comportamenti simili soprattutto quando non c’è ne giustizia ne equità fiscale. Nella mia mente frullava un episodio legato ai miei trascorsi di studente di storia e tra una Tim che imperversa su stereotipi e su clichè – adesso è il turno di Marco Polo – mi sono ricordato di un periodo lontano ma in cui si sentiva la crisi. Ed ecco servito su un piatto d’argento la Rivolta degli artigiani tessili, dei Ciompi a Firenze, guarda casa sempre per motivi economici. Senza scomodare troppo la storia, anche se a volte i nostri governanti dovrebbero studiarla meglio, è opportuno ricordare che a forza di vessare le gente, senza un programma corretto di crescita e con disuguaglianze troppo marcate il rischio è che ci si ritrovi in piazza con i forconi e non è bello stare dalla parte delle punte, ma quando la gente ha fame il rischio è latente.
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