mercoledì 16 maggio 2012

Il profumo della Dakar

Ci sono emozioni che non si dimenticano tanto facilmente, ci sono sensazioni che permeano la tua mente e che non ti abbandonano, eventi che emanano fascino e avventura, che magari maledici nel momento in cui li affronti ma che poi non smetti di ricordare e di raccontare. Eventi in cui fai la fame, sei stanco, corri il rischio di non sopravvivere, in cui metti in pericolo la tua stessa vita. Eventi che però hanno un fascino superiore. Solo chi ha provato l’ebbrezza del parco chiuso, il bivacco, le prove, i lunghi trasferimenti, i problemi tecnici e si è trovato nella grande famiglia Dakar, prima quella di Thierry Sabine per arrivare fino all’attuale gestione. Il percorso è cambiato non è più il caldo deserto africano il teatro della manifestazione, bensì quello altrettanto insidioso del Sudamerica. Tornano alla mente ricordi lontani, il trasferimento da Milano a Parigi, il parco chiuso a Ruen, il viaggio tra due ali di folla, i ragazzini che si attaccavano alla tua jeep in cerca di gadget, quattro chiacchere con Ambrogio Fogar, il rude carattere di Klaus Seppi, il fascino orientale di Kenshiro Shinozuka, prima guida di una grande casa giapponese, il suo team manager, un certo Jean Todt, le indicazioni del mentore Cassini, le prove a Clermont Ferrand, i colloqui con altri giornalisti di prestigiose testate. Il 1990 come il 2011,  nulla è cambiato in questi anni, chi vi ha partecipato lo sa e lo senti nelle sue parole e nei suoi ricordi. Tutto questo vive in Miki Biasion lo vedi e lo percepisci dai suoi occhi, dal suo sguardo, uomo che ha domato la macchina come pochi, ma che si intenerisce parlando dei rally raid ma in particolare di questo, Le parole scorrono veloci i ricordi non affievoliscono anzi aumentano, il fascino delle cose semplici, la tecnologia non sempre è d’aiuto, anzi in un mondo in cui tutti sono perennemente attaccati spesso a un blackberry per sentirsi vivi e nella comunità, (mentre invece è l’esatto opposto). La riscoperta di antichi riti, il parlare attorno al fuoco, l’aiuto concreto a chi non riesce a superare le difficoltà sono tutti elementi che fanno capire come sia sempre l’uomo alla base di tutto. Dakarista una volta dakarista per tutta la vita.

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